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lunedì 19 febbraio 2024

>> RECENSIONE << IL BOSCO DI FAGGI di Salvina Alba



Sentirsi imbrigliati in una situazione che crea disagio, frustrazione, infelicità è una delle sensazioni più spiacevoli che si possano provare ed è proprio ciò che vive il protagonista di questo romanzo, la cui vita procede in una corsa quotidiana per compiere sacrifici per far quadrare i conti e non scontentare coloro che gli sono vicini.
Ma a volte basta poco perché avvenga qualcosa che sconvolge l'esistenza proprio quando sembrava arrivata a un punto morto.

IL BOSCO DI FAGGI
di Salvina Alba


Ed. Convalle
234 pp
Alain ha venticinque anni, vive a Torino e lavora come operaio in una fabbrica; non ama il suo lavoro meccanico, fatto di gesti sempre uguali e alienanti, ma non può certo permettersi il lusso di licenziarsi: deve lavorare, come tutti, per portare lo stipendio a casa.
Alain vive con il padre invalido e un fratello (Roberto) e una sorella (Anna) ancora minorenni; la situazione familiare è difficile perché vede Alain come l'unico responsabile dell'andamento della casa, visto che il padre è inabile e va assistito e i fratelli adolescenti, che frequentano ancora la scuola, mostrano un irritante menefreghismo verso i sacrifici del fratello maggiore, che desidererebbe da loro un po' di collaborazione per alleggerirgli il carico.

E invece, dopo otto ore in fabbrica, Alain deve pure sistemare casa, cucinare, sparecchiare, occuparsi del padre e stare anche attento a che i fratelli facciano il loro dovere a scuola.

Insomma, Alain si sente soffocato dalle responsabilità, spesso è frustrato, arrabbiato, avrebbe voglia di urlare, sbattere la porta e scappare da quella situazione (mollare casa, lavoro, tutto) ma fortunatamente ad offrigli un po' di consolazione c'è la musica e ci sarebbe anche la fidanzata, Serena. 

Con Serena il condizionale è d'obbligo ma non perché la ragazza abbia qualcosa che non va: lei è dolce, comprensiva, premurosa, innamorata di Alain e, soprattutto, vorrebbe sposarsi, metter su famiglia, costruire qualcosa di stabile insieme.
Eppure Alain temporeggia: lui si ripete di amare Serena e comprende che il desiderio di lei di sposarsi sia legittimo, ma... non è pronto a fare il grande passo.

Perché? 
La difficile situazione col padre e i fratelli, e le responsabilità che ha verso di loro, lo bloccano e lo stressano, per cui prendere un ulteriore impegno con Serena è qualcosa che per ora non se la sente di affrontare.

Ovviamente le sue esitazioni innervosiscono la fidanzata, con cui spesso litiga; menomale che c'è almeno la musica a consolarlo e distrarlo! Alain non solo suona il piano ma scrive anche canzoni che canta e suona col suo gruppo di amici - Ginko, Manuel e la sua ragazza, Silvia -, con cui si riunisce per suonare i pezzi.
Un giorno i ragazzi gli comunicano una notizia che potrebbe essere bella e brutta insieme, per Alain: hanno ricevuto una proposta imperdibile, quella di fare delle serate nel mese di agosto, in giro per la regione.

Un'opportunità davvero vantaggiosa per la band; rinunciarvi sarebbe da matti.

Eppure Alain sente la delusione montagli nel petto: come potrebbe lui lasciare casa per un mese intero?
Chi bada al padre, a Roberto e Anna, alla casa? 
Lui vorrebbe tanto poter essere libero e andarsene in giro a suonare e cantare... ma come fa?
Ha degli obblighi che gravano tutti sulle sue spalle, scrollarseli di dosso, come se niente fosse, è più facile a dirsi che a farsi.

Ma quando si vuole qualcosa a tutti i costi, la soluzione al problema la si può trovare e, in un modo o nell'altro, Alain la trova.

In un impeto di autodeterminazione e volontà, si organizza e decide di seguire il suo gruppo nella tournée estiva. 
Ma poco dopo essersi messi in viaggio i ragazzi fanno un incidente stradale che sconvolge tutti i piani e che sarà l'inizio di un'esperienza incredibile, estrema, assurda, dai risvolti inaspettati per tutti, in special modo perAlain.

Non voglio aggiungere molto altro perché ciò che vive Alain (e, fino a un certo punto, anche Ginko, Silvia e Manuel) è un po' il fulcro del romanzo; posso però accennare al fatto che l'incidente costituisce una sorta di point break per il protagonista, che viene risucchiato in una situazione inquietante, paradossale, kafkiana.

Incontra persone molto strane e poco rassicuranti e vive momenti di vero panico, in cui si ritrova accusato di aver commesso azioni terribili per le quali deve pagare un "prezzo", ma questo prezzo è incomprensibile, irragionevole; Alain finisce in un incubo dai contorni agghiaccianti, paurosi, in cui si trova ora imprigionato, ora lasciato libero di provare a scappare attraversando un bosco di faggi.

La narrazione in prima persona ci lascia entrare da subito nel vivo delle vicende personali e famigliari di Alain e, quando insieme a lui lo accompagniamo in questa esperienza al limite dell'assurdo (dopo l'incidente), non possiamo non chiederci, con lui: "Ma è uno scherzo della mente di Alain? Sta forse perdendo il lume della ragione? Quanto di ciò che sta vivendo, e che lo sta terrorizzando e confondendo, è reale?".

L'autrice è abile nell'introdurre il protagonista e il lettore in questa "seconda parte" del libro senza salti bruschi ma, anzi, in modo naturale; il ritmo e il tipo di dinamiche che si innescano sono decisamente diverse (se non opposte) alla prima parte: prima dell'incidente, la vita di Alain scorre piatta, grigia, priva di grossi stimoli ed egli è infelice, non appagato di come vive perché i suoi desideri lo porterebbero verso altre esperienze, anche verso un'altra donna; dopo l'incidente, le cose cambiano e Alain vive un'avventura surreale, pericolosa, inspiegabile, in cui si vede costretto a contare solo su se stesso per uscirne sano e salvo.

Ma da cosa o da chi deve salvarsi esattamente?

Addentrarsi nel bosco di faggi diventa per Alain una tappa obbligata e necessaria per affrontare il proprio disagio esistenziale, le cause della propria infelicità, il sentirsi ingabbiato in una prigione che, se da una parte lo immobilizza, dall'altra egli è cosciente che potrebbe addirittura lasciarla, se proprio lo volesse.

Il romanzo di Salvina Alba è un'efficace metafora di come spesso l'uomo si crei delle strade e delle dimensioni diverse e alternative rispetto a quelle che sta vivendo, nell'illusione di poter essere libero, contento, soddisfatto, cercando di ritagliarsi il proprio posto nel mondo e seguendo i propri desideri.

È una lettura che, per quanto mi riguarda, ha saputo incuriosirmi soprattutto quando, a partire dall'incidente, lo scenario muta drasticamente e ogni certezza - tanto per Alain quanto per il lettore - viene meno, per cui la voglia di capire cosa ci sia dietro l'avventura nel bosco mi ha spinta a proseguire con molto interesse nella lettura.

Un romanzo che sembra partire con un "basso profilo" per poi aprirsi a scenari ricchi di interrogativi e sorprese, oltre che di significato. 

Consigliato!

4 commenti:

  1. Molto interessante ed avvincente, così sembra leggendo la tua brillante recensione.

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    1. Sì, è stata una bella scoperta per me.
      Ciao Daniele e grazie

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  2. Ciao Angela, la narrazione in prima persona non è la mia preferita, ma credo che in questo caso la scelta sia giusta, adatta ad instaurare il dubbio nel lettore.
    Un abbraccio 😘

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    1. Ricordo, sì (⁠◠⁠‿⁠◕⁠)
      Effettivamente qui ci sta la prima persona.
      Un abbraccio a te ❤️

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz