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lunedì 24 aprile 2023

♣️ RECENSIONE ♣️ LO DICIAMO A LIDDY? di Anne Fine


Quattro sorelle unite da un legame fortissimo, quasi simbiotico; ma basta l'ombra di un pettegolezzo (che potrebbe essere vero, chissà) ed ecco che l'euforia per l'imminente matrimonio di una di loro viene intaccata, creando una spaccatura dalla quale verranno fuori risentimenti, vendette, spietate indifferenze e un segreto atroce.


 LO DICIAMO A LIDDY? 
di Anne Fine



Adelphi
trad. O. Crosio
185 pp
Bridie, Heather, Liddy e Stella Palmer sono quattro sorelle legatissime tra loro; stanno sempre insieme, cucinano prelibati pranzetti l'una per l'altra, si tengono i figli reciprocamente, si prestano a vicenda libri, stufe e vestiti per occasioni speciali. 
Non fanno che trascorrere ore al telefono, ciarlando di cose serie e meno serie, confidandosi pettegolezzi, ansie e trionfi, accorrono se una di esse ha bisogno, venendo incontro ai bisogni e ai desideri di tutte e delle loro famiglie.
Una famiglia molto molto unita, che ha superato anche l'allontanamento che, non di rado, capita tra fratelli e sorelle dal momento in cui muoiono entrambi i genitori.

Fatta eccezione per Heather, le altre tre sono sposate e con figli; Liddy, però, ha un matrimonio naufragato alle spalle ma s'è ripresa benissimo grazie al suo nuovo amore, George.
George è l'uomo ideale, il patrigno comprensivo e amichevole, il nuovo cognato simpatico e alla mano.

Ma... su di lui c'è un'ombra, che sbuca direttamente dal passato: Stella confida, imbarazzata ed esitante (davvero o per finta?) a una sbigottita Bridie che su George girano delle voci sgradevoli; per carità, non è detto sia vero eh, ma la signora Moffat le ha detto che il fidanzato della loro amata Liddy in passato è stato accusato di qualcosa di molto grave, accuse che però non hanno portato a nulla "per insufficienza di prove".
E, a voler essere pignoli, prove insufficienti non è automaticamente sinonimo di innocenza, no?

Bridie non ha dubbi: lo diciamo a Liddy, no? Ovvio, non possiamo nasconderglielo!! È nostra sorella, è innamorata ed euforica, sta per sposare quest'uomo che, a quanto pare, dietro quella facciata di irreprensibilità, nasconde degli scheletri che non possono essere ignorati, tanto più che Liddy ha due ragazzini in casa, che trascorrono non poco tempo con George...!

Ma la determinazione di Bridie si scontra con i dubbi di Stella: lei non vuol dirglielo. Non ha intenzione di prendersi la responsabilità di portare scompiglio in famiglia, di mandare all'aria il matrimonio della sorella per una informazione che, in fondo, potrebbe essere un pettegolezzo!

"...se la felicità di Liddy è appesa a un pettegolezzo forse non vale un granché?"

Ma Bridie ne parla con Heather e, dopo aver mal digerito la notizia che Heather e Stella ne avevano parlato già da un paio di mesi, tenendola all'oscuro, convince le altre due a superare l'impasse e a vestirsi di sincerità e lealtà: se fossero al posto di Liddy, e stessero per legarsi in matrimonio a un uomo, non vorrebbero sapere tutto di lui, peccatucci compresi?

Stella e Heather sembrano accettare la posizione di Bridie: dopotutto chi più di lei è adeguata ad analizzare situazioni famigliari complesse e problematiche, essendo un'assistente sociale, abituata ad avere a che fare con casi umani belli pesanti?

Ed è così che, tramite una telefonata, Liddy viene informata del pettegolezzo che si bisbiglia sul suo George.

Liddy non la prende bene, manco un po'.
Si arrabbia con le sorelle guastafeste ed impiccione ma, in particolare, ce l'ha a morte con Bridie, indicandola quale la mente di tutto quel piano diabolico, frutto solo di una grande invidia da parte della sorella - da sempre abituata a ricoprire il ruolo della maestrina, della comandante, di quella più saggia tra loro - che vuol solo rovinarle la vita.

Insomma, tra Bridie e Liddy si crea una voragine, una lontananza che sembra incolmabile.
Da un giorno all'altro, tutto cambia tra le sorelle Palmer: Heather e Stella sono in imbarazzo, non sanno come comportarsi con le due sorelle ai ferri corti.
Se danno ragione a Liddy, Bridie si arrabbia; se sostengono Bridie, Liddy dà in escandescenza.

Ma non si può sempre pensare di essere la Svizzera della situazione e uscirne indenni: non con Bridie, almeno, che essendo una persona dalla personalità forte, dal carattere deciso, dai principi solidi, non sopporta l'atteggiamento omertoso delle sorelle, che ritiene delle grandissime vigliacche.

Non riesce a capire come sia possibile che Liddy se la sia presa solo con lei, e invece abbia con facilità "perdonato" Heather e Stella.
Perché questa disparità di trattamento? 
Liddy ha qualcosa contro Bridie, di cui quest'ultima non è a conoscenza?
Sembrerebbe di sì, visto il muro di crudele indifferenza e di silenzio alzato da Liddy, che continua bellamente la sua vita come prima, invitando le sorelle alleate e passando del tempo con loro, parlando delle solite cose e, in più, dell'organizzazione dell'imminente matrimonio.

Matrimonio al quale, ovviamente, Bridie non è intenzionata ad andare: perché dovrebbe, se lei e la futura sposa neppure si parlano??

Quella che è sempre stata una certezza nella sua vita - la famiglia -, adesso sta crollando e Bridie si sente emarginata ingiustamente e privata di tutto ciò che dava gioia alla sua vita e colore alle sue giornate.

"Ma a volte si sentiva improvvisamente mutilata. Non c’era un’altra parola per descrivere quello che provava. Il senso di privazione era fortissimo, quasi fisicamente insopportabile."

In tutta questa complicata situazione, ci sono i mariti, che guardano perplessi le scaramucce delle mogli; in particolare, il marito di Bridie - Dennis - lo vediamo barcamenarsi tra il cercare di dare supporto alla moglie e il suo non capire il perché di tutto questo teatrino, quando sarebbe bastato farsi i fatti propri e tutti sarebbero stati felici e contenti.

Ma Bridie non poteva far finta di nulla e, al pettegolezzo su George, si è aggiunta il punto morto in cui adesso è finito il rapporto tra le quattro sorelle Palmer.

Che n'è stato del loro legame? È bastato un nonnulla, una cosa sussurrata da un orecchio all'altro, un fraintendimento..., uno scivolone, se vogliamo, per allontanarle?

Certo, Liddy, la "creatura effervescente, quell’affascinante miscela di piccole debolezze e grandi entusiasmi" che era la sua sorellina prossima al matrimonio col perfettino George, non può sopportare l'idea che qualcuno le rompa le uova nel paniere! E quindi che fa? Invece di ringraziare Bridie per la sua scomoda onestà, le dà addosso e, perfidamente, fa anche in modo da allontanarla da Stella e Heather?

Non parliamo di queste due poi: passi Heather, che è sempre stata superficiale, una donna pratica, scarsamente sentimentale ed affettuosa, ma Stella? Stella che fa tanto l'amica, la sensibile..., si è rivelata invece una strega, una serpe in seno, un'ipocrita! E chissà come gode della rottura tra tutte loro e Bridie!

Ma perché? Bridie si sta scervellando per capire cosa le sta sfuggendo e, grazie ai momenti di sfogo con i colleghi, riuscirà a mettere a fuoco ciò che le era sempre stato davanti ma che non aveva mai visto (o voluto vedere?).

E così, i segreti aumentano, coinvolgono anche lei e, soprattutto, mettono sempre più in luce una lunga serie di falsità, tradimenti, rancori, vendette, malignità, che fino a quel momento era stata debitamente nascosta sotto il tappeto, e che alla prima occasione è emersa, lasciando dietro rabbia, rivalsa, un sentimento molto simile all'odio, un desiderio di vendicarsi pauroso.

 «Non c’è niente di peggio delle famiglie unite (...) Quando scoppia una lite, non c’è nessun esterno che possa ridimensionare le cose. Il problema diventa abnorme e non si riesce a pensare ad altro».

Sarà possibile ricucire la lacerazione creatasi tra le quattro sorelle, tanto più dopo un susseguirsi di verità atroci svelate che, inevitabilmente, faranno precipitare un legame che pareva inossidabile?

Anna Fine è abilissima nel presentarci questa famiglia, nel raccontarci di relazioni famigliari fin troppo strette, al limite del soffocamento (tant'è che inizialmente, quando si allontana dalle tre sorelle, Bridie sembra quasi godere del tempo che adesso ha a disposizione per sé stessa), per poi aprire gradualmente il velo e mostrarci come, dietro la facciata di solidarietà, accoglienza, aiuto, comprensione, dietro i cumuli di chiacchiere, oltre il fumo del barbecue, tra una tartina e un bicchiere di vino, c'è molto marcio: da tempo covavano ipocrisie, bugie, segreti, scorrettezze, insomma non era la famigliola unita e felice che sembrava, dall'esterno ma anche dall'interno.

C'è una sottilissima perfidia che serpeggia lungo tutta la narrazione, che a tratti sembra quasi divertente ma che, in realtà, fa riflettere sulla complessità dei rapporti interpersonali, su come l'essere umano sia capace di fingere per mesi e anni, elargendo sorrisi quando invece si pensano "le peggio cose", passare tanto tempo insieme fingendo che a regnare siano pace e armonia ma dentro,in fondo al cuore, si sono annidati semi di discordia.

La famiglia è un microcosmo che solitamente associamo a sensazioni belle, di sicurezza, rifugio, solidarietà..., ma - proprio in quanto capace di custodire tanto amore - è altresì capace di fare altrettanto posto all'odio.   

Lo spettatore segue lo svolgersi degli eventi attraverso una narrazione essenzialmente dialogica, vivacissima, trascinante, che lo fa sentire spettatore di questa commedia famigliare che, per quanto sia leggera vivace nei toni e nel ritmo, lascia un sapore amaro, dovuto all'alta dose di veleno presente nel legame tra sorelle.

I personaggi sono tratteggiati psicologicamente con grande maestria, anche se su tutti spicca Bridie, perché il punto di vista narrativo è affidato a lei.

La vediamo ragionare, arrovellarsi il cervello nel cercare un senso logico alle ripicche delle sorelle, divisa tra il cuore (che le suggerisce di mettere da parte l'orgoglio) e la ragione (che le suggerisce di non cedere perché è lei ad essere dalla parte della verità); Bridie sente che qualcosa dentro si è spezzato, che ha perso una parte importante della sua vita ed è stupita da quanto poco c'è voluto.

La vediamo anche cambiare, prendere consapevolezza che nessun affetto, alla fine, è indispensabile, che può star bene anche da sola, con marito e figli. Eppure..., un malessere dentro continua a serpeggiarle, a tormentarla, insinuando dubbi e timori, fino a foraggiare le sue emozioni negative, alimentando rancori e odio, col rischio di esserne surclassata e schiacciata.

Questo romanzo è stata una bella scoperta, l'ho divorato, ha tutti i requisiti per tenere avvinto il lettore che desidera lasciarsi coinvolgere da beghe famigliari, dalla spietata tensione emotiva che ne segue e che attraversa in modo vivido e forte tutta la narrazione, crescendo man mano, dal fiume di sentimenti negativi che mettono sotto assedio quattro donne, che ne diventano vittime.

È un libro di fine anni '90 ma tanto attuale e mi è piaciuto molto, anche per lo stile molto contemporaneo dell'autrice e per il suo scavare nell'intimo dei suoi personaggi con sconcertante schiettezza.

Curiosità sulla scrittrice: Anne Fine è autrice di numerosi libri per bambini/ragazzi (compreso, ad es., "Madame Doubtfire", da cui è stato tratto il celebre film).


ALCUNE CITAZIONI 

"Famiglia piccola o numerosa, chiusa o allargata, questo non aveva importanza, ma la forza degli affetti sì, moltissima. E gli affetti non erano ragnatele, ma funi robuste e durevoli, a cui potevi aggrapparti per andare avanti."

"Quanta parte della sua vita, della sua personalità, era stata assorbita dagli altri? La sua famiglia era stata come un gigantesco albero dai rami che arrivavano raso terra, alla cui ombra non poteva germogliare nient’altro. Ma ora, al sole, era tutto diverso."

"...per spegnere la sete di vendetta possiamo arrivare a qualunque cosa. Sapeva che per ottenere soddisfazione possiamo buttare al vento tutto – verità, coscienza, gentilezza d’animo... tutto. Accecati dal livore, tessiamo le rivincite più machiavelliche. Ma dovremmo sentirci in colpa per questo?"




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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz