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martedì 20 maggio 2025

Recensione - L'ORFANOTROFIO SUL LAGO di Daniel G. Miller



Un'investigatrice privata accetta di indagare per conto di una donna la cui figlioccia è misteriosamente scomparsa dall'orfanotrofio di cui era ospite.
Tra silenzi, misteri e indizi da seguire, le ricerche riveleranno non pochi segreti e porteranno la detective dritta dritta nelle fauci di predatori senza pietà.



L'ORFANOTROFIO SUL LAGO
di Daniel G. Miller 



Newton Compton
288 pp
Hazel Cho lavora da qualche anno come investigatrice privata.
Trentenne di origine coreana, condivide un appartementino a Manhattan con il coinquilino e amico Kenny, contravvenendo al modo di pensare dei genitori, che la vorrebbero impegnata in una professione più seria e stabile e, chissà, magari fidanzata o sposata.

Ma purtroppo per Hazel la ruota della fortuna sembra aver smesso di girare: la sua agenzia investigativa stenta a decollare e finora si è sempre occupata di casi minori e soprattutto ha avuto a che fare con clienti non sempre accomodanti ed educati.
Sul fronte sentimentale non ne parliamo: è single e all'orizzonte non si intravedono uomini interessanti e interessati; e Kenny - infatuato di lei - non è il suo tipo, per cui... nisba!

Insomma, c'è bisogno di una svolta, di una scossa, magari attraverso un caso bello adrenalinico e complesso.

Detto fatto: una mattina alla porta del suo ufficio si presenta Madeline Hemsley, una donna ricca, snob, arrogante, misteriosa e con un'offerta di lavoro economicamente troppo allettante per poter essere rifiutata: una ragazza è scomparsa dall'orfanotrofio in cui viveva e Madeline vuole che lei la trovi. 

L'adolescente 15enne si chiama Mia, è la figlioccia di Madeline e sin da piccola vive nell'istituto Saint Agnes, che accoglie orfane e ragazze bisognose, dando loro un'istruzione, oltre a un posto sicuro (si spera) in cui vivere.

Madeline si dimostra, dai primi momenti, molto sibillina ed enigmatica, restia a dare più informazioni del dovuto ad Hazel ma, allo tesso tempo, pretende da lei una certa urgenza nel cominciare le indagini affinché si giunga ad una soluzione, possibilmente positiva.
Già altri investigatori si sono succeduti prima di Hazel, ma nessuno ha portato risultati concreti.

Hazel Cho è l'ultima spiaggia.

Motivata dall'alto compenso economico (che potrebbe costituire la famosa svolta da lei desiderata), Hazel accetta, nonostante Madeline sia insopportabile, spocchiosa, invadente ed esigente oltremisura.

La nostra investigatrice non si lascia scoraggiare dall'atteggiamento quasi ostile di Madeline e dalle scarse informazioni di partenza, e incomincia a interrogare le persone che, all'interno della Saint Agnes, conoscevano Mia, l'hanno vista prima della scomparsa e possono avere qualche dato utile per capire cosa l'è successo.

Mia è scappata volontariamente e con le proprie gambe dall'istituto o è stata rapita, trascinata con la forza?

Una vota appurato in che modo sia avvenuta la sparizione della ragazza, c'è da chiarire chi sia coinvolto, e quasi sicuramente si tratta di (almeno) un adulto.

Cosa accade realmente tra le mura di quella casa famiglia guidata da un preside autoritario, che tutti stimano e conoscono come un uomo morigerato, generoso, devoto alla propria missione di salvare bambine/ragazze da difficili situazioni famigliari?

Hazel parla con diverse persone che lavorano lì e che hanno avuto contatti con Mia e, tra le prime scoperte in cui si imbatte, ce n'è una che la sconvolge: negli anni si sono verificate decine di sparizioni di minorenni, ospiti della Saint Agnes.

Che fine hanno fatto quelle ragazze? Sono state cercate seriamente dalla polizia, dalla famiglia, dallo stesso preside, il signor Mackenzie?

Man mano che procede con le indagini, senza ignorare nessun dettaglio o intuizione, Hazel incappa in diversi indizi che fanno sospettare che in quell'orfanotrofio sul lago, tanto apprezzato dalla comunità e generosamente supportato con donazioni economiche da benefattori molto ricchi, si celino segreti oscuri: qualcuno al suo interno agisce nell'ombra per ragioni sinistre e le giovanissimi ospiti sono probabilmente vittime di una realtà deviata e pericolosa.

Chi sono queste persone responsabili delle sparizioni? E cosa c'è dietro, quali malvagi scopi?

Hazel è una donna vivace, piena di risorse, determinata, anche impavida quando serve, fino all'incoscienza e all'avventatezza, e non teme di andare oltre neppure dopo essere stata minacciata da un losco figuro di farsi i fatti propri, pena la morte.

Sebbene spaventata dalle opposizioni che incontra nel proprio lavoro investigativo, Hazel capisce che dev'essere sulla buona strada evidentemente, altrimenti nessuno si scomoderebbe a minacciarla per strada con un coltello.

Mentre cerca di raccapezzarsi in queste ricerche che si ingarbugliano ogni giorno di più - e che le mettono non poca ansia, avendo avuto da Madeline una scadenza di poco più di una settimana -, aiutata da Kenny (aspirante poliziotto), qualcosa comincia a smuoversi anche nella sfera privata sentimentale.

Durante una cena, cui partecipa per ragioni di lavoro, conosce un giovane tanto bello quanto gentile: Andrew DuPont, il cui padre è uno dei massimi benefattori della casa famiglia.
Tra i due sembra scoccare immediatamente una scintilla d'attrazione e Hazel non crede a ciò che vede e sente: quel pezzo d'uomo bellissimo e vicino alla perfezione, sembra sinceramente interessato a lei, a una donna made in Korea con un lavoro particolare e alta poco più di un metro e cinquanta?!
Roba da non credere! Eppure pare proprio così!

Ma le acque si muovono anche nell'indagine che sta seguendo: riesce a mettersi in contatto con il detective Riether della polizia di New York, che si è occupato del caso di Mia, ricevendo da lui importanti pezzi per il complicato puzzle che è la sparizione delle ragazze della Saint Agnes; e inoltre scopre un luogo che è collegato alle scomparse in un modo che, una volta compreso e chiarito, potrà portarla verso la soluzione.

Quali segreti terrificanti nasconde  quell'orfanotrofio?
E la stessa Madeline: le avrà detto tutto o nasconde qualcosa anche lei?


L'orfanotrofio sul lago è un thriller che ho scelto di leggere spinta dai pareri positivi su Amazon e dalla trama, perché quando ci sono istituti misteriosi e persone scomparse, la mia curiosità è sicuramente solleticata.

Lo stile è scorrevole e piacevole, i dialoghi sono abbondanti e la protagonista è simpatica, intraprendente, un po' sfigatella ma è divertente anche per questo, e infatti i toni sono spesso ironici, anche se a volte Hazel si comporta un pochino come una teenager, pur avendo trent'anni, ma ci sta, è una ragazza che in fondo deve ancora affermarsi e realizzarsi appieno, a prescindere dall' età anagrafica.

Ciò che mi ha convinto meno è il modo in cui è gestita la trama per gran parte del romanzo: il ritmo è un po' lento, "dilatato", per troppo tempo non accade granché e mi sembrava di girare intorno all'istituto senza che mi venissero date le tracce per cominciare ad intuire in che guaio si fosse cacciata la ragazza scomparsa.

Le cose cominciano a farsi più movimentate dopo la metà del libro per diventare più appassionanti e vivaci verso la fine, quando la protagonista vive in prima persona una "bella" avventura che metterà a rischio la sua stessa incolumità.

Nel complesso non è un brutto thriller e non mi sento di sconsigliarlo, anche perché comunque sentivo la voglia di arrivare sino alla fine; si fa leggere, c' è qualche colpo di scena ma non mi ha dato grosse palpitazioni, diciamo. 
 

4 commenti:

  1. Ciao Angela, mi piacciono i thriller, ma questo romanzo non mi incuriosisce abbastanza da spingermi a leggerlo.
    Come sempre, bella recensione, molto accurata.
    Un abbraccio 😘

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    1. Grazie!
      È carino ma noni ha entusiasmata al 100%>
      Un caro saluto 💕

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  2. Ciao Angela, mi hai fatto venir voglia di sapere che fine ha fatto Mia. Mi aspetto verità sconcertanti e un lato oscuro tutto da scoprire. Leggerti è sempre un piacere. Un abbraccio :)

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    1. Il lato oscuro sicuramente non manca, aquila (⁠◕⁠ᴗ⁠◕⁠✿⁠)
      Grazie, un abbraccio 😘

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz