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martedì 25 maggio 2021

Recensione: LA CASA DEI GUNNER di Rebecca Kauffman

 

A Lackawanna, nello stato di New York, vivono sei ragazzini, amici per la pelle, che negli anni della scuola trascorrono il loro tempo libero sempre insieme, raccontandosi storie di paura, bevendo la vodka rubata di nascosto ai genitori, facendosi scherzi.
Credono di conoscere tutto gli uni degli altri, ma la morte improvvisa e tragica di un componente del gruppo, diversi anni più tardi (quando i sei sono ormai trentenni) porta alla luce piccoli segreti, che ciascuno si è premurato di tenere nascosti agli altri.


LA CASA DEI GUNNER 
di Rebecca Kauffman


Edizioni SUR
trad. A. Casarini
304 pp
Mikey è un ragazzino che vive col padre, un uomo taciturno e dai modi rudi che lavora al mattatoio ed ha sempre le unghie sporche di sangue. Con lui non ha un rapporto stupendo - è fatto più di silenzi che di parole, più di mugugni che di gesti significativi - e quando esce fuori l'argomento "mamma", ancora peggio: Mikey non ha ben chiaro il motivo per cui sua madre li ha lasciati.

Per fortuna ci sono gli amici, dei bambini con cui ha stretto amicizia sin dall'infanzia: Alice, Sally, Lynn, Jimmy e Sam, con cui sta insieme da

"quando abitavano tutti nella stessa strada e cercavano tutti dei compagni di giochi e una scusa per allontanarsi da casa per un po’."

La combriccola ha preso possesso di uno degli stabili abbandonati di Ingram Street per farne il proprio quartier generale; la cassetta delle lettere arrugginita, fissata sulla porta principale, reca la scritta THE GUNNERS, e con questo nome gli amici cominciano ad identificare la propria banda.

Crescendo, i sei divengono sempre più inseparabili. 

"...si ritrovavano a inventare barzellette, giochi e linguaggi segreti, a fare progetti, combinare guai, parlar male dei loro genitori, giocare a carte, scommettere, raccontare storie, complottare contro i bulli, bisticciare, fare pace, crogiolarsi nella noia e sognare la vita che un giorno avrebbero vissuto lontano da Lackawanna."


Stare insieme è la strada per trovare scampo alla solitudine, alla noia di una periferia scarsa di stimoli e a difficili situazioni familiari.

Eppure, il loro rapporto così stretto e l'essere tanto affiatati non li protegge dalle separazioni e dal perdersi di vista; a sedici anni, di colpo e senza spiegazioni, Sally taglia i ponti col resto del gruppo, che di lì a poco si sfalderà, irrimediabilmente spaccato da questa perdita, "da quell’improvvisa e inspiegabile assenza, (...) nel giro di poche settimane anche le altre amicizie si sarebbero sciolte, gettando ciascuno dei membri in una solitudine buia e confusa."

Non si capisce perché Sally prenda questa decisione così all'improvviso, ma succede e i ragazzi non sanno cosa fare per ricucire lo strappo causato dall'uscita di scena della loro amica.

Dieci anni dopo, in un certo senso quello strappo si farà più grande ma, al contempo, troverà anche il modo di ricucirsi quando proprio Sally compirà un altro, ma decisamente più grave, gesto, per tutti incomprensibile: il suicidio.
La donna si toglie la vita gettandosi da un ponte.
Perché l'ha fatto? Cosa la tormentava e la rendeva infelice al punto da non vedere vie d'uscita se non la morte? E loro, i suoi vecchi amici, avrebbero potuto fare qualcosa per impedire questo gesto estremo?

I cinque si ritrovano al funerale di Sally, nella loro cara vecchia Lackawanna, che li ha visti nascere, crescere, avvicinarsi... e allontanarsi.

La narrazione passa dal passato al presente, raccontandoci episodi dell'adolescenza degli amici, i rapporti che intercorrevano tra loro, le prese in giro, le sfide e le prove di coraggio, i primi innamoramenti, i problemi famigliari (Sally, ad es., viveva in casa con sua madre, una donna dallo stile di vita molto discutibile, che cambiava fidanzato ogni settimana e portava uomini in casa, sotto gli occhi della figlia), i giochini pericolosi (come il "blackout").
Leggendo le loro piccole avventure e "ascoltando" i loro dialoghi vivaci ed espressi con il linguaggio tipico dell'età, seguiamo il tipo di dinamiche che ciascuno intreccia con gli altri e conosciamo i sei ragazzi in modo intimo, inquadrandoli nelle loro personalità - le differenze caratteriali, le debolezze e i punti di forza, la sensibilità, i problemi e le insicurezze.

Nel ritrovarsi nuovamente insieme, seppur in questa tristissima occasione, i cinque inevitabilmente non possono che interrogarsi sui perché della tragedia, ripercorrere la loro amicizia e riempire quei "buchi" nei loro rapporti che si sono formati nel corso degli anni successivi all'allontanamento di Sally, in cui si sono tenuti in contatto con semplici email.

Parlando adesso, finalmente faccia a faccia, mangiando e bevendo assieme, accoccolandosi l'uno all'altro, la confidenze scattano più o meno con facilità ed emergono particolari del passato che, di volta in volta, vedono protagonista uno di loro mentre gli altri erano all'oscuro dei suoi segreti.

La cosa che mi ha colpito di queste spontanee confessioni, sussurrate con imbarazzo, nel timore di essere giudicati severamente, è che - rispetto a Sally - quasi tutti loro (tranne Mikey) ritengono di essere la causa dell'uscita dal gruppo della ragazza, ai tempi.
Ognuno, quindi, ha vissuto fino a quel momento con un suo personale fardello sul cuore, maturando sensi di colpa e tristezze, che forse adesso è arrivato il momento di risolvere e mettere a tacere.

Gli amici si raccontano, scoprono le carte, rivelano errori di vita, segreti risalenti all'adolescenza e che, per vergogna o per timidezza, non avevano rivelato a tutto il gruppo, ma che ora desiderano portare alla luce, consci di come questo possa aiutarli a riannodare i fili dell’affetto fortissimo che ancora li unisce, al di là delle differenze di indole e della propria storia personale.

Leggendo pagina dopo pagina, li vediamo ora adulti, ora ragazzetti, e ci sembra di conoscerli bene, di star seduti in mezzo a loro tra le pareti della vecchia casa dei Gunner, di condividere con loro la bottiglia di vodka, di ridere insieme a loro per ogni sciocchezza, di trattenere il fiato nell'ascoltare le "storie di fantasmi", a cui nessuno crede ma che intanto gettano vaghi sentimenti di inquietudine.

Ci affezioniamo alla dolce e silenziosa Sally, all'esuberante, spesso sboccata e prepotente, ma anche schietta Alice, al goffo Sam, all'intelligente Jimmy, all'allegra Lynn, al timido e sensibile Mikey, il cui problema oculistico molto grave e degenerativo riflette anche la sua anima sempre un po' confusa, intimidita, di chi si sente inadeguato; Mikey è un tipo che si interroga tanto, si lascia andare a pensieri e riflessioni, assecondando la sua natura un po' contemplativa, 

"quella sensazione ombrosa, che si sarebbe rivelata costante come le maree, persistente e affidabile come una cara amica, reale e parte dell’universo tanto quanto il sole."

La casa dei Gunner è un romanzo corale sull’amicizia, che ci presenta personaggi dalla personalità adorabilmente piena di contraddizioni e umanità, che impariamo a conoscere e ad amare grazie ad una narrazione realistica e coerente con l'età dei ragazzi e il contesto di periferia in cui sono inseriti.

Gli abbondanti dialoghi - che rendono la lettura agile e scattante -, la presenza di progressive rivelazioni e piccoli colpi di scena, la narrazione attenta ai dettagli e accurata, la sensibilità verso l'interiore dei sei protagonisti - di cui ci viene raccontato il groviglio di emozioni e che ci fanno tenerezza nel loro confrontarsi con le proprie fragilità, con quelle cose non dette che adesso si vergognano di aver nascosto - rendono il libro della Kauffman una lettura avvolgente.

È un romanzo che, nella sua semplicità, nel suo narrare di rapporti di amicizia giovanili che la vita adulta, con i suoi problemi, le sue nuove e complesse esigenze, non riesce a cancellare, avvince il lettore in un'atmosfera nostalgica, di commozione e dolcezza.

Viene spontaneo immedesimarsi in loro, e in Mikey in particolare (per quanto mi riguarda), che sembra vivere e guardare il mondo con un groppo fisso sul cuore, un'inspiegabile malinconia alla quale non riesce, e forse neanche vuole, sottrarsi, in quanto è parte di lui.

 

"Il groviglio che arrovellava Mikey, lo teneva chiuso in sé stesso e gli rendeva difficile raggiungere la felicità. Mikey non aveva ancora le parole adatte per questa sensazione ma, già a quella giovane età, aveva capito che non l’avrebbe mai abbandonato del tutto... la natura gliela aveva messa nel cuore e quella sensazione ci sarebbe rimasta per sempre, anche se lui avesse creduto di essersene liberato, di essersela lasciata alle spalle."


Mi ha molto coinvolta l'evoluzione del suo rapporto col padre, l'apprendere una verità non facile da digerire su di sé e le proprie origini e come questo l'abbia sì sconvolto ma, allo stesso tempo, gli abbia donato una serenità inaspettata, due occhi diversi con cui guardare quel genitore, da sempre così distante e chiuso, eppure presente e solido.

Una storia che ha al centro, quindi, uno dei sentimenti più importanti nella vita di un uomo, l'amicizia, un legame robusto che resterà per ciascuno degli indimenticabili Gunners un faro in mezzo al buio delle difficoltà della vita, un pilastro cui appoggiarsi per non cadere, un rifugio accogliente dove ritrovarsi assieme per riscoprire il valore prezioso di un affetto che, nella sua dolce imperfezione, ti fa sentire a casa, al posto giusto e con le persone a cui vuoi bene e che non cambieresti per nulla al mondo.

 

"La parola amore... per lui era bizzarra e spaventosa. Ma che cos’era la vita se non una lunga serie di cose bizzarre e spaventose che facevi e dicevi e chiedevi al tuo cuore, per mantenere la selvaggia e irragionevole speranza che un giorno qualcuno ti avrebbe tenuto il viso fra le mani dicendo: Sei perfetto. Adesso ti puoi riposare. Per me sei sempre stato perfetto. Non perché tu fossi neanche lontanamente perfetto o coraggioso o forte, e nemmeno particolarmente buono, ma perché eravate grandi amici da sempre."



4 commenti:

  1. Decisamente roba mia! Ho visto che è in uscita, sempre con Sur, il nuovo romanzo dell'autrice!

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  2. Un romanzo corale di un gruppo di amici che mi ha fatto pensare a "It" di Stephen King nel senso che ogni personaggio sembra portare dentro di sé fragilità e paure. Leggendo la tua recensione si percepisce un'aria di mistero in quel meraviglioso mondo che è l'amicizia. Prendo nota :)

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    1. E' vero, IT e, personalmente, anche IL CORPO, proprio per l'importanza di quest'amicizia tra ragazzini in crescita; sono quei legami che possono durare tutta la vita ma, quand'anche questo non accadesse, comunque la segnano e restano nella memoria.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz