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venerdì 20 ottobre 2017
Frammenti di... LA FAMIGLIA KARNOWSKI
Sto leggendo - già da un po' - LA FAMIGLIA KARNOWSKI di Singer, ambientata in un periodo che attraversa le due guerre mondiali.
Essendo una famiglia ebrea emigrata a Berlino, nei difficili anni della dittatura hitleriana ha dovuto subire tutte le umiliazioni e i soprusi che il popolo ebraico ha patito a causa dell'ideologia nazista.
Nel passo che condivido con voi, l'attenzione è posta su un vecchio e saggio rabbino, devoto credente, e su sua figlia, che non riesce ad apprezzare e comprendere la fede in Dio dell'anziano genitore, a fronte delle crudeli angherie di cui dicevamo poc'anzi.
"Jeannette mette a bollire un pentolino sulla stufa di ghisa che alimenta con vecchi libri al posto della legna. Non riesce a mantenere la calma davanti ai discorsi del padre. Vede la sciagura avanzare inesorabilmente. La Dragonerstrasse si spopola ogni giorno di più. Le botteghe sono chiuse con tavole e catenacci. Di sera la gente si barrica in casa. Il rumore di un’automobile che passa a gran velocità, i fischi e le risa dei gentili e i lamenti degli ebrei rivelano che nella notte qualcuno è stato portato via. La strada del ghetto, esposta ai soprusi e alle violenze, la riempie di un’inquietudine e di un terrore continui.
«Papà», interrompe la lettura del padre «perché tutte queste sofferenze?».
Reb Efraim sorride, un sorriso sdentato nella barba muschiosa. «È una vecchia domanda, figlia mia, vecchia come la sofferenza stessa» risponde. «Con le nostre menti limitate non riusciamo a capirlo, ma tutto questo deve avere un senso, come ogni cosa che esiste, altrimenti non esisterebbe».
(...) solo la gente ordinaria e gli stolti si lamentano con Dio per il male e lo lodano per il bene. L’uomo saggio sa che non ha senso pensare a Dio in questi termini, perché tutto ciò che esiste fa parte del Divino, nulla escluso: animali e vegetali, uomini e stelle, tutto ciò che è, che sarà e che non è più, il bene e il male, la felicità e la sofferenza, e così via, senza inizio e senza fine."
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz