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sabato 4 febbraio 2017

Recensione: LA FABBRICA DI FARFALLE di Samuele Fabbrizzi



Nove persone, che hanno vissuto tutta la loro vita come dei reietti, dei rifiuti della società, per lo più succubi di vizi e perversioni, si ritrovano - per caso? - coinvolti in un incubo terribile, catapultati in un inferno senza via di scampo dal quale ne usciranno o morti o decisamente diversi da come sono stati fino a quel momento.


LA FABBRICA DI FARFALLE
di Samuele Fabbrizzi

Lettere Animate

Charlie è uno scrittore mancato, la cui arte, secondo lui, non è ancora stata mai compresa da alcuno; la consapevolezza del fallimento ha generato una serie di problemi, tra cui il vizio di alzare un po' troppo il gomito, frustrazioni, solitudine, fino ad arrivare a un matrimonio (quello con la dolce e buona Greta) naufragato.
Un giorno Charlie viene malmenato da un nazi violento e questo costituirà la goccia che fa traboccare il vaso: ma non sarà il caso di andarsene via da tutto e tutti, magari proprio approfittando di quella vacanza pubblicizzato su un volantino decorato da una bella farfalla gialla?

Ronald è ragazzone solo e affranto; ora che la sua madre adottiva - Ester - è morta, chi si prenderà cura di lui, che oltretutto non ha ricevuto nulla in eredità?
Disperato di fronte agli insulti e alla cattiveria dei parenti acquisiti, che non mostrano alcuna pietà per la sorte del povero Ronald, questi compie un gesto folle, che mai avrebbe pensato di poter compiere - proprio lui che crede fervidamente in Dio... Eppure, l'irreparabile accade! Ma menomale che il volantino con la farfalla gialla è lì a porgergli una scialuppa di salvataggio attraverso questa allettante vacanza...

Poi c'è David, un pugile alle prese con una cocente delusione amorosa e che vede affondare pure il sogno di eccellere nel pugilato; e infine Cornelius, un pedofilo ossessionato dalla dolce Clear, la piccola figlia dei vicini, che lui desidera possedere a tutti i costi; passione malata ed insana che lo porterà a commettere un gesto atroce...

Anche questi due uomini si ritrovano tra le mani il famoso volantino con la farfalla, che dice così:

"Stanco di essere un verme?  Voglioso di trasformarti in farfalla?  Chiamaci a questo numero e la tua vita migliorerà! Per te un soggiorno gratuito presso un'isola paradisiaca in cui poter riscoprire te stesso.  Niente soldi, niente carta di credito, niente assegni. A noi basti tu!"

Beh, disperati come sono e desiderosi di staccare la spina dai problemi e dai guai della vita quotidiana, i quattro decidono di digitare il fatidico numero per approfittare di quest'offerta.

Nel corso del viaggio per giungere alla destinazione, ai 4 si uniscono altri 5 viaggiatori: il ricco imprenditore (anch'egli nei guai) Donnie, il ristoratore spavaldo e poco onesto Forrest, la tossica Kristen, la siliconata e sexy April e l'obeso Paul.

I nove non si sono mai visti prima di allora ma ad unirli ci sono le loro esistenze tutte al collasso, prive ormai di slanci, di felicità, pregne soltanto di bassezze, viziacci, desolazione; ma adesso forse c'è qualcos'altro che potrebbe unirli ed è questo viaggio che, a dire il vero, da subito si rivela un po' inquietante, a causa degli strani atteggiamenti dello sfuggente e misterioso autista che deve condurli alla meta.

Dopo un lungo viaggio pare che approdino (i mezzi su cui viaggiano hanno i vetri completamente oscurati e dall'esterno e dall'interno, per cui non è possibile capire dove ci si sta dirigendo) su una sconosciuta isola che dovrebbe essere il loro paradiso. Ad attenderli in un hotel a cinque stelle c’è un simpatico vecchietto desideroso di conoscerli da vicino.

"I nove sconosciuti seguirono il capogruppo. Nove estranei così concentrati sulle proprie tragedie da non potersi aprire agli altri. Nove reietti fatti di speranze mal riposte e ricordi da buttare, utopisticamente proiettati in avanti, ma con la mente ancorata al presente." 

Ciò che i nove aspiranti vacanzieri non sanno è che questo vecchietto nasconde torbidi piani non solo nei confronti di ciascuno di loro ma ancor di più verso l'umanità in generale...

Durante il pranzo di benvenuto accenna loro di un progetto al quale sta lavorando da una vita: il Progetto Farfalla. Di che si tratta?

Prima di capirlo, le cose precipitano senza che i nove possano in alcun modo reagire; infatti, al termine della ghiotta cena, accade l'imprevedibile; tutti i nove svengono e si risvegliano nell'incubo più brutto della loro vita: sono rinchiusi in gabbie, come animali braccati e privati della libertà.

Non solo, ma sono nudi... e questo non è decisamente un buon segno; infatti, la loro condizione li rende molto vulnerabili e il peggio deve ancora venire. Sottoposti a fame, freddo e caldo improvvisi, costretti a convivere in un angusto spazio con i propri escrementi ed urine, i nove sono ovviamente impauriti e smarriti: perchè sono li? Chi c'è dietro il loro sequestro? Cosa vogliono da loro, da un gruppo di poveracci che nessuno si preoccuperà di cercare?

Le risposte arriveranno e non saranno affatto rosee: ciò che li attende va oltre ogni immaginazione ed è degno dei migliori film dell'orrore: torture psicofisiche di ogni tipo, somministrate a ciascuno con una sadica logica (in base ai viziacci di cui sono sempre stati schiavi, a mo' di espiazione dei loro peccati), umiliazioni brutali...  e tutto questo ha un fine: la riprogrammazione psicologica di questi individui.

Il loro destino è di non essere più degli esseri umani: ora sono cavie da esperimenti.
Questo terribile Progetto Farfalla mira alla formazioni di una nuova società, di un mondo in cui non ci saranno più esseri impuri, schiavi di desideri, passioni, ossessioni, paure; essi sono dei bruchi in attesa di evolversi in splendide farfalle. 

La strada per giungere a questo folle piano è costellata da numerose e indicibili sofferenze, che toglieranno ai nove ogni dignità, libertà, volontà, speranza, ricordi.

Cosa ne sarà di queste vittime? Resterà loro un barlume di lucidità per opporsi alla follia di chi vuol strappare loro ogni individualità, ogni ricordo, per farne dei soggetti lobotomizzati, senza anima, senza personalità?

Il romanzo si legge davvero tutto d'un fiato, grazie a una scrittura pungente, caustica, sicuramente senza filtri nè peli sulla lingua; al fatto di concentrare in un'unica e particolare situazione nove personaggi in cerca di un cambiamento che effettivamente viene loro proposto... ma di che genere e con quali pazze conseguenze?
Ma soprattutto a catturare l'interesse è il fulcro della storia, che sta nel Progetto Farfalla, che non è un'invenzione dell'Autore; basta fare qualche ricerchina nel web per rendersene conto.
L'essere umano è capace di partorire davvero le cose più abiette pur di raggiungere i propri loschi obiettivi...

Credo che "La fabbrica di farfalle" possa non essere un romanzo per tutti, per il linguaggio molto crudo, esplicito e anche molto vivido, tant'è che impossibile non immaginare tutto mentre si legge, e sembra davvero di guardare un film horror, di quelli pieni di "scene" dove la violenza inaudita fa da padrone, e che quindi un po' lo stomaco, in certi passaggi, te lo fanno rivoltare.

Queste nove sfortunate cavie vengono messe a nudo in tutti i sensi e di loro conosciamo il passato, con tutto il suo carico di delusioni e di scelleratezze, e queste personali debolezze - che essi hanno cercato di nascondere, in nome di una non/esistenza - diverranno il loro peggior nemico. Emergeranno in oltre dei sordidi legami tra il Progetto e il passato di alcuni di loro.

Pur non facendo parte del tipo di letture che prediligo, questo romanzo di Samuele Fabbrizzi l'ho praticamente divorato, perchè una volta iniziato mi son ritrovata totalmente immersa nella spirale di torture inferte ai nove disgraziati, che fermarmi è stato impossibile, perchè dovevo assolutamente sapere che ne sarebbe stato di loro e in cosa consisteva il folle Progetto.

Quindi, ringrazio l'Autore per l'opportunità di leggere il suo libro che ho apprezzato e che mi sento di consigliare soprattutto a chi legge questo tipo di libri; magari i lettori più sensibili ci penseranno una volta di più prima di iniziarlo, ecco  :-D


2 commenti:

  1. Ciao Angela, questo non è molto il mio genere di letture, anche se la tua recensione è come sempre molto bella e dettagliata, in un primo momento mi ha però ricordato "Dieci piccoli indiani", uno dei gialli che preferisco!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz