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domenica 9 settembre 2018

Recensione: LA SCONOSCIUTA di Mary Kubica



Una storia di drammi personali irrisolti (solo apparentemente sepolti sotto coltri di gesti abitudinari e una vita felice e realizzata) e di violenze fisiche e psicologiche che nessuna persona (tanto meno un minore) dovrebbe essere costretto a subire.


LA SCONOSCIUTA
di Mary Kubica




Harlequin Mondadori
375 pp
Heidi è una donna che vive a Chicago, felicemente sposata con Chris (che lavora nell'ambito finanziario) e mamma della 12enne Zoe, una ragazzina che le sta dando qualche grattacapo ostentando insofferenza verso tutto e tutti, mamma in primis; ma si sa, colpa dell'adolescenza!
Heidi è una donna buona, dal cuore d'oro e lavora in un'organizzazione no-profit che si occupa di aiutare i poveri, principalmente immigrati, e di combattere l'analfabetismo; in un giorno di pioggia, tornando da lavoro, la sua attenzione viene catturata da una ragazzina ferma su un binario alla stazione e con in braccio un neonato; dimostra meno di 18 anni, ha l'aria spaurita, è magra, sciupata, ed Heidi prova un immediato moto di pietà per lei, e anche quando la perde di vista e torna a casa, non riesce a togliersela dalla testa e continua a chiedersi chi sia, perchè si trovi per strada sotto una pioggia torrenziale e con una piccola di pochi mesi tra le braccia.
Forse è un'adolescente scappata di casa? E' straniera? Quella piccola è sua figlia, probabilmente: perchè sono sole per strada come due gattini randagi? Perchè nessuno si prende cura di loro?

Tante domande cominciano a tormentare Heidi Wood, che, testarda com'è, non si dà pace fino a quando non riesce a stabilire un contatto con la vagabonda e a farle presente che lei è disposta a darle una mano...

La ragazza, dopo un'iniziale reticenza, apre uno spiraglio verso quella strana donna che insiste per aiutarla, e le dice di chiamarsi Willow Greer; la bimba si chiama Ruby e, benchè la  ragazza non lo dichiari esplicitamente, Heidi immagina sia sua figlia.

L'attitudine a farsi carico dei problemi del mondo e di combattere l'ingiustizia e l'indigenza, porta Heidi a prendere una decisione istintiva: dare ospitalità a Willow e Ruby; per pochi giorni, magari, giusto il tempo di capire in che modo indirizzare la ragazza, sempre che questa accetti il suo aiuto.

Ma a casa Wood, sia Chris che Zoe si dimostrano poco d'accordo con l'idea di Heidi: come le viene in mente di ospitare questa sconosciuta in casa loro? E se fosse una criminale? Una ladra? E' da scellerati tenersi in casa una di cui non si sa nulla, considerato che, a parte il nome, Willow non racconta nulla di sè, ed è difficile immaginare come mai vivesse per strada come una barbona.

Quello che purtroppo nessuno ha messo in conto è che l'incontro con questa estranea e, ancor di più, l'ingresso della piccola e dolce Ruby nelle loro esistenze, romperà gli equilibri della famiglia Wood.
Chris è sconvolto al pensiero che la sua caritatevole moglie vada in giro a raccattare vagabondi e a portarseli in casa come se si trattasse di gatti abbandonati: lui è molto sospettoso nei confronti della taciturna ospite e non si fida dei suoi silenzi, dei suoi sguardi fissi e spesso taglienti, di ghiaccio... Cosa nasconde? Chi è in realtà? Sta scappando da qualcosa o qualcuno? E se sì, perchè? 

Anche la piccola Zoe è infastidita; già ultimamente è insofferente verso la sua mamma invadente e rompiscatole, poi questa la costringe a condividere casa e abiti con una puzzolente barbona presa dalle strade... Il rapporto tra madre e figlia non può che incrinarsi ancora di più, soprattutto dal momento in cui in Heidi scatta un meccanismo inconscio che la induce ad affezionarsi alla piccola Ruby oltre il normale...

L'autrice utilizza il punto di vista dei tre personaggi principali per farci avanzare nella conoscenza dei fatti del presente nonchè di quelli antecedenti; abbiamo la prospettiva razionale e scettica di Chris, combattuto tra l'amore rassicurante e solido per la premurosa moglie e l'attrazione provata per la sensuale e procace collega di lavoro (con cui si trova spesso in trasferte lavorative, ritrovandosi quindi "esposto a tentazione").

C'è il racconto di Heidi, di cui apprezziamo l'altruismo, la sincera voglia di prestare soccorso a Willow e Ruby, ma pian piano comprendiamo che ci sono in lei, nella sua mente, dei conflitti emotivi, psicologici, non risolti, legati al suo desiderio di avere una famiglia numerosa; desiderio rimasto insoddisfatto, visto che ha potuto mettere al mondo soltanto Zoe.
Qualcosa di oscuro e tormentato scatta in Heidi, e controllarlo potrebbe non essere semplice.

E poi c'è la narrazione personale, triste e straziante, di Willow, il cui vero nome è Claire; dalle prime pagine, apprendiamo che - nel presente! - è stata arrestata e che il racconto dell'incontro con Heidi è accaduto prima; non solo, ma il racconto di Claire va ancora più indietro nel tempo e il lettore fa un salto nella sua infanzia, quando viveva felice con gli amati genitori e la sorellina.

Purtroppo la ragazza ha avuto poca fortuna: la vita l'ha presa decisamente a bastonate, negandole la serenità e il calore di una famiglia affettuosa; le vicissitudini cui va incontro sin da bambina sono un susseguirsi di eventi drammatici, traumatici, contrassegnati da umiliazioni, isolamento, cattiverie ricevute gratuitamente...: non c'è posto per l'amore di una famiglia nella giovanissima esistenza di Claire, che per una serie di circostanze si ritrova catapultata tra persone che non avranno per lei nessun gesto gentile, nessun affetto, nessun atteggiamento di bontà, nessuna cura e protezione, che sono le cose di cui ogni persona - tanto più una bimba  orfana - ha legittimamente bisogno.

Quali esperienze terribili ha vissuto la povera Claire, prima di finire su una strada ed incontrare Heidi, una dei pochi esseri umani a mostrare gentilezza verso di lei? Davvero sta fuggendo da qualcuno, come suppone Chris (che non se ne sta con le mani in mano ma si attiva per carpire informazioni sulla sgradita ospite)? 
E chi è Ruby? E' figlia di Willow? 

Ruby: un'anima piccola e innocente, che necessita di attenzioni materne ed amorevoli, che una sbandata come Willow/Claire non è in grado di darle; Heidi lo sa e in lei cominciano, ben presto, ad insinuarsi pensieri ossessivi che sembrano emergere all'improvviso ma che, in verità, riposavano in un cantuccio del suo inconscio e che gli ultimi eventi stanno contribuendo a innescare pericolosamente...

"La sconosciuta" è un thriller drammatico, psicologico, in cui la suspense è dovuta alle graduali rivelazioni del passato di entrambe le donne protagoniste; passati che hanno in comune - seppur per ragioni molto diverse - dolore, paure, frustrazioni, tormenti e combattimenti interiori che sono come una pentola a pressione pronta a scoppiare da un momento all'altro.
Heidi è una donna che passa dall'essere forte, generosa, lucida, presente a se stessa, al cadere preda di desideri irrealizzati che in qualche modo devono trovare una sorta di sfogo, il che mi ha suscitato pietà per la sua infelicità mai confessata a nessuno e che, a un certo punto, irrompe con violenza.

Ma anche Claire ha smosso in me questo tipo di sentimento, perchè dà sempre un senso di impotenza leggere di ingiustizie e cattiverie perpetrate ai danni di un'innocente incapace di difendersi...

Alternandoci tra passato e presente, lo sviluppo degli eventi ha un ritmo non sempre incalzante e serrato, perchè mentre si segue un filone narrativo, ecco che s'interrompe per seguirne un altro; più che un vero e proprio thriller, trovo sia un buon dramma psicologico, che ruota attorno ad abusi e ossessioni.
E' sicuramente un bel romanzo, nel complesso, ben costruito; l'Autrice sa catalizzare la curiosità del lettore in particolare sul personaggio di Willow, sul suo passato, sulla sua identità: la lettura procede con molta scioltezza e il mio livello di interesse è stato sempre costante; certo, non posso dire di essere stata col fiato sospeso nè di aver fatto le ore piccole per leggerlo, ed è per questa mancanza di adrenalina che fatico a definirlo un thriller nel senso puro del termine; per me il thriller deve mettere tensione, creare molta suspense, mozzarmi il fiato.

Adatto in special modo a quanti privilegiano le storie tristi, con personaggi molto problematici (io sono una di quelle).

8 commenti:

  1. Ciao Angela, non sembra male come storia, anche se in un thriller cerco anche un po' di suspance ;-)
    Buona domenica!

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    1. Ciao cara!
      Mah... un po' ce n'è, ma ripeto, non nel senso che ti toglie il respiro :-D

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  2. Non so, ci penso.
    Della Kubica mi era piaciuto a metà anche Una brava ragazza.

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    1. Hum... forse pure questo potrebbe piacerti a metà :-D

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  3. Anch'io dovrò pensarci un po' su: soprattutto perché, soltanto a leggere la tua recensione, mi è già salito un grande moto di antipatia nei confronti del marito e della figlioletta della protagonista! XD
    D'altro canto, l'idea di fondo è mooooolto misteriosa e interessante...

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  4. Anche per me un thriller che si rispetti deve toglierti il fiato e calamitare l'attenzione del lettore. Mi piace anche l'intrigo psicologico con una marcata inquietudine. Siamo lettori difficili noi amanti dei thriller :)

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    1. Ah ah hai ragione, poi più ne leggiamo, più diventiamo esigenti ;-)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz