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lunedì 29 settembre 2014

Recensione. EDUCAZIONE SIBERIANA di Nicolai Lilin



Ultimo libro letto.

EDUCAZIONE SIBERIANA
di Nicolai Lilin


prossimamente
Einaudi
348 pp
12.59 euro
Trama

Cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare fuori dal mondo? Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell'ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Transnistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra. Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana e i ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli "sbirri" o i minorenni delle altre bande.
 Lanciando molotov contro il distretto di polizia, magari: "Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria, mi veniva da piangere tanto ero felice". La scuola della strada voleva che presto dal coltello si passasse alla pistola.
"Eravamo abituati a parlare di galera come altri ragazzini parlano del servizio militare o di cosa faranno da grandi". Ma l'apprendistato del male e del bene, per la comunità siberiana, è complesso, perché si tratta d'imparare a essere un ossimoro, cioè un "criminale onesto". 

il mio pensiero

"Educazione Siberiana" racconta la vita di un giovane criminale, Nicolai "Kolima", nato e cresciuto nella Transnistria (stato indipendente riconosciuto oggi come Repubblica Moldava, ma all’epoca facente parte dell’Unione Sovietica), all'interno di una famiglia legata alla criminalità organizzata.
E' un libro "duro", e per il soggetto e per le storie raccontate e per il linguaggio, così essenziale, crudo, senza filtri e peli sulla lingua, realista in maniera quasi "dolorosa", che presenta il mondo della vita nella comunità siberiana con una tale chiarezza e naturalezza da mostrarcene, al contempo, tanto la violenza, la crudeltà, i principi, quanto la sua interna coerenza, il rispetto per le tradizioni, per le regole, l'attaccamento alla fede (seppure in modo poco spirituale e molto "religioso") ortodossa e soprattutto a tutto ciò che concerne l'educazione di un criminale siberiano.

In questo romanzo conosciamo la vita (fino all'adolescenza) di Nicolai, che fin da bambino vive e respira parole, gesti, riti, regole, valori... che contraddistinguono il suo "popolo" e il microcosmo in cui cresce è per lui il principale (se non l'unico) punto di riferimento, ciò da cui trae le regole per la propria condotta di vita, in ogni questione che lo riguardi.
Perchè l'educazione ricevuta coinvolge ogni sfera della sua esistenza sin dall'infanzia, formando il suo carattere, le sue convinzioni, la sua visione del mondo, il suo modo di rapportarsi agli altri (distinti, essenzialmente, in coloro che appartengono al suo clan, alla famiglia siberiana, definiti "fratelli", e quelli che ne sono fuori), i valori da portare avanti e rispettare a costo della vita, la distinzione tra bene e male, tra ciò che è giusto e ciò non lo è.
Emerge, in tutto il libro, e colpisce il pensiero che un giovane nato e cresciuto in un contesto violento e criminale possa esserne tanto avvezzo da parlarne come se esso fosse la cosa più normale del mondo, tanto da definire i criminali siberiani come "onesti", nel senso di ligi alla tradizione, alle regole interne; queste ultime sono assolutamente importanti e guai a violarle: c'è tutta una procedura anche per punire coloro che le trasgrediscono (in base alla gravità della trasgressione).
Risalta l'odio per il governo e in special modo per gli sbirri, ai quali si oppongono i siberiani, che non hanno alcun rispetto per quella categoria di individui, che non ci pensano due volte ad usare le armi a disposizione per far indietreggiare i nemici e coloro che, in generale, non rispettano il loro mondo, i loro affari illeciti.
Nicolai ci descrive le armi (coltelli, pistole e quant'altro) necessarie per un criminale della Transnistria (alle quali si accede in determinati momenti della vita e per le quali bisogna aver dimostrato di essere "degni" di poterle usare), il valore e i significati profondi e specifici contenuti in ogni singolo tatuaggio, l'importanza delle parole, delle "formule" con le quali ci si rivolge agli altri criminali, il rispetto per coloro che sono delle autorità nel clan, la compassione da dare a chi è disabile o più sfortunato, l'obbligo morale di vendicarsi se si assiste ad un'ingiustizia (in particolare se perpetrata contro i deboli), la venerazione per le donne/madri devote alla famiglia e alla causa criminale, la lealtà verso i "fratelli", il senso di protezione che deriva dal far parte di una stessa famiglia criminale.
Protezione che si riceve e si vive anche in carcere e Nicolai farà l'esperienza del carcere minorile, che è una della parti della narrazione che ho trovato più "tosta", cruda e difficile da leggere, in quanto sono descritti momenti della vita carceraria davvero brutti...

Se siete dei lettori "forti" e ve la sentite di fare un viaggio in una realtà  dura, raccontata con una forza narrativa che sconvolge, turba ma allo stesso tempo vi trascina e rapisce..., se riuscite a leggere scene di violenza abbastanza "feroci" senza uscirne troppo "provati"..., beh, questo libro fa per voi e vi consiglio di leggerlo.
Io, da lettrice e donna, l'ho trovato "pesante" ma non nel senso di noioso, tutt'altro!, quanto per l'argomento (ci sono scontri tra ragazzi "guerrieri" a non finire, per dirne una) e le vicende (drammatiche) presentate, che però sono narrate in un modo scorrevole, interessante, con molta vivacità e con un ritmo veloce.
Impossibile annoiarsi, a mio avviso, anche quando ci sono momenti descrittivi o flashback (l'Autore usa moltissimo questa tecnica: raccontare un episodio seguendo una linea cronologica, per poi aprire una parentesi e narrarci di un determinato personaggio per lui significativo, o un determinato fatto che il lettore deve sapere) e si avverte tutta la conoscenza, per esperienza, che l'Autore ha di questo mondo "inquietante", se vogliamo "straordinario" , e che lui ci mette davanti con uno stile spiazzante ed intenso.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz