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lunedì 18 giugno 2018

Recensione: LA NEVE ERA SPORCA di Georges Simenon (RC2018)



Un giovanotto insolente e cinico, preso dalla frenesia di mostrarsi uomo, si lascia andare con noncuranza ad una serie di azioni riprovevoli. C'è speranza di redenzione per uno come lui?



LA NEVE ERA SPORCA
di Georges Simenon

Adelphi Ed.
trad. M. Visetti
12 euro
2004
La nostra storia è ambientata in una località imprecisata del Nord Europa durante l’occupazione nazista.

Frank Friedmaier è un giovanotto senza arte nè parte, non studia e non lavora e trascorre le proprie giornate da Timo, un locale noto nel suo quartiere in cui si intrattiene per qualche bevuta con gli "amici".
Sua madre, Lotte, è una signora a suo modo ancora piacente che impiega la propria umile dimora come bordello; la casa, infatti, è costantemente abitata, oltre che da mamma e figlio, anche da alcune ragazze che "lavorano" per Lotte, concedendosi ai tanti clienti, alcuni dei quali sono persone "importanti".

Frank è un tipo scostante, insolente, solitario,  agisce con cinismo, sembra non provare alcuna emozione, alcun sentimento, se non il disprezzo: guarda tutti dall'alto in basso e tratta il prossimo con volontaria cattiveria, che sia la patetica madre (con cui non è mai gentile e per la quale non sembra provare il minimo affetto) o le ragazze che ciclicamente vivono con loro, con cui il ragazzo si diverte, come e quando vuole, consapevole che esse non si negherebbero mai al figlio della padrona.
La madre lo vezzeggia, lo coccola (in realtà, lo fa perchè ne ha paura: scorge, infatti, nel figlio, sguardi e atteggiamenti cattivi, che la intimidiscono) ma lui è più che altro infastidito da queste attenzioni.
C'è un solo pensiero fisso che pare animarlo e scuoterlo dalla freddezza e dalla noia che lo avvolgono: iniziarsi alla vita. 
E quale modo migliore c'è se non uccidere qualcuno senza ragione?

Stimolato dalle vanterie di un "conoscente" e frequentatore di Timo, un certo Kromer, che dice di aver ammazzato un uomo poco tempo prima, Frank si convince a far lo stesso, ed infatti si macchia di un primo assassinio (il vicino di casa, Holst, è l'unico testimone, e non a caso), quello di un uomo, un sottoufficiale, fatto fuori per gioco, per sfizio, per contrastare la noia e al contempo dimostrare a se stesso che riesce a togliere la vita a uno sconosciuto senza sbagliare, con impassibilità, e soprattutto senza provare nè rimorso nè pietà:

"Frank non ha pietà. Di nessuno, nemmeno di se stesso. E non chiede pietà, non ne accetta (...) perchè non debba un giorno aver la debolezza di provarne per se stesso".

Eppure, suo malgrado, c'è qualcuno che inspiegabilmente si innamora di lui: si tratta  di Sissy, la giovanissima figlia di Holst, un uomo umile che guida i tram e che vive per sua figlia, una giovinetta tranquilla che se ne sta sempre in casa; Frank si è accorto che lei nutre un certo interesse per lui e che sbircia dalla porta socchiusa quando lo vede passare.

Sissy è un'anima pura, innocente, che purtroppo si invaghisce di Frank, pur intuendone la personalità ambigua e potenzialmente pericolosa.

Anche lei, come la madre e un'ospite della casa (la timida Minna, anch'essa infatuata di Frank, pur ricevendone solo parole meschine o tutt'al più ostentata indifferenza), infatti, è intimorita in presenza di Frank, come se scorgesse in lui un che di malvagio, che prima o poi lo porterà a fare ciò che non deve e a mettersi nei guai.

E in effetti i problemi non tarderanno a farsi avanti, perchè Frank compie altri crimini, mettendosi "in società" con il furbo Kromer e a questi deciderà di "vendere" la povera ed inconsapevole Sissy.
Sapendo che ella è innamorata di lui, Frank la trae in inganno, facendole credere di voler passare la notte con lei, ma in realtà il vergognoso piano è un altro...

Ciò che accadrà quella notte cambierà un po' di cose; anche se Frank non lo ammette a se stesso, il pensiero dell'ingiusto torto fatto alla povera Sissy (colpevole solo di fidarsi di un farabutto come lui) lo tormenta, e anche se cerca di scacciarlo, non fa che chiedersi come stia la ragazza (che, dopo quella terribile sera, si è ammalata).

Intanto, i giorni passano e Frank si lascia andare a fare lo sbruffone, esibendo in giro una certa quantità di soldi e il possesso di una tessera che sembra garantirgli non pochi privilegi al cospetto dei soldati occupanti.
Sono giorni di freddo, di neve, una neve sudicia, una poltiglia accumulata agli angoli delle strade e che diviene una perfetta metafora della vita stessa del protagonista:

"Sempre neve sporca, tutta quella neve che pare marcita, con tracce nere e incrostazioni di detriti. La polvere bianca che ogni tanto si stacca dalla volta celeste, a piccole dosi, come il calcinaccio da un soffitto, non giunge a coprire quel sudiciume".

La neve, per il suo candore, è accostata alla purezza, ma non c'è nulla di puro in Frank, anzi è tutto sudicio, squallido, imbruttito dal cinismo; l'unica presenza pulita è Sissy: sarà in grado di salvarlo?

Frank verrà tratto in arresto e condotto in prigione (in un'ex-scuola), e dopo una ventina di giorni scoprirà la vera ragione della sua detenzione; del resto, di motivi per arrestarlo ce ne sarebbero, ma sorprendentemente viene accusato di un realto di cui lui, guarda caso, non è neppure consapevole...

Che ne sarà di Frank? Come Raskòl'nikov in "Delitto e castigo", anch'egli avrà modo di riflettere sulle proprie azioni e, spinto dalla purezza di un sentimento immeritato da parte di una dolce fanciulla, confessare i delitti e pentirsene?

Comincio subito col dire l'unica cosa un po' negativa che all'inizio mi ha reso poco scorrevole la lettura: la traduzione....
Ahimè, il linguaggio è un po' vecchiotto (1952) e ok, ci si abitua e non è un dramma; però ho trovato anche qualche imprecisione nell'uso dei verbi (soprattutto nell'uso del congiuntivo).
Ecco, a parte questo, per il resto il libro mi è piaciuto, e vi dico in cosa.

Trovo che Simenon sia stato bravissimo nel collocare la storia in un contesto volutamente triste, grigio, privo di colore, reso ancora più tetro dal gelo di giorni di neve.
Non solo, ma sono anche giorni (nel senso di periodi) difficili, in cui la città (che, come dicevo, non ci vien detto qual è) è occupata da soldati (tedeschi? In effetti, non viene detto esplicitamente), quindi l'atmosfera che si respira non è proprio gioiosa...

Ma il lavoro più grosso l'ha fatto con il protagonista, di cui mette in luce la psicologia, solo apparentemente semplice; avrete notato che mi è stato alquanto facile etichettarlo con aggettivi negativi: insolente, impassibile, cinico, cattivo, freddo, senza pietà, anaffettivo, sprezzante.
E Frank è tutto questo, è innegabile, a dircelo sono le sue stesse azioni, le sue espressioni facciali, i suoi ghigni duri (ma è capace di sorridere 'sto ragazzo? Ha mai sorriso in 19 anni di vita?) e gli occhi stretti come due fessure da cui non passa alcuna luce, alcuna bontà.

Frank è soltanto un ragazzo ma, ad essere sincera, per come si comporta sembra avere anche più di venti anni, come se sulle sue giovani e magri spalle ci fossero fardelli maturati nel corso di una vita intera e tutta la sua insensibilità fosse frutto di chissà quali e quante brutte esperienze; vero è che crescere senza padre e con una figura materna di discutibile moralità, che l'ha messo in collegio quand'era un ragazzino, ha sicuramente influito a renderlo ciò che è...

Eppure c'è in lui un fondo di solitudine e di tristezza che insospettabilmente riesce a creare piccole crepe circa il mio parere negativo su di lui:

"Forse era vero: non era triste, ma non provava nemmeno il bisogno di ridere e scherzare. Restava sempre impassibile, ed era questa la cosa che sconcertava".

Egli stesso, al pari del lettore, è stupito di non provare nulla, nè gioia nè dolore, nè amore nè un vero e proprio odio: indifferenza, al massimo arroganza e repulsione, anche verso se stesso.
Frank è un uomo incredibilmente solo, sull'orlo di un precipizio di disperazione che è pronto ad inghiottirlo; non ha alcun vero contatto umano eppure in lui c'è il desiderio mai espresso (e di cui lui prende coscienza durante la detenzione) di una vita tranquilla: a ricordarglielo è la semplice visione di una donna affacciata alla finestra, intenta a svolgere normali faccende domestiche, che ha il privilegio di vivere una quotidianità rassicurante, fatta di gesti semplici, odori buoni, voci note e amate..., tutte cose a lui estranee.

Forse per lui non c'è posto per tutto questo, per il perdono, per degli affetti veri..., per Sissy?

Simenon manda il suo Frank incontro al finale in modo convinto e onesto senza privarci di un briciolo di necessaria bellezza, di innocenza, di amore, che forse non muta l'ineluttabile direzione dello scorrere degli eventi, ma dona un'imprevista leggerezza e libertà ad un cuore appesantito da troppe colpe.

"La neve era sporca" è il mio battesimo con Simenon; ammetto che il libro inizialmente non mi stava prendendo molto, un po' per via della motivazione già espressa (circa la traduzione) e un po' per via del protagonista amorale e del contesto poco gradevole; proseguendo nella lettura, l'ho rivalutato, in particolare in virtù dell'abilità narrativa dell'Autore e della sua capacità di farci entrare nella mente di Frank.

Vorrei leggere altro di questo scrittore; accetto con piacere eventuali suggerimenti! ^_-



obiettivo n. 19.
Un libro in cui la neve sia protagonista
o comunque un elemento importante.

4 commenti:

  1. Ciao Angela, non ho mai letto nulla di Simenon: la storia che hai recensito sembra affascinante, ma mi scoraggia le tue note sullo stile...

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    1. Ciao cara.
      Questo per me è stato il primo approccio con l'autore e devo dire che non si può non riconoscerne la bravura.
      Non so, quello dello stile è un particolare che in effetti non mi è piaciuto molto, ma è anche vero che non ha pregiudicato il giudizio complessivo sul libro.

      Comunque Simenon ha scritto tantissimo, abbiamo l imbarazzo della scelta fortunatamente ;-)

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  2. Ciao Angela,ho letto con interesse la tua precisa e profonda recensione. Sei stata davvero brava nel cogliere i punti salienti del romanzo trasmettendo emozioni e sensazioni. Io conosco Simenon come autore di romanzi gialli. Dalla sua penna è nato il celebre personaggio del commissario Maigret. Ho letto alcuni suoi "gialli" e mi piace la sua narrazione che non segue solo lo schema dell'inchiesta ma riesce anche a realizzare attenti ritratti psicologici evocando le atmosfere della provincia francese. Un saluto :)

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    1. Ciao Aquila ;)
      Eh infatti vorrei iniziare a,leggere qualcosa con protagonista maigret,farò un giro in web.
      È un autore che merita di essere conosciuto e apprezzato :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz