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sabato 7 aprile 2018

Recensione: DREAMTIME di Michele Rampazzo



In un futuro neanche troppo lontano, la nostra Terra è in balia di inquinamento e cambiamenti climatici che rischiano di sfociare in una guerra tra Potenze mondiali, e sopravvivere assume i contorni di una vera e propria battaglia personale.



DREAMTIME
di Michele Rampazzo


Intrecci Edizioni
236 pp
15 euro
La nostra storia è ambientata a Shanghai, al tramonto del XXI secolo; il Governo cinese è chiamato a gestire difficili rapporti internazionali, e in special modo con Brasile e USA, che accusano la Cina di crimini contro l’umanità per via delle discutibili strategie adottate nella distribuzione e nel razionamento dell’acqua, che è diventata quanto mai un bene preziosissimo e caro (in ogni senso).
Per uscire fuori da questa situazione spiacevole, il Governo ha architettato un piano pericoloso che deve restar nascosto il più possibile se si vogliono ottenere dei risultati, pena un acuirsi della crisi internazionale e uno scoppio di una nuova guerra fredda, che sarebbe meglio evitare.
Tale piano, dal nome antico e suggestivo – Atlacoya -, viene accidentalmente scoperto da una giovane donna americana, Rebecca Wade, che lavora come interprete per il Ministro dell’Ambiente della Cina, Quen Jeh.

Rebecca non riesce a girare il viso dall’altra parte e dichiara apertamente al Ministro di aver capito che il Governo ha in mente un misterioso e losco progetto da attuare ai danni degli Stati Uniti per metterli in difficoltà (sempre in merito all’emergenza acqua); chiaramente in imbarazzo, Quen Jeh si trova costretto a correre ai ripari affinchè il segreto non trapeli; decide così di far rapire Rebecca.
Ma la donna non è stupida e riesce a “mettere in salvo” ciò che sa depositandolo presso la Dreamtime.

La Dreamtime è un’azienda nata in America che lavora in ambito cinematografico e lo fa con metodi decisamente particolari: realizza film utilizzando visioni, sogni e ricordi di persone disposte a vendere i propri contenuti mentali, che vengono analizzati dai cosiddetti tester, che si preoccupano di scartare eventuali idee scadenti.

Uno di questi tester della Dreamtime è Milo Stoppard, marito di Rebecca, ed è a lui che lei affida ciò che sa di Atlacoya; subito dopo viene rapita e da quel momento ha inizio una serie di fughe ed inseguimenti all’ultimo respiro che vedranno coinvolte diverse persone, ognuna con i propri scopi da portare a termine.

Dando a Milo i propri ricordi, Rebecca rende suo marito un bersaglio non solo del Governo Cinese (che teme che Atlacoya venga divulgata) ma anche della Weco, una Ong nata con l’obiettivo di difendere l’ambiente in modo pacifico ma che nel tempo ha assunto caratteri tipici di un’organizzazione criminale, disposta anche a far fuori chiunque le si metta contro.

La sera che Rebecca viene rapita dal proprio datore di lavoro, qualcun altro la stava cercando, inviato proprio dalla Weco: Brian Shadow, un sicario scaltro e spietato.

Ma Governo e Weco – ovviamente per ragioni opposte - cercano anche di acciuffare Milo, in quanto è colui che “possiede” i ricordi della moglie; l’uomo, dal canto suo, non soltanto deve salvarsi per sfuggire alle loro grinfie, ma ingegnarsi pure per ritrovare sua moglie, prima che le facciano davvero del male.

Ad aiutarlo sopraggiunge, senza che lui la conosca, una donna intelligente e sicura di sé, Fen Shang, che ha militato nella polizia segreta e, dopo essere stata espulsa con disonore, adesso lavora per la Dreamtime, ma con un ruolo diverso da quello di Milo.

La donna ha le sue ragioni per voler aiutare Milo a riabbracciare sua moglie e a non cadere nelle mani e della Weco e del Governo; in particolare, a motivarla nella sua personale battaglia contro il Governo è la sete di vendetta, che pian piano diventerà più che altro un desiderio di riscatto. Per il Ministro, infatti, lavora colui che fino a quattro anni prima è stato il suo diretto superiore, Heng Zhou, capo della Sicurezza, un uomo dedito al proprio lavoro, che svolge con molta serietà e impegno, quasi con fanatismo. Proprio la sua rigidità e il suo essere ligio ai propri doveri, hanno fatto sì che Zhou licenziasse Fen anni prima a causa di un errore grave da parte di lei, pur stimandola e ritenendola un valido elemento.

Fen vuole vendicarsi di Zhou, ed è disposta a dare una mano a Milo, preoccupato non solo per la propria vita, ma ancor di più per quella di sua moglie, che intanto viene a conoscenza di alcuni inquietanti particolari relativi a suo marito che la gettano nell’angoscia, facendola quasi dubitare di lui…

In un susseguirsi di inseguimenti forsennati lungo le strade caotiche di Shanghai e all’interno del suo labirintico mercato sommerso, Governo, Weco e Milo con Fen, si danno la caccia, e ciascuno cercherà ovviamente di spuntarla: il Governo vuole assicurarsi che Milo e Rebecca non svelino il segreto di Atlacoya, la Weco vuol mettere le mani sul file contenente le informazioni sul progetto così da screditare l’odiato Governo cinese; Milo vuol solo riavere la sua vita insieme all’amata moglie.

Chi la spunterà? Chi riuscirà ad ottenere ciò per cui è disposto a lottare e resistere fino all’ultimo residuo di energia?

Il thriller ambientale di Michele Rampazzo ha un ritmo serrato, concitato, contrassegnato da fughe e pedinamenti degne di un film d’azione adrenalinico, che ti lascia senza fiato; diversi colpi di scena rendono le vicende intriganti e riusciamo ad immaginare ogni scena e personaggio grazie ad una scrittura avvincente, a una storia articolata e originale molto ben strutturata.

“Forse guardando tutto questo crede ancora di vivere in un mondo di cui siamo padroni. Le dirò una cosa: il mondo è malato, e che le piaccia o no siamo lontani da una cura. Quello che state per fare, non servirà che a spingerci un altro po’ nel baratro in cui stiamo precipitando io, lei, tutti quanti. Non so se potrò impedirlo, ma sono sicura che non ne farò parte”…

…fa dire l’Autore a uno dei personaggi principali (Rebecca, rivolta al Ministro), ed è così: il mondo futuro immaginato tra queste pagine assiste a qualcosa che già si sta verificando, anche se in misura minore: il mondo ha problemi con la distribuzione delle risorse umane, nel nostro caso con l’acqua, il che implica non solo che c’è chi ne ha (e pure troppa) e chi non ne ha per niente, ma anche che la natura viene maltrattata; non solo, ma i Potenti trattano l’ambiente e le sue risorse come se fossero un giocattolo, di cui ognuno vuol essere possessore unico e privilegiato, cosa che inevitabilmente rovina i rapporti tra Nazioni, da sempre tesi, visto che ciascuna vuol fare i propri interessi, anche a scapito delle altre.
Nonostante la situazione non sia delle più rosee, è bello constatare come a muovere ad es. personaggi come Milo e Rebecca sia l'amore che provano l'uno per l'altra, oltre che il rispetto per la terra che li ospita.

Come dichiara l’Autore stesso nella dedica, questo libro nasce anche dalla passione per il cinema, che ravvisiamo nei riferimenti alla Dreamtime e per quanto mi riguarda, trovo che tutto il romanzo, per com’è scritto, si caratterizzi per una scrittura dal taglio cinematografico, che rende la lettura davvero coinvolgente.

Ho avuto modo di apprezzare già l’Autore in “La speranza dei vinti”, ma devo dire che questo secondo romanzo mi ha convinto ancora di più perché ho trovato uno stile ancora più maturo e convincente; un romanzo scritto molto bene, personaggi ben disegnati, una narrazione appassionante caratterizzata da diversi momenti di tensione, fino alla soluzione finale.

Un libro che non posso che consigliarvi e per il quale ringrazio Intrecci Edizioni che mi ha dato l'opportunità di leggerlo e partecipare al blogtour, ospitando la quarta tappa!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz