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domenica 15 gennaio 2023

>> RECENSIONE << L'INVENZIONE DI NOI DUE di Matteo Bussola


Stare insieme per anni e poi, a un certo punto, non riconoscersi più, come se la persona che ci è accanto, che amiamo e che diceva di amarci, d'un tratto non fosse più quella che pensavamo di conoscere così bene e lei stessa non vedesse in noi ciò che l'aveva fatta innamorare.
Che si fa in questi casi? Si va avanti per inerzia, passivamente, coltivando la segreta e troppo discreta speranza che qualcosa cambi, che l'amore e la passione riesplodano all'improvviso? Oppure lasciarsi, accettando il comune fallimento?
E se invece provassimo a inventare una nuova versione di noi?


L'INVENZIONE DI NOI DUE
di Matteo Bussola



Ed. Einaudi
216 pp
11.50 euro
"Lo lessi una volta, da qualche parte: l’amore è un privilegio. Non è un elemento previsto dalla natura, ma un’invenzione umana. Pare che la natura viva benissimo senza. Il mondo vive, respira, lotta, muore e risorge ogni  giorno per necessità. Senz’amore.
Ma se alcuni amori fossero una forma di necessità?
La nostra storia era nata così: due poli che si erano attratti, inesorabili."

Milo è sposato con Nadia da quindici anni; il loro è un amore nato tra i banchi di scuola, in un modo particolare che ha reso speciale il loro incontro e poi la loro relazione.
L'espressione "sui banchi di scuola"va intesa letteralmente: si sono lasciati messaggi scritti sul banco per diverso tempo, e a partire dalla domanda più semplice e complicata che ci sia ("Chi sei tu?") hanno imparato a comunicare, a confidarsi, ad aprirsi l'uno all'altra, a conoscersi. A piacersi.
E tutto questo senza mai incontrarsi di persona, senza dare un volto a quelle parole scritte a matita e cancellate subito dopo averle lette.
La fine della scuola (era l'anno della maturità) mette anche la parola fine a quella corrispondenza speciale, allontanando i due ragazzi.
Ma evidentemente è un po' vero quel modo di dire "se due persone sono destinate a stare insieme, prima o poi si ritroveranno" e infatti succede proprio così: passa del tempo e Milo e Nadia si incontrano per caso, si "riconoscono" e si mettono insieme, fino a sposarsi.

L'amore c'è, anche la passione, la complicità, gli interessi comuni; ciò che li differenzia è una ricchezza e non li divide, tutt'altro.
Eppure, a distanza di tre lustri, qualcosa è cambiato per forza: Milo si è accorto che Nadia ha smesso di amarlo, di desiderarlo; non lo guarda più con gli occhi innamorati di un tempo, non lo ascolta, non condivide quasi nulla di sé e, anzi, certi tratti tipici del coniuge paiono irritarla enormemente. 
Sembra essersi spenta, e con lei la fiamma del loro amore che teneva in vita il matrimonio. 

Cosa ancor più triste - come non di rado capita nelle coppie -  lei non si decide a lasciarlo, ma resta con lui per inerzia, per dipendenza, per "comodità", o forse per paura.

"E avrei voluto che ci fosse qualcosa in grado di arrestare la nostra caduta, il nostro mulinare  con le braccia nel vuoto, qualcuno in grado di impedirci di andare in pezzi e farci tornare quel che eravamo stati."

Non sarà mica vero che il matrimonio è la tomba dell'amore, come dicono in tanti?

Ma Milo non è affatto disposto ad arrendersi con Nadia, che lui reputa essere l'amore della sua vita: l'ama come il primo giorno, nei suoi pregi e difetti, nei cambiamenti che l'età ha segnato sul suo viso e sul suo corpo; certo, negli anni ci sono state delle cose che hanno creato frizioni o disagi nel rapporto, come il fatto di non riuscire ad avere bambini o, ultimamente, il libro che Nadia sta scrivendo e che le ruba non solo tempo, ma anche qualcos'altro.
Questo progetto di scrittura sembra essere diventato una sorta d'amante, di terzo incomodo che li sta separando, che rende lei sempre impegnata, nervosa, sulle sue...

Cosa fare per recuperare il rapporto?
Cosa inventarsi per riavere indietro la sua Nadia - innamorata, curiosa, piena di vita?

"Cominciai a scrivere a mia moglie dopo che aveva del tutto smesso di amarmi". 

Visto che a lei piace scrivere, lui sceglie di avvicinarsi a lei proprio attraverso la scrittura, utilizzandola per aprirsi, per raccontarsi, per dire di sé qualcosa che faccia re-innamorare Nadia, che sicuramente non vede nel suo "Miles" l'uomo per cui aveva perso la testa.

Ed è così che Milo decide di scrivere un'email a sua moglie fingendo di essere un'altra persona e di averle scritto per errore...

I semi vengono gettati, ora bisogna aspettare e capire cosa accadrà e se nascerà qualcosa, di bello possibilmente.
E in effetti, inaspettatamente, lei gli risponde, dando inizio a una corrispondenza segreta.

I due si scrivono mentre intanto, dentro casa, si parlano a malapena; in queste lettere, sempre più fitte e intense, entrambi si raccontano, si confidano, rivelano parti di sé all'altro come mai forse avevano fatto prima.

Nadia è coinvolta da quest'uomo sbucato dal nulla e per caso, e Milo, da una parte ne è compiaciuto - perché questo suo "alter ego" piace a sua moglie, che lo trova interessante e si dilunga anche a parlare molto di sé e del proprio matrimonio, dello stesso Milo, di ciò che l'ha delusa, delle qualità e dei difetti di lui... -, dall'altra, egli è un po' geloso e capisce di essersi messo in trappola con le sue stesse mani. 

Come può cavarsi d'impaccio, lui che ha dato vita al proprio avversario?
Come far vedere a Nadia che quel tipo con cui lei conversa amabilmente in forma scritta non è altri che il Milo che ha sposato e con cui, ad oggi, non ha nulla da condividere?
Riusciranno Milo e Nadia a ritrovarsi? 

Matteo Bussola ci racconta un amore che è forte pur nel suo essere imperfetto, sciupato, stanco, incompreso; ci racconta di come un uomo che ama non accetta che il suo amore si stia tramutando in cenere e ci mostra come provi a farlo rinascere da quelle stesse ceneri: ci sarà rimasto qualcosa di loro due che valga la pena recuperare, salvare, rinvigorire?

Milo e Nadia non si riconoscono più, sono cambiati negli anni (come succede a tutti), ma se il primo non è spinto da questi cambiamenti a mettere in discussione i propri sentimenti e il matrimonio stesso, per Nadia non è così: quel Milo che le sta accanto oggi non è lo stesso di prima, è una versione di lui ingrigita, appiattita, annoiata e annoiante che a lei proprio non piace.

Milo aveva ambizioni da architetto ma sono anni che lavora come cuoco in un'osteria e questo suo abbandonare i propri sogni per cucinare è incomprensibile per Nadia.

Per la donna, Milo è l'esempio perfetto della staticità, mentre lei è l'opposto: ora è affabile e romantica, e l’attimo dopo malinconica e distante; cambia stato d’animo decine di volte al giorno. 

"Io sono pazzo, perché l’amavo pure per questo, ma era come amare il vento o un’onda dell’oceano: non è mai uguale. Il fatto è che il nostro cuore ama le cose difficili, essere sorpreso, mentre la nostra mente e le nostre ossa non amano la fatica. Cercano le situazioni facili, rassicuranti. Credo sia il motivo per il quale, alla fine, anche gli uomini più illuminati finiscono spesso per sposare delle geishe. Una relazione deve dare forza, la forza è garantita dalla stabilità, la miglior forma di stabilità è la prevedibilità. Quest’ultima è all’origine della monotonia."

Come si scacciano la prevedibilità e la monotonia? Come si reinventa un nuovo vocabolario per parlare d'amore e, ancor più, per viverlo e condividerlo in modo genuino e vero?

"..l'amore lavora sempre, sempre sulla trasformazione e sulla possibilità e i futuri migliori prendono spesso la rincorsa dai presenti senza speranza".

Milo è consapevole che a mancargli sono quelle che di solito chiamiamo "le piccole cose", che poi sono proprio quelle che diamo più per scontate e che ci sembrano sempre le stesse di sempre.
È proprio di esse che egli ha più nostalgia: il fare colazione insieme, il modo in cui vivevano l'intimità, il disordine dei fogli di Nadia sparsi ovunque, il loro linguaggio giocoso e affettuoso e, soprattutto, la fiducia di un futuro insieme e migliore.

Milo è caparbio e farà di tutto, rischierà anche grosso pur di ricucire quel loro amore che, più che un abito su misura, è diventato un cappotto della taglia sbagliata, un maglione troppo grande e informe; tutto affinché la sua Nadia torni a contemplare le loro vite non più come macerie, ma come possibilità.

Ho ascoltato questo libro direttamente dalla voce del suo autore e mi è piaciuto molto: la sua lettura appassionata, sentita, intensa ed espressiva mi ha guidata nell'immergermi nella storia di Milo e Nadia, in questo grande amore che a un certo punto è diventato una gabbia per entrambi, rendendoli prigionieri di una vita a due che, col passare degli anni, si è ingobbita, si è chiusa su sé stessa, come se avessero esaurito le cose da dirsi, i progetti da vivere insieme, gli interessi da condividere, i segreti da confidarsi, le paure e gli errori da confessare, i difetti da accettare.

Un romanzo coinvolgente, con molti passaggi belli, di quelli che trascrivi perché esprimono ciò che pensi/senti alla perfezione; un libro che parla dell'amore, della relazione di coppia con i suoi piccoli e grandi problemi, e lo fa con intensità e semplicità insieme, senza mai essere sdolcinato, anzi, con ironia e leggerezza.

L'esperienza letteraria col mio "primo Bussola" è positiva.


ALCUNE CITAZIONi

"...forse i prigionieri hanno a che fare con gli amanti piú di quanto si creda. Perché lo sguardo di chi amiamo ci accoglie, però anche ci racchiude."

"Pare che la bellezza di una perla sia la risposta organica a un dolore.
La perla cresce attorno alla ferita che un singolo granello di sabbia, penetrando nella conchiglia, provoca all’ostrica. È la risposta a un elemento imprevisto che riesce ad attraversare le sue difese.
L’amore non è diverso: è la reazione a qualcuno che è riuscito a superare tutti i nostri muri. La risposta accogliente a una potenziale minaccia che ha valicato il confine. L’accettazione di un rischio."

"Troppo tardi imparai che, per chiunque di noi, è impossibile  prendersi la responsabilità di un’altra vita, perché le crepe che si aprono nelle giunture dipendono dalla contiguità di due materiali differenti e le asperità, gli attriti, fanno parte della scommessa. Non possiamo che cercare di essere responsabili per noi stessi, e sperare che basti."

«Un buon piatto, – diceva, – è una maniera per prendersi cura di qualcuno. Il fatto che un alimento, quella singola pietanza, entri nel corpo della persona per cui l’hai cucinata, è un gesto di profonda intimità, un vero atto d’amore. Il risultato del tuo lavoro diventa letteralmente parte degli altri.»

"Mi definiscono una persona riservata, ed è abbastanza vero. Lo dicono quasi fosse un limite. Io, al contrario, ho sempre pensato alla riservatezza come a una specie di regalo. Riservare qualcosa ha a che fare col tenerlo in  serbo per qualcuno".

4 commenti:

  1. Ciao Angela, anch'io vorrei recuperare al più presto qualche romanzo di questo autore... il libro che hai recensito mi sembra molto interessante e potrebbe anche fare al caso mio ;-)
    Buona domenica!

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    1. Anche io penso potrebbe piacerti!!
      Buona domenica a te

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  2. Sembra interessante per come tratta un aspetto particolare di un rapporto d'amore e soprattutto scrive molto bene.a almeno questo io evinco da quei due stralci che hai pubblicato.

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    1. Confermo, scrive bene, è un piacere leggerlo 🙂

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz