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giovedì 2 agosto 2018

Recensione: IL TALENTO DI MR. RIPLEY di Patricia Highsmith



Cinico, agghiacciante, beffardo e inquietante...: Tom Tipley è uno dei personaggi letterari più particolari che abbia mai incontrato e che, nonostante le malefatte, non sono riuscita a detestare in toto ma anzi, ne sono rimasta affascinata.



IL TALENTO DI MR. RIPLEY
di Patricia Highsmith



Ed. Bompiani
304 pp
Siamo negli anni '50 e il 25enne Tom Ripley è un giovanotto che vive a New York.
E' un tipo solitario, dai modi gentili, dalle risorse economiche decisamente modeste, ha pochi amici, è riservato e... con un certo "talento" per le piccole truffe.

Un giorno, con sua grande sorpresa, viene avvicinato da un signore benestante, che scopre essere un ricco industriale nautico: il signor Greenleaf, tra sorrisi imbarazzati e speranzosi insieme, lo riconosce quale amico del proprio figlio, Dickie, e gli chiede di fargli un immenso favore.
Poichè il caro Dickie manca da New York da tempo e si è trasferito in Italia (vicino Napoli), disinteressandosi e dei genitori e degli affari di famiglia per inseguire il sogno di una vita dorata e senza pensieri e responsabilità, il signor Greenleaf chiede al buon Tom di raggiungere l'amico e di... convincerlo a tornare negli USA.
Chiaramente, lui stesso gli pagherà le spese di viaggio e la (temporanea, si presume) permanenza in Italia per tutto il tempo
che ci vorrà per persuadere Dickie a tornare a casa.

Per quanto inizialmente Tom sia stupito dalla inusitata richiesta - soprattutto in quanto conscio di non essere un amico intimo di Dickie Greenleaf e di non avere alcun potere persuasivo nei suoi confronti... -, la vede come l'occasione giusta non solo per fare un viaggio in Europa ma ancor più per assaporare l'ebbrezza di un tipo di esistenza agiata e di amicizie decisamente più altolocate di quelle che finora gli hanno fatto compagnia.

Parte, quindi, per recarsi a Mongibello (località fittizia), in Campania, carico di belle speranze, seppur con qualche perplessità, visto che molto probabilmente Dickie neppure si ricorderà di lui...
Arrivato a Mongibello, ritrova l'amico, che se la sta spassando: eternamente in vacanza, passa le giornate a dipingere i suoi (orrendi) quadri (è convinto di avere una vena artistica) e fare tuffi in mare, tra pranzi e cene con gli amici, che sia a casa (con la domestica straniera che cucina per lui) o fuori, il tutto sempre in compagnia di un'amica - americana anche lei -, Marge Sherwood, una ragazza formosa (troppo, per i gusti di Ripley) e palesemente innamorata del bellissimo e affascinante Dickie, che però sembra non filarsela, da quel punto di vista.

La vita del giovane Greenleaf incarna tutto ciò che si possa desiderare, agli occhi di uno spiantato frustrato e infelice come Tom; Dickie è un tipo carismatico, vive alla giornata, fa quel che vuole, non ha preoccupazioni e pensieri per la testa, spende a spande senza alcuna remore...
Sarebbe bello essere come lui, o quanto meno essergli davvero amico, condividere il sole, il mare, i viaggi, i vestiti alla moda, gli anelli d'oro e i quattrini...!

Certo, Tom è tutto fuorchè stupido e si rende conto di due ostacoli immediati e non di poco conto: la diffidenza di Dickie e quella di Marge.
Infatti, a primo impatto, Dickie non sembra affatto felice di averlo tra i piedi, forse perchè - pensa Tom - detesta che il padre abbia mandato qualcuno fin lì a fargli la paternale per convincerlo a tornare a casa, quindi inizialmente il giovanotto è freddo e distaccato, benchè cortese, verso "l'amico americano" (che a malapena rammenta di aver incontrato e in che occasione).
E poi c'è Marge... La ragazzona non è la fidanzata di Greenleaf, quindi ha poco da fare la gelosa, eppure lo è; dal primo momento guarda Tom con sospetto, è gelosa del tempo che Dickie trascorre con lui e di eventuali cose che progettano da fare insieme.
Un giorno Tom viene sorpreso da Dickie mentre è nella camera di questi a provare i suoi abiti; insospettito e infastidito, Dickie confessa a Tom che Marge crede che egli sia omosessuale e che abbia delle "mire" su Dickie stesso, in questo senso.
Tom, confuso e intimidito, chiarisce di non essere gay ma da quel momento capisce che se vuole continuare a godere della bella vita in compagnia di Dickie, deve allontanarlo dalla presenza morbosa di Marge.
I due ragazzi partono, allora, per una vacanza a Sanremo... e da lì il desiderio folle di Tom Ripley di poter vivere l'esistenza felice e spensierata di Dickie, prende sempre più forma.
Mentre sono in giro per mare su una barca, Tom ammazza l'amico, affonda il corpo e la barca (sporca di sangue) tra le acque e... comincia così il suo spietato e furbo "gioco" di nascondere l'omicidio, fingendosi ora Dickie ora tornando nei panni di Tom...

Dal primo omicidio in poi, Tom è costretto a tirar fuori tutto il proprio ingegno e le proprie capacità immaginative per incastrare le due identità, così da essere all'occorrenza se stesso e il povero Dickie, che chiaramente lui desidera far credere che sia vivo.

Finalmente è giunta l'occasione da sempre agognata: essere il bel Dickie! Vestire i suoi pantaloni, le sue camicie, le sue cravatte, mangiare nei più bei ristoranti, pagare fior di quattrini per le migliori camere negli alberghi, viaggiare in lungo e in largo, in Italia e, chissà, magari anche in altri posti dell'Europa!

Tom è un ragazzo davvero strano, la cui freddezza nell'organizzare le sovrapposizioni di identità e nell'eseguire gli omicidi (farà fuori, infatti, anche una persona per lui pericolosa, che potrebbe rivelare lo sporco gioco che sta facendo e il fatto che Dickie in realtà non sia affatto vivo), nel camuffarli, la destrezza (e l'ottima memoria!) con cui risponde alle domande di amici, parenti e conoscenti di Dickie, e a quelle della polizia italiana, hanno destato in me inevitabilmente sentimenti negativi, di repulsione verso questo soggetto cinico e privo di rimorsi di coscienza.
Allo stesso tempo, però, non ho potuto fare a meno di essere affascinata dalla sua capacità di gestire ogni aspetto della propria nuova vita con una lucidità sorprendente, con una determinazione, a modo suo, invidiabile e frutto di una certa intelligenza e scaltrezza (per quanto usate per fini ignobili).

Tom monta su uno spettacolo grottesco e in fin dei conti surreale, un enorme gioco di cui lui è il principale attore, lo sceneggiatore, il regista; deve destreggiarsi per non far scoprire le proprie azioni malvagie, si inventa un sacco bugie il cui racconto egli prova e riprova per perfezionarlo, tanto da arrivare quasi a convincersi che è tutto vero; lo vediamo preoccuparsi per ogni minimo sospetto su di lui, impaurito all'idea di non riuscire a dare la risposta più persuasiva che possa allontanare ogni dubbio attorno alla sua persona, lo vediamo innervosirsi in modo spaventoso quando qualcuno (ad es. Marge, che egli odia con tutto se stesso) non lo lascia in pace e sembra toccare dei punti oscuri della sua messinscena che, se scoperti, potrebbero chiaramente farla crollare.

Tom è risoluto: non vuole rinunciare alla libertà e alla bella vita che, grazie a Dickie, alla sua identità, ai suoi soldi, si sta godendo, e per mantenerla ed evitare di finire in manette, è pronto a tutto.

E' un thriller che punta tutto sulla personalità "lucidamente folle" di questo giovanissimo protagonista, che a modo suo cresce nel corso del romanzo, e da timido e un po' imbranato acquisisce gradualmente maggiore sicurezza in se stesso e in ciò che è capace di architettare; l'Autrice è bravissima a trasmettere al lettore le emozioni contrastanti di Tom: la sua rabbia cieca, le paure, i mille dubbi che non lo lasciano riposare, l'ansia di fare le valigie perchè restare in un posto potrebbe essere rischioso, la meticolosità nel pensare alle tante menzogne da raccontare, a voce o per lettera, l'abilità nell'immaginare a come Dickie risponderebbe, come si muoverebbe, che toni userebbe..., e la certezza che, nel peggiore dei casi, può sempre ritornare ad essere il buon Tom, scostante e di poche parole, poco mondano ma gentile nell'accettare gli inviti a party e aperitivi.

Un assassino senza scrupoli i cui contorti percorsi mentali ci vengono svelati con chiarezza e naturalezza, coinvolgendo il lettore in un'avventura terribile e trascinante, in cui per me è stato impossibile non chiedermi: ma qualcuno scoprirà mai la verità su Tom, fermando la sua vita di menzogne? C'è una giustizia che alla fine trionferà sulla malvagità?

Nonostante non sia un angioletto - tutt'altro, c'è molto di diabolico in lui! -, in alcuni momenti ho avvertito tristezza per Mr. Ripley, perchè in definitiva egli è un uomo solo e continuerà ad esserlo dopo essersi trasformato in un assassino, condizione che lo costringe a fuggire e a mentire per non essere scoperto; e se da una parte Tom soffre per questo senso di estraneità verso gli altri uomini e per il suo bisogno d'amore insoddisfatto, dall'altra la solitudine egli la cerca perchè gli offre l'illusione di essere libero.

"Era solo, e il gioco che stava facendo era un gioco solitario.".

"Era solitario ma non si sentiva solo. Era (...) la sensazione di trovarsi su una ribalta con tutto il mondo che lo guardava, la sensazione di dover stare costantemente sul chi vive, di essere messo alla prova ogni minuto, perché il minimo errore gli sarebbe stato fatale. Ma era assolutamente certo che non avrebbe fatto errori. Questa certezza dava alla sua esistenza una indefinibile, deliziosa atmosfera rarefatta di purezza simile a quella, riteneva Tom, che deve provare un attore quando sale in scena, conscio di saper recitare una parte meglio di chiunque altro. Era se stesso eppure non era se stesso. Si sentiva libero e senza macchia, per quanto controllasse ogni minima azione."


Tom Ripley vuol essere ricco, libero, viaggiare dove vuole, in compagnia di se stesso: qual è il prezzo da pagare per questa libertà, per questo tipo di vita? Stare sempre coi sensi in all'erta, col timore che da un momento all'altro arrivi qualcuno ad arrestarlo?

Un thriller psicologico nel complesso godibile e interessante, forse in alcuni tratti un tantino descrittivo ma in linea di massima mantiene un buon ritmo e sa trasportare il lettore all'interno dei vorticosi processi mentali di un protagonista a suo modo irresistibile e magnetico (proprio perchè insulso in se stesso eppure geniale maestro dell'inganno), rendendolo testimone silenzioso e impotente di una catena di eventi drammatici e ineluttabili.



N.B.: in questo romanzo (pubblicato nel 1955), l'autrice introduce per la prima volta la figura di Tom Ripley, che torna protagonista in altri romanzi di Patricia Highsmith: Il sepolto vivo, L’amico americano, Il ragazzo di Tom Ripley e Ripley sott'acqua

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz