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giovedì 20 luglio 2017

Recensione: LA SOSTANZA DEL MALE di Luca D'Andrea



Un triplice, feroce delitto che da trent'anni cerca un colpevole; una piccola comunità isolata e chiusa in se stessa, ostile ai forestieri (soprattutto se impiccioni e curiosi); uno scenario di montagna in cui si respira un'atmosfera tanto antica quanto angosciante; incubi e ossessioni che travolgono la vita di un uomo e di coloro che gli sono accanto; un susseguirsi di colpi di scena che rendono questo romanzo un  thriller sorprendente.


LA SOSTANZA DEL MALE
di Luca D'Andrea



Ed. Einaudi
451
18.50 euro
Jeremiah Salinger è un giovane autore televisivo di New York che, insieme alla moglie Annelise e alla figlioletta Clara (una bimbetta di 5 anni assai vispa e precoce), si è trasferito per un periodo a Siebenhoch, il piccolo centro del Sud Tirolo dove la moglie è cresciuta.

Affascinato dalla montagna e dalla gente che vi abita, Salinger comincia a realizzare un factual - a metà tra un film e un documentario - sul soccorso alpino, ma nel corso di un’emergenza - alla quale lui partecipa per fare delle riprese - accade qualcosa di inaspettato e terribile: un pauroso incidente, provocato da una valanga, coinvolge Salinger e tutta la squadra di soccorso, tanto che dalla tragedia ne uscirà vivo soltanto lui.

L’esperienza vissuta è talmente angosciante e forte che diventa un incubo quotidiano per Salinger, che è ossessionato dalle sensazioni di terrore provate quando s’è trovato in mezzo ai ghiacciai, solo, in compagnia soltanto della parte più oscura e pericolosa della montagna.

Mentre cerca in ogni modo di dimenticare la sua esperienza traumatica, viene a sapere per caso di un cruento fatto di sangue risalente a molti anni prima: il massacro di tre giovani, avvenuto durante un'escursione nella gola del Bletterbach, il 28 aprile 1985.

Per questo triplice assassinio nessuno ha mai pagato, il colpevole non è mai stato trovato e in paese nessuno vuole parlarne.
Come mai? Forse perché il solo pensarci crea dolore, brutti ricordi, tanto più in quanti hanno conosciuto le vittime e le loro famiglie personalmente? O forse - come man mano, ascoltando più versioni e più racconti da diverse voci, sta cominciando a sospettare Salinger - sono in troppi ad avere qualcosa da nascondere?

La voglia di sapere e poter raccontare una storia misteriosa come questa solletica l’intelligenza e la curiosità di Salinger, che dopo il trauma subito e l'inattività cui è stato “costretto”, tanto dai dottori quanto dalla premurosa moglie, è desideroso di tornare a far lavorare il cervello in qualcosa di stimolante. E il tremendo massacro di cui la gigantesca gola di Bletterbach è stata testimone sembra davvero circondato da fitti misteri, segreti, verità nascoste che nessuno sembra intenzionato a rivelargli.

Ma Jeremiah è un testardo e, nonostante l'ostilità crescente incontrata presso i montanari di questa piccola e isolata comunità, e l'opposizione di Annelise (che vorrebbe accanto un marito più coscienzioso, un padre che metta l’amore per la famiglia prima di tutto, lavoro compreso), Salinger si mette a scavare nel passato, penetrando sempre piú a fondo nella vicenda.

Quello che non avrebbe mai immaginato è che dietro l’assassinio dei tre giovani - la bella Evi, il suo compagno Kurt e il fratello minore di lei, Markus - si celano imprevedibili e terrificanti verità, che qualcuno ha sapientemente depistato e insabbiato.

Il triplice omicidio è circondato da aspetti sinistri, come sinistro è il luogo in cui si è verificato: un posto che trasuda di antico, di storia, in cui sono presenti fossili di milioni di anni fa; il Bletterbach

“..non è una semplice gola (…) è un film, un documentario a cielo aperto che ha il suo inizio duecentottanta milioni di anni fa (…)”.

È come se in quel luogo si fosse risvegliato qualcosa di spaventoso che si credeva scomparso, antico come la Terra stessa, e per questa ragione esso fa paura, incute spavento con i suoi sentieri vecchi e pericolosi, le sue grotte buie che sembrano condurti verso l’inferno; lì possono avvenire temporali tremendi, valanghe di fango e melma ai quali è difficile sfuggire. È un posto in cui si respira una sensazione inspiegabile di puro terrore, come se la natura, la montagna con i suoi ghiacciai, diventasse un essere sovrannaturale capace di farti volontariamente del male, anche se in realtà - come viene detto a Salinger -:

“La montagna se ne frega di te. Non è né buona né cattiva. È oltre queste stupide considerazioni da mortali. Lei è lì da milioni di anni e ci resterà per chissà quanto altro tempo. Per lei, tu non sei niente.”.

A fornire al curioso Salinger le prime informazioni è il suocero, Werner, uno dei primi a fondare il servizio di Soccorso Alpino in quella zona; un anziano uomo di montagna, nato e cresciuto in quella terra, abituato alla durezza e alla praticità della vita da montanaro e da appassionato di escursioni; un uomo che ha visto di tutto e di più, e che racconta al genero quella che è stata l’esperienza più brutta della sua vita, vissuta non da solo ma in compagnia dei suoi amici di sempre: Max - che attualmente è la guardia forestale, colui che detiene l’ordine nella tranquilla e chiusa Siebenhoch -, e gli ormai defunti Gunther e Hannes, padre, quest'ultimo, del povero Kurt, barbaramente massacrato in quell’aprile dell’85 insieme ad altre due persone.

Cosa videro realmente quel giorno? È possibile ancora andare indietro nel tempo e ricostruire i fatti, così da dare un volto e un nome al feroce assassino?
Le persone che Salinger interpella e dalle quale esige la verità, sanno più di quello che son disposti a raccontare? Nascondono qualcosa, e se sì… perché?

Il pensiero di sbrogliare la matassa occupa la mente di Salinger e l’ossessione per il Bletterbach divora giorno per giorno, travolgendolo come un torrente in piena che, togliendogli ogni forza per respingere la corrente, lo porta dove vuole.
Portare avanti le proprie personali indagini è difficile per Salinger, almeno per un paio di importanti motivi: anzitutto i montanari lo considerano un mezzo forestiero, un impiccione che vuol solo far soldi su quella lontana disgrazia.
E inoltre, essendo morbosamente concentrato sul caso, l’uomo finisce per trascurare Anneliese e la piccola Clara, deteriorando il rapporto con la prima e rischiando di non proteggere adeguatamente, come un padre dovrebbe fare, la seconda.


Considerazioni.

L’autore, con una padronanza e uno stile magistrali, ha scritto un thriller che non è solo incentrato su un misterioso ed inquietante assassinio irrisolto, ma ancor di più su ciò che accade ad un uomo quando si fa travolgere dalla propria ossessione, fino ad arrivare al punto di mettere in pericolo il proprio equilibrio emotivo e la propria famiglia, pur di non tirarsi indietro dal proprio intento (risolvere il mistero).

Il ritmo è assolutamente incalzante, la scrittura accurata, trascinante; nessuna descrizione - della natura circostante, delle persone, dei fatti - è lasciata al caso; la suspense attraversa sapientemente tutta la narrazione per crescere soprattutto in certi momenti, quando vengono svelate importanti verità; ma attenzione, fino alla fine il lettore - come il protagonista - non deve abbassare la guardia perché i colpi di scena non sono solo in itinere ma fino alla fine non si è certi di nulla perchè nuove scoperte arrivano a dare ulteriori scosse e tensione alle vicende.

Si mette molto in risalto l’aspetto psicologico del protagonista, nonchè voce narrante, e il lettore viene messo faccia a faccia con i suoi incubi, con le sue paranoie, col pensiero fisso di trovare il colpevole, cosa che cozza però contro la sincera voglia di non portare anche i propri cari nel suo personale abisso di paure e fissazioni.

Un thriller mozzafiato, che si lascia divorare fino all’ultima pagina; uno stile ineccepibile; le sequenze narrative hanno un taglio cinematografico che incalzano il lettore, lo coinvolgono, creando attese e incertezze; lo scenario della montagna (così imponente, imprevedibile e anche pericolosa), unito al fascino oscuro di leggende e credenze legate a un passato che si perde nel tempo, costituiscono un elemento accattivante, come lo è la voglia di portare alla luce terribili verità in un contesto caratterizzato invece da una mentalità chiusa, propria di questa piccola località di montagna, i cui abitanti desiderano solo vivere tranquilli.

Non posso che consigliarlo, è davvero un gran bel libro, credo proprio vi catturerà, e 450 pagine neanche le sentirete ;-)


2 commenti:

  1. Sai che l'ho preso in biblioteca e, in periodo di esami, ho dovuto restituirlo intonso, perché non l'ho letto in tempo né tantomeno iniziato? Devo riprenderlo, cavolo! :)

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    1. guarda, a me è piaciuto molto!!! se lo riprendi e lo leggerai, spero ti piacerà :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz