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martedì 22 novembre 2016

Recensione: SPLENDORE di Margaret Mazzantini



C’è qualcosa che, più dell’amore, che possa donarci calore, felicità, voglia di vivere? Eppure, come è in grado di farci toccare il cielo con un dito, così l’amore può anche farci sprofondare negli abissi della disperazione e della solitudine, soprattutto quando non si riesce a trovare il coraggio di combattere per esso contro tutto e tutti, mostrando al mondo, senza paura, tutto lo splendore di un sentimento che chiede di essere vissuto.


SPLENDORE
di Margaret Mazzantini


Ed. Mondadori
279 pp
2013

“Tutte le relazioni d’amore nascono da una mancanza, ci immoliamo a qualcuno che semplicemente sa accomodarsi in questo spazio aperto e dolorante per farne quello che vuole: farci del bene oppure distruggerci”.

“Splendore” è la storia di Guido e Costantino, del loro legame profondo e indissolubile, che li accompagnerà per tutta la vita, donando loro però più dolore che gioia.
Eppure, per quanto radi, di quegli attimi di gioia e felicità si ha terribilmente bisogno per sentirsi vivi.

Conosciamo il protagonista (e voce narrante), Guido, quando è un bambino, e capiamo subito che è un bimbo essenzialmente solo, con un padre buono ma assente ed una madre tanto bella e affascinante quanto “distratta”; Georgette è la madre chiamata quasi sempre per nome da Guido, come a mettere un muro tra sé e lei, questa sorta di dea scesa in terra, venerata dai due uomini di casa, desiderata e amata con tenerezza e struggimento, nonostante ella sia così sfuggente e lontana.

Guido cresce quindi in compagnia di domestiche efficienti ma distanti, in una famiglia di adulti rigidi e stravaganti e di infiniti vecchi. Solitario bambino, ero guardato con timore come una sorta di insetto kafkiano che avrebbe potuto, ingigantendosi, divorarli”.

Il primo vero incontro con colui che diventerà l’amore della sua vita avviene un giorno in cui Guido lancia dalla finestra un regalo poco gradito, che viene raccolto dal figlio del portiere, Costantino.

I due ragazzini si ritrovano in classe insieme ma ostentano una forzata indifferenza, soprattutto Guido, che sente verso il suo coetaneo una attrazione mista a repulsione, sentimenti che perdurano per un po’ di tempo, fino a quando i due non si ritrovano insieme in gita (in Grecia), alle superiori, e lì vivranno giorni di euforia e libertà, che li avvicineranno.

Costantino è un ragazzone bello, taciturno, forte, e Guido non riesce a guardarlo con indifferenza; anzi, quando tra loro avviene un avvicinamento di tipo fisico, Guido si sforza di guardare l’amico con disprezzo, provando per lui addirittura odio, chiarendogli con durezza e un pizzico di cattiveria i propri gusti sessuali e precisando che lui non è omosessuale, come molto probabilmente lo è Costantino.

E nonostante il pensiero di Guido torni spesso a quel momento di intimità segreta avuta con il compagno di scuola, entrambi si attivano per cercare storie con ragazze della loro età, come per dimostrare qualcosa a loro stessi e agli altri, ma per quanto tempo potranno tenere a bada la propria natura?

La realtà è che non solo l’attrazione fisica ma soprattutto l’amore comincia a farsi strada pian piano dentro di loro e un giorno accade ciò che ambedue desiderano ma che non avevano il coraggio di dirsi e chiedersi:

“E davvero accadde, e fu contro natura, e davvero vorrei sapere cos’è la natura, quell’insieme di alberi e stelle, di sussulti terrestri, di limpide acque, quel genio che ti abita, che ti porta a fronteggiare a mani nude le tue stesse mani e tutte le forze del mondo. Allora fu natura, la nostra natura che esplose e trovò l’espressione più dolce e benevola. Ci trovammo. Come il vento che organizza il mondo, lo rade al suolo e lo riedifica lentamente.”.

In quel momento per loro magico e irripetibile, Guido e Costantino sono sé stessi, senza maschere, vergogna, paura.

Ma è difficile per due uomini sentirsi liberi di amarsi alla luce del sole; la società attorno a loro non è pronta ad accettare questo amore, giudicato da tutti pervertito, distorto, sporco, una cosa di cui vergognarsi, e se i due innamorati non sono sufficientemente forti e pronti ad affrontare pregiudizi, insulti, stigmatizzazione sociale…, è facile che a questo amore si rinunci.

Ed è ciò che accade a loro due; soprattutto Costantino si dimostra pieno di sensi di colpa, in virtù dell’educazione morale e religiosa ricevuta: sente che quella passione per una persona del proprio sesso è profondamente sbagliata e va repressa, così i due si allontanano e per anni vivono le proprie vite l’uno distante dall’altro.

Costantino resta a Roma e si sposa con Rossana, avendo due figli con lei (tra cui Giovanni, nato con gravi deficit mentali e di cui il padre si prenderà sempre amorevolmente cura), mentre Guido si trasferisce a Londra.

Il suo pensiero va sempre ed ossessivamente a quell’amore negato e nulla e nessuno sembra appagarlo, eppure anche Guido – che tra i due è quello più convinto a vivere la propria omosessualità senza troppi sensi di colpa – si concede storie con donne che gli offrono calore e protezione, finendo anch’egli per sposarsi con la bella e placida Izumi, di origini giapponesi, che ha già una figlioletta, Leni, con la quale Guido instaurerà un rapporto bellissimo.
Il loro matrimonio, pur fondato su basi non totalmente sincere perché Guido non è etero, è per l’uomo fonte di sicurezza, un rifugio dal dolore e dalla nostalgia per quell’unico amore che porta nel cuore e che non lo abbandona mai.

Ed infatti arriva il giorno in cui questo amore si ripresenta nella sua esistenza, più vivo e forte che mai:

…amore, amore mio infinito. Amore mio oltre le tempeste e i sogni, amore mio oltre gli orchi e la vergogna, amore dolce, amore violento, amore violato. Amore.”

La passione e il sentimento scoppiano nuovamente, riscoprendoli più maturi e affamati di emozioni:

“…ci piegammo come uomini sulle messi e raccogliemmo il nostro grano in quell’immenso splendore”.

Ormai adulti e forse più consapevoli, Guido e Costantino si ritrovano, cambiati nel corpo ma identici negli sguardi e nei gesti che si rivolgono: sapranno vivere il loro sentimento alla luce del sole, dichiarando al mondo, alle mogli, ai figli e a chi è loro intorno, che vogliono poter essere loro stessi, amarsi come sentono di avere il diritto di fare, andando contro e oltre pregiudizi, ingiurie, scherni, parole e occhiate cariche di disprezzo…?

Sicuramente non è una scelta scontata e semplice, perché entrambi sono sposati e vivere in modo manifesto il loro amore significa anche far del male alle proprie famiglie.

Ma forse ciò che blocca questa relazione è qualcosa di meno concreto e tangibile eppure altrettanto forte: gli eterni dubbi e sensi di colpa che da sempre corrodono il cuore e la mente di Costantino. Continueranno a riaffacciarsi prepotentemente nella sua testa, frapponendosi tra lui e la sua felicità con Guido?

Certo, l’alternativa alla rinuncia definitiva è vivere un amore clandestino, preso e divorato a morsi, all’interno di stanze d’hotel squallide, ore rubate ad una quotidianità apparentemente serena, normale, socialmente accettabile, ma che a lungo andare inevitabilmente diventa un’enorme gabbia soffocante e ipocrita.

“Splendore” racconta di questo amore tra due uomini combattuti tra la voglia di stare insieme e l’obbedienza alle “convenzioni sociali”, contro cui non sanno andare definitivamente; vero è che Guido ci appare più determinato e coraggioso, al contrario di Costantino che sembra accontentarsi di vedere il proprio amante quando può e di nascosto, terrorizzato all’idea che “gli altri” scoprano la sua “vera natura”.

Ma quanto può andare avanti una relazione di questo tipo, senza logorarsi, senza logorarli dentro e fuori?

Quello dell’omosessualità è della sua accettazione sociale e civile è un tema sempre attuale, e se ai giorni nostri ancora permangono atteggiamenti di discriminazione e disprezzo verso i gay, tanto più essi erano radicati venti-trent’anni fa (periodo in cui ha inizio la nostra storia).

Guido e Costantino hanno bisogno di trovare il coraggio di esprimere il loro modo di essere ma è più semplice dirlo che attuarlo, e capita che proprio quando si decidono a farlo, qualcosa di tragico strappa loro dalle mani quel pezzo di splendore, di amore, che avrebbero voluto vivere appieno e liberamente.

Chi conosce già la Mazzantini, ritrova anche tra queste pagine il suo linguaggio così diretto (pure sboccato, soprattutto quando i due sono ragazzi, come del resto di solito lo è il modo parlare degli adolescenti quando sono tra loro e parlano di sesso), capace di smembrare sentimenti, parole, pensieri, sensazioni, dubbi, rimpianti e nostalgie, felicità e dolori dei suoi personaggi, che ci vengono presentati senza veli, senza indulgenza eppure con tenerezza insieme, nei loro momenti di buio e di smarrimento come in quelli (rari…?) di gioia.

Ci sono tanti passaggi che ci restituiscono tutta la tenerezza e lo struggimento di questo amore
che vorrebbe trovare il proprio spazio nel mondo e che sembra destinato invece a consumarsi in una terribile nostalgia…, la nostalgia di noi stessi, della nostra anima profonda”.

Quella narrata in “Splendore” è una storia d’amore, un amore difficile, dal retrogusto malinconico e amaro, come lo è lo stesso finale, che però nonostante tutto ci ricorda che nessuno di noi dovrebbe mai vergognarsi di sé e del proprio viaggio, perché la vita merita di essere vissuta e cavalcata nel suo “incessante splendore”.

Ho apprezzato come sempre la capacità di quest’Autrice di farsi portavoce dei pensieri e delle emozioni di un uomo combattuto, troppo spesso solo e infelice, e di svelarcene l’anima con la sua sconcertante onestà, con quello “sfacciato candore” che la caratterizza sempre, per quel che mi riguarda, nei suoi romanzi.

Consigliato in particolare a chi ama la narrativa contemporanea, le storie realistiche, drammatiche, in cui l’amore – in tutte le sue accezioni - e la vita – con tutto il suo carico di “sorprese”, negative e no - sono forse i veri e indiscussi protagonisti.

4 commenti:

  1. La Mazzantini è tosta, mi piace moltissimo.
    E questo romanzo, anche se apparentemente ha meno problematiche di Venuto al mondo, non è forse meno triste. Finale "shock", che non dimentico a distanza di anni.

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    1. Vero, entrambi cmq affrontano temi delicati e drammatici, e questo poi é attraversato da una vena molto malinconica e amara..., fino all'ultimo rigo

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  2. Ho amato Venuto al mondo della stessa scrittrice e da quel momento mi sono ripromessa di leggere anche questo romanzo ma ancora non l'ho fatto :)

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    1. Eh Venuto al mondo é tra i miei libri preferiti in assoluto.
      ciao francy :*

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz