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lunedì 30 giugno 2014

Recensione LA TERAPIA di Sebastian Fitzek



Ed eccoci alla terza recensione di oggi!! ^_^

LA TERAPIA
di Sebastian Fitzek


La Terapia - Fitzek Sebastian
Ed. Elliot
2010
Trama

Viktor Larenz è uno psichiatra di Berlino, brillante, ricco e reso per di più celebre dalle sue frequenti apparizioni televisive.
La sua vita pero va improvvisamente in frantumi quando la figlia dodicenne Josy, affetta da una malattia sconosciuta, scompare senza lasciare traccia durante una visita nello studio del dottore che l’ha in cura. Viktor la cerca ovunque senza mai rassegnarsi, ma tutto ciò arriva a costargli la carriera e il suo stesso matrimonio. 
Quattro anni dopo, Viktor Larenz si è ritirato in un’isola lontano da tutto e da tutti, quando riceve la visita di Anna Spiegel, una scrittrice di libri per bambini che sostiene che i personaggi che crea possano diventare reali. 
Uno di essi, in particolare, somiglia in modo impressionante alla piccola Josy e forse porta con sé la risposta a ciò che è accaduto alla bimba di Viktor. 
Ma chi è davvero Anna Spiegel, e perché il personaggio di Charlotte ha gli stessi sintomi di Josy e deve sfuggire a un’identica minaccia?

recensione


La terapia è un thriller psicologico che mi ha preso fin dalle prime battute.
Siamo a Berlino,  ai “nostri giorni” e la storia incomincia in uno studio medico di allergologia; il dottor Viktor Larenz, rinomato psichiatra, vi ha appena condotto la sua figlioletta, la dodicenne Josy, per sottoporla ad un esame approfondito, con la speranza che finalmente si sappia di che malattia soffre, così da curarla per bene; la bambina, infatti, da tempo è ammalata di una patologia finora non identificata e il suo papà se ne prende cura devotamente, avendo deciso anche di sospendere l’esercizio della propria professione.
Ma quel giorno, nello studio medico, accade qualcosa di tragico: la  bambina scompare.

Dov’è finita Josy? 
Chi l’ha rapita e perchè? 
È viva o è morta?

Con un salto di quattro anni, ritroviamo il nostro psichiatra ricoverato egli stesso in una clinica psichiatrica: come mai?
Forse la tragedia della scomparsa della figlia lo ha sconvolto al punto da mandarlo in uno stato psichico profondamente turbato?

Viktor è su un lettino, legato addirittura da cinghie e, accanto a lui, pronto ad ascoltarlo, c’è un giovane dottore e collega: Martin Roth.
Grazie ad un veloce percorso terapeutico – improvvisato sul momento -, Viktor affronterà il dolore più grande della propria vita, lo stesso che gli ha fatto perdere il legame con la realtà e che lo sta uccidendo pian piano, e a Roth riuscirà a raccontare tutta quella catena di eventi che lo hanno portato a quel punto, su quel lettino, per 4 anni imbottito di farmaci.

L’Autore ci conduce su un’isola, chiamata Parkum, il rifugio personale di Viktor, che in quel posto cerca quiete e distacco dalla triste realtà di un matrimonio ormai in crisi (la moglie Isabell, diversamente da lui, ha affrontato meglio la scomparsa della figlia… Come mai?, si chiede l’uomo) e dall’assenza dolorosa di una figlia amata di cui non sa più nulla.

Ma neanche lì si può star tranquilli e l’uomo riceve l’inaspettata e sospetta visita di una sconosciuta: Anna Spiegel, una donna mai vista prima, che dapprima gli chiede semplicemente di prenderla in cura (soffre di schizofrenia, in una forma grave), poi però comincerà a raccontargli una storia, presentandogliela come frutto delle proprie allucinazioni, ma che Viktor non potrà non collegare alla sparizione dell’amata Josy…

Mi fermo qui perché non avrebbe senso dare ulteriori elementi relativi alla storia; vi dico solo che la narrazione prenderà man mano pieghe inaspettate.
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Sì, qualche dubbio, domande e ipotesi per spiegare l’ingarbugliato intreccio che coinvolge Viktor, vi balzeranno in mente, ma forse alla fine scoprirete che nulla è come sembra e forse, come me, ne sarete piacevolmente stupiti!

I capitoli sono abbastanza brevi e terminano sempre in modo da creare suspense e curiosità circa il seguito; il ritmo è serrato, “ansiogeno”, ma è inevitabile perché abbiamo a che fare con un mondo sospeso a metà strada tra la realtà e il surreale, tra la sanità mentale e la follia, tra ciò che è davvero accaduto e ciò che è frutto di allucinazioni…, e il confine è molto sottile e labile e, per quanto mi riguarda, fino alla fine il lettore resta col fiato sospeso a cercare la risposta definitiva alle domande fondamentali: chi è Anna Spiegel e perché sa tante cose sulla storia di Josy? Che fine ha fatto la ragazzina? Viktor è pazzo o è vittima di un folle e diabolico piano che altri hanno macchinato per ingannarlo e farlo impazzire?

Lo sfondo psicologico che attraversa il libro mi è piaciuto e mi ha incuriosita a ogni pagina, così pure il suo protagonista, con le sue domande e le sue ipotesi al limite della pazzia; certo, c’è una certa assenza di interazioni vere e proprie tra i personaggi e l’unico con cui abbiamo un incontro ravvicinato è solo Viktor, gli altri fanno da “corollario” alla storia costruita attorno a lui.
Però non lo dico come un difetto, perché questo thriller mi ha tenuta incollata e l’ho letto in poche ore (non è neanche molto lungo) e i colpi di scena si susseguono ad ogni capitolo, alzando il livello di tensione e attenzione nella lettura.
Via via che si va verso il finale, tante cose si chiariscono ma fino alla fine non sai mai che novità Fitzek tirerà fuori per stupirci.

Un romanzo che ci lascia entrare nei meandri della psiche umana colpita da gravi patologie psichiatriche, dalla già citata schizofrenia alla sindrome di Munchausen.
Assolutamente consigliato, per l’intreccio, lo stile  e la risoluzione della “matassa”!!

4 commenti:

  1. Bello, mi è piaciuto tanto, per ora il migliore di Fitzek, anche se per molti Il Ladro di anime è anche più bello! Anzi te lo consiglio, ci sono diversi riferimenti a La terapia!

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  2. Ciao Angela,ho letto la tua recensione con molto interesse e coinvolgimento. Purtroppo non ho letto questo thriller psicologico. Devo porre rimedio visto il tuo parere positivo. Ancora complimenti per la tua analisi approfondita e ricca di emozioni:)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz