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venerdì 27 gennaio 2023

PORRAJMOS di Andrea Giuseppini - la persecuzione nazifascista di rom e sinti - ✤ GIORNATA DELLA MEMORIA, 27 gennaio 2023 ✤

 

 In occasione della Giornata della Memoria, l'anno scorso ho ricordato le vittime dell'Olocausto e proposto una breve bibliografia e sitografia per chi volesse approfondire l'argomento.

Quest'anno ho avuto modo di ascoltare su Audible un interessante audiodocumentario riguardante la persecuzione nazifascista dei rom/sinti. 


(Primo Levi)



PORRAJMOS.
La persecuzione nazista e fascista dei rom e dei sinti
di Andrea Giuseppini



Tracce.studio
1 ora 22 minuti
Audiodocumentario
Se vi dico "Porrajmos", cosa vi viene in mente?

Forse non sono in tantissimi a sapere il significato di questa parola ed è proprio per questa ragione che ne parliamo (nel post del 2022 ne diedi solo un piccolo accenno).


Porrajmos, nella lingua della maggior parte dei rom e dei sinti, significa "divoramento"; un'altra parola, da affiancare a questa, è Samurdaripen, cioè “il grande genocidio”

Entrambi i vocaboli indicano lo sterminio che il Terzo Reich attuò nei confronti delle popolazioni rom e sinti.
Fu una vera e propria persecuzione su base razziale,  scientificamente programmata con lo scopo di distruggere l’intero popolo, la sua cultura e la sua lingua e
 che portò alla morte di oltre 500.000 persone.

Ma, a differenza di quanto accaduto con gli ebrei, per i rom il riconoscimento del loro genocidio è arrivato più tardi e non senza polemiche; inoltre, non c’è stato nessun tipo di risarcimento né umano né sociale.


Nel documentario intervengono Otto Rosenberg (uno dei pochi “zingari” sopravvissuti allo sterminio), Gnugo de Bar (nato all’interno del campo di concentramento riservato ai sinti e attivo a Prignano sulla Secchia (MO) tra il 1940 ed il 1943), Milka Goman (che fu arrestata e portata nel campo di concentramento di San Bernardino ad Agnone), Giovanna Boursier (giornalista), Mirella Karpati (pedagoga e studiosa del mondo zingaro e della Romanologia), Luca Bravi (ricercatore).


Era il 16 dicembre 1942 quando Heinrich Himmler ordinava la deportazione di rom e sinti che vivevano in Germania nel campo di sterminio di Auschwitz. Ha così inizio «la soluzione finale» per questo popolo.

Ascoltiamo, quindi, l'intensa testimonianza di Otto Rosenberg, nato a Berlino nel 1927, che già nel 1936 fu deportato nel lager di Marzhan; sette anni dopo, Rosenberg sarà internato nello Zigeunerlager, il lager degli zingari di Auschwtz-Birkenau (dove incontra Josef Mengele, l'angelo della morte), poi trasferito nel campo di Buchenwald e infine liberato a Bergen-Belsen.

Otto Rosenberg è l'unico superstite della sua famiglia e di questo ha sempre portato il "peso": perché solo io sono sopravvissuto? Commuovono le sue parole che rivelano il dolore sempre vivo e che si fa sentire più forte nei giorni di festa. Per anni egli ha mantenuto il silenzio per anni, fino a quando ha sentito che fosse giusto lasciare la propria preziosa testimonianza.

Ascoltare la voce di questi sopravvissuti all'inferno, che in quei maledetti lager hanno perso i propri cari, induce a porsi delle domande e a fare delle riflessioni su come mai questo genocidio è stato a lungo negato, "sminuito", dimenticato, anzi si è cercato proprio di negare che tale genocidio fosse avvenuto per motivi razziali, adducendo che fossero piuttosto motivi di natura sociale, ma gli "zingari" non furono deportati perchè asociali o come saltimbanchi e giostrai, bensì vennero internati e uccisi in quanto considerati razzialmente inferiori.

«Gli Zingari risultano come un miscuglio pericoloso di razze deteriorate»: queste parole le pronunciò Robert Ritter, medico e psicologo tedesco nonché direttore del Centro Ricerche per l’Igiene e la Razza di Berlino; è tristemente noto per le sue teorie discriminatorie proprio sugli zingari, da lui ritenuto tarati geneticamente, irrecuperabili, pericolosi e quindi da sterminare. 
Ad essere precisi, le origini degli "zingari" non sarebbero da considerare "non ariane" (in quanto indoeuropee) e quindi "impure", ma avendo loro vagabondato ed essendosi "contaminati" con altri popoli di “razza inferiore”, hanno irrimediabilmente compromesso la loro purezza.

Purtroppo, anche in Italia, durante il regime fascista, si registrò un tipo di politica discriminatoria verso le persone di origine sinti e rom, che il governo giustificò con esigenze di sicurezza interna e di igiene pubblica. Il primo provvedimento del governo di Mussolini risale al 1926, quando venne ordinato il respingimento alla frontiera italiana di zingari, saltimbanchi e simili, che cercavano di entrare nel nostro Paese.

Un altro aspetto importante che emerge nell'audiolibro è la cifra dei morti tra i sinti durante la guerra; essa non è semplice da determinare e questa difficoltà nel documentarne il numero preciso risale già a prima della guerra; del resto, se per gli ebrei sono stati presi in considerazione le comunità (e chi non era tornato, a guerra finita), per i sinti questo non è stato possibile.

La cosa che mi ha lasciata perplessa e anche un po'... amareggiata è stato ascoltare come la richiesta di riconoscimento, da parte di Sinti e Rom tedeschi, del genocidio della propria gente, sia stato per anni giudicato quasi un insulto all'onore della memoria delle vittime dell’Olocausto; anche lo stesso Elie Wiesel si oppose all'inserimento degli zingari nel memoriale  di Washington.

C'è da dire che, durante la cerimonia di consegna del Nobel per la pace, lo stesso  Wiesel dichiarò: “Confesso che mi ritengo in qualche modo colpevole verso i nostri amici Rom. Non abbiamo fatto abbastanza per ascoltare la vostra voce angosciata. Non abbiamo fatto abbastanza per sensibilizzare la gente ad ascoltare la vostra voce sofferente”.

Personalmente, trovo sbagliato pensare che riconoscere le sofferenze di un altro popolo  sminuisca quelle di un altro, e neppure se ne può fare un discorso puramente numerico (più morti ➡️ più considerazione). Credo semmai che riflettere su quante e quali malvagità l'essere umano, in nome di ideologie di varia natura, sia capace di compiere verso i propri simili, senza escluderne alcune (per qualsivoglia ragione) ma anzi ricordando tutti coloro che hanno subìto ingiustizie, senza operare distinguo tra vittime di serie A e B, sia fondamentale affinché i "per non dimenticare", i "mai più" e la stessa Giornata della Memoria mantengano fede all'obiettivo di agire perché certe brutalità non accadano più a nessuno, in nessuna parte del mondo e a nessun popolo o categoria di persone, che sia per religione, orientamento sessuale, motivi politici, razziali...

Includere, nella celebrazione del ricordo, e non escludere, perché il rispetto del dolore va dato a tutti, fosse anche a una singola persona.

Non posso che consigliare l'ascolto di questo audio documentario, breve ma molto interessante.


Sito consigliato per l'approfondimento personale:  http://porrajmos.it/


Siti consultati:

  • www.treccani.it
  • museonazionaleresistenza.it
  • https://www.combattentiereduci.it/notizie/genocidio-degli-zingari-il-dovere-della-memoria
  • http://sucardrom.blogspot.com/2015/10/giacomo-gnugo-de-bar-lultimo-grande.html
  • www.lameridiana.it
  • https://memoria.comune.rimini.it/news/porrajmos-genocidio-dei-sinti-dei-rom-sottoil-terzo-reichhttps://www.lageredeportazione.org/wp-content/uploads/2021/04/MIRELLA-KARPATI.1149865963.pdf

4 commenti:

  1. Complimenti perchè di questo aspetto dell'olocausto non ne parla praticamente mai nessuno.

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    1. Purtroppo si parla sempre poco di altre minoranze sterminate.
      Grazie ❤️

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  2. Condivido il tuo pensiero, è giusto ricordare tutte le vittime dell'Olocausto. L'olocausto dei popoli Rom è Sinti è una pagina dimenticata, una persecuzione meno nota ma non per questo meno dolorosa. Grazie per aver dato voce allo sterminio di cui non si parla.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz