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sabato 8 giugno 2024

I BEATI ANNI DEL CASTIGO di Fleur Jaeggy [ RECENSIONE ]



Come si svolgeva la vita in un collegio femminile svizzero negli anni del secondo dopoguerra? Cosa pensavano le signorine di buona famiglia che passavano tra quelle mura il fiore dei loro anni?
La giovane protagonista ce lo racconta con sensibilità e capacità introspettiva.



I BEATI ANNI DEL CASTIGO
di Fleur Jaeggy 



Adelphi
107 pp
Siamo in un collegio femminile svizzero situato nell'Appenzell; le giornate sono scandite da una rigida disciplina e da un clima piuttosto tetro, che mal si concilia con la voglia di vivere, la curiosità, i desideri e i primi turbamenti che si agitano nella mente delle allieve, tutte adolescenti provenienti da famiglie agiate dell'alta borghesia europea.

La protagonista è una ragazza riflessiva e un po' insicura che trova nell'amicizia con una nuova compagna, Frédérique, il senso della sua permanenza in quella triste scuola.
Frédérique è bella ma sembra non accorgersene o non darvi peso; è raffinata ed elegante in un modo talmente naturale da sembrare snob, distaccata, presuntuosa.
Ma forse la sua è solo sicurezza: la sicurezza di chi sta imparando, sin dall'adolescenza, a stare al mondo, a sbarazzarsi di ogni timidezza.

Frédérique attira le attenzioni di tutte le ospiti del collegio per la sua aura misteriosa e per il suo atteggiamento sprezzante verso le regole e le convenzioni sociali e morali dell'epoca. 

Sebbene (o forse proprio in virtù di questo) siano caratterialmente e fisicamente all'opposto, le due ragazze pian piano si legano molto l'una all'altra, scambiandosi confidenze, segreti, tanto da confondere la protagonista, che si chiede quali siano i suoi reali sentimenti verso l'amica.

Del resto, sono questi gli anni in cui le ragazze (e i ragazzi) sono impegnati nella scoperta di sé, nella costruzione e definizione della propria personalità, della propria sessualità; è un periodo in cui è facile provare sentimenti, emozioni, impulsi anche contrastanti tra loro, davanti a quali ci si sente confusi, timidi, insicuri, imbarazzati, sbagliati.

Ci sono altri personaggi minori, che ruotano attorno alle due amiche, e lo stesso collegio è anch'esso una sorta di personaggio: opprimente, controllante, severo, pregno di tutta la rigidità degli schemi sociali e della mentalità borghese, nelle sue ipocrisie e limiti, soprattutto per le donne.


I beati anni del castigo è un romanzo di formazione che si legge molto velocemente, anzitutto per il numero di pagine ma anche per lo stile dell'autrice, che è essenziale, sempre misurato, con frasi brevi e incisive che, se appunto conferiscono fluidità al ritmo, al contempo a me hanno trasmesso una sensazione di forte distacco e ciò che leggevo non ha saputo coinvolgermi emotivamente, nonostante certi passaggi abbiano sfumature piacevolmente malinconiche con un pizzico di poesia, grazie soprattutto alla tendenza, da parte della protagonista, a riflettere, osservare, farsi domande, dare spazio ai ricordi.

C'è da dire, però, che proprio questa penna così precisa e lineare è coerente con il contesto dell'istituto (con la sua atmosfera cupa, austera) e con il tipo di vita monotona condotta dalle educande - almeno esteriormente, perché è ovvio che dentro tante di loro avevano un fuoco che non vedeva l'ora di accendersi al di fuori di quelle grigie pareti.

È un romanzo che tocca tematiche quali l'identità, la voglia di ribellarsi alle norme sociali del tempo (ancora così chiuse e limitanti in merito alla condizione femminile), l'amicizia tra ragazze, la complessità del mondo emotivo delle adolescenti, la curiosità verso il proprio e l'altrui corpo, la sessualità femminile, la ricerca del proprio posto nel mondo.

In conclusione: prosa raffinata, in alcuni passaggi suggestiva e quasi magnetica; il contesto dell'istituto per me è sempre accattivante lì dove però si creano dinamiche varie e interessanti, ed è forse questo che mi è mancato: nel complesso, ho trovato la storia poco appassionante nonostante i personaggi avessero "un buon potenziale" e la scrittrice abbia una "bella penna".
Non mi ha fatto impazzire, ecco, mi aspettavo di più.

6 commenti:

  1. Ciao Angela, mi spiace che il romanzo non ti abbia soddisfatto pienamente: anche a me affascinano le storie ambientate nei collegi... forse il ridotto numero di pagine non ha permesso alla storia di esprimere tutte le sue potenzialità...
    Buona domenica :-)

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    1. Può essere, perché comunque gli aspetti positivi non mancano :)
      Ciao Ariel ;-)

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  2. Ciao Angela, vivere e crescere in un collegio è sicuramente difficile e crudele. Il rigore dell'educazione può lasciare ferite inguaribile in chi vede il mondo lontano da sé. Io mi fido del tuo parere e mi dispiace se questo romanzo di formazione non ti ha del tutto convinta . Una serena domenica :)

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    1. la tua considerazione è verissima.
      Sì, devo dire che non mi ha convinta al 100% :)

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  3. Ciao Angela, i libri ambientati nei collegi mi fanno subito pensare a Jane Eyre. Peccato che la storia non abbia soddisfatto le tue aspettative.
    Un saluto 😘

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    1. Anche a me piacciono queste ambientazioni e Jane Eyre è tra i miei classici preferiti (⁠。⁠•̀⁠ᴗ⁠-⁠)⁠✧
      Effettivamente sì, credo sia stata una questione di aspettative (⁠ ⁠ꈍ⁠ᴗ⁠ꈍ⁠)
      Un saluto a te 😗

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz