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lunedì 8 agosto 2022

[[ RECENSIONE ]] 1000 MOTIVI PER UCCIDERE di Ethan Riot

 

Un tranquillo avvocato alimenta la propria passione per i serial killer e la cronaca nera frequentando un prete, bizzarro e dai modi di fare molto sopra le righe, che ama raccontare storie di efferati delitti e folli omicidi. 


1000 MOTIVI PER UCCIDERE
di Ethan Riot



Ed. Elison Paperback
166 pp
"...perché devi uccidere?!”
“Il motivo? Oh, fratello, i motivi li ho tutti e al contempo non ne ho nessuno, ci sono mille motivi per uccidere, io non so scegliere quale sia il mio, perciò diciamo che lo faccio semplicemente perché mi piace.”

Pasquale Bartolucci è un avvocato dall'esistenza abitudinaria e tranquilla; frequenta sempre lo stesso Bar 22 e lì si ritrova, una volta a settimana, con un amico particolare: don Roberto Molinari, un sacerdote in là con gli anni che nulla ha di quell'aria rassicurante che un "servo della chiesa" dovrebbe avere.

L'avvocato ama ascoltare storie di efferati omicidi a sangue freddo, essendo appassionato di thriller, e Roberto, dal canto suo, è ben lieto di soddisfare questa bislacca passione; del resto, il prete è un tipo davvero particolare, dal carattere tutt'altro che mite, dal linguaggio decisamente scurrile e periferico e ha questo vizietto di spifferare all'amico ciò che la sua tonaca gli imporrebbe di tener per sé: i contenuti delle confessioni più truci e spaventose.

I due, quindi, chiacchierano solo di questo: Roberto, con tono compiaciuto, racconta all'altro - che, per sollecitarlo a tirar fuori storie interessanti, lo prende per la gola offrendogli tutto il bancone di dolci della pasticceria - le confessioni più ghiotte, quelle in cui il reo confesso racconta al prete le proprie malefatte, i delitti più sanguinosi, non lesinando sui dettagli più raccapriccianti.

Storie di figli che ammazzano i genitori, di donne infelici che tirano fuori il loro lato killer all'occorrenza, uomini con il corpo ricoperto da cicatrici e ferite, dietro le quali si nasconde la loro folle crudeltà....: ce n'è davvero per tutti i gusti ed infatti Pasquale resta soddisfatto dai racconti del prete.

C'è da dire, però, che le storiacce narrate, con dovizia di particolari, dal gagliardo sacerdote sono così incredibili da non sembrare vere, ragion per cui Pasquale, pur apprezzandole, finisce per sghignazzarci su e per non credere alla loro veridicità.

Ma quello che lui non ha capito è che Molinari è davvero un individuo sui generis e che l'abito talare potrebbe celare qualche sorpresa.

Ad aggiungere pepe all'amicizia tra i due e ad accendere un campanello d'allarme nella mente dell'avvocato, ci pensa un uomo di nome Matteo, coetaneo di Roberto, che spunta direttamente dal passato di quest'ultimo.

Quali sconcertanti rivelazioni porta con sé?

Grazie a lui, Pasquale avrà modo di scoprire qualcosa di sconvolgente sull'amico raccontastorie e toccare con mano, e non più soltanto con l'immaginazione, quanto possa essere profondo e oscuro il cuore umano e quanto possa essere difficile, e in certi casi impossibile, recuperare certe anime perdute.

"1000 modi per uccidere" è un giallo/thriller incentrato su una serie di violenti omicidi compiuti per i più disparati motivi dall'assassino di turno; a fare da filo conduttore agli episodi c'è l'amicizia tra l'avvocato e il prete, il primo ascoltatore e l'altro narratore dei delitti; i due sono una coppia strana e bizzarra, sia perché Pasquale sembra un po' troppo ingenuo per essere un avvocato (che quindi, per motivi professionali, dovrebbe essere avvezzo ad avere a che fare con bugiardi e malfattori, e invece... pare avere difficoltà a riconoscerli, sia da lontano che da vicino), e sia per la personalità di Roberto, volgare e sboccato, insomma tutto fuorché un'anima pia.

Che questo signore anziano, ma ancora pieno di energia, nasconda qualcosa di inquietante, il lettore lo comprende prima di Pasquale, ciò però non fa diminuire l'interesse  nel seguire lo sviluppo della vicenda, anzi si ha voglia di proseguire per capire quale sarà il degno epilogo di questa storia densa di sangue, aggressioni e morti cruente, frutto di menti che ammazzano il prossimo adducendone non una ma innumerevoli e folli "ragioni".

L'autore, complice anche la giovane età, ha ancora uno stile acerbo, da curare e migliorare; nel testo sono presenti molti refusi (per correttezza, preciso che questo mi era stato anticipato dal giovane scrittore), un uso non sempre corretto dei tempi verbali e a volte un po' di confusione e poca chiarezza nel raccontare i fatti, però la storia in sè e i personaggi presenti (principali e secondari) li ho trovati interessanti, come anche il fatto che tutti i delitti siano stati inseriti in una cornice che non li rende cupi e drammatici ma, anzi, essi sono attraversati da una vena di "umorismo nero", e non potrebbe essere diversamente visto che sia il lettore che Pasquale ne vengono a conoscenza attraverso la voce di Roberto, il quale racconta di questi fatti di sangue con nonchalance, come se stesse riportando delle barzellette.

Nel complesso l'ho trovata una lettura piacevole. 

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz