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mercoledì 10 maggio 2023

✦✦ RECENSIONE ✦✦ IL SOGNATORE di Laini Taylor




C'era una volta un giovane bibliotecario, orfano e senza origini né radici, dotato di una fervida immaginazione, di una mente sognante e di uno sguardo che si perde nel nostalgico ricordo di una città perduta, dal nome impronunciabile e ormai dimenticato. Un giorno quel ricordo diventa ricerca e il Sognatore, Lazlo Strange, inizia un viaggio straordinario che lo cambierà nel profondo, conducendolo verso la conoscenza dell'Amore ma anche di sé stesso e della sua natura.



IL SOGNATORE
di Laini Taylor


Strange the dreamer
Fazi Ed.
trad. D. Rizzati
524 pp
14.50 euro
2018
"In un sussurro gli chiese: «Pensi ancora che io sia un… un mostro particolarmente non orribile?». 
«No», le rispose, sorridendo. «Penso che tu sia una fiaba. Penso che tu sia magica e coraggiosa e sublime.»"

In un tempo che non potremmo collocare e in un luogo indefinito chiamato Zosma, un orfanello, di nome Lazlo Strange, è cresciuto in un'abbazia, allevato da austeri monaci che hanno provato ad estirpare dalla sua mente il germe della fantasia.

Ma egli è cresciuto all'ombra degli straordinari racconti - seppure un tantino confusi - di un monaco anziano, che gli ha riempito la testa con le storie leggendarie riguardanti la città perduta, chiamata Pianto, ma il cui nome, in realtà, non viene pronunciato da troppi anni, anzi, pare che nessuno ormai lo ricordi più.

Pianto è caduta nell'oblio da duecento anni, ormai, e sopravvive solo nei libri impolverati della Grande Biblioteca di Zosma, volumi che solo il buon Lazlo si premura di leggere e rileggere, imparandoli quasi a memoria.

"...le storie gli sembravano la sua personale riserva aurifera (...). Le storie erano ancora lì (...). Se le coccolava come una piccola riserva d'oro in un angolo della sua mente."

Tanto le leggende ascoltate quanto i numerosi libri letti hanno contribuito a nutrire l'immaginazione del ragazzo, che ama trascorrere tutto il suo tempo immerso nei libri: chi lo conosce, sa che il suo naso è sempre nascosto tra le pagine; non fa che leggere, ovunque e in ogni momento.

"Nelle occasioni in cui alzava davvero gli occhi dalla pagina, sembrava sempre che si svegliasse da un sogno. Strange il Sognatore, lo chiamavano. Il sognatore, Strange."

E tra quegli scritti antichi cerca l'oggetto delle sue fantasia: la città dimenticata.
Non fa che pensarci e chiedersi: quale evento inimmaginabile e terribile ha cancellato questo luogo mitico dalla memoria del mondo? 

I segreti della città leggendaria finiscono per diventare un'ossessione; il suo più grande desiderio è  vedere la misteriosa Pianto con i propri occhi, ma è consapevole di come questo sia un sogno destinato a restare irrealizzato. 

"Lazlo era un sognatore in un senso più profondo di quello che loro conoscevano. Vale a dire che lui aveva un sogno – un sogno guida e duraturo, talmente parte di lui da sembrare una seconda anima nella stessa pelle."

E intanto c'è chi, come il simpatico mastro Hyrrokkin, esorta il giovane e pallido bibliotecario ad alzare il capo e guardarsi attorno: e se invece di tenere sempre il naso tra i libri andasse fuori a cogliere mazzetti di fiori e a corteggiare fanciulle? Non ne trarrebbe giovamento?

"Hyrrokkin riassunse la sua lezioncina. «La vita non ti capiterà addosso, ragazzo», disse. «Sei tu che devi farla capitare. Ricorda: lo spirito diventa abulico quando trascuri le passioni»."

Ma Lazlo è così: solitario, di poche parole, con la testa fra le nuvole, sempre a pensare a Pianto, esperto in miti e leggende e fiabe..., tutte caratteristiche che suscitano il riso e le bonarie prese in giro da parte di chi lo vede come un topo da biblioteca senza altri interessi e privo di vitalità.

Ed effettivamente lui è diverso da tutti: non ritiene la magia una sciocchezza, non pensa che le fiabe siano solo per bambini. "Lui sapeva che la magia era reale perché lo aveva sentito quando dalla sua mente era stato rubato il nome della Città Invisibile".

C'è in particolare una persona che non lo sopporta, perché lo ritiene un orfano privo di valore alcuno, che mai riuscirà a compiere imprese eroiche nella vita: un giovanotto figlio di un uomo in vista, il cosiddetto "figlioccio d'oro", Thyon Nero, tanto bello quanto arrogante e altezzoso: egli tratta Strange con sufficienza, eppure, nonostante la sua maleducazione, Lazlo lo rispetta e, addirittura, dà un aiuto importantissimo a Thyon (che a Zosma svolge un ruolo da alchimista) che gli svolterà la vita, ricevendone, però, solo ingratitudine e disprezzo.

Ma la storia è destinata a prendere strade inimmaginabili e a sorprendere tanto i puri di cuore come Lazlo, quanto i presuntuosi come Thyon.

Un giorno, un eroe straniero, chiamato il Massacratore degli Dèi e la sua delegazione di guerrieri (i Tizerkane), provenienti dalla città invisibile, si presentano alla biblioteca: per Strange il Sognatore si delinea l'opportunità di vivere un'avventura dalle premesse straordinarie.

Il Massacratore si chiama Eril-Fane e si è guadagnato questo terribile soprannome perché anni prima ha compiuto un'impresa incredibile, che è valsa la salvezza alla gente di Pianto: ha compiuto un massacro, appunto, uccidendo gli dèi (i Mesarthim) che, fino a poco prima, avevano vessato e fatto del male agli umani della città.

Lui è diventato un eroe per la sua gente e adesso chiede aiuto agli abitanti di Zosma perché collaborino a liberare la città perduta dagli spettri del passato e a farla ritornare ciò che era.

Eril-Fane desidera assoldare uomini e donne con capacità specifiche, pratiche e utili e Lazlo sa che un semplice sognatore, appassionato di libri e fiabe, potrebbe non sembrare di grande aiuto, eppure il ragazzo si fa avanti e chiede di potersi unire alla spedizione: finalmente, i misteri di Pianto, che erano stati "la musica del suo sangue da quando ne aveva memoria", potevano diventare realtà!

Con sommo stupore di tutti - Strange compreso - e sotto lo sguardo accigliato di Nero, il Liberatore di Pianto lo accoglie volentieri e il giovanotto, durante il viaggio, si fa apprezzare per la sua spiccata intelligenza, la cultura, le tante informazioni su Pianto, la grande abilità di cantastorie, la sua piacevole ironia, insomma si fa voler bene; dal canto suo, il ragazzo matura e diventa più uomo, nel corpo e nello spirito, lasciando dietro sé la vaghezza sognante di prima per fare spazio ad una intensità da cercatore.

Lazlo lo aveva sempre saputo: è il sogno a scegliere il sognatore, non il contrario; il sogno di Pianto è venuto a cercarlo e lui si è lasciato trovare.

E sarà ancora il sogno a cambiare la sua vita, a donargli la bellezza di un sentimento genuino mai provato prima, che darà nuova linfa alla sua esistenza.

Questo sogno ha inizialmente le sembianze di tante falene, e non è un caso.

Le falene sono una sorta di "estensione" della volontà e del dono di una ragazza (di nome Sarai) molto speciale che vive in una fortezza, posta più su di Pianto, e che dal giorno del Massacro si nasconde, assieme ad altri quattro amici e un nugolo di fantasmi, affinché nessuno sappia della loro esistenza.

I cinque ragazzi (un maschio e quattro femmine, tutti più o meno coetanei tranne una, Minya, che dimostra circa sei anni pur essendo più grande) sono dei sopravvissuti al famoso massacro e sanno bene che, qualora gli umani li scoprissero, per loro sarebbe la fine.

Perché? Chi sono essi? Perché la loro sola esistenza sarebbe un problema?

La narrazione si divide in due filoni (che ovviamente si congiungeranno) e, parallelamente al viaggio di Lazlo verso Pianto, i lettori conoscono un gruppo di amici molto particolari (con solo le sembianze di esseri umani) che vive, appunto, vicino alla città, pur non facendone parte.

Non vi darò altri dettagli in merito e, anzi, con la trama mi fermo qui; aggiungo soltanto che i ricordi dolorosi di quel Massacro tormentano questi ragazzi, le cui vite sono state stravolte da allora, pur non avendo essi alcuna colpa, ma essendo solo i figli di chi si comportò in modo abietto con gli abitanti (umani) di Pianto; questi sopravvissuti.

Essi conducono una non vita, circoscritta alla fortezza, al chiuso, senza cielo. Possono soltanto sognare di essere diversi, di avere altre possibilità e altri modi di esistere.

Sarai, poi, avendo il dono di entrare nei sogni degli altri e di "crearli", trasformandoli anche in incubi, è l'unica che, a modo suo (e tramite le sue falene), può uscire dalla loro "prigione" e sbirciare nelle vite altrui.

Come anticipavo, sarà proprio insinuandosi nei sogni, che Sarai conoscerà Lazlo.
Questo singolare incontro travolgerà le loro esistenze e ogni certezza, e farà loro conoscere la potenza di un sentimento nuovo, sconvolgente e, soprattutto, impossibile da vivere totalmente e in libertà.

Per quanto mi riguarda, "Il Sognatore" è un "signor romanzo fantasy", scritto magistralmente, ricco di descrizioni vivide e particolareggiate di un mondo fantastico che il lettore riesce ad immaginare in ogni dettaglio, perdendosi nella magia di una narrazione che lascia gli occhi (dell'immaginazione) pieni di stupore e meraviglia.

Il fascino della superba penna di Laini Taylor mi aveva già avvinta nei primi due libri della Trilogia di Praga (La chimera di Praga, La città di sabbia; mi manca il terzo, Sogni di mostri e divinità) e questo romanzo non è che un'ulteriore e bella conferma: ha un modo di narrare affascinante, magnetico, vivo, e tali sono sia le ambientazioni fantastiche che i personaggi che intervengono, siano essi più simili a noi umani o appartenenti ad altri "mondi" (dèi, semidèi, mostri, fantasmi, ecc...); anche i mondi animale, naturale e minerale sono coinvolti in questa magia, assumendo caratteristiche speciali e straordinarie; va da sé che il linguaggio stesso sia consono alla dimensione fantastica e comprenda la creazione di un "vocabolario" inventato dall'autrice per indicare figure e creature fittizie (esempi: iji, spectral, faranji, Tizerkane, mesarzio...).

La Taylor non si limita a raccontare una storia, a tessere una trama articolata, complessa, ricca di avvenimenti, dinamiche e sorprese (che già mi paiono degli ottimi elementi) ma crea con sapienza e abilità narrative mondi paralleli (dalle caratteristiche fiabesche, che ricordano i fantasy classici, quelle storie dell'infanzia che iniziano con "C'era una volta") che accolgono personaggi particolari e originali, dei veri e propri microcosmi di sentimenti e passioni, come lo sono Lazlo e Sarai, alle cui vicende e ai cui cuori ci affezioniamo, perché essi - pur avendo connotazioni ultraterrene - hanno dei sentimenti umani, soffrono, piangono, si struggono per amore, sognano un futuro ricco di serenità, di vita, di speranza, senza odio, rancore, vendetta, sopraffazioni.

Le scene d'amore sono descritte con estrema delicatezza, attraverso immagini fortemente evocative, e non potrebbe essere diversamente visto che esse si svolgono sempre all'interno della dimensione onirica: il Sognatore ama la sua bella nel sogno, quello è l'unico spazio-tempo che permette loro di vivere questo amore, e la forza del sentimento, con la gioia che l'accompagna, si manifesta in maniera visibile, dando vita a uno sfondo pieno di stelle, luce, natura rigogliosa, dove ogni cosa esprime felicità e bellezza.

Il sogno diventa il posto in cui è possibile immaginare una dimensione in cui Pianto non è più sinonimo di malinconia e dolore, dove non c'è posto per le lacrime, né per la cattiveria o l'invidia o la brutalità; dove un ragazzo con la testa fra le nuvole e il naso tra pagine di carta e inchiostro incontra una dea dalla pelle blu, i capelli e le ciglia color cannella e le labbra rosso ciliegia, e con lei vive un amore puro e autentico, tale da far impallidire il sole, la luna e le stelle.

Ce la farà questo sentimento a vincere su tutto ciò che rema contro la loro felicità?

Mi auguro di avervi trasmesso il mio entusiasmo per questo romanzo, che rapisce per stile, trama, personaggi, ambientazione..., insomma per tutto.
Inizialmente il ritmo  è un po' lento ma poi, vi assicuro, prende forza e slancio e sarà un piacere perdersi nella lettura.
Il finale è, ovviamente, apertissimo e lascia con una gran voglia di proseguire con il secondo volume, La Musa degli Incubi, che conto di leggere presto.

Consigliatissimo agli amanti del genere!


ALCUNE CITAZIONI

"Proibisci qualcosa a un uomo e lui la desidererà come se fosse la salvezza della sua anima, ancora di più poi se è la fonte di incomparabili ricchezze."

"da quando l'impossibilità impedisce a un sognatore di sognare?"

«Un uomo dovrebbe avere le zampe di gallina per aver scrutato troppo l'orizzonte», aveva detto il vecchio bibliotecario, «non soltanto per aver letto con poca luce».

"Perché che cos’era una persona se non la somma di tutti i frammenti della propria memoria ed esperienza: una serie finita di elementi, con un’infinita varietà di espressioni."

"solo perché il passato è fatto di sangue, non deve per forza esserlo anche il futuro."

"L'amore che fa germogliare l'anima come la primavera e che la fa maturare come l'estate. L'amore come esiste raramente nella realtà, come se un mastro alchimista lo avesse preso e distillato di tutte le impurità, di ogni meschino disincanto, di ogni pensiero immeritevole, trasformandolo in un perfetto elisir, dolce, profondo e divorante. "

"Essere cercata e trovata. Appartenere a una reciproca certezza. Svegliarsi stringendo altre mani. Allungare un braccio e trovare. Essere cercata e trovata. Appartenere a una reciproca certezza. Svegliarsi stringendo altre mani."



6 commenti:

  1. Wow... molto interessante! Me lo segno, grazie Angela :)

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  2. Lo trovo molto interessante pure io che non sono un assiduo fan dei Fantasy perchè mi sembra che oltre alla narrazione della storia ovviamente legata indissolubilmente al genere in questione, noto che analizza anche aspetti e sfumature diverse: Lazlo a cui i monaci non riescono ad estirpare la sua fantasia, il suo desiderio di sognare, a cui di fatto non sono riusciti a strappargli l'anima dal petto e poi i nomi dei luoghi soprattutto di uno "Pianto".

    La tua ottima recensione mi ha suscitato questa sensazione che se corretta accenderebbe in me un interesse piuttosto forte su un libro che anche nella sua parte fantasy mostra una intelaiatura narrativa molto interessante anche per quelli come me, interessati al genere ma non assidui fan del medesimo.

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    1. Grazie per il tuo commento, mi fa molto piacere, tanto più per averti incuriosito verso in libro che magari,per gusti, non rientra tra le tue letture preferite!

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  3. Rimasi incantato dall'esordio di questa autrice. Una scrittura bellissima. Prima o poi mi ci avvicinerò nuovamente, anche se ormai col fantasy non vado più così d'accordo. Un abbraccio!

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    1. Carissimo Michele!!!
      Io non prediligo il fantasy ma questa scrittrice me lo fa amare!!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz