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sabato 29 aprile 2017

Recensione: LA CICALA DELL'OTTAVO GIORNO di Mitsuyo Kakuta (RC2017)



Un bellissimo romanzo che narra di fragilità e forza, di amore e odio, di opportunità rubate e perdute, di generosità e meschinità, di ricerca della felicità; tutto attraverso la penna sensibile e lucida di un'Autrice che sa scavare nel profondo dei suoi personaggi, mostrandocene gli abissi dell'anima.


LA CICALA DELL'OTTAVO GIORNO
di Mitsuyo Kakuta



"...la vita per quella cicala sarebbe stata molto triste, perché avrebbe visto tutte le altre morire, al settimo giorno. E io ero d’accordo con te, solo che adesso non ne sono più tanto convinta. Perché quella cicala dell’ottavo giorno avrebbe la possibilità di vedere cose che tutte le altre non hanno potuto vedere. Certo, forse alcune di quelle cose avrebbe preferito non vederle mai, ma altre, non così orribili, potranno darle almeno un po’ di gioia."


La storia narrata è divisa in due parti, entrambe affidate alle due donne protagoniste: nella prima (che ha inizio nel 1985) conosciamo Nonomiya Kiwako, che ci racconta di sè, del suo passato e del suo presente e la vediamo nell'atto di compiere un gesto folle e terribile che di certo le cambierà la vita: si è introdotta furtivamente in casa di una coppia e mentre i due coniugi sono assenti, si avvicina ad una culla in cui giace una bellissima bambina e... la rapisce!
Nella seconda parte, a raccontarci di sè e della propria vita è proprio la bambina rapita, che ormai è cresciuta ed è una bella ragazza di 20 anni.

Ma procediamo con ordine e torniamo per un attimo agli anni '80.
Abbiamo lasciato Kiwako mentre prende in braccio la piccola e scappa via, convinta di poter crescere la bimba come se fosse sua, lontano da tutto e tutti.
Perchè la donna compie questo crimine? E' forse matta? Si sta vendicando di qualcuno?

Nel corso della narrazione è la stessa voce di Kiwako a raccontarci ogni cosa e veniamo a sapere quali fatti hanno portato la donna a un tale stato di disperazione e infelicità, sfociati poi nel gesto estremo del rapimento.

Kiwako è un’attraente ragazza, laureata e intelligente, quando viene assegnata dalla K, una grande industria di abbigliamento intimo, alle Pubbliche relazioni; un errore grossolano a lavoro innesca delle dinamiche che la porteranno ad uscire a cena con un collega appena arrivato a Tokyo, Akiyama Takehiro.
I due escono insieme e tra loro scatta la passione, diventano amanti, Kiwako si innamora e si convince di poter essere felice insieme a Takehiro.
Ma l'uomo, col suo egoismo immaturo e le sue indecisioni da uomo che vuol stare con due piedi in una scarpa, prosegue il proprio matrimonio con la moglie Etsuko, impiegata part-time presso la K di Nagano, e non esita a ricorrere a menzogne, sotterfugi e false promesse per tenersi buona l'amante, illudendola di voler al più presto lasciare la moglie per poter vivere con Kiwako, che purtroppo gli crede.
Ma le cose si complicano perchè Kiwako resta incinta, ma l'amante le dice di abortire perchè non è ancora giunto il loro momento, lui non può lasciare ora la moglie, quindi per adesso il loro futuro insieme è rimandato.
La donna, seppur con rammarico, interrompe la gravidanza, ma l'aborto avrà la sue tristi conseguenze perchè la renderà sterile.

A questo dolore personale se ne aggiunge un altro: altro che prossimi al divorzio, Takehiro ed Etsuko hanno messo al mondo una bambina!
Sgomenta nell'apprendere della nascita della loro figlioletta, Kiwako rapisce la piccola Erina, di sei mesi.
Inizia così la fuga per vivere con questa splendida bambina - che lei chiama Karou - sempre col terrore che qualcuno la possa scoprire e prenderle quel fagottino così dolce, che quando sorride le fa aprire il cuore!

Certo, Kiwako non ha figli e non sa cosa fare quando la bimba piange e strilla, ha paura che si ammali..., ma riesce in qualche modo a cavarsela, perchè sul suo cammino incontra persone che le danno una mano: dall'amica Yasue ad una anziana donna burbera che le offre ospitalità, fino a quando non si imbatte in una organizzazione strana e un tantino inquietante che però si rivela essere, nel suo stato di ricercata, la più valida alternativa di salvezza.

E' la Casa degli Angeli, una specie di sette pseudoreligiosa che dà ospitalità a donne in difficoltà, più specificatamente a donne che hanno perso un bambino o che sono sterili, o a donne con figlie femmine che non hanno nessuno ad aiutarle (lasciate dai mariti, ad esempio).
In questa casa non sono ammessi uomini e ci sono rigide regole di convivenza da osservare, una su tutte: chi vi entra per chiedere aiuto e un tetto, deve rinunciare alla sua vita passata, al suo nome, ai legami affettivi, quello che ha vissuto all'esterno della casa non dev'essere più nominato e più di tutto deve dare ogni bene materiale ed economico all'organizzazione.

Insomma, non sembra proprio un'associazione umanitaria e senza scopi di lucro, e Kiwako non può fare a meno di avvertire che c'è un che di sinistro in queste donne fredde e rigide che sembrano mosse da ideologie ben strane.

Però restare lì il più tempo possibile - avendo saputo con certezza che la sua faccia è su tutti i giornali e che l’intero commissariato di polizia di Hino, a Tokyo, la sta cercando per il crimine commesso - è la cosa migliore che può fare nell'immediato, per garantire a sè e alla sua piccola Karou un futuro insieme.
In fondo, nessuno le vieta, un domani, di scappare anche da lì...

Il rapporto tra Kiwako e Karou si rafforza di giorno in giorno e la piccola vive i primi anni della propria infanzia chiamando "mamma" questa donna che è in realtà un'estranea e che l'ha rapita alla sua vera famiglia.
Kiwako è dolce e materna con la "sua piccola", immagina - seppur tremando di paura all'idea di essere scoperta - di crescerla felice e serena, e cerca di darle tutto quello che le serve, prendendo di volta in volta decisioni difficili e rischiose pur di restare con lei, perchè la ama come se fosse sua.

Kiwako, nel suo fuggire di qua e di là, riesce anche a ritagliarsi un periodo sereno e senza nubi, in cui lei e Karou vivono come due mamma e figlia normalissime. visitando santuari, facendo passeggiate lungo viali alberati accompagnati dall'insistente e traquillizzante frinire delle cicale.

Le cicale..., questi insetti di cui Kiwako ha sentito dire che trascorrono sette anni nel terreno e, sette giorni giorni dopo essere venuti alla luce, muoiono. Ma ci sono anche quelle che sopravvivono, no?
Kiwako e Karou potranno essere la cicala dell'ottavo giorno, colei che affronta difficoltà, le supera e riesce a sopravvivere?

Nella seconda parte, come dicevo, ambientata venti anni dopo, ritroviamo Karou - anzi, Erina - ormai grande.
Com'è stata la sua vita? Chi l'ha cresciuta? Ha ricevuto l'amore che ogni bambino merita di ricevere, quel calore umano in cui ha il diritto di crescere?

Non voglio aggiungere altro perchè vi svelerei troppo, vi dico soltanto che il passato non si cancella e da esso non si può fuggire.

Erina sembra sicura di sè, determinata, poco incline ai sentimentalismi, ma comprendiamo subito che ha un enorme vuoto dentro di sè, ha vistose carenze affettive ed emotive che la rendono "mutilata" emotivamente.
Erina è convinta che non ripeterà gli errori degli adulti che l'hanno tirata su, non potrebbe mai essere così stupida..., ma la vita spesse volte è beffarda e la ragazza dovrà, suo malgrado, imparare ad affrontare proprio quelle situazioni dalle quali credeva di poter stare lontana, e tirar fuori tutta la forza che è racchiusa in se stessa.

Erina non ha mai smesso di essere anche la piccola Karou, rapita a sei mesi da un'estranea, e per liberarsi dei fantasmi di un passato che lei non comprende e non accetta fino in fondo, dovrà conoscerlo, immaginarsi nei panni delle persone coinvolte in quel rapimento...: solo così potrà sopprimere odio, rancore, disprezzo, risentimento... e dare a se stessa la possibilità di essere quella cicala che, invece di morire, apre gli occhi all'alba dell'ottavo giorno e prova a vivere pienamente quello che la vita le riserva, senza più paure e catene nè nella mente nè nel cuore.

Ad aiutarla in questo processo di crescita e maturazione, una ragazza - poco più grande di lei - sbucata anch'essa da quel comune passato nella Casa degli Angeli....

Considerazioni.

Davvero un romanzo molto bello, per tematiche, personaggi, per stile...: l'Autrice affronta con leggerezza e profondità insieme argomenti delicati, come i rapporti di coppia, i triangoli amorosi e tutte le implicazioni connesse, il rapporto genitori-figli, la maternità desiderata e negata, la difficoltà nel superare traumi infantili che poi si ripercuotono nella vita adulta, l'inganno di certe sette pseudoreligiose, la fragilità di donne come Kiwako che gestiscono dolori e delusioni attraverso azioni eticamente (non solo, anche per la legge) deprecabili, il senso di inadeguatezza verso un mondo esterno che sembra non volerci, non capirci, la sensazione di non saper amare...

E' quindi un romanzo davvero pieno di spunti importanti, eppure ha quella levità che credo si riscontri spesso e volentieri nei libri di autori orientali; molto belle le brevi descrizioni degli ambienti, che si sposano di volta in volta con gli stati d'animo delle protagoniste, soprattutto il riferimento alle cicale.
E' una storia in cui ritroviamo tutta la gamma di sentimenti ed emozioni racchiuse nel cuore delle donne, in particolare delle due protagoniste ma in realtà anche i personaggi secondari sono impeccabili e danno il loro ricco contributo all'evoluzione delle vicende.

Drammatico, malinconico, nostalgico, triste eppure mai opprimente; il destino ha le sue vie, i suoi modi spesso contorti per adempiersi, non di rado pare prendersi gioco di noi..., ma alla fine, in un modo che non sempre sappiamo spiegarci, tutti i tasselli vanno al posto loro, il cerchio si chiude... ma non la vita, che va avanti, e le persone coinvolte in questa storia devono accettare ciò che è stato per costruire, giorno per giorno, nel presente, un futuro che contempli un cielo azzurro sulle loro teste, foglie verdi splendenti, fiori profumati e colorati ed un sole caldo a ridare speranza.

Assolutamente consigliato, la lettura procede spedita perchè l'Autrice crea momenti di suspense, di tensione emotiva, coinvolgendo il lettore, scuotendo le sue emozioni e facendolo riflettere su diversi argomenti significativi.


Obiettivo n.7 - Un libro con un animale nel titolo


6 commenti:

  1. Devo assolutamente rileggere la Kirino.
    E questo mi ispira più delle Casalinghe di Tokyo, che però già ho qui a casa. :)

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    1. Eh la kirino l'ho incrociata spesso ma ancora non mi capita di fermarmi a leggerla...
      Però questo di mitsuyo mi ha convinta!

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  2. Ciao Angela, sul tuo blog scopro sempre libri molto particolari, come questo, per esempio! Bellissima recesione :-)

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    1. Grazie cara, questo mi sento di consigliarlo vivamente :-)

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  3. la letteratura orientale mi vede o adorante, o indifferente al mille x mille...
    vorrei "testarlo" questo libro, lo ammetto!

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    1. Ciao patalice!
      Guarda,io finora non ho letto chissà quanto,ma quei pochi autori cui mi sono accostata mi hanno lasciato qualcosa di positivo!
      Se leggerai questo, spero ti piaccia :-)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz