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lunedì 10 luglio 2017

Recensione film: LA RELIGIOSA (Guillame Nicloux)



Ieri pomeriggio ho guardato un film molto interessante che ho scoperto solo dopo essere tratto da un libro: LA RELIGIOSA, un film di Guillame Nicloux del 2013 ispirato al romanzo - decisamente anticlericale - di Denis Diderot (1713-1784), “La religiosa” (o "La monaca"), pubblicato postumo, nel 1796.

Il romanzo è scritto sotto forma di memoriale e si rifà alle vicende di Marguerite Delamarre dell'abbazia reale di Longchamp; la monaca tentò in due appelli di farsi annullare i voti, fra il 1752 e il 1758. Alcuni degli atti del processo della Delamarre furono pubblicati, ragion per cui Diderot non poteva non esserne al corrente.

Alla tematica Diderot era molto sensibile per ragioni famigliari: aveva avuto un fratello prete e una sorella che entrò in convento, dove morì; lui stesso, sin da ragazzo, era destinato alla vita ecclesiastica, a 13 subì la tonsura, fu chiuso in convento ma riuscì a scampare a questo destino.
Lo scrittore e folosofo illuminista, più celebre per aver scritto, insieme a D’Alembert, la “Encyclopédie”, fu incarcerato a Vincennes nel 1749, a causa delle idee materialiste manifestate in alcuni pamphlets.

Da questo scritto sono state tratte diverse trasposizioni, sia film che fumetti che serie tv; in particolare ricordiamo Susanna Simonin, la religiosa (1966) di Jacques Rivette, La monaca nel peccato (1986) di Dario Donati; il più recente è un remake della pellicola del 1966.



LA RELIGIOSA


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Regia: Guillame Nicloux
Cast: Isabelle Huppert, Martina Gedeck, Pauline Etienne, Louise Bourgoin.

Le drammatiche vicende che vedono protagonista la giovanissima Suzanne Simonin si svolgono in Francia, attorno al 1760.
La sedicenne Suzanne è carina, sveglia, dolce e con un visibile talento naturale per la musica; purtroppo, per ragioni che scoprirà solo più tardi, i genitori vogliono farle prendere il velo, infischiandosene della volontà della ragazza.
Viene quindi mandata per un tempo determinato nel convento delle monache Clarisse di Longchamp affinchè rifletta e maturi la vocazione, cosa che non avviene perchè Suzanne non sente di voler diventare suora ed è anzi profondamende infelice all'idea di trascorrere una vita chiusa tra quattro mura, come un uccellino in gabbia.
Fortunatamente a darle conforto c'è la madre superiora, Madame de Moni, una religiosa comprensiva e buona; durante la prima celebrazione per prendere il velo, la ragazza dà scandalo rifiutandosi di diventare suora adducendo come motivazione che farlo significherebbe mentire, in quanto non è ciò che il suo cuore le suggerisce di fare.
I genitori, sgomenti e irritati, la portano a casa per qualche tempo, ma il loro scopo di chiuderla in monastero non è affatto mutato, e la giovane scopre anche la vera ragione di questa costrizione: lei non è figlia legittima del padre ma frutto di una relazione adulterina, per cui la sua famiglia non ha alcuna intenzione di pagarle alcuna dote per maritarla.
Insomma, il suo destino è il convento.
Viene quindi nuovamente spedita a Longchamp, e Suzanne cerca di adattarsi il più possibile alla vita monastica; l'infelicità però regna nel suo cuore e ad aggravare la situazione interviene l'improvvisa morte della sua dolce madre superiora. 
A prendere il suo posto c'è una sorella ben più giovane ma anche molto severa: Sainte-Christine prende in antipatia Suzanne considerandola blasfema, perchè per lei tale è una suora che vuol rinnegare i voti, così non solo ordina alle consorelle di trattarla con indifferenza, ma pian piano - davanti all'atteggiamento determinato, seppur mansueto, di Suzanne che non smette di dichiarare l'assenza di vocazione e il desiderio di andar via - mette in atto dei veri e propri atti persecutori crudeli, tanto che lo spettatore tutto ci vede, tra la mura del monastero, fuorchè l'amore di Dio.

Ma Suzanne ha uno spirito forte: si piega, piange, implora, ma non si spezza, e nel segreto della squallida e sudicia cella buia in cui viene relegata, comincia a scrivere un memoriale in cui racconta la propria storia, comprese le angherie subite per mano delle consorelle e di suor Christine.

Nel grigiore di un'esisitenza in solitudine e infelice, uno spiraglio di luce arriva a darle speranza: un avvocato - che è riuscita a contattare grazie alla mamma di una suora amica - ha preso a cuore il suo caso e farà di tutto per tirarla fuori di lì...
Intanto Suzanne viene trasferita in un altro monastero...

"La religiosa" racconta la storia di questa ragazza tanto giovane quanto consapevole del diritto di decidere della propria vita; a Suzanne, Pauline Etienne conferisce tutta la drammaticità, la disperazione di chi si vede obbligata a fare ciò che altri hanno deciso per lei, la sofferenza e la solitudine subita in mezzo a donne che dovrebbero mostrarle amore e invece sembrano godere nell'umiliarla; ma in lei vediamo anche la forza d'animo, la determinazione di chi sa di dover lottare per raggiungere la libertà, perchè Suzanne sente sì di amare Dio, ma il suo destino non è tra quelle mura fredde e scarne, bensì fuori, nel mondo.

E' una protagonista forte, dunque, Suzanne, e non smette di pazientare e di fare ciò che è nelle sue possibilità per liberarsi dalle catene di una vita che non le appartiene.

La giovane madre superiora, suo Christine, mette i brividi per il suo cinismo e per la sua religiosità ottusa e oscurantista, che della carità cristiana non ha proprio nulla.
Nel film si affrontano quindi queste tematiche proprie di quegli anni: tanti/e figli/e costretti a monacarsi soltanto per risparmiare sulla dote e per non perdere l'eredità di famiglia; l'egoismo di questi genitori e l'infelicità di chi ha dovuto, magari sin da piccolissimo, abbracciare un tipo di vita che non sentiva sua.
La fede ha una dimensione spirituale soggettiva che non può essere soggetta a costrizioni esterne, e la vocazione a un certo tipo di vita - come quella ecclesiastica, fatta di specifiche rinunce - non è per tutti e tanto meno può essere imposta; viene anche sfiorato il tema dell'omosessualtà all'interno di queste comunità composte da sole donne.
E' chiaro che il film dà un'immagine per lo più negativa della vita nei conventi di quell'epoca che presumo sia lontana da ciò che accade oggi, in cui tra l'altro è praticamente impossibile che una ragazzina venga costretta dalla famiglia a farsi suora, ma va sempre tenuto presente il periodo cui si riferisce e l'intento per cui la storia era stata scritta (la denuncia verso l'obbligo ad entrare in convento).

Comunque, l'ho trovato interessante nel suo genere, d'impatto, e mi ha coinvolta soprattutto quando la protagonista si è ritrovata a vivere esperienze umilianti e ingiuste.



FONTI (per le notizie introduttive)
http://www.letteratura.rai.it/articoli/la-religiosa/22143/default.aspx

http://rodama1789.blogspot.it/2016/02/diderots-nun-story-of-marguerite.htmlhttps://www.comingsoon.it/film/la-religiosa/49808/scheda/

2 commenti:

  1. Non lo conoscevo. Mamma che angoscia.

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    1. ahaha beh certo non si può dire che sia una gran botta di vita! :-D

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz