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sabato 18 agosto 2018

Recensione: LADY MAFIA di Pietro Favorito



Dalle pagine di un fumetto dedicato a lei, la killer feroce e bellissima, Veronica De Donato, diventa la protagonista di un romanzo che mescola sapientemente le atmosfere torbide del noir con quelle vivaci e sordide del pulp/hardboiled, in cui il crimine e la violenza efferata sono al centro di tutto.


LADY MAFIA
di Pietro Favorito


CuoreNoir ed.
476 pp
2018
"Veronica non era molto alta. E al cospetto dell’Americano sembrava ancora più piccola. Ma era un cuore impavido e non aveva paura di nulla. E questo la faceva apparire all’altezza del boss, sotto tutti i punti di vista. Gli occhi, poi, rivelavano la natura temeraria della sua anima. Non era difficile capire che si trattava di una persona pronta a tutto."


Protagonista e antieroina indiscussa di questo romanzo è una ventitreenne di origini foggiane tornata nella città natale dopo dieci anni d'assenza: Veronica De Donato, una spietata killer che appartiene all'universo mafioso e che, con la "scusa" di consolidare l'alleanza tra il clan camorristico d'appartenenza (quello del Pacchiano, vale a dire Stefano Conegliano, un boss del Veneto di cui Veronica è la pupilla) e alcune importanti criminali famiglie di Foggia, risalenti alla Santissima Trinità, miete propositi di vendetta verso un gruppo specifico di persone.

Prima di diventare l'Angelo della Morte, la ragazza era la figlia del boss più potente della mafia foggiana., Angelo de Donato; quando l'uomo, nel pieno della propria attività criminale, viene arrestato, affida il governo di tutto alla moglie Francesca, una donna in gamba che si sostituisce al marito e ne fa le veci in tutto per tutto, meritandosi l'appellativo di "Lady Mafia".
Ma il mondo della mafia è fatto soprattutto di uomini che decidono, danno ordini..., e "alle famiglie" non sta affatto bene l'idea di dover obbedire ad una donna, così decidono di far fuori la famiglia di Angelo e di farlo in modo esemplare, con una "spedizione punitiva" memorabile che deve impressionare, far tremare e, più di tutto, servire da monito: che nessuno in futuro si metta in testa di poter fare di testa sua, violando ogni gerarchia e ogni regola all'interno delle "famiglie"!

Ed è così che, un giorno di dieci anni prima, Francesca è in casa con i suoi tre figli: i tredicenni gemelli Andrea e Veronica, e il piccolo Giacomo, di un paio d'anni.
Veronica ha un fidanzatino (Giuseppe) ed è in camera con lui quando accade la tragedia: quattro sconosciuti entrano in casa e fanno vivere, per ore, un supplizio ai famigliari di De Donato che resterà impresso nella memoria di tutti, proprio come i boss desideravano.
Cosa accade in quelle ore tremende ci viene detto a sprazzi dalla stessa Veronica, nel corso di diversi dolorosissimi flashback, attraverso i quali il lettore viene trasportato con violenza e crudo realismo nell'incubo straziante che vissero i De Donato in casa propria, in balìa di quattro criminali folli e crudeli (mandati da un boss di cui per ora non conosce l'identità e che si fa chiamare il Dottore).
In quel maledetto pomeriggio, che cambiò la vita di Veronica e della sua famiglia in modo irreversibile, tutti i De Donato (eccetto il bambino piccolo, che verrà rapito e nascosto) vengono sottoposti alle peggiori violenze, a ripetuti soprusi, fino all'omicidio brutale di Francesca.
In seguito, anche Angelo verrà ammazzato in carcere e i due gemelli, lasciati vivere dai sicari, verranno affidati ad una famiglia di Treviso; purtroppo, anche nella nuova casa, Andrea e Veronica faranno esperienza della cattiveria e di quanto possa essere lurido il cuore dell'uomo, vivendo anche qui esperienze traumatiche, che separeranno in modo drammatico e definitivo Veronica dall'amato fratello.
L'atroce incubo vissuto con i famigliari e la successiva traumatica esperienza segnano inesorabilmente il cuore della ragazza, devastandolo, indurendolo, rendendolo di ghiaccio e determinando pesantemente ciò che lei diventerà.

Una parte di lei vorrebbe poter dimenticare le sevizie orrende che subirono lei, Andrea e la povera mamma, ma non le è possibile: il dolore è lancinante, con gli anni è aumentato, l'ha completamente invasa in ogni fibra del suo corpo e tutto ciò che lei è oggi è frutto delle inenarrabili violenze subite ad opera di quei quattro delinquenti; e poi Veronica non vuol dimenticare: tenere la fiamma del ricordo viva significa alimentare la rabbia, il rancore, il desiderio di vendetta per poterlo, nei modi e nei tempi giusti, attuare e placare (o illudersi di placare?) il fuoco che la divora e la fa soffrire.

Adesso che è una giovane donna rispettata, temuta, la killer del Brenta, spietato sicario del nordest italiano capace di guidare gli uomini del Pacchiano nella terza guerra di mafia, Veronica si sente in grado di mettere in atto i propri diabolici piani per rintracciare i quattro maledetti che dieci anni prima hanno stravolto la sua vita e restituire loro tutto il male di cui è stata vittima e che ha imparato a praticare, sperando infine di riabbracciare il fratellino Giacomo.

Seguiamo quindi la scalata dell'Angelo della Morte all'interno della Santissima Trinità, l'incontro con il potente boss Frank Calabrese (l'Americano) e il suo clan, in cui ritrova Lorenzo Manara, l'amico fraterno di suo padre Angelo, con cui si instaura un rapporto di collaborazione e fiducia.
Accanto alla donna, inoltre, c'è il suo fidato amico e collaboratore, il barese Nicola Giaccherini, segretamente innamorato di Veronica ma consapevole di non avere speranza.

La figura della protagonista è ritratta alla perfezione e di lei ci vengono raccontati i travagli dell'anima, un'anima che un tempo è stata innocente e pura, felice e fiduciosa verso il futuro, che sognava di vivere il grande amore col fidanzatino Giuseppe...., ma che purtroppo qualcuno ha voluto trascinare in un incubo, in un buco nero e marcio dal quale Veronica non è più uscita fuori, non totalmente almeno.
Nella sua vita non c'è posto per i sentimenti, per l'affetto, l'amore, una vita serena: lei si sente marcia e sporca fino al midollo e, anche se non è completamente insensibile a questo - anzi, non di rado rimpiange ciò che è stata e avrebbe desiderato non diventare il mostro, il "demonio" in cui si è trasformata -, si rende conto che una volta entrata mani e piedi nell'universo della mafia di Foggia - potente, subdola, invisibile e misteriosa, al pari di un’entità sovrannaturale, che sa come essere invasiva e pervasiva ai limiti dell’onnipresenza, insinuandosi ovunque, dal mercato edilizio a quello dello smaltimento dei rifiuti tossici, dal mercato dei clandestini e delle prostitute a quello dei giochi e delle scommesse..., intessendo losche trame ovunque, con la garanzia che la mafia del foggiano non conosce la parola "pentito" (anche se i tempi cambiano, pure per i mafiosi...) - non è possibile uscirne, se non in una cassa di noce (sempre che ci sia un corpo da seppellire).

Veronica si fa subito strada tra le famiglie del capoluogo dauno, che intuiscono come quella ragazza tanto bella e sensuale quanto fredda e impassibile,  sia "tosta" davvero e non debba invidiare nessun uomo all'interno dei clan, anzi...: è capace di compiere cruenti delitti a sangue freddo, di ricattare e minacciare piccoli imprenditori o irreprensibili magistrati per spingerli ad accettare le proprie condizioni e a collaborare con lei per gli illegali scopi della "Nuova Società", pena la morte, proprie e degli ignari familiari

"Lady Mafia" è dunque la storia di una donna boss al servizio della “Società” foggiana, sexy e pericolosa, capace di sedurre il commissario di polizia più odiato dai delinquenti, di far innamorare di sè il figlio dell'Americano, il bel Pierluigi Calabrese, chiamato il Gigolò, l'unico uomo che potrebbe far battere quel cuore reso di pietra dal marciume in cui è stata costretta a immergersi.
Ma Veronica, per quanto giovanissima, è disillusa: davvero c'è posto per l'Amore puro nella sua esistenza fatta di morte? Le persone che ama sembrano destinate a fare tutte una brutta fine: c'è un termine a questa sorta di maledizione che finora ha fatto di lei una donna sola e arida?

Riuscirà questa giovane donna a vincere lo scetticismo di un ambiente selvaggio e maschilista? Ma soprattutto, riuscirà Veronica a mettersi sulle tracce del branco di malviventi che dieci anni prima fece irruzione in casa sua per stuprarla e sterminare la sua famiglia? Saprà arrivare fino al Dottore, il misterioso mandante della strage? Ritroverà Giacomo?
Come è tipico del genere, "Lady Mafia" è ambientato in uno sfondo metropolitano cupo, per lo più notturno, tra night-club e prostituzione, droga e gioco d'azzardo, in cui le dure vicende criminali sono descritte con truce realismo, il linguaggio è consono al mondo criminale - franco, crudo e vibrante, infarcito di parolacce -, i personaggi sono gretti, spietati, volgari, danno il peggio di loro stessi; in queste pagine si respira violenza e quelle poche persone perbene che compaiono non possono che soccombere e chinare la testa (ammesso che gliela lascino sulle spalle...) davanti alle angherie di chi sa come minacciarli e farli cedere.

E' un romanzo corposo ma snello nel ritmo, sempre incalzante, trascinante; una volta iniziata, la lettura mi ha travolta e, come può accadere con protagonisti negativi, che fanno scelte di vita non condivisibili e anzi deprecabili, inevitabilmente ho provato pensieri e sentimenti ambivalenti verso Veronica: da una parte, disgusto per il male di cui si macchia e che è capace di commettere con freddezza glaciale, senza provare rimorso più di tanto; dall'altra, una sorta di pietà perchè la sua innocenza è stata spezzata e sporcata crudelmente e questo ha dato alla sua vita un corso che lei non ha saputo (voluto?) cambiare, ma che ha seguito, come spinta da una forza ineluttabile.
Benchè stiamo parlando di un'assassina, Veronica colpisce il lettore per la sua determinazione, la sua forza di carattere, l'intelligenza, la padronanza di sè, e quasi mette i brividi il pensiero di poter incrociare, nella propria vita, un soggetto del genere, sanguinario e "animalesco", selvaggio.

Se è vero che questo è un romanzo e va presso come tale, è pur vero che... fa tristezza pensare che il sostrato socio-culturale presentato tra queste pagine sia, ahimè, fin troppo reale... (e lo è tanto più per chi vive in questa provincia, come la sottoscritta).

"La mafia foggiana è un’organizzazione che non occupa le copertine, ma che ha una storia lunga più di 35 anni, tra pizzi, autobombe, armi, incendi e stragi. E con un drammatico record: un attentato mafioso ogni 16 ore." (Antonio Massari, Il Fatto Quotidiano)

"È una mafia poco conosciuta, la “Società” di Foggia, ma può bastare un dato per descrivere la sua forza: la totale assenza di collaboratori di giustizia. Praticamente un record, nel panorama italiano. Di “pentiti”, nella Società foggiana, non se ne conta neanche uno." (Il Fatto quotidiano) 

"Al momento la “Società” foggiana è l’unica industria che procura lavoro ai giovani." (Vice News) 


A me è piaciuto, scorre velocemente nonostante non sia breve, e questo sia per lo stile molto fluido di Pietro Favorito, che è molto bravo e preciso nel narrarci questa realtà in fondo poco conosciuta ma assolutamente vera, sia per il tipo di vicende raccontate che si susseguono inesorabili - come lo sono i personaggi coinvolti -, scattanti come le scene di un film d'azione, di gangster, in cui non c'è posto per sentimentalismi e pietà ma solo per vendette, tradimenti, e tutto si risolve a colpi di pistola e... sangue, molto sangue.
Consigliato agli amanti del genere! Ringrazio CuoreNoir Edizioni per la copia in digitale.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz