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domenica 29 dicembre 2013

Recensione PORTAMI A CASA di Jonathan Tropper



Ed eccomi a recensire il 118° libro letto in questo anno che sta volgendo al termine...!
Vi confesso che per me è un bellissimo traguardo, non lo avevo sperato proprio!
Lo so, ci sono lettori ben più voraci di me, ma per ora mi sta bene questa personalissima soddisfazione!


PORTAMI A CASA
di Jonathan Tropper

Portami a casa
Ed. Garzanti
Collana elefanti Bestseller
364 pp
9.90 euro
Data uscita: giugno 2012
Sinossi

Alcune famiglie possono diventare tossiche, se ci si sottopone a prolungata esposizione. 
E la famiglia Foxman, in particolare, può raggiungere un livello di tossicità letale.
Ecco cosa sta pensando il trentenne Judd Foxman mentre, di fronte al suo piatto di salmone e patate, cerca di estraniarsi dalle urla dei nipotini. 
Il telefono del cognato non smette mai di squillare, la sorella non fa che scoccargli frecciatine acide, in combutta con il fratello minore, mentre la madre, stretta in un vestito troppo provocante, gli rivolge solo sguardi di commiserazione. 
L'unico desiderio di Judd è scappare lontano e non pensare più a tutti i guai della sua vita. 
Perché Judd è senza casa, senza moglie, che l'ha appena tradito con il suo capo, e ora anche senza più un padre, morto all'improvviso. Per questo è dovuto tornare a casa e non può fuggire. 
Le ultime volontà del padre richiedono che venga celebrata la Shiva, il periodo di lutto prescritto dalla religione ebraica: per sette giorni consecutivi tutta la famiglia dovrà riunirsi sotto lo stesso tetto. 
E sette giorni possono essere un tempo infinito, soprattutto se i componenti della famiglia sono tutti fuori di testa e non riescono a stare per più di ventiquattr'ore insieme senza scannarsi. 
Ne bastano molte meno perché la casa diventi una polveriera pronta per esplodere a causa di vecchi rancori, passioni mai sopite e segreti inconfessabili.

il mio pensiero
Ironico, pungente, senza peli sulla lingua, anche sboccato, se volete: questo è Tropper in Portami a casa, un romanzo che narra la storia di un uomo come tanti e della sua famiglia, un po' meno "come tanti".
Judd Foxman ha da qualche anno superato i trenta e si sta avviando verso i quaranta; nulla nella sua vita va bene: ha perso il lavoro che svolgeva con professionalità, dopo aver perso la amatissima e bellissima moglie, Jen, che lui in persona ha trovato a letto con un altro uomo, che nella fattispecie era il suo capo!
Ha perso gli amici, ha perso la casa... e, non per ultimo, la gioia e la voglia di vivere.
Sconfitto e abbattuto da un matrimonio di dieci anni che è andato a farsi benedire in seguito alla scoperta della tresca adulterina della bella mogliettina - che aspetta pure un bambino! -, Judd non sa davvero come fare per riprendere in mano la propria vita, che si trascina dietro come fosse un sacco pieno di macerie da gettar via al primo cassonetto.
A dare il colpo finale... la morte del padre, Mort Foxman, che prima di morire ha lasciato le proprie ultimissime volontà alla moglie, la colta e sveglia psicologa di famiglia, Hillary: alla sua morte (avvenuta dopo mesi di malattia) la famiglia dovrà osservare la Shiva, vale a dire un periodo di sette giorni in cui i familiari stretti del defunto osservano il lutto in memoria di lui, senza uscire di casa e ricevendo fiumane di visite di condoglianze da parenti ed amici.
La famiglia Foxman è sempre stata una famiglia ebrea non osservante, in cui la fede e la religione non hanno mai trovato un gran posto, se non in termini oserei dire "dissacratori"; lo stupore per la singolare richiesta dell'ormai morto papà, quindi, è lecito per i "novelli orfani": Judd, appunto, la sorella Wendy, il maggiore Paul e il minore Phillip.
Quattro figli che più diversi non potrebbero essere, che non si vedono mai e sono completamente disabituati a passare insieme più di mezzora.
Il dover stare insieme per onorare le volontà paterne sarà quindi per loro una costrizione vera e propria, che li porterà a ritrovare gli antichi dissapori, a sopportare l'uno dell'altro il caratteraccio, i vizi, le prese in giro, la pungente ironia, l'immancabile acidità; ma soprattutto, a sopportare e a gestire un passato di rapporti tra loro che pesa a non finire su un presente fatto più di indifferenza che affettuosità fraterne.

Così Judd e Paul, tra i quali c'è un grandissimo imbarazzo e una grandissima amarezza dovuta ad un episodio di gioventù che ha visto il povero Paul vivere in prima persona una brutta esperienza, che ha cambiato la sua vita e la sua carriera di promessa del baseball; episodio nel quale è coinvolto proprio Judd, cui Paul scarica ogni colpa....

E poi c'è Wendy, con le sue battute sarcastiche e spesso inopportune, che però soffre per una situazione matrimoniale non proprio felice.

E poi c'è Phillip, il "piccolo" di casa, nato una decida d'anni dopo Judd, da sempre super coccolato, viziato ed aiutato quando si cacciava nei guai...; un Phillip da sempre dongiovanni che, proprio nei giorni della Shiva, si presenta con la nuova fidanzata, Tracy, una donna parecchi anni più giovane di lui, bella sì, ma a momenti coetanea di mamma Hill.

Insomma, una famiglia particolare, stramba, in cui il sarcasmo malizioso e pieno di spine regna sovrano, pronto a colpirsi l'un l'altro, eppure....
Forse questi sette giorni riusciranno ad aiutare i quattro fratelli a conoscersi meglio, a sopportarsi e a riscoprire l'uno nell'altro quei lati positivi finora dimenticati?

Certo, ognuno ha i suoi problemi e non si ha molta voglia di condividerli in famiglia, perchè si pensa che nessuno sia in grado di aiutare l'altro, quindi meglio tacere..., però forse le cose potrebbero rivelarsi meno tragiche del previsto..., o no?
In fondo, nelle vene scorre lo stesso sangue, si è cresciuti insieme e sono tanti i momenti belli trascorsi in quella casa di Elmsbrook..

E così, tra visite di amici e parenti - che non si facevano vedere da millenni e che si presentano nella dimora del defunto per osservare la Shiva, dando inconsapevolmente vita a tutta una serie di commenti acidi e sprezzanti da parte dei fratelli Foxman, che non lesinano critiche e battutine a nessuno dei loro ospiti, i quali hanno ognuno il proprio carico di frasi fatte, parole di consolazione convenzionali e senza senso, pappagorge e ciccia molli che penzolano, problemi di meteorismo e allusioni più o meno velate al sesso... - e flashback attraverso i quali Judd ci porta spesso indietro nel tempo, conosceremo meglio i membri di questa pazza famiglia, i loro problemi, i segreti, i motivi di astio, le cose non dette, i perdoni mai chiesti e/o donati, le aspettative disattese, le frustrazioni, le invidie.... e soprattutto conosceremo la vita privata di un Judd ossessionato dall'ingombrante ricordo di una ex-moglie 
Certo, è un ricordo amaro, accompagnato da sentimenti di odio, umiliazione, frustrazione...., ma tanto basta a farlo sentire privo di ogni motivazione per eventuali altre donne.

Ma in sette giorni le cose possono cambiare e ciò che sembrava ormai perduto, può tornare, servito su un piatto d'argento, con una facilità fin troppo sospetta e che coglie di sorpresa uno scoraggiato over 30enne, pronto a piangersi addosso e a pensare troppo al passato...

E' un romanzo che si legge con interesse e curiosità, per diverse ragioni: perchè Tropper ha uno stile dinamico, ci racconta le vicende dal punto di vista di un protagonista che guarda sì il mondo ormai con disincanto e una lucidità un tantino pessimista, ma che non ha ancora dimenticato come cogliere il lato spiritoso delle cose e delle persone; ci sono diverse scene che fanno ridere (raccontate con un'incredibile ironia, e poi sembra di essere lì a godercele), altre forse fanno storcere il naso (personalmente, non apprezzo mai troppo i riferimenti espliciti a scene di sesso, quando sono fine a se stessi, perchè finiscono per essere solo volgari), ma certo non lasciano indifferenti, perchè Tropper riesce a far sentire i suoi personaggilasciandoceli nudi, nelle loro fragilità, difetti,  incoerenze..., e attraverso una generosa presenza di dialoghi, alternata alle riflessioni e ai pensieri del protagonista-voce narrante, ma anche attraverso brevi e veloci descrizioni di situazioni e ambienti.

Una lettura vivace, che riesce a catturare l'interesse del lettore.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz