PAGINE

venerdì 27 dicembre 2013

Recensione WE ARE FAMILY di Fabio Bartolomei



Un'altra recensione di un libro terminato qualche giorno fa; questa recensione è la stessa inviata per Elle.

Il libro è:

WE ARE FAMILY
di Fabio Bartolomei


We are family
Ed. E/O
275 pp
17.90 euro
2013
Sinossi

Al Santamaria è un bambino prodigio, probabilmente il più grande genio del ventesimo secolo, colui che salverà il genere umano appena avrà risolto un problema più urgente: trovare una casa per la sua famiglia. 
Come tutti i suoi coetanei vive tra realtà e amici immaginari, poteri magici, regni incantati ma soprattutto ha un bellissimo rapporto con il padre Mario Elvis e la madre Agnese che gli fanno sentire di appartenere alla famiglia più bella del mondo. 
La vita dei Santamaria, non sempre facile per la verità, vista con gli occhi di Al è un po' uno specchio dell'Italia degli ultimi quarant'anni, sospesa tra voglia di riscatto e illusioni di grandezza, immobilizzata dall'incapacità di credere veramente in ciò che sogna. 
Al invece, tra mille difficoltà e prove potenzialmente distruttive, non ha cedimenti, costruisce pezzo dopo pezzo il suo mondo con l'aiuto della sorella Vittoria e grazie all'energia e alle risorse della sua età. 
Risorse che sono illimitate perché lui, nemmeno lo sa, resterà bambino per tutta la vita.


il mio pensiero

We are family narra la storia e le vicende divertenti e, per molti versi, tenere, della famiglia Santamaria, una famiglia italiana come tante e, allo stesso tempo, come poche; una famiglia composta da membri davvero particolari, dalla personalità eccentrica, un po’ matti ma uniti da un grande amore l’uno verso l’altro.
Siamo a Roma, negli anni Settanta e a raccontarci la propria storia, in prima persona, è il protagonista, Almerico Santamaria, che tutti chiamano semplicemente Al.
Il tutto parte da quando Al ha poco più di quattro anno e di lui apprendiamo un dato fondamentale, che sarà un po’ il fil rouge di tutto il romanzo: egli è un bambino superdotato, ha capacità eccezionali, ha imparato prestissimo a leggere, riesce e fare conti matematici velocemente e molto meglio degli adulti, si interessa della vita politica ed economica nazionale ed internazionale e riesce a trattare i grandi temi di attualità con scorrevolezza e padronanza, meglio di tanti politici e sapientoni.
Ma Al è e resta sempre e comunque un bambino e, crescendo, i tratti della sua infantilità e del suo restare, in un certo senso, sempre legato al mondo dei bambini, lo accompagneranno anche col passare degli anni, quando sarà adolescente e giovanotto.
Al è un bambino sveglio, intelligente, chiacchierone, un grande ed acuto osservatore del mondo attorno a sé, adulti compresi, che lui guarda con benevolenza e un pizzico di “pietà” per la loro perduta capacità di guardare le cose con gli occhi semplici e schietti dei bambini; si rattrista nell’udire le news catastrofiche che danno radio e tv (che non riesce a fare a meno di ascoltare), si inceppa davanti alla lettera “c” e, soprattutto, a “stonare” con le sue doti di enfant prodige, è Casimiro.

Chi è Casimiro? Il suo amico invisibile, l’amico immaginario che forse tutti (quanto meno tanti) i bambini si creano nella loro mente, una sorta di alter ego al quale ci si rivolge soprattutto nei momenti “no”; ed infatti Casimiro è una specie di “salvagente” per il bravo Al, che sente il bisogno di parlare e sfogarsi con lui quando gli adulti attorno a sé non gli danno retta o non lo ammirano come vorrebbe.

Al vive con il papà Mario, chiamato anche Elvis per la passione per il grande cantante; sua madre Agnese, dolce, paziente, con una bassa autostima; e c’è la sorella maggiore di Al, di pochi anni più grande di lui, Vittoria, la classica sorella che cerca di tenere a bada l’esuberante fratellino, consapevole che avere un genio in famiglia non è un privilegio che tutti hanno.
Al è anche un bambino iperattivo, pensa e fa mille cose tutte insieme, in attesa di scoprire qual è la “propria strada”; di una cosa è certo: se è nato genio, se possiede capacità e doti fuori dal comune, queste risorse non possono essere sprecate, ma utilizzate per il bene del mondo, così comincia a pensare che la propria missione da grande sarà proprio “salvare il mondo”.
Certo, intanto si incomincia dalla propria famiglia, la famiglia Santamaria, cui non manca nulla, nonostante manchi tanto dal punto di vista economico.
Ma papà e mamma cercano di non farlo pesare ai figli e trasformano tutto in gioco, inscenando in particolare il desiderio di acquistare la “casa promessa”, cioè la casa ideale della famiglia Santamaria.
E questa “casa promessa” è un po’ alla base della gran parte delle vicende in cui Al accompagna il lettore che, pagina dopo pagina, tra tanti sorrisi, seguirà le avventure di un ragazzino incredibile, dalle mille risorse, che si ingegnerà in tutti i modi possibili per rendere felice chi lo circonda.
Tante saranno le modifiche sorprendenti che Al, aiutato da una paziente Vittoria, apporterà alla casa promessa, in attesa che gli amati genitori, che a un certo punto andranno in viaggio di nozze a Venezia, ritornino e restino a bocca aperta davanti alla creazione della casa promessa dei Santamaria, da parte del loro figlio genio.

In un susseguirsi di scene raccontate con ironia, in un ritmo dinamico, con un linguaggio scorrevole e attraverso la prospettiva esilarante di un bambino che, pur essendo intelligentissimo, mantiene una visione delle cose legata alla propria età, il lettore può gustarsi con vivo interesse le avventure di Al, della sua famiglia e dei suoi amici, attraversando con lui varie fasi della vita, in cui si faranno sentire specifiche “esigenze”, determinati sentimenti, tutti affrontanti con simpatia, leggerezza, in un’atmosfera spassosa, “all’italiana”, per certi versi un po’ folle, fino ad arrivare ad un finale in grado di sorprendere e commuovere.
Al è un personaggio cui è impossibile non affezionarsi, che fa sorridere ma anche intenerire, perché eternamente a metà strada tra l’essere eccezionale (per quanto concerne, le idee, i progetti, il Quoziente Intellettivo) e l’essere normale (per quanto riguarda le emozioni, i desideri, le paure…):

“Forse è così che si sentono i geni. Capaci di afferrare i più grandi misteri dell’universo e poi fragili di fronte a semplici domande sul proprio futuro”, lascia dire Bartolomei al suo eccezionale protagonista.

Riuscirà Al a salvare il mondo, a lasciare un segno nella Storia, come da piccolo ha sempre desiderato?

We are family è una sorta di favola moderna, con elementi forse “surreali” ma con altri fin troppo reali, a cominciare dall’amore; We are family  è anche, infatti, la storia d’amore di una famiglia come tante, con problemi come ne abbiamo anche noi oggi, ma che non perde mai la voglia di vivere e il desiderio di portare avanti l’impresa più difficile, quella “al di sopra delle capacità umane che richiede ancora oggi il massimo impegno”: salvare il piccolo e primo mondo nel quale ci troviamo, cioè la nostra casa, la nostra famiglia, a maggior ragione quando tutto sembra crollare giù e perdere senso, trovando nella “finzione” e nel gioco la forza per affrontare i momenti difficili.

Un romanzo delizioso, divertente ma anche commovente, la cui lettura non posso che consigliare!


Nessun commento:

Posta un commento

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz