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lunedì 14 febbraio 2022

14 febbraio 1996: moriva Lady Caroline Blackwood


Il 14 febbraio 1996 moriva in una suite elegante al Mayfair Hotel in Park Avenue, New York, Lady Caroline Blackwood, giornalista e scrittrice di origine irlandese.

Nata il 16 luglio 1931 nell'Irlanda del Nord, il suo nome per intero è Caroline Maureen Hamilton-
Temple-Blackwood; ha contratto tre matrimoni.

Figlia maggiore del 4° marchese di Dufferin e Ava e dell'erede del birrificio Maureen Guinness, discendente del drammaturgo del 18° secolo Richard Brinsley Sheridan, ha vissuto in Irlanda fino all'età di 17 anni. 

Oltre a dedicarsi al giornalismo (ha lavorato per Encounter, London Magazine e altri periodici), si è dilettata  come modella e attrice, apparendo su Vogue e in un film tv western americano.

Ha cominciato a scrivere narrativa abbastanza tardi (dopo i 40 anni), ricevendo negli anni critiche positive; in particolare, venivano apprezzate le sue trame, le psicologie complesse dei personaggi e la sua penna caratterizzata da un umorismo nero e malizioso.
La Blackwood è stata ritenuta brava nell'analizzare i personaggi femminili; amava utilizzare la commedia nera per cimentarsi con storie incentrate sulle tante difficoltà affrontate da donne e ragazze, ed infatti la sua opera letteraria si concentra principalmente su personaggi femminili problematici.

Il suo primo libro (For All I Found There, 1973) è una raccolta di racconti e saggistica, tra cui ricordi  della vita in Irlanda del Nord; fu suo marito Robert Lowell ad incoraggiarla a buttarsi nella scrittura.
Il romanzo La figliastra (1976; ediz. italiana La figliastra, Codice Ed., 2016) è un monologo conciso e avvincente di una donna ricca, abbandonata dal marito in un lussuoso appartamento di New York e tormentata dalla sua figliastra obesa; il libro ha ottenuto il prestigioso David Higham Fiction Prize per il miglior esordio letterario del '76.
Ma il suo capolavoro è considerato Great Granny Webster (1977; ediz. ital. Mrs Webster, Ed. Elliot, 2014), selezionato per il premio Booker: un romanzo dalle atmosfere gotiche con riferimenti autobiografici (si ispira all'infanzia dell'Autrice e alla  famiglia Blackwood), che rivela ciò che si cela di inquietante dietro le quinte delle grandi famiglie dell'aristocrazia; ritrae quattro generazioni di donne tenute prigioniere da una grande casa dell'Ulster, attraverso gli occhi di Caroline, adolescente ironica e sveglia, che fa da voce narrante.
Altri libri:  The fate of Mary Rose (1981), che descrive l'effetto che, su un villaggio del Kent, ha la scoperta dello stupro e della tortura di una bambina di dieci anni di nome Maureen; The Last of the Duchess (1995; ed. ital. La duchessa, Codice Edizioni, 2015), che racconta i tentativi della Blackwood di scrivere sull'anziana duchessa vedova di Windsor, e poi memorie e reportage vari, una biografia e un libro di cucina. 
Nonostante sia stata giudicata una voce molto originale e dal talento irrefrenabile, Caroline Blackwood è stata piuttosto sottovalutata e trascurata, e forse la sua stella è stata oscurata dalla sua vita tumultuosa, dai mariti famosi, dalle discendenze aristocratiche e dalla straordinaria bellezza. 

Qualcuno, tra coloro che hanno commentato i suoi scritti, ha ipotizzato che la fama della 
source
Girl in bed, 1952

Blackwood non risiedesse tanto nella sua arte quanto in quella che lei stessa ha ispirato negli altri, in particolare nei suoi ex mariti, di cui è stata musa ispiratrice: il pittore Lucian Freud, il compositore Israel Citkowitz (maggiore di lei di oltre vent'anni) e il poeta Robert Lowell. 

Girl in Bed è uno dei ritratti che di lei fece il marito Freud.


Malata di cancro, muore a sessantaquattro anni.


https://www.britannica.com/
https://www.irishtimes.com/
https://wikiita.com/lady_caroline_blackwood

2 commenti:

  1. Ciao Angela, non conoscevo questa scrittrice e mi fa piacere aver conosciuto la sua personalità attraverso il tuo post :-)

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    1. è stata una scoperta anche per me, credo che cercherò di recuperare qualcosa di suo :)
      ciao Ariel e grazie :*

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz