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giovedì 22 agosto 2024

RECENSIONE - OMBRE DI LUCE. LE FIGLIE DI NAPOLI di Grazia De Gennaro


Luce e ombra, chiarezza e oscurità, verità e paura; il romanzo di Grazia De Gennaro è intriso di concetti antitetici e complementari che trovano in una Napoli magica, realistica e visionaria insieme, il terreno ideale: per le piazze e per i vicoli e attraverso l'arte, di cui è pregna la città campana, emergono storie e personaggi che si muovono come sospesi tra la vita e la morte, e la stessa protagonista - una giovane artista molto talentuosa - si ritroverà ad affrontare un inaspettato viaggio mistico, contrassegnato da  fede, credenze, religione e fatalismo, al termine del quale ciò che le era oscuro diverrà chiaro e l'aiuterà a crescere e a divenire una donna consapevole di sé stessa, dei propri doni, delle proprie contraddizioni e speciali imperfezioni che la rendono unica.



OMBRE DI LUCE. LE FIGLIE DI NAPOLI
di Grazia De Gennaro



Pensiero Creativo
176 pp
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Luce Balzani è una bravissima e apprezzata fotografa con la passione per la pittura e l'arte in generale; orfana di entrambi gli amati genitori, è una ragazza madre, avendo avuto la piccola Amaris quando era appena ventenne, nel corso della relazione con l'allora fidanzato, Tiberio.

Il legame con quest'ultimo è naufragato già da un po', più precisamente da quando Luce ha scoperto che egli la tradiva con la sua migliore amica: il più classico dei cliché che però ha generato una profonda ferita nel cuore della fotografa, contribuendo a renderla chiusa e diffidente verso tutti.

Un giorno, mentre è in visita alle Gallerie dell’Accademia di Venezia ed è in piedi davanti al dipinto Tempesta di Giorgione, si accorge di non essere sola ad ammirare l'opera d'arte: al suo fianco è apparsa una giovane dai capelli corti rosso mogano e dai grandi occhi espressivi.
Le due iniziano a parlare e, immediata, nasce un'alchimia frutto della comune passione per l'arte.

Edith Esposito - questo è il nome dell'interlocutrice - è anch'ella un'artista, ha un modo di fare e di parlare affascinante ed empatico, ma c'è in lei un che di enigmatico, misterioso e tali sono anche alcune frasi che rivolge a Luce, la quale è turbata e rapita da questa sconosciuta che sembra scrutarle dentro l'anima come nessuno ha mai fatto.

«Continui a respingere le ombre, ti fanno troppa paura. Ma la tua arte non mente»

...le dice Edith a un certo punto, incoraggiandola a non cercare le ragioni per vivere fuori da sé stessa: Luce è la ragione e solo guardando con onestà e senza timori dentro di sé, attraversando il buio e le ombre, potrà afferrare la luce.

Le parole sibilline ma forti che una perfetta estranea le rivolge, con la sicurezza di chi la conosce meglio di chiunque altro, colpiscono una perplessa Luce nel profondo.
L'incontro con quella sensibile artista le resta scolpito nel cuore e non può che augurarsi di incontrarla nuovamente.

Il suo lavoro di fotografa le permette di incontrare e stringere amicizia con una modella non solo esteticamente molto bella ma anche intelligente, acuta e schietta: Ginevra.
Anche se non si erano mai incontrate prima, Ginevra in realtà non è una "perfetta estranea", essendo la nipote di Betta, un'anziana vicina di casa non vedente che tiene con sé la piccola Amaris quando Luce è impegnata con il lavoro.

Frequentandola, Luce si rende conto di come Ginevra sia una donna dalle mille risorse, che le parla con estrema franchezza, confidandosi in modo sincero, raccontandole di sé e del proprio percorso personale, che le ha permesso di essere la donna che è oggi, consapevole della propria bellezza fisica, dietro alla quale c'è un'anima sensibile, amante dell'arte.

E proprio grazie a Ginevra, Luce avrà modo di fare esperienze particolari che l'aiuteranno a maturare, a scoprirsi e a tirar fuori la sua vera essenza.

In questo percorso fuori dall'ordinario e mistico, altri personaggi avranno il loro ruolo, come Betta - che ha un dono straordinario, grazie al quale "vede" ciò che gli occhi fisici non possono cogliere -, don Carmine (un prete centenario, che accoglie Luce per ascoltare ciò che le pesa sul cuore) e la stessa Amaris, una creaturina sveglia e speciale.

Luce, quindi, comincia un viaggio interiore che la porta gradualmente a realizzare cosa voglia dire essere "una figlia di Napoli".


«sei figlia di Napoli, non si può mai sapere».
«Che significa?» le tremò la voce.
«Acca’, ’e viv e ’e muort camminano ’ngopp ’a stessa via».


I vivi camminano fianco a fianco a coloro che non non ci sono più, in un continuo andirivieni tra vita e morte, in un eterno filo che lega l'oscurità alla luce.

"Non c'è luce senza le ombre": è il fil rouge che accompagna la protagonista nella sua scoperta di sé, che non può avvenire senza l'attraversamento di ciò che la fa star male.

Luce deve imparare a riconoscere le proprie paure, debolezze, mancanze, a non rinnegarle, a non rifuggirle come se se ne dovesse vergognare; le difficoltà affrontate fino a quel momento l'hanno indotta a crearsi una corazza per mostrare a sé stessa e agli altri che lei è forte, che può prendersi cura della propria persona e soprattutto di una figlia nonostante siano morti i propri genitori e nonostante il padre di Amaris sia un uomo poco affidabile.

Ma essere forti non significa non piangere, non ammettere di avere delle fragilità e dei timori: al contrario, solo tirandoli fuori è possibile imparare a vivere appieno, e l'arte - con la sua bellezza e la sua perfezione - è per Luce sicuramente uno strumento importante per lasciare la propria "firma", la propria impronta nel mondo.

Attraverso l'arte, Luce può far emergere la propria anima.

"L’anima è una cosa che abbiamo dentro, e si può vedere solo quando facciamo le cose che amiamo."


Nel proprio percorso di consapevolezza e, in un certo senso, di rinascita, Luce vivrà qualcosa di misterioso e sovrannaturale, un'esperienza che unisce terreno e ultraterreno, il mondo dei vivi e il regno dei morti, tradizioni popolari, credenze religiose e folklore, in un mix ammaliante che rende la protagonista simile al poeta Dante, il quale seguiva affascinato la propria guida, Virgilio, in un viaggio meraviglioso e sorprendente.


Ma il viaggio di Luce non la porta nei gironi dell'inferno né in paradiso, bensì è un percorso inevitabile per imparare ad apprezzarsi, a perdonarsi, ad avere fiducia in se stessa e nelle sue capacità.
Il passato, in questo cammino interiore, ha la sua importanza perché ci sono ferite che hanno un'origine e una causa ben precise ed è lì, dove hanno avuto inizio e luogo, che dobbiamo ritornare per "mettere a posto" ciò che, nel presente, ci crea malessere e angosce, limitandoci.


Il romanzo di Grazia De Gennaro è un'opera particolare per contenuti e stile, che si legge con vero piacere grazie ad una penna raffinata, colta, a un racconto intenso, ricco, in cui si respira l'arte (e l'amore per l'arte) ad ogni pagina.

Oltremodo affascinanti sono i dettagliati e precisi i riferimenti a luoghi della città, dal Cimitero delle Fontanelle alla Piazza del Gesù, dall’Accademia di Belle Arti al il Maschio Angioino e i Quartieri Spagnoli. 
Napoli non è semplicemente uno sfondo ma è accompagnatore silenzioso della metamorfosi cui va incontro Luce Balzani, una donna ferita ma forte, determinata, con dentro una luce che ella per prima deve riconoscere e lasciar emergere proprio da quelle crepe che la vita ha creato in lei e che, lungi dal renderla debole, l'hanno fortificata e resa la persona che è e che ancora può diventare.

"...dietro ogni luce c’è sempre un’ombra. Dietro ogni bel sorriso ci sono state lacrime amare, dietro ogni sogno realizzato ci sono sempre rinunce e delusioni. Dietro una morte, c’è stata una vita...".

Leggendo, mi sono sentita trasportare per le vie di questa Napoli piena di storia, bellezza artistica, ricchezza umana e anche a me, come alla protagonista, è sembrato che la realtà e ciò che è materiale non fossero poi così lontani dall'aldilà, dal sogno, e che il visibile e l'invisibile spesso si intreccino in modi inspiegabili.
In "Ombre di luce"  il lettore diventa per un po' anch'egli "figlio di Napoli" e si sente pronto a mettere da parte la razionalità per far spazio a ciò che è trascendente, immateriale, oltre da noi ma non per questo meno vero.

È una lettura coinvolgente e piena di fascino, che consiglio in special modo a chi desidera immergersi in una storia originale, profonda, a tratti impalpabile ed eterea, in cui si dà risalto, attraverso la passione per l'arte, alla bellezza che c'è nell'anima di ognuno di noi.

2 commenti:

  1. Ciao Angela, mi sembra una storia molto particolare che sicuramente vale la pena leggere.
    Un abbraccio 😘

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    1. Infatti, lo è, ed è scritta anche bene.
      Ciao Fra 💓

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz