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giovedì 3 marzo 2022

[[ RECENSIONE ]] LA CUSTODE DEI PECCATI di Megan Campisi



C'è stato un tempo in cui, quando qualcuno stava per morire, riceveva la visita di una persona che, dopo aver ascoltato i peccati del moribondo, prometteva di farsi carico del giudizio divino su di essi mangiando determinati cibi sulla sua tomba. In questo modo, l'anima di colui che moriva andava dritta dritta in Paradiso, senza l'ombra di peccato alcuno.
Li chiamavano mangiapeccati: erano necessari alla comunità (chi vorrebbe andarsene al Creatore con l'anima gravata di peccati? Meglio liberarsene, no?) ma allo stesso tempo trattate come appestati, dei maledetti da tener lontani, il cui sguardo era meglio non incrociare per non incorrere in qualche oscuro sortilegio; disprezzati al pari delle streghe, vivevano in miseria ai margini della società.
La giovane protagonista è una mangiapeccati che però non accetta passivamente il ruolo impostole da una società che la umilia in quanto donna e, grazie alla propria forza di volontà e determinazione, riuscirà ad essere padrona del proprio destino.


LA CUSTODE DEI PECCATI 
di Megan Campisi 


Ed. Nord
trad. A. Storti
400 pp
"La mangiapeccati si aggira tra noi, invisibile, inudibile. I peccati della nostra carne diventano i peccati della sua, così che possa portarli nella tomba. Invisibile, inudibile, la mangiapeccati si aggira tra noi."


May Owens è solo una ragazzina quando, ormai orfana di entrambi i genitori, viene condannata a diventare una Mangiapeccati per aver rubato un pezzo di pane. Per fame, non perché sia abitualmente una ladruncola.
Ma il pretore, che ha emesso la condanna, non ha tenuto conto della motivazione: si è limitato ad ordinare alle guardie che le tatuassero la lettera S sulla lingua e le chiudessero attorno al collo un collare, con su incisa la lettera S (sin = peccato).

Due terribili gesti che decretano il destino di questa ragazza: essere una mangiapeccati vuol dire essere una reietta, che da quel momento non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno, che verrà guardata di sbieco con paura, diffidenza, disprezzo. 
Zero rapporti sociali, zero amici; nessuna vita "normale" le è più concessa.

Ad aspettarla la solitudine, il senso opprimente dei peccati altrui che si poggiano sul suo cuore, la puzza della morte, il sapore di quei cibi che le ricordano che la sua anima si farà sempre più nera; e poi c'è la speranza... La speranza che, se farà bene il suo "lavoro", forse Dio la accoglierà in Paradiso, ed eviterà di andare all'inferno insieme alla progenitrice Eva, madre di tutti i peccati in quanto la prima ad aver ceduto alla tentazione.

Si prova inevitabilmente una gran pena per la povera May, così sola, giovane e infelice, costretta da una società ingiusta e schiava di superstizioni e pregiudizi (in cui la fede cristiana è mescolata con credenze pagane), a diventare un abominio agli occhi del mondo.

La ragazzina comincia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto e a suon di strattoni e scapaccioni, le insegna il mestiere: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso.

«L'invisibile è ora invisibile. L’inudibile è ora udibile. I peccati della tua carne diventano i peccati della mia, così che io li possa portare nella tomba in silenzio. Parla.»


Vivere con questa donna non è semplice: non solo perché non c'è comunicazione, ma soprattutto per gli atteggiamenti ruvidi di lei, che all'inizio sembra non mostrare la minima empatia verso l'inesperta "tirocinante"; eppure lo è stata anche lei e di certo ricorderà il proprio legittimo smarrimento nel ritrovarsi, da un momento all'altro, in una situazione nuova e non piacevole, anzi...
Il senso di solitudine e l'infinita tristezza per questa "nuova vita" appesantiscono l'animo di May, che pensa con dolorosa nostalgia al caro e paziente papà, alla dinamica e scaltra mamma, alla gentilezza (negatale, ormai) della vicina di casa, Bessie, e poi si guarda intorno e... cosa vede? Povertà, emarginazione, mormorii cattivi e sprezzanti da parte di persone che si credono migliori, e nessun gesto d'affetto da parte dell'unico essere umano che, ad oggi, è la sua sola famiglia.

Ma anche la vecchia mangiapeccati ha un cuore, per quanto stanco, indurito, rancoroso e solo, e tra le due disgraziate si instaura, pian piano, un rapporto se non di affetto, quanto meno di vicinanza umana.
Due anime sole, umiliate e maltrattate, che trovano una piccola ma necessaria fonte di consolazione l'una nell'altra.

Il loro lugubre servigio è indispensabile tanto presso i poveracci quanto a corte, ed infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura presso il capezzale di una dama di compagnia della regina Behany*; la morente confessa ma i cibi (corrispondenti ai peccati confessati) che verranno posti sulla bara al funerale, hanno tra loro un "intruso", cioè il cibo di un gravissimo peccato assente durante la recitazione: un cuore di cervo, che rappresenta il peccato di omicidio.
 
Sconcertata, la Maestra di May si rifiuta di completare il pasto (mangiare un cibo non recitato equivarrebbe ad essere complice di una menzogna e ad addossarsi un peccato che o non è stato commesso o non è stato confessato, per cui non perdonabile da Dio) e per questa ragione viene imprigionata, con l'accusa di tradimento. 

Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all'unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione e che l'è stata tolta, lasciandola nuovamente più sola che mai.
 
Le Recitazioni e i Pasti proseguono tra i poveri e a corte, dove le dame di compagnia continuano a morire e sulle loro tombe seguita ad essere posto un cuore di animale, nonostante il peccato di omicidio venga puntualmente non confessato in punto di morte.

Cosa sta succedendo? Cosa si  nasconde dietro questa strana situazione? Qualcuno sta forse cercando mandare un messaggio? Chi e perché ha commesso degli omicidi a corte? 

May si ritrova coinvolta in una rete di menzogne e tradimenti che vede alcune persone presenti a corte tessere diabolicamente delle trame pericolose in grado di creare scompiglio sul diritto della Regina a regnare.
Determinata a vendicare la povera Maestra e a risolvere il mistero dietro quei cuori di animali, May è altresì pronta a correre dei rischi pur di venirne a capo, acquisendo nel frattempo una maggiore consapevolezza di sè, del proprio ruolo che, per quanto macabro e solitario, ha dei lato "positivi": la gente ha paura di lei e si scansa al solo vederla passare? Bene, vorrà dire che la ragazza approfitterà di questo timore superstizioso per fare ciò che ritiene giusto e per farsi, in un certo senso, rispettare.
Quello che non si aspetta, però, è di apprendere sorprendenti verità sull'identità della vecchia mangiapeccati e addirittura su sé stessa.

Intanto, nella sua vita fanno irruzione dei poveracci che entreranno prepotentemente sotto il suo tetto ma che costituiranno per May una sorta di stramba e disgraziata "famiglia".


Trovo questo romanzo storico della Campisi (al suo esordio letterario) molto coinvolgente; mi è piaciuto lo sfondo storico, così ben raccontato non solo per quanto concerne il modo di vivere (dei poveri, della gente a corte, degli attori ambulanti...), lo squallore dei quartieri poveri, l'aspetto religioso, le beghe dei regnanti, ma in particolare per il modo di pensare del tempo, che mescolava sacro e profano, che vedeva streghe e incantesimi diabolici in ogni dove, che non mostrava alcuna compassione per i derelitti, per i miseri e i lebbrosi; intrigante anche il tocco giallo, volto a risolvere le strane morti delle dame a corte.

L'Autrice mette il lettore in condizione di conoscere i sentimenti della protagonista, il suo dolore, la solitudine, la paura nell'essere diventata un oggetto di odio e insulti ingiustamente, la sensazione di avere un peso ingombrante - quello della morte - sul proprio cuore.

"Tante volte, nel corso degli anni, mi sono sentita svuotata. Nel senso di sola. Però adesso in me c’è qualcosa di ancora più brutto. Un senso di morte che mi striscia fino al cuore."

Ma May non resta passiva davanti ad un infelice destino deciso da altri; ragiona, valuta, osserva, e quindi evolve e matura, arrivando a capire che non sarà mai completamente sola e che anche nella sua vita ci sono spazi di libertà:

"Contro il dolore, contro la solitudine, contro i peccati che si ammucchiano sulla nostra anima, abbiamo noi stesse."

E sì, nella società in cui vive, il suo posto "posto non è una casa o una famiglia, ma una funzione: mangiare peccati", ma ciò non significa che lei sia solo quello. Lei è May Owens, una ragazza come tante, bisognosa di amicizia, affetto, comprensione, calore, come tutti.

"Forse la libertà sta nel poter essere più di una cosa. (...) Forse la libertà sta nel poter decidere da sé, anche se le decisioni sono pessime."

Consigliato, è un romanzo scritto bene e con una storia interessante e coinvolgente.


il romanzo è ambientato nel XVI sec., quando a regnare in Inghilterra era Elisabetta I (1533-1603), che corrisponderebbe alla regina Bethany del romanzo; a loro volta, la contrapposizione tra eucaristiani e creatoriti riprende quella tra cattolici e anglicani; in quegli anni si susseguirono, infatti, sovrani che di volta in volta obbligavano il popolo a convertirsi alla "propria" fede, perseguitando chi si ostinava a restar fermo nella "vecchia". 

****  In QUESTO POST ho scritto brevemente della figura dei mangiatori di peccati, realmente esistiti; nel romanzo l'Autrice scrive che le "mangiapeccati sono sempre donne, dato che Eva è stata la prima a mangiare un peccato, nella fattispecie il Frutto Proibito.", ma in realtà storicamente i mangiapeccati non erano necessariamente solo donne: anche gli uomini potevano assolvere a questa triste funzione.  ****

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz