PAGINE

domenica 19 novembre 2023

🎐 RECENSIONE ☕ FINCHÉ IL CAFFÈ È CALDO di Toshikazu Kawaguchi



C'è una caffetteria a Tokyo che non è come le altre.
Non la si trova facilmente perché è un po' nascosta, ed è piccola, accoglie pochi clienti alla volta; ma il caffè è ottimo ed è un ambiente tranquillo.
Inoltre, su di essa, circola una stramba leggenda metropolitana: pare che ci sia una sedia su cui, chi lo desidera, può sedersi per viaggiare nel tempo.
In questo posto unico e speciale, l'atmosfera è magica, il tempo sospeso, gli orologi ingannevoli e non di rado qualcuno prova a recuperare legami, a rubare attimi fugaci e preziosi emozioni per dare una nuova virata alla vita che, come il caffè, va gustata a piccoli sorsi.



FINCHÉ IL CAFFÈ È CALDO 
di Toshikazu Kawaguchi


Garzanti Ed.
trad. C.Marseguerra
192 pp
"...non aveva mai pensato di farlo in prima persona. Viveva la vita nella corsia di sorpasso e non aveva rimpianti. E comunque – pensava – che senso poteva avere, se tanto il presente non sarebbe mai cambiato, qualsiasi cosa si provasse a fare?"



A quanti di noi è capitato di pensare, con una punta di rimpianto, che sarebbe bello poter viaggiare nel tempo, almeno una volta nella vita, tornando nel passato o, addirittura, sbirciando nel futuro?
Forse per rimediare a un errore, per rivedere un volto amato, per sapere cosa è accaduto alle persone che amiamo...

Questo delicato e carinissimo romanzo narra di un posto particolare in cui il tempo è scandito da una tazza di caffè bollente.
Narra di rapporti famigliari resi difficili da sbagli, fraintendimenti, cose non dette, malattie, lutti, e di come il dolore che ci si porta dietro chieda di essere alleviato, fosse anche solo per una manciata di secondi.
Il tempo di un caffè. Finché il caffè resta caldo, è possibile (ri)vivere una breve ma preziosa esperienza irripetibile.
A patto, però, di osservare fedelmente le regole del "gioco", che non sono tantissime ma guai a "sgarrarne" anche soltanto una!

Ebbene, nei quattro episodi che compongono il romanzo, seguiamo le vicende personali di pochi personaggi - sempre gli stessi - le cui vite si intersecano, arricchendosi, trovando sostegno e aiuto l'uno nell'altro.

Il locale  è di proprietà di un omone grande e grosso, Nagare, sposato con la dolcissima e solare Kei; vi lavora la cameriera Kazu, una ragazza carina ma sempre sulle sue, che dà poca confidenza, ostentando un atteggiamento distaccato e imperturbabile.
Gli avventori abituali, con cui il lettore farà conoscenza, sono: l'infermiera Kōtake e il marito Fusagi (malato di Alzheimer precoce); Hirai (proprietaria di un bar) e sua sorella Kumi (che in realtà abita in un'altra città e va nella caffetteria solo per cercare di parlare con Hirai, inutilmente); Fumiko (donna in carriera) e una signora di cui non ci vien detto il nome, ma viene identificata come "la donna in bianco". Quest'ultima è sempre seduta allo stesso tavolo, con un libro in mano e sorseggia un caffè dietro l'altro.

Fumiko è una bella e giovane donna che ha sempre messo il lavoro al primo posto, fino a quando il fidanzato Gorō la lascia per inseguire il sogno di una carriera lavorativa in America e la ragazza si rende conto di quanto lui sia importante: no, il lavoro non è tutto, l'amore lo è!
Ma non trova il coraggio di chiedere al fidanzato di restare, di scegliere lei e un futuro insieme..., così egli se ne va e una settimana dopo lei è sola nella misteriosa e leggendaria caffetteria, a chiedersi se davvero bevendo caffè potrebbe tornare indietro di una settimana e supplicare Gorō di non abbandonarla.

Le viene detto che il viaggio nel tempo è soggetto a regole ferree, tra cui la fondamentale è: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato e solo sedendosi (senza alzarsi mai) su una sedia specifica, che poi è quella sempre occupata dalla signora in bianco, che non prende bene la richiesta di alzarsi per far "viaggiare" i clienti, i quali sono costretti ad aspettare con pazienza che la signora si alzi da quella sedia per andare in bagno.

Fumiko è convinta di volerlo fare, così si siede e... torna indietro di una settimana: stesso posto, stessa caffetteria... Cosa succederà? Riuscirà a parlare apertamente a Gorō, ben sapendo che un'altra regola è che non potrà in alcun modo cambiare il presente, qualunque cosa faccia o dica?

Gli altri viaggi vedono protagonisti il povero e smarrito Fusagi (la cui memoria lo sta abbandonando ogni giorno che passa e sempre di più) e sua moglie Kōtake: cosa potrebbe ottenere, quest'ultima, viaggiando indietro nel tempo? Parlare un'ultima volta con suo marito nei giorni in cui era ancora lui, presente a sé stesso e con la mente ancora "buona"? Per dirgli cosa? Forse questa incredibile, seppur breve, esperienza potrebbe aiutarla a ritrovare sé stessa e il suo ruolo accanto all'uomo che ama e che si sta dimenticando di lei?

C'è la pragmatica Hirai, che non è mai stata sincera fino in fondo con la sorella e che potrebbe rimpiangere amaramente il suo allontanarla continuamente da sé.

Infine Kei, che cerca di raccogliere tutta la forza che ha dentro per essere una buona madre e che, se potesse esprimere un desiderio, esso avrebbe a che fare proprio con la creatura che porta in grembo.

Ognuna di queste donne ha un rimpianto, sente riaffiorare un ricordo doloroso e non sa come affrontarlo, come "risolverlo", confidando che il viaggio nel tempo  costituisca una soluzione..., ma non lo è perché nessuna azione - come detto più su - inciderebbe sul presente.

Tutte loro, però, impareranno che ormai il passato, proprio perché non più modificabile, non deve dominarle: quello che conta è il presente che stanno vivendo, perché è oggi che possono agire, amare, abbracciare, sorridere, decidere...

Tra sospiri, lacrime, sorrisi commossi, confusione e speranza, lettere mai date, le donne "viaggiatrici" comprenderanno che la vita è fatta di momenti unici e irripetibili, che vanno vissuti appieno, senza riserve, non privando sé stesse e chi amano di gesti e parole importanti, perché il futuro non appartiene a nessuno di noi e non possiamo sapere se e quando eventi drammatici e improvvisi potrebbero intervenire e deviare il corso delle nostre esistenze. 


"Finché il caffè è caldo" è un romanzo che si legge in poche ore non solo per il numero di pagine, ma soprattutto per la incredibile scioltezza del testo, essenziale, con una buona presenza di dialoghi semplici, con una trama che ho trovato originale (i viaggi nel tempo non sono una novità in letteratura ma è come li ha gestiti l'autore e le finalità degli stessi che ho trovato diverso dal solito), con pochi personaggi che interagiscono tra loro e che a turno sono protagonisti di un episodio.
Le vicende narrate - malgrado l'elemento "sovrannaturale" del viaggio temporale - inteneriscono e commuovono perché sono profondamente umane e toccano il mondo emotivo di ciascuno di noi in quanto hanno a che fare con i legami famigliari, con i rimpianti e con le occasioni mancate.
Una lettura delicata, rilassante si legge in un attimo e lascia un sapore di dolce malinconia.

Consigliato, in special modo in queste freddine serate autunnali: è una coccola letteraria.



ALCUNE CITAZIONI

"se vuole, la gente troverà sempre la forza di superare tutte le difficoltà che si presenteranno. Serve solo cuore."

" Di fronte a una persona con cui si ha un legame profondo e a cui si sono rivelati i propri sentimenti, è difficile mentire e lasciar perdere. La verità vuole uscire a tutti i costi, soprattutto quando si cerca di occultare la tristezza o la fragilità. È molto più facile nascondere la tristezza a un estraneo, o a qualcuno di cui non ci si fida."

12 commenti:

  1. Ciao Angela, ho letto questo romanzo qualche anno fa e, pur trovando qualche difficoltà con i nomi dei personaggi, mi è piaciuto molto il simbolismo e le riflessioni che pervadono le varie vicende :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì all'inizio anche io avevo difficoltà, Poi però bene o male, vedendo che ricorrevano sempre gli stessi, ho preso familiarità (⁠ ⁠´⁠◡⁠‿⁠ゝ⁠◡⁠`⁠)

      Elimina
  2. Ciao grazie per questa segnalazione. Ho visto questo libro in libreria e mi aveva incuriosito abbastanza. Gli autori giapponesi spesso vedono le cose in modo anche molto diverso dagli autori occidentali. Un saluto e buona nuova settimana appena iniziata

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È vero, è proprio questa diversità che personalmente trovo affascinante!
      Ciao e grazie (⁠✿⁠^⁠‿⁠^⁠)

      Elimina
    2. E' molto vero Angela, ho letto alcuni autori Giapponesi è mi sono piaciuti molto i loro libri, proprio per la loro diversità e per la maniera figurativa che hanno di scrivere e le immagini che riescono a creare

      Elimina
  3. Ciao Angela, anch'io ho letto questo libro e mi è piaciuto il monito a vivere il presente dando importanza a ogni momento, ponderando bene le scelte da fare. Il passato è ormai lontano, non possiamo cambiarlo e vivere di rimpianti non è un'ottima scelta. Recensione coinvolgente, come sempre :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai proprio ragione, anche se non è facile, soprattutto quando il rimpianto è su una persona amata che non è più con noi: la consapevolezza di non poter davvero riparare a un errore non è semplice da risolvere.
      Grazie Aquila ◉⁠‿⁠◉

      Elimina
  4. Ciao Angela, purtroppo non vado d'accordo con gli scrittori giapponesi, però la tua recensione mi è piaciuta come sempre.
    Grazie del consiglio, ma questa volta passo.
    Un saluto 😘

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sono pochi i lettori che hanno poco feeling con determinate categorie di scrittori. A me ad es è capitato con la maggior parte degli autori russi dell' Ottocento, salvo rare eccezioni
      Ciao e grazie a te Fra (⁠ ⁠ꈍ⁠ᴗ⁠ꈍ⁠)

      Elimina
  5. Nulla contro gli autori nipponici, il libro sembra piacevole da leggere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Daniele! Lo è, sì (⁠。⁠•̀⁠ᴗ⁠-⁠)⁠✧

      Elimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz