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sabato 30 novembre 2024

L'ULTIMA NOTTE DI WILLIE JONES di Elizabeth H. Winthrop [ RECENSIONE ]



Come vive le sue ultime ventiquattro ore un condannato nel braccio della morte prima di finire sulla sedia elettrica?
E come vivono quell'ultima notte le persone a lui vicine: i suoi genitori, il suo avvocato, gli adulti e i ragazzini che sanno della sua triste sorte e ci spettegolano su?

La storia del protagonista, Willie Jones, si ispira a fatti realmente accaduti.



L'ULTIMA NOTTE DI WILLIE JONES
di Elizabeth Winthrop


Ed. Solferino
302 pp
trad. S. Rota Sperti

"La veglia è solo esistere. 
È aspettare di morire, 
e aspettare che quello che sta succedendo 
sembri reale."

È l'ottobre del 1943 e un altro giorno sta volgendo al termine a St. Martinville, in Louisiana.

Non è una notte come tutte le altre per più di una persona, in questo angolino di mondo.

Non lo è per il diciottenne Willie Jones, da mesi in prigione e, più precisamente, nel braccio della morte: accusato di aver violentato e aver causato la morte di una ragazza bianca (morta suicida, presumibilmente in seguito allo stupro, appunto - secondo l'accusa), quella che lo aspetta è l'ultima notte della sua vita.
A mezzanotte in punto verrà giustiziato sulla sedia elettrica e chissà in quanti verranno a vederlo «friggere», convinti della sua colpevolezza. 
Willie si è sempre dichiarato innocente e questa condanna a morte è per lui una tremenda ingiustizia (in merito a chi era per lui Grace e in che rapporti fossero, è qualcosa che si apprende nel corso della lettura).

La verità è che dietro quella condanna c'è una ragione ben chiara e specifica: il razzismo.

 

Willie è un negro ed è impossibile per la comunità bianca che la vittima - la povera Grace - fosse consenziente. Lui l'ha violentata, ha gettato su di lei una vergogna tale che la ragazza non ha retto e in seguito alla quale ha preferito morire.

Non è una notte come le altre per i coniugi Jones, Frank ed Elma; con la morte nel cuore, sanno che da lì a poche ore perderanno per sempre il loro ragazzo.
Se Elma non riesce neanche ad uscire di casa per il dolore, Frank si mette in viaggio, di notte, con la sua vecchia mula, per poter portare la lapide per il suo povero Willie.

Non è una notte come le altre per Polly, sua moglie Nell e il loro figlio Gabe.
Polly è procuratore distrettuale ed avvocato difensore di Willie, ma a quanto pare non è riuscito a far nulla per il suo cliente e non l'ha salvato dalla sedia elettrica.
Il giovane Gabe - come la piccola Scout de Il buio oltre la siepe - è orgoglioso del proprio genitore, che non esita a difendere i neri, ma non si spiega come sia possibile che allora non sia riuscito ad aiutare Willie.

Polly si tormenta per la medesima ragione.
Essendo il difensore del condannato, è tenuto ad assistere all'esecuzione e la cosa lo rende inquieto, angosciato.
A roderlo dentro sono i sensi di colpa: lui sa che avrebbe potuto gestire diversamente la difesa del giovane Jones, anche perché esercita questa professione perché crede davvero nella giustizia, ma... ha avuto paura.
In paese non puoi difendere un nero e pensare di attirarti le simpatie dei bianchi, tanto meno dei famigliari della ragazza che s'è uccisa.
Polly non è Atticus Finch, che combatte contro le discriminazioni e le ingiustizie con fierezza e coraggio; lui è meno ardimentoso e più pavido.

Non è una notte come le altre per padre Hannigan, il pastore che deve portare gli ultimi conforti religiosi a Willie, ma in realtà avrebbe bisogno egli per primo di ritrovare l'ardore di una fede che, nel suo cuore, va via via affievolendosi.

Non lo è per Dale e sua moglie Ora, il cui unico figlio combatte nel Pacifico, e che si ritrovano a discutere su come trattare dei bimbetti straccioni, neri come la notte, che vivono ai margini della loro proprietà. 


Di ciascuno di questi personaggi seguiamo il flusso di pensieri e la prospettiva di ognuno porta un contributo diverso alla narrazione, che converge chiaramente tutta verso l'esecuzione.
Perché è certo che essa avverrà.
Non siamo in un thriller psicologico, in cui c'è da cercare il serial killer, né in un legal thriller: non ci sono processi, arringhe, giudici, una giuria popolare da convincere.

Qui c'è chiaramente un ragazzo nero, giudicato colpevole di stupro ai danni di una ragazza bianca (per di più morta) e costui è stato condannato alla pena capitale, a morire sulla Feroce Gertie, la pesante sedia di legno in viaggio verso la sua cupa destinazione che, non fosse per quei lacci di cuoio e quei cavi elettrici, sembrerebbe solo una sedia.


In questo romanzo corale, in cui di capitolo in capitolo ci viene dato modo di soffermarci sul punto di vista di svariati personaggi, Elizabeth H. Winthrop tocca magistralmente, con realismo ma anche con delicata intensità i temi sempre attuali del razzismo, della giustizia, della colpa e del perdono

 «Credo nella bontà, e immagino che questo sia un segno. Ma vedo anche il male che esiste nel mondo. Vedo la crudeltà degli uomini verso gli altri uomini.»


I suoi uomini, le sue donne e i suoi ragazzini sono esseri umani ciascuno con le proprie contraddizioni e fragilità, pieni di interrogativi, dubbi, timori, che si muovono in un contesto contaminato dal pregiudizio e dall'odio razziale, costretti a confrontarsi con la triste ma concreta possibilità di compiere essi stessi scelte sbagliate, di cedere alla tentazione di condannare senza sapere la verità, di chiudere gli occhi al cospetto del male, di farsi sopraffare dalla paura o da un'indifferenza falsamente rassicurante.

Avanzando nella lettura, mi sono sentita divisa tra due sentimenti: l'impotenza e l'ineluttabilità di chi sa che il protagonista, innocente o no, sta andando incontro alla morte, e l'assurda speranza che si salvi.
Ma come potrebbe salvarsi se la sentenza è stata già emessa e tutto è pronto per l'esecuzione?

Un romanzo bello, profondo, dalle tematiche forti e coinvolgenti.
Consigliato.



4 commenti:

  1. Ciao Angela, non conoscevo questo libro, ma mi ricorda molto un film con Sean Penn e Susan Sarandon.
    Bella recensione.
    Buon weekend e ci sentiamo su Instagram 😘

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    1. Non ho presente il film, lo cercherò!
      Un abbraccio cara ❤️

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  2. Leggendo la tua bella recensione mi è venuto in mente un altro romanzo dalle tematiche uguali, "Il buio oltre la siepe". Il cammino per eliminare la segregazione razziale è ancora lungo ed è bene riflettere su questi temi. Un abbraccio :)

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    1. Anche a me l' ha ricordato, effettivamente, per le tematiche.
      Ciao Aquila ❣️

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz