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mercoledì 10 gennaio 2024

# RECENSIONE # METELLO di Vasco Pratolini



Al centro di questo romanzo storico e di formazione vi è il racconto del periodo che va dall'infanzia ai trent'anni della vita del protagonista e, in parallelo, vengono ripercorse le tappe principali della storia di un'Italia che, all'indomani dell'Unità, è attraversata da duri conflitti di classe e che vedono i lavoratori combattere per la costruzione e rivendicazione della propria coscienza di classe e dei propri diritti.



METELLO
di Vasco Pratolini



Rizzoli
329 pp
IBS
Metello Salani nasce a Firenze nel 1875 ma resta orfano di entrambi i genitori molto presto; viene quindi cresciuto dalla famiglia Tinaj, che vive in campagna; quando la famiglia decide di cercar fortuna in Belgio, il ragazzo parte da solo verso Firenze.

Ha solo quindici anni e, coraggioso e intraprendente, va in cerca di lavoro e di fortuna, guadagnandosi la protezione di Betto, un vecchio amico del padre che gli vorrà bene come ad un figlio.
Sveglio e curioso, il ragazzino impara a muoversi dentro Firenze, a conoscerne i movimenti politici, economici e sociali, attraverso gli occhi di Betto, che è un anarchico.

Crescendo, trova lavoro come muratore nei cantieri edili, impara cosa significhi far parte della classe dei lavoratori, che piegano la schiena dalla mattina alla sera per qualche spicciolo con cui campare sé stessi e la famiglia, e chi siano invece i "Padroni", coloro per i quali si lavora e che dettano orari, salari, riposo.

Metello sviluppa ben presto una coscienza sociale che lo spinge a muovere i primi passi nel movimento sindacale; ha le sue esperienze amorose, alcune più importanti (come quella con Viola, una vedova più grande di lui), altre decisamente meno, finché non incontra Ersilia.

La conosce quando è solo una ragazzina che ha appena perso il padre (collega di Metello, morto sul lavoro); più tardi i due si innamorano e si sposano.

Metello, nel corso della nostra storia, va in carcere tre volte, conosce la lotta politica, fa esperienze e scelte (personali/famigliari) anche discutibili e diventa un punto di riferimento per i suoi colleghi quando si tratta di fare lo sciopero per chiedere un aumento dei salari all'ingegnere Badolati.
Lo sciopero durerà più di un mese e non sarà affatto un periodo semplice: resistere senza andare a lavorare e senza poter portare i soldi a casa è durissima ma se non combattono i diretti interessati per i propri interessi, nessun altro lo farà per loro.

Metello è un personaggio carismatico, è caparbio, assennato, razionale, anche furbo e sagace, di una "intelligenza modesta ma quadrata"; è generoso ed ha una grande consapevolezza delle proprie idee, per le quali si batte ed è disposto a sacrificarsi e, se succede, a farsi portare dietro le sbarre.

"Queste idee, che gli uomini sono tutti uguali, che tutti si ha diritto di lavorare e di non essere sfruttati, quando sono entrate nel sangue, tirano come il sangue, proprio."

L'evoluzione umana e sociale di Metello riflette quella della classe sociale di appartenenza, dei muratori che si trovano davanti alla necessità di unirsi, di fare squadra per far arrivare la propria voce alle orecchie del "Padrone", che ovviamente pensa ai propri affari e, fosse per lui, farebbe chiudere la Camera del Lavoro e ogni associazione sindacale.

Tra queste pagine emerge come, per quanto sia necessaria un'unità di intenti a fare da collante tra i lavoratori che si ribellano a condizioni ingiuste di lavoro, ciò che alla fine deve smuovere ciascuno è la presa di coscienza individuale, senza la quale non c'è coscienza sociale.

"Il numero fa o non fa la forza?".
 "Il numero fa gregge. Collettive sono le pecore che hanno sempre bisogno di tre cose: del pastore, del cane e del bastone. L'individuo è libero e arbitro di tutte le sue azioni".

Coloro che decidono di non stare zitti e di non sopportare più a capo chino sono animati da un sentimento di dignità, di ribellione, e prima ancora  dalla fame e dalla propria personale e precaria situazione.

"Il pane del povero è duro, e non è giusto dire che dove c'è poca roba c'è poco pensiero. Al contrario. Stare a questo mondo è una fatica, soprattutto saperci stare."


Se Metello è sicuramente il protagonista di questo romanzo, ad avere un impatto molto positivo sulla sua maturazione e crescita umana è di certo sua moglie, la giovane Ersilia, dal carattere determinato, innamorata del proprio uomo e della famiglia che hanno cominciato a costruire, disposta a tutto pur di proteggerla da tentazioni e insidie; Ersilia è una compagna di vita sempre pronta a consolare e incoraggiare il marito e anche a perdonarlo quando le manca di rispetto, pur di custodire e portare avanti la speranza di un futuro insieme.

Non posso dire di aver divorato questo libro, forse perché le parti relative alla lotta di classe mi hanno coinvolta un po' meno, però sono contenta di aver letto un'opera di Pratolini, ne ho apprezzato la narrazione realistica, asciutta, resa molto spontanea e naturale dall' uso di un linguaggio parlato e informale (vi sono modi di parlare tipici fiorentini).

4 commenti:

  1. Ciao Angela, di Pratolini ho letto solo "Le ragazze di San Frediano", che mi è piaciuto molto. "Metello" non l'ho letto ma, anche se sembra molto più impegnativo, penso sia una storia intrigante, per la sua capacità di fondere la Storia alle vicende narrate :-)

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    1. Eh vorrei leggere anche io Le ragazze di San Frediano!!
      Impegnativo sì ma sono stata contenta di averlo letto (⁠◡⁠ ⁠ω⁠ ⁠◡⁠)

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  2. Ciao Angela, non ho mai letto Pratolini... Leggo pochissimi autori italiani, forse dovrei iniziare ad ampliare le mie scelte anche verso scrittori del nostro paese.
    Come sempre bella recensione, ricca di particolari interessanti.
    Un saluto 😘

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    1. ciao Fra! Guarda, anche io tendo a leggere più stranieri, però mi piace ogni tanto dare spazio ad autori e autrici "di casa nostra".

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz