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domenica 29 marzo 2020

Recensione: L'ULTIMO SPETTACOLO di Vincenzo Zonno


In una società molto differente da quella attuale, in cui le esistenze delle persone sono controllate, rese piatte e prive di emozioni, un uomo - che si è misteriosamente addormentato senza che ci sia modo di svegliarlo - è l'unico indiziato in un caso di omicidio.



L'ULTIMO SPETTACOLO
 di Vincenzo Zonno



Catartica Ed.
192 pp
"Il mondo vive. Le persone vivono e hanno mille storie da raccontare. In questo stesso istante c'è qualcuno che nasce e qualcuno che muore. C'è chi ha deciso di andare a cavallo e chi si prepara a recitare in uno spettacolo. "

Un uomo si sveglia dopo una notte confusa ma probabilmente molto "vivace", che gli ha lasciato un tatuaggio su un braccio, un segno indelebile che prima di quella notte non aveva.
E' un elettricista e ha appena portato a termine un lavoro importante per conto di qualcun altro; adesso può finalmente tornarsene nella sua città.

Carl è un "delegato" del governo e una mattina viene chiamato ad occuparsi dell'omicidio di una giovane donna, uccisa con un tagliacarte e il cui corpo è immobile su una panchina in riva al lago.
In capo a poche ore Carl ha già un possibile indiziato che, stando agli elementi raccolti, è quasi sicuramente l'assassino: si tratta di un certo Harpo Vool.

Harpo è un uomo solitario, un orso che si sente vivo solo nei propri sogni, che riempiono la sua mente; da un po' frequentava la vittima  ma non aveva con lei una vera e propria relazione.
L'ha uccisa davvero lui? E se sì, perché?

Harpo sembra essere e vivere fuori dal mondo e l'unica cosa che vuole è riposare, in maniera profonda e totale... e il suo desiderio si realizza, tant'è che si addormenta e svegliarlo diventa un'impresa impossibile.

Il delegato Carl non sa che fare: lui ha necessità di interrogare Harpo, ma come può avere le risposte che cerca se lui continua a dormire?
Forse c'è una persona che può aiutarlo a capire chi sia Harpo: Rebecca, che è stata la sua compagna e convivente per più di dieci anni, ma la donna sembra non poter essere di grande aiuto.
Harpo stava scrivendo un racconto e il confine che lo separa dal protagonista è molto labile, come se realtà e immaginazione si mescolassero, tanto da rendere difficile distinguere dove inizia l'uno e finisce l'altro. Tanto da arrivare al rischio che il personaggio di fantasia prenda il sopravvento su quello reale.

Le vicende di Harpo - perso nel complicato mondo creato nella sua testa - si alternano a quelle dell'elettricista, anche lui al centro di eventi dove ciò che accade davvero si fonde con momenti di allucinazioni e sogni ad occhi aperti. 

E' una società strana e particolare, quella immaginata dall'Autore: lo stato si è premurato di organizzare e controllare in modo rigido la vita dei singoli, privandoli della loro autonomia; la conoscenza e il progresso sono appannaggio di una minoranza e non c'è spazio per le abilità personali; benchè si voglia imporre come una società evoluta, usa le torture sugli uomini per costringerli a dare le informazioni richieste; le famiglie sono invitate a comunicare eventuali problemi e separazioni, pena grane a non finire; dei dirigibili sorvolano gli oceani, trasportando uomini in viaggio premio verso oriente.
Le stranezze non finiscono qui ma si allargano anche in ambito "di fede": in paradiso non c'è posto per tutti e vanno controllati gli accessi nell'aldilà, mentre intanto qualche nuova corrente di pensiero cerca di svegliare le coscienze intorpidite... 

La narrazione segue percorsi tortuosi e del resto non può essere altrimenti perchè ad essere complicato è il mondo creato dentro e attorno ai personaggi come l'elettricista e Harpo, il cui carattere chiuso lo porta a rifugiarsi in una sorta di universo parallelo creato dalla propria immaginazione, in cui egli cerca la bellezza per darne un po' alla propria grigia esistenza, provando a mettere su un ultimo grandioso spettacolo, fosse anche solo nella propria testa.

E' il terzo libro di Vincenzo Zonno che leggo, forse il meno "semplice" e immediato, in quanto attorno alla narrazione dei fatti (l'omicidio) c'è una dimensione onirica e immaginifica molto forte che volutamente confonde e inganna il lettore e, al contempo, lo seduce, lo irretisce e lo trasporta in un mondo che ha delle connotazioni assurde e nel quale non vorremmo vivere, in quanto gli uomini ci appaiono come delle pedine, delle marionette senza anima e volontà; paradossalmente, il più vivo è forse proprio colui che dorme, il quale, pur di essere il protagonista sul palcoscenico della propria esistenza, si estrania dalla realtà che lo circonda e dalla quale si sente rifiutato.

Ringrazio lo scrittore per avermi dato la possibilità di leggere e apprezzare anche questo suo romanzo, che vi consiglio, tanto più se amate e/o avete voglia di leggere libri diversi dal solito.



"E' qualcosa che non si può spiegare. Sei lì di fronte a un bivio,  due sole possibilità: è quella la strada oppure quell'altra? Una sola scelta (...) perchè di questa è fatta la vita.".


"Potrà mai esistere un mondo senza violenza, rabbia o rancore? C'è qualcosa in grado di porre un freno a questa anomalia dell'esistenza? Forse la bellezza?


Altri libri dell'Autore recensiti sul blog:

CATERINA di V. Zonno
NON E' UN VENTO AMICO di V. Zonno

4 commenti:

  1. Interessantissimo questo libro, osservo solo che non mi sembra una società così lontana dalla nostra in quanto le esistenze delle persone sono anche da noi piuttosto controllate, ed ora più che mai, e forse prima almeno erano anche, non tutte per fortuna, piatte.

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    1. Si beh, io ho un fatto un mini elenco di alcune caratteristiche, ma ti assicuro che questa immaginata dall'autore è di gran lunga peggio della nostra, quanto a riconoscimento della libertà ;-)

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  2. Grazie Angela per la recensione :) La citazione iniziale è molto d'effetto... anche se nel momento in cui ci troviamo mi sa che nessuno si sta preparando per uno spettacolo per andare a cavallo... siamo tutti rinchiusi e speranzosi che la situazione finisca.

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    1. già, c'è poco da prepararsi per attività fuori le quattro mura di casa...
      La tua speranza è la mia <3

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz