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giovedì 28 settembre 2023

[ RECENSIONE IN ANTEPRIMA ] "Messer Matteo, gentiluomo e fiorentino a Borgo Silva" di Peter Hübscher



A un affascinante gentiluomo di Firenze, la cui reputazione è macchiata da una condotta non proprio moralmente rispettabile, viene affidata una non facile missione in un piccolo borgo in cui è appena stato commesso un misfatto.
Il tenace, arguto, coraggioso, intuitivo, Messer Matteo è costretto ad accettare il compito suo malgrado e a sfoderare tutta la sua abilità nel far emergere la verità e consegnare i colpevoli alla giustizia.


"Messer Matteo, gentiluomo e fiorentino a Borgo Silva" 
di Peter Hübscher


Arpeggio Libero Editrice
174 pp
15 euro
Matteo Sismondi dei Signori di Cerentino è un gentiluomo fiorentino che, pur stimato per il suo passato di crociato in Siria, è caduto in disgrazia per il suo modo di vivere decisamente "libertino" e moralmente discutibile. Gli piacciono le belle donne, insomma, la sua carne è più che debole ed in fondo egli è ben lieto di assecondare tali lascive debolezze.

In quanto giureconsulto, riceve un incarico dal Capitano di Giustizia Messer Uggione, che gli parla chiaro: non può dire di no a questa "missione", la sua reputazione presso il Consiglio di Firenze è già compromessa, per cui  deve obbedire e, possibilmente, tornare a casa vittorioso.
Di che si tratta?

Nel borgo fiorentino, apparentemente tranquillo, di Borgo Silva è stata denunciato un presunto delitto.
A rendere noto l'accaduto e a chiedere che venga fatta luce - tanto dalla giustizia terrena quanto da quella divina, quest'ultima condotta dalla Santa Madre Chiesa nelle vesti dell'Inquisizione - è un marchese, tale De Therriex, divenuto da pochissimo vedovo.
Sua moglie soffriva di un brutto male da diverso tempo ma, a parer del coniuge, non è stato questo ad ucciderla bensì un atto di stregoneria, compiuto dalla serva Anna e dallo speziale giudeo mastro Abramo.

Il marchese racconta infatti che, proprio prima di spirare, la povera e pia moglie avesse bevuto una pozione che la sua giovane servetta personale le aveva dato da bere, pozione medicamentosa preparata da mastro Abramo, noto per i suoi "beveroni" miracolosi.

Non può essere un caso che la marchesa sia morta dopo aver bevuto ciò che le era stato offerto! Di sicuro quella bevanda era mortifera, forse stregata, avvelenata, per cui sua moglie è stata assassinata.

Il marchese De Therriex è un nobile feudatario locale, molto conosciuto, odiato da alcuni e temuto da altri; di lui si vocifera circa alcune... "importanti" caratteristiche fisiche e su come sia tutt'altro che un uomo timorato di Dio e obbediente ai santi precetti cattolici; anzi, pare che si diverta in lungo e in largo dandosi ad incontri lussuriosi, macchiandosi di peccati e vizi innominabili.
Verità o calunnia?
Anche della defunta si mormora non fosse la santa moglie che voleva apparire ma che addirittura anch'ella si desse ad amorosi piaceri e avesse per amante un nipote del marito, Gaston, giovanotto arrogante e dal carattere fumantino.

Messer Matteo si mette subito all'opera e comincia a indagare, interrogando le persone coinvolte, facendo domande precise e ottenendo le risposte utili a farsi un quadro della situazione; si reca nei luoghi da cui può trarre le giuste informazioni ed è meticoloso e certosino nella propria indagine, prendendo appunti, scrivendo quotidiane relazioni e ragionando su di esse, mentre sbocconcella dolcetti e si concede calici di buon vino. 

A Matteo sembra da subito che troppe cose non tornino, di ciò che gli vien detto.
Parlando con Anna - l'adolescente cameriera incriminata che rischia di essere bruciata per stregoneria -, apprende com'erano i rapporti in casa tra i due coniugi, quali intenzioni avesse la defunta (consapevole di  avere un male incurabile che l'avrebbe condotta presto alla morte) circa la propria personale eredità e
 chi l'ha visitata nelle ore precedenti la morte; Matteo interroga anche lo speziale giudeo, il quale fornisce senza alcun problema tutte le informazioni riguardanti il liquido preparato specificatamente per la povera marchesa e che di certo non era veleno.

Ma purtroppo i due accusati si rivelano essere, dai primi momenti, i colpevoli perfetti: Anna è una ragazza di sedici anni la cui sorella - Felicia -  in passato è stata a servizio presso il marchese e lui dice di averla cacciata per i suoi costumi licenziosi; attualmente è una prostituta, di cui si mormora che partecipi ai sabba nel bosco, rendendosi partecipe di atti osceni col diavolo e con altri snaturati come lei.
Di Abramo, è la sua appartenenza al popolo giudaico a parlare per lui: nemici della Chiesa, deicidi, individui perversi e maligni, gli ebrei sono da condannare a prescindere e sicuramente ogni loro azione è mossa da motivazioni cattive.

Insomma, i due accusati rischiano davvero di finire nelle mani della Sacra Inquisizione e di arrostire sul rogo per stregoneria e veneficio.

Ma Matteo è convinto che qui non sia il diavolo a muovere i fili del delitto, cui ne segue subito un altro: la povera Felicia viene ritrovata morta (assassinata).
 
C'era un possibile collegamento tra la morte di Felicia e la morte della marchesa? Forse le due donne si conoscevano e avevano un segreto in comune?

Matteo si fa molte domande e prosegue, nonostante le minacce di un iroso marchese, di un arrabbiatissimo Gaston e di un preoccupato frate inquisitore (padre Dominic, inviato di proposito dalla Chesa per accertarsi che, là dove la legge non riesca a risolvere il caso, ci pensi la temibile e terribile macchina inquisitrice) le proprie indagini scrupolose, aiutato dal maniscalco Giano (suo ex commilitone) e dalla sensuale e generosa ostessa Floria, che sfama il bel Matteo in tutti i sensi, soddisfacendone ogni tipo di voglia e sfizio.

Messer Matteo profonde tutto il proprio impegno e ingegno nella soluzione del caso, non accontentandosi dei pettegolezzi e delle chiacchiere, non soccombendo alle minacce di chi vorrebbe zittirlo (pur temendone gli effetti) e correndo personalmente anche dei rischi, pur di vederci chiaro.

"Nella mente di Matteo si stava rinforzando la convinzione che quel borgo, in apparenza bello e sano come al tempo del suo trasferimento gli era sembrato, fosse invece sotto sotto una ragnatela di empi legami che univano le persone dabbene ad altre di mala natura. Lussuria, denaro, potere e anche propensione all'eresia erano la ragione di tutto ciò."

Col passare dei giorni comprende che l’iniziale apparente tranquillità del borgo cela una doppia faccia in cui si muovono pratiche oscure e orgiastiche legate a un culto pagano precristiano e che si manifesta attraverso dei sabba notturni nei boschi; ma non solo: a questi culti si aggiungono i complotti politici che vedono gli interessi di Firenze contrapposti a quelli delle potenze vicine, a cominciare dal papato.

E che dire degli interessi economici del Marchese e del nipote Gaston?

Di materiale su cui ragionare e scervellarsi ce n'è in abbondanza, senza considerare il continuo spettro dell’Inquisizione nella persona di padre Dominic, che blatera di fede e santità ma pure lui ha un passato torbido, che ha tutti i gli interessi a tener nascosto.

Messer Matteo è un protagonista che mi ha conquistata perché non è perfetto, non è un eroe senza punti deboli e non è ipocrita circa le proprie debolezze; è intelligente, preciso, sa tener testa agli oppositori, possiede grandi capacità logiche e sa come destreggiarci nel processo da lui allestito, alla fine del quale il vero colpevole verrà consegnato alla giustizia.

Pragmatico e freddo in qualità di giureconsulto, pur sapendo di non dover provare pietà ma solo di dover accertare la verità, sa comunque mostrare umana empatia con chi è innocente e subisce ingiustizie a motivo di stolti pregiudizi, che egli è intenzionato a combattere con la forza delle proprie argomentazioni razionali.

Matteo è bravo e astuto nel condurre gli interrogatori, sa come tessere una ragnatela fatta di innocenti domande, lasciando che le sue parole confondano l'interlocutore e lo avviluppino nei propri fili, imprigionandolo e "costringendolo" infine a rivelare i suoi veri pensieri e a dirgli la verità.

Il presente giallo medievale è ambientato nella bellissima Toscana del primo Trecento, "terra di scrittori, poeti e scienziati, patria di capaci mercanti", popolata tanto da uomini e donne timorati e pii, quanto da persone di "mala natura".
Mi è piaciuto molto il contesto storico, la presenza dell'Inquisizione, i riferimenti di natura politica (Guelfi-Ghibellini), i legami oscuri tra i nobili fiorentini e i potentati stranieri, il bosco come luogo misterioso in cui possono accadere cose oscure.

Il romanzo ci restituisce il ritratto vivace e vivido di un’epoca lontana, cupa e affascinante insieme, mescolando i fatti storici con una credibile ricostruzione del vivere quotidiano nei suoi usi e costumi; l'uso del volgare fiorentino, e quindi di un linguaggio consono al periodo di riferimento, non può che aiutare il lettore a calarsi nel contesto, a immaginarsi di essere in quel borgo, di percorrerne le strade polverose, di visitarne le osterie, di imbattersi in donne di malaffare, bambini cenciosi e signorotti boriosi; ho gradito anche i toni ironici con cui l’autore tratteggia i personaggi nelle loro sfumature psicologiche, lasciandone emergere vizi e peccati, ambiguità e punti di forza.

Il mio parere sul romanzo è positivo, leggerlo è stato oltremodo piacevole, anche perché personalmente amo i romanzi con un'ambientazione storica (medievale ancor di più).
Consigliato!!



8 commenti:

  1. Ciao Angela, mi piacciono i gialli ambientati nel medioevo. Infatti, i libri di fratello Cadfael sono tra i miei preferiti.

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    1. Sì, ho preset, anche se ho letto un solo libro con protagonista fratello Cadfael (⁠◠⁠‿⁠・⁠)⁠—⁠☆

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  2. Anche per me i romanzi storici ambientati nel Medioevo sono molto affascinanti se poi c'è una pennellata di giallo sono ancora più seducenti. Un caro saluto :)

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    1. Non posso che concordare (⁠✿⁠^⁠‿⁠^⁠)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz