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giovedì 8 marzo 2018

Recensione: LA CERCATRICE DI CORALLO di Vanessa Roggeri



L’amore può spazzare via rancori, faide famigliari, sete di vendetta? 
Sullo sfondo della sempre evocative Sardegna, Vanessa Roggeri ci racconta una storia d'amore e di perdono, osteggiata da anni di odio e risentimenti.


LA CERCATRICE DI CORALLO
di Vanessa Roggeri


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Siamo nella magica e spumeggiante Sardegna; Dolores è rimasta vedova di Attilio Derosas e adesso non sa come sfamare i propri figli; ingoiando il proprio orgoglio, decide di recarsi a chiedere aiuto a un cugino del defunto marito, Fortunato Derosas, che è diventato ricco pescando il pregiato corallo rosso.
Ma l’uomo, borioso ed egoista, memore di dissapori antichi avuti col defunto parente, non si impietosisce alla vista dei suoi “nipoti”, mal vestiti e visibilmente magri a causa della fame, né il suo cuore cede nell’ascoltare le suppliche della povera donna che gli si getta ai piedi, implorandogli aiuto almeno per non lasciar morire di fame i bambini.
Niente, non c’è verso, a Fortunato non importa del destino di Dolores e figli, che andassero pure al diavolo e che si mangiassero la terra alla quale Attilio teneva al punto da fare, anni prima, un torto a lui, Fortunato!

Achille – poco più che un ragazzino - e Regina – una bimbetta di quattro anni - si incontrano per la prima volta nell’estate del 1919, in questo infausto giorno che decide, in un certo senso, i loro destini, anche se chiaramente essi non lo sanno ancora.

La piccola Regina è la figlia prediletta di Fortunato, avuta con l’amante Argeta (che è morta), e la famiglia dell’uomo ha dovuto accettare la presenza della “piccola bastarda” in casa, consapevole che per lei il burbero e prepotente Derosas si farebbe cavare anche gli occhi.

Quel giorno, in cui Dolores fa visita al cugino del marito alla Rocca delle Tre Palme, umiliandosi come mai avrebbe voluto pur di non veder morire i propri sette figli davanti agli occhi, c’è anche la piccola Regina, che assiste alla impietosa scena in cui il padre, spazientito, allontana Dolores e prole senza offrir loro alcun aiuto; spaventata e dispiaciuta, Regina segue proprio Achille, che s’era attardato in casa per guardare con risentimento il parente malvagio, desiderando in cuor suo di poterlo uccidere e vendicarsi; raggiuntolo, mentre il ragazzo si avvicinava alla madre e ai fratelli per tornare a casa, Regina gli offre una sorta di “segno di pace”: pane e formaggio perché abbiano qualcosa da mangiare, e un rametto di corallo, rosso come il fuoco.

“Porta fortuna se lo regali”, dice la bambina con innocenza e candore, e Achille prende i doni in silenzio e raggiunge i suoi, voltando le spalle alla bambina.

L’inconsapevole promessa della bimba si avvera: la fortuna arriva anche in casa di Dolores, e proprio quando tutto sembrava ormai perso e lei stava pensando di vendere la propria terra, anche ad una cifra modestissima; infatti un acquirente salta fuori, ma purtroppo è un imbroglione che ha scoperto come in quella zona, ed in particolare in una caverna sita nel terreno di Attilio Derosas, ci sia abbondante guano di pipistrello; determinata a non farsi prendere in giro e a non lasciarsi scappare una fortuna che neanche sapeva di possedere, Dolores tira fuori tutto il coraggio e l’audacia che le sono propri e riesce a tenersi la terra e a far scappare a gambe levate l’imbroglione; questo costituisce per lei la chiave di svolta perché il guano di pipistrello si rivelerà la sua fonte di ricchezza, e commerciandolo la vita di Dolores e famiglia prenderà una piega decisamente positiva.

Anni dopo, Regina è diventata una ragazza tanto bella quanto selvaggia e forte; non solo, ma è la gioia di suo padre, che l’adora e la porta con sé a cercare il corallo rosso. Sì perché la bella Regina sembra possedere un talento fuori dal comune, un dono quasi sovrannaturale, magico, inspiegabile: riesce a “sentire” la presenza del corallo nei fondali marini.

“Era quello il suo destino, l’unica cosa che sapeva fare, l’unica ragione per cui il mare l’aveva generata: trovare il corallo, strapparlo agli abissi e consegnarlo alla gloria del sole e alla vanità degli uomini.”

Quando si tuffa dalla Medusa, il peschereccio del padre, nulla la spaventa: lei e il mare sono un tutt’uno; Regina è come un animaletto libero, senza legami, che si muove tra le onde come se fossero il suo habitat naturale.
La sua vita scorre serena, all’insegna della libertà, amata dal padre (i fratellastri e la matrigna sono invidiosi dell’amore sviscerato di Fortunato per la ragazzina, che lui vizia come non ha fatto con nessuno in casa) e in armonia con la natura, sua amica fedele.

Ma c’è qualcuno che, nonostante la ruota stia da anni girando a suo favore, non ha mai dimenticato il grave torto subito: è Dolores, nel cui cuore cova un profondo odio per Fortunato e si augura con tutta l’anima che gli accada qualche disgrazia.

Come colpirlo dritto al cuore se non attraverso l’adorata figliola, quella Regina per cui lui stravede?

Ed è così che la donna architetta un piano e coinvolge il secondogenito, il suo preferito, Achille – un giovanotto sensibile e un lettore appassionato -, proprio colui che accettò, stupito, il dono innocente di quella bimba di quattro anni, alle Tre Palme, quasi dieci anni prima.

Cosa sta macchinando la rancorosa Dolores nei confronti di Fortunato, e come intende coinvolgere Achille e Regina?

Una cosa è certa: i suoi bellicosi propositi di vendetta potrebbero ritorcersi contro se stessa…, perché anche se suo figlio Achille desidera obbedire alla madre e aiutarla a vendicarsi del parente egoista, lui stesso si ritrova coinvolto in un vortice di sentimenti travolgenti che si impongono al suo giovane cuore e potrebbero cambiare il destino di tutti loro.

Ora come allora, quando gli occhi di Achille incrociano nuovamente quelli di Regina, ogni pregiudizio e ogni cattiva intenzione vengono meno: c’è in lei una tale forza, un’innocenza fanciullesca, una bellezza selvaggia e tenera al contempo, che lo ammaliano, lo lasciano senza parole.

Nonostante l’iniziale titubanza davanti a questo ragazzo solitario e ricciuto, anche Regina si sente attratta, e tra i due si instaura un legame che col passar del tempo diventerà sempre più forte, fino a sfociare in un amore impetuoso, puro e forte.
I due giovani si incontrano di nascosto per diverso tempo nella caletta di Esmerilla: cosa direbbe Dolores se sapesse che il figlio non ha più intenzione di aiutarla a vendicarsi di Fortunato “colpendo” Regina? E come reagirebbe l’uomo se sapesse che la sua Regina sta frequentando il figlio dell’odiatissima cugina arricchita?

“Avete la salute e i figli che vi onorano, e voi, invece di ringraziare Dio, continuate a meditare vendetta, a covare sentimenti neri, sporchi e infamanti. Non guardate la luce che avete intorno ma soltanto l’oscurità. Siete tale e quale alla vostra amata grotta: piena di ombre e cose morte!”

…dice Achille, quasi con disperazione e disprezzo, rivolto a sua madre.

Il loro amore nasce sotto una cattiva stella perché le due famiglie sono legate da un doppio filo fatto di acredine, rancori vecchi eppure duri a morire: la purezza di un sentimento libero come la natura incontaminata, potente come le onde del mare e prezioso e raro come il corallo, sarà in grado di vincere su anni di odio e ostilità?

Una cosa sanno con certezza i due giovani innamorati: che non possono fare a meno l’uno dell’altra.

“«Achille, ma tu chi sei?» «Non sono nessuno, se non sono con te» fu la risposta più sincera che riuscì a dare. In realtà non sapeva chi fosse o perché fosse venuto al mondo, tuttavia sentiva di riuscire a trovare un senso alla propria esistenza quando Regina gli era accanto”,
 perché lei ben presto diviene il suo tutto:
“…la luce del sole e l’abisso della tenebra; l’estasi dell’anima e la sofferenza della carne; il silenzio della notte e il clamore della festa più gioiosa.”.

Vanessa Roggeri, con la sua scrittura ricca di poesia e suggestione, trasporta il lettore negli Anni Venti/Trenta del secolo scorso, nell’amata isola che già ha fatto da sfondo alle precedenti ed emozionanti storie da lei narrate.

La trama di per sè è piuttosto semplice e 
il susseguirsi delle vicende non riserva grosse "sorprese" o elementi imprevedibili che inducano a pensare ad un intreccio particolarmente articolato; nonostante questa "semplicità" di base, non ho potuto fare a meno di apprezzare le contraddizioni presenti nei personaggi, che li rendono realistici: ho ammirato la fermezza di carattere e l’intraprendenza di Dolores, una donna sola disposta a diventare l’uomo di casa pur di portare avanti la baracca e salvare dalla fame i figlioli, ma ho storto il naso di fronte alla sua ostinatezza nel voler perpetrare la propria vendetta verso il detestato parente; e anche Fortunato è un personaggio contraddittorio: tanto tenero e apprensivo con l’amatissima figlia Regina quanto aggressivo e tirannico col resto della famiglia e sul lavoro.

Ma al centro vi è sicuramente la storia d’amore, innocente e spontanea, tra Achille e la giovanissima Regina: lui, un giovanotto amante della lettura, devoto alla propria genitrice… che però scopre, senza averlo cercato, cosa voglia dire amare, cosa significhi star male in assenza dell’oggetto del proprio amore, per il quale è disposto a tutto.

E poi c’è Regina, una ragazzina dal carattere indomito, testardo, impavido, che scoprirà di poter custodire dentro di sé una tale capacità di amare che il cuore sembrerà scoppiarle di felicità.
Un amore giovane e sincero che pretende di essere vissuto. Ma sarà così…, o forse l’odio si rivelerà una forza ben più trascinante?

Un romanzo che ci scorre tra le dita fluido e coinvolgente, grazie ad una narrazione attenta al contesto sociale e ambientale in cui la storia è inserita, sensibile nel sondare nell’animo dei personaggi, che pagina dopo pagina impariamo a conoscere come uomini e donne pieni di passione, che nel bene e nel male in ciò che fanno mettono tutto se stessi, compresi i sentimenti, che sia amore o animosità, tenerezza o asprezza.

Personalmente apprezzo molto l’autrice, Vanessa Roggeri, perché le sue storie non solo hanno per protagoniste donne che, per quanto giovani, manifestano una personalità forte, ma anche perchè vanno dritte al cuore grazie a un modo di scrivere affascinante, raffinato, intenso che permette al lettore di fare un salto nella bellissima Sardegna e di conoscerla un po' più da vicino (in particolare per chi, come me, purtroppo non c’è ancora mai stata di persona).

Il cuore selvatico del ginepro” resta, rispetto a questo terzo romanzo e a “Fiore di fulmine”, il mio preferito, e resterò sempre in entusiastica attesa dei nuovi romanzi della Roggero perchè mi piace il suo stile di scrittura e apprezzo molto la sua sensibilità come narratrice.

4 commenti:

  1. Sempre brava, la Roggeri, ma stavolta la prevedibilità della storia me l'ha fatta godere meno del solito. :-/

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  2. Si, ecco, forse questo è l'unico elemento meno positivo,effettivamente ;)

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  3. Sarà tra le mie prossime letture, anch'io amo i romanzi della Ruggeri. Ho alte aspettative per questo libro anche se la prevedibilità della storia è l'elemento comune di molte recensioni lette :)

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    1. a mio modesto parere è un bel romanzo, scritto bene,alla fine la "semplicità" della trama non compromette la qualità complessiva del libro, che comunque consiglio ;-)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz