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venerdì 19 ottobre 2018

Recensione: DAKAR di Maurizio Castellani



Simpatico, intuitivo, amante della buona cucina e delle belle donne, l'ex-commissario Vittorio Luschi, mentre soggiorna annoiato in quella che è la sua nuova "casa" - il Senegal -, viene coinvolto nella complessa soluzione di alcuni omicidi.


DAKAR 
di Maurizio Castellani



166 pp
13 euro
2018
Vittorio Luschi, detto Luvi, è un commissario in pensione che a un certo punto della propria vita sente di non aver più nulla e nessuno a trattenerlo nell'amata città di Firenze, così decide di trasferirsi a Dakar, in Senegal, dove, con quella che in Italia sarebbe una misera pensione, là gli permetterà di vivere agiatamente.

Non senza un pizzico di nostalgia e amarezza, fa i bagagli e parte; a Dakar trova ad attenderlo il collega locale (con cui in passato aveva avuto il piacere di lavorare in Italia) nonchè sincero amico, Amadou Diop.

Luvi trascorre i primi sei mesi nell'ozio e godendosi la pensione, andando in giro per la città e i luoghi circostanti, apprezzando i posti e la cultura che l'hanno accolto; ma adesso non ne può più di questa vita mogia e priva di stimoli!

Vittorio è sempre stato un tipo attivo, dinamico, tutto dedito a un lavoro amato e svolto con serietà (che lo aveva anche aiutato a superare i momenti difficili della sua vita, come la separazione dalla bella Giulia e la morte prematura del fratello) e questa esistenza da eterno pensionato proprio non gli si addice... La nostalgia per il proprio lavoro fa capolino nelle sue giornate fin troppo tranquille e la verità gli si palesa dinanzi: gli mancano le indagini, senza di esse si sente inutile.

Allora cosa fa Luschi?
S'inventa di sana pianta un vero e proprio omicidio, che la sua immaginazione colloca nel condominio in cui vive realmente: chi ha ucciso il portiere Joseph?, immagina di chiedersi l'ex-commissario. Bene, per scoprirlo non resta che condurre delle indagini, monitorando la situazione nello stabile, stando attento ai comportamenti e alle abitudini dei condomini...

La fantasia davvero non manca al nostro commissario, ma ciò che mai si sarebbe aspettato sta per realizzarsi: ben presto l'amico Amadou - commissario a sua volta - gli fa sapere che c'è uno strano caso di omicidio da risolvere ed è gradito l'intervento tempestivo e prezioso proprio di Luvi.

Quindi altro che fantasticare su morti fittizi, caro Vittorio! Qui ci sono morti reali che chiedono a gran voce che venga trovato l'assassino!

Rinvigorito e entusiasmato dall'opportunità di indagare su casi veri, Vittorio tira fuori tutta la sua determinazione, la grinta, l'intuizione, le fini capacità di ragionamento, per dare un contributo notevole alla polizia del posto.
Comincia a far domande, si avvale della collaborazione di un amico senegalese che gli fornisce le informazioni che gli servono, avanza ipotesi dialogando con il coscienzioso e bravo Amadou..., il tutto senza farsi mai e poi mai mancare diverse soste obbligate presso bar e ristoranti, gustando le prelibate pietanze del luogo e concedendosi passeggiate catartiche sulla spiaggia.

Affinchè la nuova vita nella vivace Dakar possa essere perfetta, Luvi sente che è arrivato il momento di aprire le porte del cuore a un sentimento che aveva messo in un cantuccio andando via dall'Italia: l'Amore.

Sì perchè il dolore e la delusione per l'abbandono di Giulia, giunto come una doccia fredda, ancora non lo lasciano del tutto, però la conoscenza di una condomina, la bella e sensuale - Alex, di origini francesi -, sembra portare una ventata di aria fresca nella piattezza sentimentale di Vittorio.

L'uomo è quasi incredulo nel constatare come verso questa donna, che conosce davvero molto poco, senta nascere una forte attrazione, che non è solo fisica, ma nasconde il desiderio di sentirsi amato, di provare quella sensazione di tenerezza e sicurezza che solo le braccia della persona amata sa donare.
Alex sembra la donna giusta: bella, raffinata, intelligente, ironica...: l'idillio tra i due è perfetto e Luvi non potrebbe sentirsi più gasato e felice.

Intanto, sul fronte delle indagini, le cose si complicano, perchè i morti aumentano inspiegabilmente, e se alcuni hanno degli elementi che li accomunano, altri no... Luvi ed Amadou si sentono spaesati e nelle prime settimane brancolano nel buio, cercando di capire se ci sia un'unica mente dietro gli assassinii, se ci siano moventi passionali o familiari..., insomma, vagliano svariate ipotesi ma la verità arriverà con il suo effetto sorpresa, soprattutto per il nostro Vittorio Luschi...

Luschi è uomo maturo, ultracinquantenne ma con lo spirito giovanile; ispira molta simpatia perchè si lascia andare a battute spiritose, sa essere un buon amico e un galante corteggiatore; tenace e perspicace, egli è un commissario nell'animo, non può fare a meno di indagare perchè è qualcosa che lo fa sentire vivo, in cui può esprimere se stesso, la sua creatività, la sua intelligenza, la capacità di trovare la menzogna lì dove sembra ci sia sincerità.

E proprio questa triste esperienza - fare i conti con dolorose bugie - porta all'epilogo del caso, non senza far riaffiorare nel protagonista delusione, sofferenza; ma la vita è imprevedibile, nel bene e nel male, e così come sembra togliere..., a volte si ricorda pure di dare.

La penna agile e fluida di Maurizio Castellani ho avuto modo di apprezzarla già nei precedenti gialli; mi è piaciuta la diversa ambientazione - non più la Toscana ma il Senegal - che però conserva una sensazione di familiarità, in quanto il protagonista - come Marco Vincenti negli altri due libri - è sempre in compagnia di ottimi amici per risolvere il giallo in questione; le vivaci discussioni avvengono sempre a tavola, e il buon cibo non manca mai; l'allegria fiorentina, l'aria scanzonata e la prontezza di spirito del commissario Luschi sono contagiose, ispirano fiducia e simpatia, e il lettore è invitato a seguire lo svolgersi degli eventi con interesse e godendosi la compagnia dei personaggi coinvolti.

I gialli di questo autore toscano mi piacciono perchè, pur essendoci inevitabilmente il morto (in questo caso, più di uno), hanno un'atmosfera "leggera", il commissario non è un tipo ombroso e asociale (e di solito questo tipo di personaggi lo sono ^_^), pur avendo le sue ombre (di dolore), che però non fanno di lui un uomo cupo, tutt'altro, è un tipo che sa trovare il modo di reagire, e il finale un po' amaro ma con un pizzico di dolce speranza, lo mette sicuramente alla prova.

Ringrazio l'Autore per avermi fatto dono di una copia di "Dakar", che consiglio perchè stata una lettura molto piacevole, che mi ha donato momenti di svago.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz