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martedì 4 luglio 2023

♢ RECENSIONE ♦ UN GIORNO DI FESTA di Joyce Maynard



Possono cinque giorni, nell'arco di una vita, sconvolgere tanto tre persone da diventare, per loro, indimenticabili?
Sì, se la vita che stavi conducendo, prima del fatidico incontro, era scialba, triste, priva di gioie.
È ciò che succede al 13enne Henry e a sua madre Adele quando, nelle loro monotone e solitarie giornate, entra Frank, evaso dal carcere e ricercato.



UN GIORNO DI FESTA
di Joyce Maynard



NN Editore
trad. F. Merani
240 pp
Henry ha tredici anni e sente che la sua vita non è un granché.

Vive nella città di Holton Mills, nel New Hampshire, con sua madre Adele, ex ballerina dal corpo ancora in forma, una donna ancora molto bella ma anche tanto triste che, dopo un divorzio difficile, si è chiusa in se stessa; e conduce una vita da reclusa: non esce di casa quasi mai e manda il figlio a fare i servizi necessari; non ha amici (fatta eccezione per una sola, Evelyn, madre di un ragazzo disabile) e non ha hobby; non sa e non le piace cucinare (mangiano sempre cibi surgelati) e si è trovata un lavoro che le permette di continuare ad essere asociale (vende vitamine per telefono).

E così il ragazzino trascorre la maggior parte del suo tempo in casa,  guardando la televisione, leggendo e sognando ad occhi aperti come sarebbe scoprire le gioie di "contatti proibiti" con le sue compagne di classe (che non lo degnano di uno sguardo). 

Questa assenza di svaghi e relazioni sociali si ripercuote sul figlio, che infatti si sente un emarginato, separato dal resto del mondo e diverso dai suoi coetanei; a parte le persone che incontra a scuola, gli unici esseri umani che frequenta sono il padre e la sua nuova famiglia.
L'uomo, infatti, si è risposato con Marjorie e hanno avuto una bimba, Chloe, che Henry fatica a sentire come una vera sorellina; la matrigna, a sua volta, ha un figlio dal precedente matrimonio e anche con il fratellastro (coetaneo) Henry non sente di aver nulla in comune.

Stare col padre non è per Henry necessariamente la migliore ed esaltante delle avventure: se da una parte ha bisogno delle sue attenzioni, dall'altra percepisce di essere un intruso all'interno della sua nuova famiglia, e addirittura è convinto che il genitore si trovi meglio con il figliastro che con lui, che tra l'altro è una vera schiappa in qualsiasi sport, con gran disappunto paterno.

Insomma, Henry e Adele sono profondamente infelici, annoiati e privi di interesse per la vita.
Eppure, Henry prova con tutte le energie a scuotere la madre, a farla uscire: lei è il suo punto di riferimento, il suo centro, sono tutto l'uno per l'altra. 
Ma per quanto ci provi, egli sa che non potrà mai rendere felice la sua fragile ed emotiva madre, il cui cuore è profondamente spezzato da esperienze e traumi passati.

Ma tutto cambia il giovedì prima del Labor Day, quando mamma e figlio si recano al centro commerciale: un uomo con i vestiti sporchi di sangue avvicina Henry al supermercato, chiedendogli aiuto. Si chiama Frank e rivela di essere evaso dall’infermeria del penitenziario (è stato operato per un'appendicite); nonostante il rischio, Henry e Adele non esitano ad accoglierlo in casa con loro. 

Nei pochi giorni che seguono, Frank soggiorna in casa di Adele e questo porta tra quelle mura un cambiamento di prospettiva e la speranza che anche per lei ed Henry ci sia ancora la possibilità di essere felici e di essere una famiglia.

Anche se i tg dicono che il ricercato è un criminale pericoloso, Frank in realtà si comporta con Adele e il figlio con estrema dolcezza, comprensione, voglia di occuparsi e preoccuparsi di loro: in poco tempo, questo sconosciuto veste efficacemente i panni di marito e padre, colmando lacune emotive che sembrava fossero destinate a restare tali per sempre.

Frank è affascinato da quest'uomo calmo e simpatico, che gli insegna a lanciare una palla da baseball, come fare una torta alle pesche perfetta e che soprattutto è capace di far spuntare di nuovo il sorriso sul bel viso di Adele, la quale sembra rinascere a contatto con quest'uomo forte, efficiente, premuroso, che la guarda dritto negli occhi e le parla con rispetto e dolcezza.

Adele cambia ed il figlio non può non accorgersene: non la vedeva così bella, sensuale, serena da tanto tempo, forse neanche se lo ricordava come poteva essere sua madre quando era felice.
Perché finalmente Adele è felice ed è merito di Frank.

Henry ha solo tredici anni, è un quasi adolescente in piena crescita (e nel mezzo della fatidica "tempesta ormonale") e finora ha vissuto il legame con la madre in maniera assoluta e totalizzante.
Con Frank dentro casa - e nel letto di Adele -, Henry si scopre geloso e si ritrova diviso tra due differenti desideri: la possibilità di essere una famiglia e la paura che Frank voglia portargli via sua madre, escludendolo dalla loro vita.

Intanto, le ricerche proseguono e la polizia ha promesso una bella sommetta a chi ha notizie utili per acciuffare l'evaso; nessuno immagina che nella solitaria casa di una donna, che non mette mai il naso fuori, si nasconda un criminale, dalla cui bocca ascolteremo la sua versione della storia che lo ha visto colpevole del delitto che l'ha portato in carcere.

Nella casa di Adele e Henry, il tempo sembra scorrere lento, racchiuso nell’intimità di una strana famiglia, formatasi in circostanze decisamente singolari.
Quest'idillio è destinato a durare o verrà interrotto dalla triste e implacabile realtà?

"Un giorno di festa" (pubblicato in precedenza col titolo "Un giorno come tanti", da cui è stato tratto l'omonimo film, con Josh Brolin e Kate Winslet) è un romanzo di formazione scritto con molta delicatezza, con un linguaggio pulito e una trama di per sé semplice e lineare, forse anche poco originale; non ha di certo un ritmo concitato, tutt'altro, esso è piuttosto lento e non induce il lettore a una lettura avida e frenetica, per cui se siete alla ricerca di una lettura avventurosa, questo libro non è per voi.

Questo romanzo ci mostra, con voluta placidezza e con un che di sonnacchioso, come un ragazzino che sta crescendo e che sta imparando ad affrontare le tante difficoltà tipiche dell'età (il cambiamento del proprio corpo, l'interesse per le ragazze e l'imbarazzo di non saperlo gestire, il rapporto con una madre amata e che lo ama, ma anche molto fragile, il legame con un padre presente eppure distante emotivamente, quello con la sua nuova famiglia, che si fatica ad amare davvero...) si ritrovi di colpo e inaspettatamente a chiedersi come sia essere felici e quanto salvifica possa essere la speranza della felicità quando viene donata a chi - come lui e Adele - si stavano abituando all'apatia, a giorni sempre uguali, alla solitudine, al dolore del passato (lei) e alla paura di un futuro grigio e noioso (lui).

Durante la lettura, ammetto di aver pensato, più di una volta, che mi mancava qualcosa, soprattutto a livello emozionale: la narrazione mi sembrava piatta, troppo prevedibile e, quindi, poco coinvolgente.
Devo dire che però le pagine finali mi son piaciute e mi hanno spinta a riconsiderare più positivamente tutto il romanzo: credo sia merito della dolce malinconia e della genuinità presenti nell'Henry ormai adulto (che ci aggiorna sul dopo), la cui mente non ha mai dimenticato quei cinque giorni incredibili vissuti con un ricercato dentro casa.
Cinque giorni in compagnia di un uomo che aveva infuso un'insperata vitalità nella madre e aveva donato tenerezza e amicizia all'Henry tredicenne, solo e apatico.

Mi è piaciuta la nota positiva finale, che mi ha lasciata con un sorriso soddisfatto e intenerito.

La Maynard è una scrittrice che vorrei approfondire.
Voi avete letto qualcosa di suo?



2 commenti:

  1. Ciao Angela, io di Joyce Maynard ho letto "L'albero della nostra vita" una storia sulla forza del perdono, sulle difficoltà che la vita presenta e sul potere dell'amore per superare anche gli eventi più drammatici. Sicuramente la trama del romanzo che hai letto è insolita ma mette al centro sempre i legami umani e la speranza. Leggerti è sempre un piacere:)

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    1. Ciao Aquila! È un titolo che ho sentito! È un'autrice interessante, credo che leggerò altro di suo

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz