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lunedì 23 aprile 2018

Recensione: SENZA MUSICA di Claudio Baglioni



Con la sensibilità e l'ironia discreta che lo contraddistinguono, il cantautore romano Claudio Baglioni si racconta ai suoi lettori con una breve autobiografia in cui ripercorre alcune tappe significative della propria vita e della propria carriera nonchè riflessioni e interrogativi su alcune questioni fondamentali del nostro tempo.



SENZA MUSICA
di Claudio Baglioni



Ed. Bompiani
2005
"Non so se partire sia un po' morire, ma temo che si muoia di più se non si parte. La vita stessa è viaggio, e viaggiare è l'unica vera arma per forzare l'assedio del tempo".

In questo breve scritto, Baglioni ci parla di sè, e nonostante il titolo del libro sia "Senza musica", in realtà le sue parole contengono molta musicalità, scorrono leggere eppure arrivano in profondità.
Dalla sua nascita a Montesacro nel 1951 agli anni dell'infanzia, l'adolescenza e i primi timidi tentativi di costruirsi un suo spazio nel complesso mondo della musica; e poi ancora i primi album, i primi insuccessi, i momenti di scoraggiamento, quelli in cui ha trovato la forza e la voglia di non arrendersi, divenendo il cantautore prolifico che è, e che dopo cinquant'anni sa ancora incantare il pubblico con le sue canzoni, con la sua musica.
Interessante leggere le idee e gli scopi che si nascondono dietro ad ogni album, la fatica, le ore trascorse a lavorare notte e giorno, la paura di non essere all'altezza delle aspettative e, allo stesso tempo, la fiduciosa speranza che il suo lavoro verrà capito, apprezzato e amato.

Tra queste pagine emerge un Claudio che si mette a nudo, donando ai suoi lettori frammenti di sè, del suo cuore, e lo fa con onestà, alternando la leggerezza alla profondità, gli aneddoti privati simpatici alle riflessioni critiche sull'Uomo, su dove l'umanità stia andando, su temi importanti quali l'immigrazione, la fame e la povertà, i concetti di diversità ed uguaglianza, la pace e la guerra, insomma argomenti di natura sociale scottanti e quanto mai attuali, in cui l'Autore non pretende di dare risposte e soluzioni, ma pone domande che facciano riflettere, conapevole di  come ad es. la musica (e l'arte in generale) possa essere utile a unire, a superare le diversità, perchè tocca in modo diretto il cuore delle persone:

"...la musica è la dimostrazione del fatto che esistono linguaggi e categorie che non conoscono confini, barriere, muri e pregiudiziali.".

Un Baglioni che si abbandona a considerazioni e critiche tanto sul mondo musicale quanto su questioni sociali, dunque, rivelando la propria anima di sognatore, di uomo fragile consapevole dei propri limiti

"Bisogni e paure sono l'ombra dell'uomo; un'ombra che nessuno è in grado di staccare dalle sue spalle. (...) Credo (...) che siamo tutti vittime di un errore di prospettiva, e che, più che inseguire la chimera di un nuovo mondo,  dovremmo lavorare perchè l'unico che abbiamo possa essere un mondo nuovo".

"...a volte, più che di un mondo nuovo, c'è bisogno di occhi nuovi per guardare il mondo".

Non solo il Baglioni col sogno di diventare cantante, e poi l'artista di successo che scala le classifiche, che viaggia in Africa come in Inghilterra o in Sud America, ma anche l'uomo "procacciatore di sogni", il viaggiatore che combatte il tempo a tempo di musica, l'uomo della storia accanto che nelle proprie canzoni parla di sè ma anche di ogni singolo io, di ogni piccola storia che da senso al tempo, a questo contenitore vuoto di cui siamo noi uomini il carico e il contenuto più prezioso.

Ironico, arguto e appassionato, in queste note autobiografiche emerge il ritratto di un uomo che non si limita a guardare la Storia fare il proprio corso e scorrergli sotto gli occhi impotenti, ma che si fa delle domande, che negli anni ha maturato idee e concetti ben precisi su tematiche esistenziali, sociali, e ha provato a comunicarli e condividerli, trasferendo se stesso e i propri pensieri nella musica.

La penna di Claudio Baglioni è senz'altro scorrevole ma tutt'altro che banale, e forse potrebbe piacevolmente soprendere chi non è un suo fan ma lo apprezza come artista; probabilmente, però, è uno di quei testi che possono interessare soprattutto i "baglioniani",  per i quali l'intensità, la raffinatezza e la delicatezza del cantastorie dei giorni nostri non è di certo una scoperta, ma anzi... ce lo fa amare ancor di più!  ^_^

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz