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martedì 21 marzo 2017

Recensione: LA STRADA DELLA FOLLIA di Nicola Ronchi



Un uomo tormentato dai fantasmi del passato, che trascina il proprio presente nell'apatia e nella solitudine, e davanti al quale non sembra profilarsi alcun futuro. Un thriller psicologico appassionante ricco di suspense e colpi di scena.


LA STRADA DELLA FOLLIA
di Nicola Ronchi


"Staccarsi dal passato e vivere nel presente: è davvero possibile separare le due cose? Il presente non è altro che il risultato di eventi accaduti e non può essere compreso e vissuto consapevolmente se non si riesce a capire il passato stesso."

Roberto Ventura è un uomo di 45 anni solitario e introvero, la cui vita sembra essersi fermata in un giorno di maggio del 1984, quando l'esistenza sua e della sua famiglia ha dovuto affrontare una terribile tragedia: un giorno, lui, sua sorella maggiore Clara e il fratellino di otto anni, Matteo, erano nel bosco e i due fratelli giocavano col pallone, che andò a finire nel lago; al piccolo Matteo, Roberto ordinò di andare a riprenderlo ma da quelle gelide acque il fratello non ne uscì più vivo.

In Roberto scattano pesanti sensi di colpa: avrebbe potuto evitare la morte di Matteo? Lui che aveva 16 anni avrebbe dovuto proteggere il bambino e fare qualsiasi cosa per salvarlo, e invece è accaduta la tragedia, dalla quale Roberto non si è mai ripreso, tanto più che ha da subito sentito su di sè gli sguardi di disapprovazione e giudizio degli afflitti genitori, per aver perso il loro piccolo (capriccioso e viziato...) Matteo, e le parole di condanna della sorella Clara, che da quel giorno, dopo essersi ritrovata davanti al dramma avvenuto in pochi minuti, non ha smesso di accusare Roberto della disgrazia, preferendo tagliare i ponti con lui e maturando dentro di sè sentimenti di disprezzo e rancore.

La famiglia Ventura non è stata più la stessa, da allora, e tantomeno Roberto, che nonostante gli anni passati in analisi, non ha superato il trauma.

Trent'anni dopo vive da solo, ad Asteria, lavora in una casa editrice, sa far bene il proprio lavoro ma a risentirne è la sfera relazionale: taciturno, con comportamenti tendenti alla depressione, incapace di affrontare una conversazione o di allacciare anche solo un rapporto di minima complicità con chiunque in ufficio (si limita a rispondere a monosillabi e ad allontanarsi dagli altri appena gli è possibile), dimesso negli atteggiamenti...: è facile per i colleghi giungere alla conclusione che non abbia tutte le rotelle a posto, e quindi cercare anche di metterlo in cattiva luce davanti al capo perchè se ne liberi in quanto "elemento di disturbo".
Ed infatti, Roberto perde il lavoro, dopo aver perso anche la fidanzata, Pamela, che l'ha mollato proprio perchè snervata dalla sua apatia, dall'assenza di vitalità, insomma dal suo modo di "non-vivere", da cui lui non sembra voler uscire.

Roberto è quindi senza una donna, senza un lavoro, senza prospettive, e si trascina dentro casa come uno zombie, senza mangiare e senza avere nulla per cui valga la pena vivere. 

Ad alimentare la crescente depressione ci si mettono due fattori.
Un giorno, al parco, incontra sua sorella Clara, dopo tanti anni che i due non si vedevano; l'incontro è devastante per Roberto, che resta sconvolto nel rendersi conto che, dopo tanti anni, la sorella non ha mai smesso di ritenerlo responsabile della morte di Matteo.
Clara, dal canto suo, è una raffinata e matura donna, sposata con un uomo ricco, hanno un figlioletto (che è stato chiamato Matteo...) e vivono nell'agiatezza. Ma anche per lei quella tragedia ha tracciato solchi di dolore incolmabili. Rivedere Roberto le riapre una ferita mai chiusa...

Oltre a questo incontro, Roberto si rende conto di essere seguito da due figure misteriose, una ragazza con la felpa e un bambino, che compaiono spesso davanti ai suoi occhi per poi sparire qualche secondo dopo. Realtà o immaginazione? Esistono davvero o sono frutto della sua mente, che gli gioca questi brutti scherzi quando lui smette di prendere le sue pillole?

A portare una ventata di serenità è però un altro incontro, decisamente più gradito: al parco Roberto rivede, anche lui dopo tanti anni, un vecchio amico d'infanzia: Sebastiano - detto Seb -, un tipo bonaccione, timido, imbranato, balbuziente dall'aria ingenua e infantile.
Non solo, ma a questo si aggiunge un altro ritorno dal passato: il loro amico comune Lars Kollmen, uno svedese biondo e sicuro di sè con cui, da adolescente, Roberto ha avuto qualche scaramuccia, frutto di due caratteri decisamente opposti: lì dove Roberto è schivo, impacciato, indeciso, l'altro è arrogante, pieno di sè, sfacciato e sempre pronto a vestire i panni del leader.

Ed infatti, Lars si fa spazio nella vita - e, in un certo senso, anche nella mente - di un già confuso Roberto e, insieme al tranquillo Seb, che li segue docilmente come un segugio, danno il via ad una serie di eventi che, se da un lato offriranno al nostro protagonista una prospettiva più ottimista e una positiva spinta emotiva con cui guardare al presente e al futuro, dall'altra lo introduranno in un incubo ancora più terribile di quello che Roberto si porta dietro da trent'anni.

Lars da subito riesce, col suo modo di parlare per aforismi e proverbi saggi, con il suo ghigno malefico che però nasconde un che di suadente, con la sua sicurezza folle e lucida insieme, a manipolare i due amici, e se con Seb è facile perchè è un bambinone credulone, con Roberto è una battaglia verbale continua, perchè quest'ultimo avverte che in Lars c'è qualcosa di pericoloso, ma allo stesso tempo ne è affascinato perchè quella spavalderia con cui affronta ogni problema vorrebbe averla lui.
Certo, è inquientante come l'uomo sembri conoscere di lui cose che solo Roberto sa. Chi è davvero Lars e come fa ad anticipare ogni sua mossa e pensiero? 

Roberto, preso dal desiderio di dare una svolta alla propria vita grigia e vuota, si farà trascinare da eventi assurdi e diventerà complice di azioni orribili che mai avrebbe immaginato di compiere.
Proprio lui che è sempre stato un uomo tranquillo, pacifico, incapace di ammazzare una mosca, scoprirà di avere dentro di sè una natura cattiva, spietata.., che da un lato lo spaventa dall'altro asseconda.
Riuscirà a tornare in se stesso e a fermare la catena di tragici eventi di cui, insieme ai suoi strani amici, è diventato inconsapevole protagonista?

Considerazioni.

"La strada della follia" è un thriller davvero avvincente, dal ritmo trascinante, che capitolo dopo capitolo tiene incollato il lettore sulle vicende che coinvolgono il protagonista, che sembra farsi travolgere da fatti più grandi di lui senza trovare la forza di ribellarsi, ma anzi infilandosi in un tunnel sempre più buio.

L'aspetto psicologico fa da padrone, tra queste pagine, e l'attenzione di chi legge si catalizza tutta sulla personalità di Roberto, che comprendiamo essere chiaramente complessa e problematica, e l'Autore è bravissimo a farci vivere i suoi stessi dubbi, ad es., sulla ragazza e il ragazzino che appaiono e scompaiono (sono reali o allucinazioni visive, conseguenza di eventuali disturbi psichiatrici di Roberto?), sul personaggio di Lars: chi è in realtà e come fa ad influenzare e guidare le azioni di Roberto tanto facilmente?

Entriamo nella mente del protagonista, conoscendone tutti i pensieri, gli stati d'animo, le incertezze, le paure, le poche speranze, e arriviamo alla fine col fiato sospeso, e proprio quando comprendiamo che il viaggio verso la follia ormai intrapreso da questo improbabile trio di amici sta per giungere drammaticamente a termine, accade l'imprevedibile colpo di scena e le carte vengono svelate, con sommo stupore del lettore; anzi, ad essere precisa - senza voler svelar nulla, ci mancherebbe - il colpo di scena è doppio e anche le primissime pagine del romanzo - che inizialmente sembrano "messe lì" senza un'apparente ragione e collegamento col resto della storia - vengono chiarite.


In questo thriller psicologico dinamico, in cui tutto si sussegue con un ritmo incalzante e le scene ci passano davanti come quelle di un film ad alta tensione, realtà e immaginazione si confondono e i confini non sono sempre individuabili con facilità, ma il bello è proprio questo: avvenimenti e personaggi assumono di volta in volta caratteri inquietanti, incomprensibili, quasi surreali, i contorni della verità si fanno sempre più sfumati e questa sensazione di "incertezza diffusa" diventa lo specchio esatto di ciò che accade, nello specifico, nella testa del protagonista, e in generale, nella mente umana la cui complessità non finisce di stupirci e affascinarci.


Un thriller da divorare dalla prima all'ultima pagina in quanto scritto in modo eccellente con una trama e dei pesonaggi accattivanti, oltre che ben costruiti.

2 commenti:

  1. Una stupenda recensione, completa e azzeccatissima! Brava Angela e grazie: sono felice che ti sia piaciuto.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz