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giovedì 23 febbraio 2017

Recensione: IL CARNEVALE A VENEZIA di Livin Derevel



Un romanzo stravagante, dallo stile ricco, raffinato, una storia che interseca sogno e realtà, sullo sfondo di una splendida e variopinta Venezia, che - proprio come un grande ed abbagliante fuoco d'artificio - ci ammalia con i suoi sgargianti colori e il suo allegro frastuono.


IL CARNEVALE A VENEZIA
di Livin Derevel


Ed. Milena
146 pp
8.90 euro
Gennaio 2017
"E'... pittoresco.
E' allucinante.
E' insensato. E' irragionevole.
E' Carnevale".


La nostra storia è ambientata a Venezia, nei dodici giorni in cui il magnifico Salotto d'Europa è animato dai festeggiamenti del Carnevale.
Due settimane circa in cui a tutti - a prescindere da ceto e classe sociale - è lecito divertirsi a più non posso, trasgredendo ogni pudore in nome del del divertimento più puro.

Ma proprio nel corso di questi giorni festaioli, accade l'imprevisto: lì dove dovebbe regnare la vita con tutto il suo carico di goliardia, ecco che fa il suo sgradito ingresso la Morte.

Due Maschere, Beppe Nappa e Gianduja, vengono trovate morte a pochi giorni di distanza, nonostante la costante presenza della gendarmeria e lo spirito di familiarità, gioco e gioia che predomina in un periodo felice come questo.

Chi li ha assassinati e perché? Cosa c'è dietro queste due morti? La mano assassina potrebbe colpire ancora durante i festeggiamenti, approfittando della confusione? Chi potrebbe essere la prossima vittima?

Ad indagare c'è Lorenzo, il disincantato Capitano della Gendarmeria, chiamato a snodarsi tra calli e piazze alla ricerca dei colpevoli, per sventare un losco piano che potrebbe vedere come possibile bersaglio Arlecchino, il Re del Carnevale.

A questo si aggiunge un furto strano e anch'esso inaspettato: qualcuno ha rubato la punta della lancia di San Giorgio.
Gli assassinii sono forse collegati a questo furto? E chi l'ha rubata cosa vorrà farci con l'antico oggetto?

Il capitano aguzza l'ingegno, va in giro a far domande, cerca di cogliere particolari che potrebbero aiutarlo a trovare i colpevoli, scambia quattro chiacchiere anche con l'erudito e intellettualoide Balanzone, l'ambasciatore del Re del Carnevale; ma tenere sotto controllo le Maschere, così volubili e capricciose, pensare di interrogarle e di carpir loro informazioni utili e sensate, è davvero un'ardua impresa.

"Le maschere non appartenevano alla sostanza del mondo, le Maschere erano i pilastri del Carnevale, anime di passaggio che facevano visite a Venezia e presenziavano agli sfoghi prima delle ceneri".

Eh sì perchè loro sono così: scaltre, un po' bugiarde, birbone, instabili, illogiche, farci un discorso serio è difficile e sperare di cavar loro confessioni e segreti lo è altrettanto.

A complicare le cose ci si mette lo stesso Arlecchino (che Lorenzo chiama Alichino, col suo nome più puro ma anche più proibito, da non pronunciare in pubblico), colui che è un po' l'essenza del Carnevale, che dissolve i confini tra terreno e ultraterreno.

Dov'è Alichino? Come farà Lorenzo a proteggerlo se non sa dov'è?
Lui è così sfuggente, inarrivabile, "troppo grandioso per essere trattenuto", intangibile, surreale eppure presente.

Ma se il nostro capitano - che vorrebbe soltanto metter fine a questa farsa e lasciarsi alle spalle l'aria festaiola di Carnevale, che lui proprio non sa amare - non riesce a trovare il Re, è il Re che va da lui e Lorenzo resta irrimediabilmente affascinato dal suo modo di fare incantevole, provocatore, carismatico, arguto e impertinente.

E' davvero in pericolo lo splendido Arlecchino? Qualcuno vuol farlo fuori e Lorenzo riuscirà a proteggerlo?
C'è da tener gli occhi ben aperti, soprattutto nell'ultimo giorno di festa...

Leggendo questo breve libro, si ha l'impressione di essere in un grande sogno, dai contorni labili, dove la realtà si intreccia con il surreale; è come una grande commedia in cui gli attori sono le Maschere, che magistralmente portano avanti una recita assurda, in cui Lorenzo "era stato relegato a figurante ignaro della trama che reggeva le fila".

Tra queste pagine ogni descrizione e ogni dialogo sono vivi e vivaci, e stimolano l'immaginazione di noi lettori, immergendoci completamente nelle vie della Serenissima, tanto da percepirne suoni, profumi e colori: il brusio in sottofondo, i canti e le musiche, le risate sguaiate, i profumi deliziosi e gli odori decisi del cibo, i baci rubati, le donne con i loro abiti voluminosi, piume e gemme, pacchianerie...

Ma Carnevale è così: è sinonimo di copiosità, esagerazioni, è pomposità, e tutto questo arriva a noi lettori attraverso il linguaggio barocco, molto ricercato, che rende appieno tutto il fasto, lo splendore, il divertimento sfrenato che caratterizza Venezia nei giorni di festa; una scrittura magnetica, consona ai suoi bislacchi personaggi mascherati, evanescenti, con vizi e debolezze tipiche degli umani.

Venezia è un'ambientazione ricca di fascino e mistero, il proscenio più adatto per accogliere questa commedia colorata e vivacissima, che dà al lettore l'impressione di essere a teatro e di assistere ad uno spettacolo divertente e ben recitato.

Ci fanno divertire le Maschere - Pantalone, Brighella, Colombina... - burlone e pronte a prendere in giro il serioso capitano, la cui melancolia sembra stridere di fronte al clima eccessivo e godereccio che imperversa attorno a lui, che  però, nonostante le proprie personali reticenze, davanti al fascino irresistibile della Maschera per eccellenza, potrebbe alla fine cedere ai sensi e lasciarsi andare...

Ringraziando la C.E Milena Edizioni per il gentile omaggio, vi lascio consigliandovi la lettura di questo romanzo breve ma ricco in tutti i sensi, sicuramente molto originale e particolare, e il suo stile così forbito, che richiede una lettura non superficiale, è forse l'aspetto che affascina di più, insieme a tutto il contesto e ai personaggi immaginari coinvolti.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz