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giovedì 21 aprile 2022

[[ RECENSIONE ]] ★★ QUEL MALEDETTO VRONSKIJ di Claudio Piersanti ★★

 

Giovanni viene lasciato da sua moglie di punto in bianco ma, al di là dei dubbi, dei sospetti e delle mille domande che lo tormentano notte e giorno sui perché di questo abbandono, egli resta teneramente testardo e profondamente innamorato, e l'amore forte e sincero per la sua compagna di vita conquista il lettore per la tenacia, la dolcezza e l'autenticità.


QUEL MALEDETTO VRONSKIJ 
di Claudio Piersanti



Rizzoli
240 pp
"La felicità è leggerezza, è una cosa sottile, che se la chiami con il suo nome scompare. Dev’essere inconsapevole e senza sforzo. I suoi pensieri erano aggrappati a un concetto semplice e chiaro: che vita felice era stata la sua. Più bella di quella di un re."

Giovanni e Giulia sono una coppia affiatata e ancora molto innamorata dopo ventisei anni di matrimonio e una figlia (Lisa, che vive all'estero e che i genitori chiamano affettuosamente "la Piccola").

Lui, dopo essere stato licenziato come caporeparto in una storica azienda editoriale, si è rimesso in gioco come tipografo.
Lo conoscono tutti come un uomo gentile, sempre col sorriso stampato in faccia, che - Giovanni né è consapevole - spesso è più "di circostanza" che sincero.
Ma tant'è, e Giovanni è lontano dall'essere perfetto, nonostante sia un abitudinario amante dell'ordine e abbia in antipatia la sciatteria di ogni genere, compresa quella di chi scrive senza avvedersi degli errori che fa e, quindi, senza correggerli.
A memoria di questo suo "odio"verso gli errori c'è una scritta in tipografia, in bella vista: UN'ASINO, che fa da promemoria per ricordare che no, non è detto che gli errori arricchiscano, tutt'altro.

"gli errori dicono sempre la verità, dichiarano la tua ignoranza ma anche la tua disperazione."

Ma Giovanni è sereno e felice: ormai, dopo cinque anni dal licenziamento immotivato, è soddisfatto del proprio lavoro, ha una moglie meravigliosa accanto e pochi ma sinceri amici, come il caro e loquace Gino (sempre pronto a raccontargli dei quotidiani litigi con la bella moglie Nina) e Bruna, montanara spilungona e di poche parole (però quando parla, va dritta al sodo),sempre presente per Giovanni, che poi è suo cugino.

Certo, l'ombra della malattia e la paura della morte incupiscono spesso l'umore di Giulia, che tempo prima ha affrontato operazioni e cure per un brutto male, ma la coppia vive ogni giorno come un dono ed è felice per ogni piccolo gesto quotidiano: fare colazione insieme e senza fretta, scambiarsi un bacio volante prima di andare al lavoro e un altro più lungo la sera, quando lui torna dalla tipografia con le dita sporche d’inchiostro; stare abbracciati in giardino, tra i fiori che lei cura e innaffia con tanto amore e costanza. 

Si conoscono troppo bene, ormai, e ognuno scorge nel volto o nei silenzi dell'altro anche i più piccoli segnali di preoccupazione.
Eppure, nonostante sia un tipo precisino e metodico, l'errore scappa anche al buon Giovanni.
Semplicemente e senza che lui potesse prevederlo, accade che in un giorno come gli altri Giulia esca di casa con la valigia per andarsene e non farvi ritorno.
Dove, Giovanni non lo sa.
Perché? 

“Perdonami, sono tanto stanca. Non mi cercare.” 

Queste le uniche parole di Giulia, prima di scomparire nel nulla e scritte su una busta. 
Il marito Giovanni è interdetto, smarrito e, nella loro casa improvvisamente vuota, si sente un naufrago lontano dal porto sicuro e ormai in balia delle onde.

Cosa è successo? Si è spezzato quel dolce incantesimo che li teneva uniti? Perché? Quali sono le sue colpe?

Le domande che affollano la mente di uno sgomento e perplesso Giovanni sono tante, ma lui si sforza di condurre la vita di prima, senza interrompere le attività di sempre, che poi convergono tutte nella tipografia.
Continua a stampare, impacchettare, rilegare, accogliere clienti e commissioni; mangia poco, pian piano comincia a tornare a casa sempre meno (solo per fare la lavatrice) e preferisce fare della tipografia il proprio piccolo ma comodo rifugio.

"Gli piaceva starsene in silenzio in completa solitudine e anche in quel momento avrebbe preferito essere nella sua tana, ma gli umani devono parlare ogni tanto, scambiare qualche sorriso."

Il sorriso gentile è sempre sul suo viso, quando occorre, ma parla ancora meno di prima e preferisce starsene per conto suo; del resto, alle domande preoccupate e curiose di Gino e Bruna cosa dovrebbe mai rispondere? Che ne sa, lui, dei motivi che hanno spinto Giulia a lasciarlo senza dirgli neppure ba?

Confuso, triste, non privo di sensi di colpa, Giovanni si lascia un po' andare e il giardino della moglie, lasciato incolto e inaridito, ben rappresenta quello che c'è nel suo cuore e, ormai, nelle sue giornate.

"Con Giulia aveva tutto un suo senso, andata via lei niente lo aveva più."


Era colpa sua se il suo mondo stava svanendo? Cos'era stata la sua vita fino a quel momento: una lunga serie di piccoli miracoli salvifici? Un grande fallimento?

"Il suo mondo stava morendo nell’indifferenza generale, e questo era normale: era iniziata l’epoca degli errori. Un’asino con l’apostrofo aveva vinto."

Forse Giulia si era stancata di lui, del suo essere così... comune, noioso, banale, di una gentilezza stucchevole, privo di ambizioni?
Era fuggita da una vita senza stimoli? Dalla mediocrità della loro esistenza piccolo borghese?

Giovanni è in cerca di risposte e per caso, spulciando tra i libri della moglie, tra le mani gli capita un classico: Anna Karenina
Comincia a leggere; la mole non lo spaventa (tanto, chi gli corre dietro?) e, nell'apprendere le vicende amorose della protagonista con il suo bel Vronskij, si convince che tra quelle pagine si celi un segreto.
Anzi, il segreto, quello di sua moglie.
E se Giulia se ne fosse andata perché aveva un amante?
Può essere, no? Un amante focoso, arrogante e sicuro di sé come quel maledetto Vronskij, che ha ammaliato la sua Giulia e gliel'ha portata via.

Geloso e amareggiato, si chiude in tipografia e prende una decisione bizzarra ma, a modo suo, catartica, terapeutica quasi: copiare al computer tutto il romanzo di Tolstoj e farne una copia unica, scritta su carta pregiata, rilegata in pelle.

È la sua dichiarazione d'amore per Giulia, con la speranza che un giorno torni da lui e possa rallegrarsi per quel dono singolare e speciale, unico nel suo genere.
Il suo amore per lei non retrocede di un millimetro nel suo cuore, e Giovanni spera che in qualche modo sia così anche "per la sua regina".

La vita, caro Giovanni, è fatta così, ha i suoi alti e bassi, procede per strappi lievi e imprevedibili, ti regala giorni di sole ed altri grigi e ventosi.

Quando finalmente il cielo sembra tornare azzurro e sgombro di nuvole, e il mistero della scomparsa si svela, Giovanni sente e capisce che c’è (e forse ci sarà sempre) qualcosa che gli sfugge, che "la felicità viaggia a corrente alternata e non è priva di insidie e timori, primo tra tutti quello di perdere i suoi favori" e che tutto ciò che possiamo fare è guardare in faccia le nostre paure, accettandole.

E quando ci si ritrova l'uno accanto all'altro, non servono neanche troppe domande con relative spiegazioni: basta restare così, vicini, con la dolce consapevolezza di essere finalmente a casa, perché quando sei tra le braccia di chi ami, sei già a casa e non hai bisogno di altro.


Con una penna leggera, delicata e sincera, Piersanti ci racconta cosa accade quando in una coppia qualcosa si rompe e uno dei due si prende una pausa per staccare, per ritrovarsi, perché a volte va così: per non perdersi nel labirinto di pensieri spaventosi, per non lasciarsi soffocare dal laccio infido della paura di non farcela e di dover soccombere a qualcosa di più grande e al quale non basta la volontà per sottrarsi, forse è necessario andar via, prendere le distanze.

Ritorna a casa solo chi è partito.

Con molta sensibilità e profondità, l'Autore ci lascia entrare negli angoli meno illuminati della vita di un uomo come tanti e ci sembra di provare, insieme a lui, il suo medesimo smarrimento, la paura, i dubbi, i sospetti logoranti, il senso di vuoto davanti alla disgregazione del suo mondo, di ogni certezza, della sua piccola famiglia:

"La sua famiglia era svanita nel nulla, non esisteva più. La famiglia è una cosa transitoria, come il lavoro, del resto come l’esistenza stessa. Tutto è provvisorio ma quando lo vivi ogni momento sembra eterno."

Lo vediamo mentre cerca di sopravvivere dignitosamente aspettando il ritorno di lei, e ci fa tenerezza, perché lui ci prova a smetterla con le sue ossessioni e a tenere a bada "quei bagliori di infelicità che ogni tanto gli esplodevano in petto e lo inondavano dappertutto."

Si narra d'amore, tra queste pagine, di quello maturo e solido che però non è esente da bufere e crepe; di malattia, di come essa porti timori, insicurezza, angoscia, paura di soffrire (e far soffrire i propri cari) e di morire; di amici (pochi ma buoni) che non ti mollano neanche quando ti chiudi a riccio; di sospetti e gelosie, di sensi di colpa e dubbi, di una discreta e sommessa ricerca della felicità, che si racchiude in un giardino fiorito, in abbracci che rinfrancano, in una passeggiata in montagna.

E c'è lui, «quel maledetto Vronskij!».
Eh sì, perché lui c'è davvero, in un modo o nell'altro. Se non è "l'altro uomo", è qualcos'altro, ora sfuggente ora più evidente, ma comunque presente con la sua impronta malefica, carica di ansia e paura.
C'è un maledetto Vronskij nella vita di ciascuno di noi e, credo, tutti prima o poi ce ne rendiamo conto e lo individuiamo, proprio come succede a Giovanni.

Davvero un romanzo bello, tenero e forte come l'amore di Giovanni per Giulia, un amore che fa da filo conduttore in tutto il libro e che, lungi dall'essere sdolcinato e artificioso, è puro ed autentico.
Consigliato.


ALCUNE CITAZIONI

"Forse la gelosia consiste proprio nel non sapere, forse è soltanto un sospetto, un dubbio."

"Lei era andata in luoghi inaccessibili, estremi, aveva guardato la morte in faccia, e quell’incontro si era prolungato per mesi, forse per anni, senza che lui notasse niente. La morte non si vede, la vedi solo se muori."

"Immaginava la felicità come un castello di carte, bellissimo ma instabile e provvisorio. Niente dura per sempre, tanto meno una condizione così fragile come la felicità, che per lui significava non desiderare nient’altro."

"ci si dà alla fuga quando non c’è altro da fare. Ti inseguono cani feroci e tu scappi, non importa dove."



4 commenti:

  1. Non sapevo neanche la trama, sono onesto, quindi la tua recensione è stata illuminante. Mi ispira moltissimo, lo immaginavo tutto diverso...

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    1. Ciao Michele!
      Mi fa piacere se ti ho incuriosito 😉 io l ho trovato bello ♥

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  2. Vera quella frase sugli errori sempre che siano davvero errori, ossia sbagli commessi in assoluta buonafede... Altrimenti sono menzogne che peraltro come gli errori, sono lo specchio di chi uno è.

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    1. condivido. non tutti gli errori sono uguali, certo; a modo loro, però, riflettono comunque qualcosa. Credo :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz