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giovedì 2 marzo 2023

🌀 RECENSIONE 🌀 IL TAVOLO BLU di Manuela Costantini



Il tavolo blu è una storia di donne che provano a vivere e a sopravvivere ai vuoti che tanti pezzi mancanti hanno lasciato nella loro vita.
Donne che affrontano, ciascuna a modo suo, il lutto, la solitudine, le assenze, le conseguenze delle proprie scelte sbagliate.
Donne in attesa di chiudere cerchi per poter ricominciare là dove s'erano interrotte e perse.



IL TAVOLO BLU 
di Manuela Costantini




Morellini Editore
264 pp
18 euro
USCITA
1° MARZO 2023
"Blu: il colore del silenzio, della calma e della tranquillità. Il colore dell’eterno movimento, di chi è  legato a ciò che ha di più caro ma riesce comunque a far fronte ai continui alti e bassi che la vita presenta."

Ad Amalbena, una piccola città sul mare Adriatico, vive Mirna, una giovane donna che lavora nell'azienda del padre, Ottavio.
In realtà, Ottavio non è davvero il suo papà; quando sua madre Diana ha avuto Mirna, il padre biologico della piccola era morto e la neomamma era andata a vivere nella tranquilla Amalbena, dove aveva conosciuto e sposato il buon Ottavio.

Ma un tragico, imprevedibile e scioccante evento travolge la vita di questa famiglia: la morte di Diana.
Nessuno può dirlo con matematica certezza, ma sembra che la donna si sia uccisa, gettandosi dal tetto di casa.

Perché l'ha fatto? Sarebbe stato possibile individuare dei "segnali" che facessero presagire l'eventualità di un tale drammatico gesto?
Come hanno potuto Ottavio e Mirna non accorgersi del malessere che evidentemente covava dentro Diana e che l'ha indotta a togliersi la vita, invece di chiedere aiuto?

Le tante domande tormentano Mirna, che vorrebbe poter avere le risposte che cerca e che forse, una volta trovate, potrebbero lenire il suo dolore, dare un senso a quel vuoto, a quell'assenza ingombrante che dentro casa si fa sentire e che non accenna a lasciare né lei né suo padre, un marito innamorato, sempre pieno di attenzioni per quella moglie dal carattere forte, energico, deciso.

Nessuno, tra coloro che conoscevano la donna, si spiega il perché di quell'ultimo, fatale gesto.
E il non sapere, il non riuscire a spiegare, a trovare motivi razionali, può essere logorante per chi resta.

"Chiedi e ti sarà dato": a chi può chiedere, Mirna, per capire sua madre?
Chi può aiutarla nella sua ricerca di risposte in grado di placare il tormento che le si agita dentro?

Mentre cerca di raccogliere i pezzi lasciati dalla mamma e di affrontare il lutto insieme al suo patrigno, conosce una donna, coetanea di Diana: Rachele.

Rachele ha da poco preso in gestione un ristorante molto conosciuto in città e lo ha chiamato "Scegli un colore", e questo in virtù del fatto che la sala è composta da tavoli di diverso colore, appunto.
Viola, indaco, blu, arancione, giallo...: i clienti possono sedersi dove desiderano e Rachele si diverte, in un certo senso, a "indovinare il loro colore", ad immaginare di individuare e riconoscere qualcosa del loro modo di essere, della loro personalità. 

Rachele ha vissuto per diverso tempo altrove e si è trasferita ad Amalbena per ricominciare, un'altra volta. La sua vita, fino a quel momento, è stata un continuo fuggire da situazioni che le creavano dolore e disagio, ma adesso sembra stia trovando un po' di stabilità, grazie al lavoro (che le occupa molta parte del tempo) e alle chiacchierate con l'amica Caterina, una signora diretta, di una schiettezza disarmante e un po' burbera.

Di recente ha conosciuto un uomo, chiamato Scorza, un tipo solitario, enigmatico, anche lui coi suoi tormenti personali, che ama raccontare storie.

Ma l'incontro più importante, che cambierà la sua vita - e non solo - è quello con Mirna.
La ragazza entra nel ristorante e va a sedersi al tavolo blu; chiacchierando, le due scoprono di avere in comune una persona per entrambe importantissima: Diana.

Diana e Rachele sono cresciute insieme in un orfanotrofio, intrecciando un legame strettissimo, vivendo in simbiosi, come sorelle, per diciannove anni.
Poi, qualcosa è successo e le due si sono divise per sempre, senza cercarsi e, addirittura, senza neppure incontrarsi mai ad Amalbena, pur non vivendo lontane.

Eppure, l'affetto che le univa non le ha mai abbandonate, nonostante la lontananza e il quasi trentennale silenzio, e ambedue hanno continuato a indossare la collanina con la pietra colorata, testimone di un'amicizia che nel cuore non è mai morta.

Mirna e Rachele si avvicinano, spinte dal ricordo sempre vivo di Diana, cominciano a parlare, a passare del tempo insieme a colpi di scalpello e bulino, dando forma ciascuna a qualcosa che chiede con urgenza di uscire, di prendere vita sotto le loro mani.

Ma quello che verrà fuori da questa amicizia è qualcosa a cui nessuna di loro è preparata ma che è necessario far emergere per poter rispondere a domande importanti, per chiudere cerchi, per ricominciare.
Per salvarsi.

Sia Rachele che Mirna sono come impantanate in un malessere, in un'inquietudine difficile da definire ma che le rende insoddisfatte, come se ci fosse qualcosa di sospeso nella loro vita.

E se Rachele non vuole guardarsi indietro perché ricordare ciò che è stato la fa soffrire, Mirna sente il bisogno di cercare risposte, di capire cosa è successo quando la mamma restò incinta di lei, di incontrare le persone che l'hanno conosciuta e che forse potrebbero aiutarla.

Se Rachele ha smesso di scappare e vorrebbe poter trovare, nella sua nuova vita ad Amalbena, una serenità che finora è fuggita da lei, Mirna deve allontanarsi per riprendere a respirare, per riappropriarsi di sé stessa, di ciò che è e di ciò che vuole.
Ha bisogno di prendere decisioni dolorose ma drastiche e necessarie, in seguito alle quali sicuramente perderà una persona  a cui tiene ma guadagnerà il rispetto per sé stessa e il diritto di provare ad essere felice.

Ma la felicità non può non passare per la ricerca di quei tasselli mancanti che compongono il suo passato, quello di sua madre, e che vede coinvolta anche Rachele.
La verità verrà fuori e sarà un uragano per entrambe, che le lascerà ammutolite, amareggiate, arrabbiate, di nuovo perse e confuse.


Il tavolo blu è un romanzo delicato e potente insieme, che ruota attorno a tre donne forti, ognuna con il proprio fardello, fatto di timori, inquietudini e speranze che non si ha il coraggio di pronunciare per non restare deluse.
Sono donne fragili e forti, che sanno cosa sia l’abbandono, la mancanza di punti di riferimento; sono simili a "rami protesi come artigli che non hanno più nulla a cui aggrapparsi. (...) sbeccati, lacerati, e tenuti stretti indissolubilmente a radici ormai sradicate".

Rachele e Mirna sanno di dover "togliere per capire", di dover eliminare le cose negative ed inutili per provare a dar vita a qualcosa di nuovo. 
Ricominciare. Ricreare.
Ciascuna lo deve a sé stessa, prima di tutto, e anche se la vita ha insegnato loro che ci si salva sempre da soli, anche se la paura di essere abbandonate a volte ha il sopravvento sul bisogno di avere legami saldi e stabili, è altrettanto vero che "in questo viaggio solitario non è bello trovare qualcuno che ci faccia un po’ di compagnia? E per stare bene insieme è necessario sapere qualcosa di chi ci accompagna. E se non chiedi non lo saprai mai.»"

Mi è piaciuta molto la sensibilità dell'autrice nell'esplorare il vissuto delle protagoniste, nel mostrarcene la personalità attraverso le loro azioni e reazioni, le imperfezioni, le fughe, i silenzi ostinati, le risposte sincere, gli atteggiamenti scostanti, gli errori..., e nel lasciarci guardare al di là delle loro insicurezze e paure, dove ci sono anche coraggio, determinazione, voglia di vivere, desiderio di essere felici, di poter scegliere e decidere.

Un libro che vi consiglio perché è scritto davvero bene e l'autrice affronta tematiche diverse - elaborazione del lutto, l'importanza di legami che uniscono le persone al di là della consanguineità, l'amicizia, l'amore - con una scrittura scorrevole e avvolgente.


ALCUNE CITAZIONI

"Ci sono persone fatte apposta per te, loro ti capiscono e tu le capisci e non servono nemmeno le parole. Succede qualche volta, ma devi essere molto fortunato. "

"...secondo un’antica credenza, le anime delle persone che abbiamo perduto, restano prigioniere altrove. In un animale, in un albero o in un oggetto. Perdute fino al giorno in cui ci troveremo a passare accanto all’animale, all’albero o all’oggetto che le tiene prigioniere."



Con la recensione de Il tavolo blu di Manuela Costantini partecipo al Review Party ad esso dedicato e cominciato lunedì 27 febbraio; di seguito, le tappe:


locandina

27 febbraio – Lilith Hendrix  
28 febbraio – Paper Purrr
1 marzo – Le letture di Adso
2 marzo – Chicchi di pensieri
3 marzo – La libreria di Anna
6 marzo – Hope and Paper
7 marzo - Buona Lettura
8 marzo - Les Fleurs Du Mal



L'autrice.
Manuela Costantini è nata a Giulianova sul mare d’Abruzzo. Ha pubblicato racconti su antologie, quotidiani e siti letterari. Per i Gialli Mondadori ha pubblicato diversi racconti e il romanzo Le immagini rubate, con il quale ha vinto il Premio Tedeschi nel 2014; il romanzo breve Quasi sempre a ottobre, biografia romanzata della serial killer Milena Quaglini, e il romanzo Le scelte imperfette. Per Lisciani Libri ha pubblicato Teseo e il Minotauro, L’Odissea per ragazzi, VacciNo–Chi ha paura delle punture?


2 commenti:

  1. Sì, questo è un libro (ogni riferimento alla Mazzantini è puramente voluto 😁) Grazie per averlo proposto.

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    1. No daiii ahah :-D
      Io adoro Mazzantini, nonostante Manola :-P

      Sì, questo è sicuramente un romanzo validissimo;)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz