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venerdì 1 aprile 2022

RECENSIONE ❤❤ "DI MORTE E D'AMORE. La prima indagine di Fortunata, tanatoesteta" di Stefania Crepaldi ❤❤



Fortunata è una bella ragazza dai capelli biondi e gli occhi azzurri, e a vederla nessuno penserebbe che fa un lavoro davvero particolare: è, infatti, una tanatoesteta, vale a dire colei che si prende cura, con estrema professionalità, dei corpi delle persone decedute, truccandoli, attenuando i segni della morte così da renderli più presentabili.
E mentre le sue mani toccano le salme, lei sogna di diventare una pasticciera e di allontanare il puzzo di morte per respirare un'aria decisamente meno grave e triste.


DI MORTE E D'AMORE. 
La prima indagine di Fortunata, tanatoesteta
di Stefania Crepaldi   


Ed. IoScrittore
200 pp
USCITA:
24 MARZO 2022
Fortunata vive nella bella Chioggia con suo padre Emilio e la sua amorevole nonna, da cui ha preso il nome; la madre è morta da anni ma il suo ricordo aleggia dentro casa e la sua assenza addolora il vedovo, la cui sofferenza non accenna a diminuire.
La famiglia di Fortunata ha un'azienda che in città è famosa e molto richiesta perché i servizi che offre sono anzitutto contrassegnati dalla professionalità, e inoltre sono necessari, nel senso che prima o poi servono a tutti.
Sì, perché il signor Emilio porta avanti l'antica tradizione di famiglia, che è quella dei becchini, dei pizzigamorti. Onoranze funebri, insomma.

La ragazza è stata quindi cresciuta con la convinzione, da parte del genitore, di proseguire la professione paterna, perpetuandola.
Ma l'uomo non ha fatto i conti con i desideri (per lui segreti) della figlia e vorrebbe che proseguisse nel prendere specializzazioni che la rendano la migliore tanatoesteta in circolazione.

Ed effettivamente Fortunata è davvero brava nel suo lavoro; sembra avere un dono particolare nel prendersi cura di uomini e donne perché quando li veste, li lava, pulendo la pelle e truccando il viso, lo fa con attenzione, rispetto, dolcezza e premura. 

Ma il fatto che sappia fare bene il proprio mestiere, non le impedisce di desiderare di scappare via da quel destino che il padre ha deciso per lei e su cui Fortunata, invece, non ha alcuna intenzione di investire.

Già, perché la ragazza ha un sogno nel cassetto di diverso tenore e genere: vuole fare la pasticciera, passione che la fa stare bene e per la quale è portata; lo dimostrano le sue capacità in cucina, più precisamente nella cucina del caro amico Mario, proprietario di una pasticceria, dove Fortunata si rifugia per dare sfogo alle proprie doti culinarie.
E in barba alle pretese paterne, sta provando a farsi accettare come apprendista pasticciera dai Mengolin (considerati i migliori nel settore dei catering di lusso in Italia) e poter lavorare e creare decorazioni spettacolari accanto allo chef Lucio Mengolin.
Quando inaspettatamente riceve una loro risposta, in cui le viene detto di presentarsi, pochi giorni dopo, per iniziare un periodo di apprendistato, sente che finalmente la vita le sta offrendo una fantastica opportunità per dare una svolta alla propria esistenza.

"Le mie mani non abbelliranno più la morte, daranno vita alla bellezza, contribuiranno alla felicità delle
persone."

Fortunata è intenzionata a non lasciarsi sfuggire questa occasione per voltare le spalle a quel mestiere accompagnato sempre da morte, dolore, corpi rigidi, lacrime di chi piange il proprio caro.
Già è stato - ed è - dura vivere accanto ad un padre che piange guardando le foto dell'amatissima moglie e che spesso, quando parla con la figlia, non vede lei ma la defunta consorte, Elisa.

"Elisa. Mia madre. La donna con cui combatto una guerra silenziosa per la conquista del cuore di mio padre."

In quei momenti, Fortunata si sente pervadere da una grande tristezza e dalla dolorosa consapevolezza che, per quanto suo padre le voglia bene, preferirebbe di certo che, al sui posto, ci fosse Elisa davanti a lui.

A dare un'ulteriore spinta alla sua voglia di cambiare vita, c'è anche il suo essere cosciente di come la gente guardi lei e i suoi famigliari: persone che portano sfortuna (i gesti scaramantici non mancano mai), alla cui vista è meglio distogliere lo sguardo e al cui passaggio è meglio scansarsi, come se la morte fosse contagiosa e potesse attaccarsi loro addosso come la lebbra.

Fortunata è stanca di sentire le comari che mormorano sciocchezze quando la vedono, di ragazzi che le fanno un complimento per poi lasciarsi andare a gesti eloquenti e superstiziosi quando scoprono il suo lavoro.
Insomma, la ragazza non vuol essere più la figlia del becchino più famoso di Chioggia e non vede l'ora di poter utilizzare le sue abili mani per celebrare eventi gioiosi e non più luttuosi.

Nonostante le urla contrariate del genitore, l'aspirante pasticciera si reca al suo primo giorno di lavoro presso i Mengolin: deve aiutare lo chef Lucio a decorare una torta nuziale.
A sposarsi è la figlia della famiglia Boscolo (molto nota in città), ma purtroppo la morte sembra aver seguito la povera tanatoesteta: durante la festa, infatti, il padre della sposa muore.

Istintivamente, Fortunata non riesce a star lontana dal corpo morto dell'uomo e lo tocca... facendo così un grosso errore che potrebbe crearle non pochi problemi.

Nei giorni successivi viene fuori che la morte del Boscolo non è avvenuta per cause naturali e il fatto che a toccarlo sia stata quella ragazza che era lì per fare la pasticciera, fa sì che ella diventi una sospettata...

Ma quel giorno, al matrimonio, Fortunata fa la curiosa conoscenza di un "Tizio affascinante", un ragazzo tanto carino e sexy quanto misterioso, che si chiama Vito ed è pugliese.

I due finiscono per fare amicizia e le loro strade continuano ad incrociarsi, e non per caso: Vito sembra uno senza arte né parte ma in realtà è interessato alla morte del signor Boscolo e alle sue attività imprenditoriali per motivi ben precisi.
Dal canto suo, la stessa Fortunata è interessata a capirci qualcosa di più circa il presunto omicidio di Boscolo, più che altro per scagionare se stessa da ogni assurda accusa; si improvvisa così investigatrice e, collaborando con Vito, cercherà di carpire segreti, frasi sussurrate, intrighi e loschi affari di questa ricca famiglia di Chioggia.

Intanto, il suo "idolo" Lucio Mengolin sembra davvero apprezzare le sue qualità e volerle proporre un lavoro, il che rende Fortunata eccitata e felice. Sarà la volta buona per dire addio alle onoranze funebri di famiglia per potersi dedicare finalmente a una professione più lieta?

E quel Vito, che le sta sempre attorno e che sembra aver bisogno di lei, del suo aiuto..., chi è davvero? Può fidarsi di lui, di quel sorriso sornione, di quello sguardo malizioso che le fa battere il cuore più velocemente?

E se la ragione le suggerisce di stare attenta a non perdere la testa, i moti del cuore sono difficili da placare e la conducono verso quell'uomo intrigante, che sa come sorprenderla e farla sorridere (a volte anche innervosire, ma è un dettaglio trascurabile).

Le vicende avventurose che coinvolgono la nostra simpatica e sveglia protagonista hanno una spettatrice d'eccezione, che è al contempo anch'essa una voce narrante, ma onnisciente e privilegiata, che si alterna alla narrazione in prima persona di Fortunata: è la voce fiera e orgogliosa della magnifica città di Chioggia che, come se avesse vita propria, sembra rivolgersi al lettore affinché si soffermi sulla bellezza di Clodia, sul suo fascino, la sua storia, senza però perdere di vista - purtroppo! - le azioni degli esseri umani, la loro avidità, il loro affannarsi nei propri affari non sempre leciti e puliti.

Romanzo vincitore di IoScrittore 2020, l'esordio di Stefania Crepaldi è un giallo con sfumature rosa che mi ha catturata e favorevolmente impressionata per diversi aspetti: la scrittura molto sciolta, il ritmo veloce e dinamico, i dialoghi efficaci; originale è il lavoro della protagonista e coraggiosa la scelta dell'autrice di inserire un argomento delicato (e attorno a cui ruotano molti tabù, paure, associazioni negative...) come la morte e il contatto con essa (che, nel caso di Fortunata, è inevitabilmente anche fisico), senza mai far sentire al lettore nessuna oppressione o tristezza, tutt'altro; la protagonista è un tipo tanto determinato e caparbio quanto sensibile e, pur essendo costantemente a contatto con la morte ed essendo cresciuta con un genitore che le ha fatto sentire molto l'assenza materna, è piena di voglia di vivere e di amare; bella l'idea di dar voce alla città, che in pratica è un personaggio a tutti gli effetti.

Un libro che mi ha sorpresa in positivo e che ho letto con molto piacere perché è scritto bene, ha una storia accattivante e una protagonista che ha tutti i requisiti per conquistare i lettori.



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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz