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giovedì 26 novembre 2020

Recensione: LA COSA VERAMENTE PEGGIORE di Torey L. Hayden



Ogni bambino ha il diritto di avere una famiglia che gli doni amore, cura, protezione..., e quando questo non si verifica, è inevitabile che il bambino che ne è privato cresca sentendosi poco amato, non voluto, insomma un oggetto, anzi un peso di cui gli adulti vogliono sbarazzarsi il prima possibile.
Non è questa una delle cose peggiori che possa capitare a un bambino?




LA COSA VERAMENTE PEGGIORE 
di Torey L. Hayden



Corbaccio Ed.
trad. L. Corradini Caspani
176 pp
David è un ragazzino di undici anni che sin da piccolino ha avuto un'infanzia davvero difficile, fatta di abbandoni, case famiglia e genitori affidatari che l'hanno mandato via all'insorgere dei primi problemi.

Il primo abbandono è stato quello della madre; il padre, poi, non lo ricorda neppure!
L'unico legame famigliare è costituito dalla sorella maggiore Lily, con cui però non ha un gran bel rapporto, perchè la ragazza è più problematica del fratello: è un'adolescente ribelle, ingestibile, ha tentato molte volte di fuggire dagli istituti e ha sempre dato del filo da torcere alle famiglie affidatarie e ai servizi sociali.
E poi Lily è poco carina e gentile con lui, lo tratta con sufficienza, quasi con disprezzo e chiamandolo "stupido" e "ritardato".

Ma David non è stupido ed è, anzi, molto consapevole dei propri "problemi" e limiti: parla con difficoltà (balbetta), tende ad avere reazioni violente quando si sente accusato, aggredito, non compreso, ed è un po' lento nell'apprendimento. 

La sua vita è tutt'altro che lieta, la sensazione che nessuno lo voglia e lo amerà mai, è forte e concreta.
In un'esistenza così frantumata, spezzata, il suo tentativo di mettervi ordine per capirci qualcosa, si traduce nello stilare (e aggiornare di volta in volta) una lista di cose brutte, per trovare ogni volta «la cosa veramente peggiore»; la scelta di "cose peggiori" è certamente vasta, dall'andare dal dentista all'essere picchiato dai compagni, al non avere nessuno che si preoccupa per lui. 

"Sapeva anche quale fosse la cosa veramente peggiore. Era il nulla. Quando non c'era nessuno a cui  importasse qualcosa di ciò che ti capitava. Era il non appartenere a nessun luogo e a nessuna creatura.
Ecco cosa c'era al Primo Posto nell'elenco delle Cose Veramente Peggiori. David lo sapeva, perché l'aveva provato."

Eppure, anche per uno sfortunato cronico come il nostro David, sono in arrivo alcune novità.
Anzitutto viene affidato ad una signora anziana, Mrs Granny, che si rivela da subito affettuosa, dolce, comprensiva; la donna lo tratta con rispetto e affetto, lo ascolta, gli parla con amore, mostrando un sincero interesse per questo ragazzino strano e solo.

Ma non è l'unica cosa positiva che gli capita: un giorno, in cui è molto arrabbiato, si ritrova a prendere a calci un nido di gufi, e la sua attenzione viene catturata da un uovo non ancora dischiuso.
David lo prende e decide di tenerlo con sé, sperando che si schiuda e dia alla luce un bel gufetto da allevare che possa diventare per lui un amico.
Ma il bambino non sa nulla di gufi e uova da custodire, e rischia di far morire l'uovo prima ancora che si rompa; per fortuna a scuola conosce una bambina particolare - o meglio, ritenuta dai coetanei strana, come lui -, Mab (Madeleine).

Mab è piccolina, minuta, ha otto anni ma, avendo un'intelligenza spiccata e fuori dal comune, è due anni avanti, a scuola.
Per questo suo essere piccola d'età e nel fisico, è oggetto di emarginazione e derisione da parte di ragazzi più grandi, che altro non sono che bulli stupidi e prepotenti, abituati a prendersela con i più deboli.
David compreso, che viene preso facilmente di mira dallo stesso gruppetto di ragazzi maleducati e strafottenti.

David non vuole ammetterlo, ma si sente attratto dalla piccola e vivace Mab perché c'è qualcosa che li accomuna; beh, lei è più fortunata di lui - ha mamma e papà, due fratellini, una casa, giochi, computer... -, ma è anch'ella sola, esclusa, costantemente presa in giro.

Tra i due, nonostante la diffidenza e i timori di un impacciatissimo David, nasce un rapporto di amicizia, che inizialmente ruota attorno al piccolo uovo di gufo; la ragazzina propone, infatti, a David di porre l'uovo in un'incubatrice collocata nel capanno appartenente alla famiglia di Mab.
In questo modo, i due ragazzini sono "costretti" a vedersi ogni giorno per controllare i progressi del gufo - che viene battezzato, prima della "nascita",  con il nome di "Re Artù"- e il legame dì amicizia tra due emarginati, ritenuti dagli altri "fenomeni da baraccone", cresce di giorno in giorno, diventando un punto di riferimento importante per entrambi.

"Ecco cos'è un fenomeno. È soltanto una persona diversa".

Ogni tanto spunta Lily, che con il suo modo di fare instabile e irruento, cerca di travolgere il fratellino nelle sue "pazze idee"; a scuola poi i dispetti perfidi dei bulli non accennano a smettere e la frustrazione provata da David nei confronti di questa situazione è tanta..., insomma, le cose non vanno benissimo, però, gli basta sentire il profumo delle prelibatezze cucinate amorevolmente da Granny, osservare i progressi di Re Artù e, perché no?, anche bisticciare con Mab, perché David si renda conto che forse - ma è bene dirlo a bassa voce e con cautela - qualcosa di buono sta per accadere anche a un tipo come lui.

David è un ragazzino che fa tenerezza perchè le sue fragilità, le lacune emotive, affettive, frutto del suo vissuto, sono tutte chiare ed evidenti; e come spesso capita, sembra che la sfortuna sia dietro ogni angolo, pronta a ricordargli la sua condizione di abbandonato, di bambino solo, sbattuto qua e là da una famiglia all'altra, con l'incubo dell'assistente sociale a riportarlo in orfanotrofio in attesa di "ricollocarlo" presso nuovi genitori adottivi (e con la speranza che siano finalmente "quelli giusti!).
Ma anche per un bimbo "sfortunato" come lui c'è uno spiraglio di nuove opportunità e David avrà modo di scoprire cosa voglia dire instaurare rapporti con persone che lo stimano, gli vogliono bene e che meritano, da parte sua, lealtà e affetto.

E soprattutto, finalmente potrà fare esperienza di cosa significhi appartenere a qualcuno, e questo infonderà in lui fiducia nelle persone e in se stesso: 

"appartenere (...) vuol dire prendersi cura l'uno dell'altro. Vuol dire prendersi a cuore il destino di qualcun altro. Prenderselo a cuore tanto da volere che non gli capiti niente di male, anche quando questo significa non poter avere ciò che si vorrebbe."

Un romanzo breve, che pur essendo essenziale e asciutto nello stile, si sofferma con delicatezza (e senza fare psicologia spiccia) su un tema complesso e importante qual è quello dell' abbandono dei minori, degli affidi e delle sofferenze emotive e psicologiche che insorgono in questi poveri bambini e adolescenti "senza famiglia".

8 commenti:

  1. Un'autrice che mi ispira da sempre. Potrei partire da qui, data la brevità. :)

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    1. Anche io volevo leggerla da molto e ho scelto questo come primo approccio, ma sicuramente leggerò altro ;-)

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  2. Di suo ho letto Una bambina ed è stato un pugno nello stomaco segnerò da recuperare anche questo :)

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    1. Ne ho sentito parlare, pian piano anche io recupereró :)

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  3. Ciao Angela! Una storia sicuramente non facile, forse un po' dura... ma da tenere in considerazione! :-)

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    1. il tema è sicuramente difficile, ma lo stile non è crudo o drammatico, quindi c'è un buon equilibrio in questo senso :)

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  4. Una storia che affronta un tema serio e drammatico di cui si parla poco quindi una scelta importante da parte tua quella di parlare di questo libro.

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    1. vero, è un argomento molto delicato, parliamo della vita di bambini con famiglie disastrate o assenti alle spalle.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz