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lunedì 6 marzo 2017

ROSSO ISTANBUL di Ferzan Ozpetek (recensione libro)



Un romanzo che è una dichiarazione d’amore: l’amore per le persone che contano, per chi c’è stato e non c’è più, per una città, che a volte sembra “la città della malinconia, anzi dell’hüzün, quel sentimento a metà fra la tristezza e la nostalgia”, e a volte è “la città dei colori”, che ti racconta la tua storia e dove tu puoi raccontarle la tua.


ROSSO ISTANBUL
di Ferzan Ozpetek


ed. Mondadori
"Io, invece, mi guardo sempre intorno. Ascolto le conversazioni altrui. Mi chiedo che cosa stiano digitando, le persone, sulla tastiera del loro cellulare, a chi rispondano. Cerco di immaginare le loro storie chiuse dentro a un telefonino. E i loro segreti, i rimpianti, i sogni. Per raccontarli nei miei film. Qualcuno ha detto che sono un ladro di storie, e forse è davvero così."

Un famoso regista turco, da tempo assente dal proprio Paese perché vive a Roma, torna a casa, nella “sua” Istanbul e questo ritorno accende in lui tutta una serie di ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, che per anni è stato assente senza che il protagonista – allora bambino – ne conoscesse le vere ragioni, per poi, questo stesso padre, ricomparire altrettanto misteriosamente dieci anni dopo; della nonna, raffinata «principessa ottomana»; delle «zie», amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante; di quella casa in cui ha trascorso anni importanti della sua fanciullezza e che adesso sta per essere demolita.

E ancora ci vengono narrati piccoli ma significativi episodi: il primo aquilone, il primo film, i primi baci rubati e il suo primo e proibito amore giovanile: Yusuf, bellissimo e ormai lontano e perduto, che resterà per sempre nel suo cuore come un grande amore struggente, tenero, di quelli che non dimenticherai mai più.

E benché Istanbul sia la “sua” città e lui ormai la conosca e bene, pure gli riserva ancora qualche sorpresa, e lo tratterrà nonostante il suo da fare, lui che è un apprezzato regista impegnato nel cinema in Italia, ormai da anni.

E a trattenerlo nella città natale non è il passato, che pure lo tiene avvinto a sè con legami tutt’altro che deboli, bensì il presente:  una serie di eventi che convergeranno nell’incontro casuale ma ripetuto con una donna, una sconosciuta, con cui il protagonista è partito insieme da Roma, sullo stesso aereo e che lui ha rivisto in una notte fredda, quando lei fuggiva da qualcosa (o qualcuno?) in camicia da notte.

Lei è Anna ed è lì a Istanbul in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito Michele e di una coppia di giovani colleghi, Elena e Andrea. Ma la sua vita sta per cambiare, per essere stravolta.
Prima un tragico incidente che coinvolge la coppia di amici e poi la scoperta che colui che era diventato il centro della sua vita da vent’anni, la tradisce.

Se il regista deve scrollarsi di dosso la nostalgia di un passato che pure egli ricorda con malinconica dolcezza, Anna deve invece alzare il capo e guardare al proprio futuro, partendo dalle consapevolezze del presente che improvvisamente s’è fatto incerto.

Ad aiutarla in questo suo bisogno di ritrovare se stessa saranno degli incontri casuali, che la porteranno per i caffè e gli hamam di Istanbul, dandole occhi nuovi per conoscere questa grande e variegata città, che in quei giorni è attraversata da qualche “disordine” da parte di chi, pacificamente, vuol solo protestare per dire no alla commercializzazione e alla mania di far cadere tutto nella luccicante ma falsa rete del consumismo.

Ed è proprio anche grazie a queste manifestazioni che il regista e la donna si incrociano e alla fine si incontrano, si ritrovano occhi negli occhi e poi l’uno accanto all’altro, ad ascoltarsi e a parlarsi come se si conoscessero da una vita.

“Rosso Istanbul” è un romanzo in cui domina l’amore, cosa che non mi stupisce perché l’Amore c’è sempre nelle opere di Ferzan Ozpetek, nei suoi film come nei suoi libri.

L’amore per la propria famiglia, in particolare spicca questa madre ora anziana ma da sempre così dolce, buona, comprensiva ma anche forte all’occorrenza, combattiva, che ha insegnato al proprio figlio l’importanza di amare, perchè è l'unico modo per dare senso a tutta l’esistenza di un uomo.

Ma c’è anche l’amore per una città, Istanbul: rossa come i melograni bevuti per strada, come i vecchi tram, come certi tramonti sul Bosforo che mischiano lo scarlatto al blu, come lo smalto sulle unghie di una madre molto amata.



"...non dimentichiamo mai le persone che abbiamo amato, perché rimangono sempre con noi; qualcosa le lega a noi in modo indissolubile, anche se non ci sono più. Ho imparato che ci sono amori impossibili, amori incompiuti, amori che potevano essere e non sono stati. Ho imparato che è meglio una scia bruciante, anche se lascia una cicatrice: meglio l’incendio che un cuore d’inverno. "

E infine l’amore in tutte le sue tante accezioni e sfumature; quell’amore che non è solo sensualità e fisicità ma soprattutto l’incontro di due anime, di due solitudini che, tra mille occhi presenti nella folla, si sono guardati e si sono scelti, riconosciuti. Perché l’amore è così: è lui che sceglie, e basta.

“Rosso Istanbul” è una storia romantica, in cui ritroviamo tutto il modo di raccontare fatti, persone e sentimenti tipico di questo regista e autore: lo struggimento, la nostalgia, la dolce malinconia di chi proprio non riesce a non cedere al ricordo di un passato che è emozionante e confortante far riaffiorare, e al contempo la leggerezza con cui questi racconti giungono a noi. Sì perché la melanconia di Ozpetek non è mai pesante, cupa, triste, ma ha sempre quella dolcezza e sensibilità che personalmente riesce a commuovermi, a muovermi qualcosa dentro.

Mi è successo anche con l’altro romanzo, “Sei la mia vita”, e in entrambi i libri tanti passaggi che "parlano" di sentimenti, di amore…lo fanno con una "naturale poesia" che inevitabilmente mi tocca molto, e non perché l’Autore dica non so quali aforismi straordinari mai espressi da altri prima di lui, ma proprio per il contrario, perché esprime con semplicità la complessità di sentimenti che non sempre (e non tutti) riusciamo a comunicare con chiarezza.

Le pagine ci scorrono davanti come le immagini di un film… ed infatti Rosso Istanbul è nelle sale italiane da pochi giorni, e vorrei poter andare a vederlo. Chissà!

Mi pare si capisca che ho apprezzato questo breve romanzo autobiografico di Ferzan Ozpetek, ma una nota negativa ahimè la devo trovare: è finito troppo presto, mi ha lasciato come se qualcosa fosse rimasto sospeso, irrisolto, in particolare la parte relativa ad Anna, mi sarebbe piaciuto fosse sviluppata e che al personaggio fosse dato maggiore spessore e spazio. 


Però a parte questo, è molto scorrevole, l’Autore ha un modo di scrivere semplice ma non superficiale, anzi, ci sono tante frasi molto belle, di quelle che sottolinei o rileggi perché ti ci ritrovi, le condividi o semplicemente ti parlano in modo personale; la verità è che semplicemente il modo di scrivere di Ozpetek ha qualcosa che mi ammalia e mi emoziona...!

Consigliato a quanti vogliono immergersi in questa città turca e vagare tra le strade non solo di essa ma anche tra quelle dei languidi ricordi di chi scrive.








obiettivo n.27 - Un libro con un colore nel titolo

2 commenti:

  1. Lo avevo trovato affascinantissimo e sentito.
    Ozpetek mi piace molto, anche come scrittore, direi. :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz