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mercoledì 3 settembre 2014

Recensione: "La figlia del boia" di Oliver Potzsch




Ieri sera ho terminato "La figlia del boia" di Oliver Potzsch, ma ho rimandato ad oggi la recensione....!

Ed eccoci qui!!

La figlia del boia
Beat Edizioni
432 pp
9 euro
Trama

Baviera, 1659. Il destino di Martha Stechlin, levatrice di Schongau, sembra segnato: il boia del paese deve torturarla per estorcerle una confessione nella quale lei dica di aver ucciso due bambini.
Jakob Kuisl, il boia di Schongau, un gigante alto quasi due metri, la barba nera e spinosa, le lunghe dita ricurve simili ad artigli, non crede però alla sua colpevolezza. 
E con lui non credono che Martha sia una strega anche sua figlia Magdalena, un’attraente ragazza dalle labbra carnose, e Simon Fronwieser, il figlio del medico cittadino, un giovane ben visto tra il gentil sesso di Schongau. I tre indagano per cercare di ribaltare una sentenza che sospettano sia stata scritta solo per convenienza politica e, soprattutto, per nascondere una verità inconfessabile. 



recensione
Siamo nella Baviera del Seicento e la storia narrata ne La figlia del boia inizia il 24 aprile e termina solo qualche giorno dopo, il 1° maggio del 1624.
Incontriamo lui, il boia, Jacob Kuisl, quando è solo un ragazzino ma è già stato avviato al difficile mestiere di carnefice ufficiale di Schongau; nel prologo assistiamo ad un'esecuzione feroce ad opera del padre di Jakob, e il ragazzzo ne rimarrà talmente scioccato da pensare che mai lui seguirà le orme del padre.
Ma il suo destino è segnato e dopo diversi anni lo ritroviamo a fare il mestiere che mai avrebbe voluto fare... e lo fa anche bene, tanto da essere temuto da tutti in paese.

Köpfen
presa dal sito dell'Autore
Temuto ma non proprio rispettato: la gente ha paura del boia, lo vede come un individuo quasi demoniaco e si segna quando lo vede passare; alla paura che Kuisl suscita a motivo della sua professione, si aggiunge anche quella dovuta alle sue capacità di erborista esperto ed illuminato: conosce infatti tutte le proprietà di piante ed erbe, e con esse è in grado di curare i mali (e non solo quelli del corpo, ma anche del cuore e dello spirito) delle persone che, timidamente e di nascosto, vanno a chiedergli aiuto.

Kuisl sa che lo considerano uno stregone e che i suoi compaesani ritengono la su arte una sorta di spaventosa magia, legata al diavolo, ed è per questo che, quando la levatrice Martha Stechlin viene accusata di aver ucciso due bambini in modo brutale e questo sulla base di uno strano segno rinvenuto sulla spalla delle vittime, l'uomo sa già che in realtà Martha è innocente.

Martha è vittima di pregiudizi duri a morire, dell'ignoranza di gente che fa presto a dare la colpa al diavolo lì dove non sa quale altra risposta cercare e fornire.
Ma forse più di tutto, Martha è vittima di una serie di macchinazioni politiche, frutto dell'avidità, dell'egoismo e della sete di potere di uomini senza scrupoli che agiscono per convenienza.

Eppure Martha è una brava levatrice e ha fatto venire al mondo tanti bambini di Schongau, i cui genitori, adesso che la donna è accusata di omicidio e stregoneria, sono i primi a schierarsi contro e a condannarla, desiderando che venga bruciata al rogo, così da scacciare via dal paese lo spauracchio delle streghe e la presenza del maligno, che si sta prendendo i loro piccoli.

E l'autoritario e burbero cancelliere Lechner, al pari di Pilato con Gesù, prende la palla al balzo per accontentare i concittadini.
A lui non interessa sapere se la levatrice sia davvero colpevole, se veramente sia in combutta col diavolo, se abbia marchiato le proprie piccole vittime col segno satanico per poi ammazzarle...; che lei sia o no innocente, una sola cosa è certa: deve morire.
Lechner non è nè stupido nè irrazionale nè un ignorante: lui non va dietro alle sciocchezze e alle superstizioni, alle credenze di chi vede il maligno e le streghe volare con la scopa ad ogni angolo, ma nonostante ciò sa che, per mantenere il controllo e la pace nel paese, deve trovare immediatamente l'assassino....!

E la levatrice - considerata già da tutti una serva del diavolo - è il capro espiatorio migliore.
Certo, vero è che i problemi non finiscono, gli omicidi brutali aumentano, così pure incendi ai magazzini e a terreni...
Chi è il colpevole di questi disordini?
Se Martha è in carcere, destinata alle torture e poi al rogo, chi sta operando a Schongau?

Ovviamente, la massa crede che sia sempre tutto opera della stregoneria di quella donna, che di certo si è alleata con il demonio per portare scompiglio in paese pure "a distanza"!
Ma a Kuisl questo non va proprio giù, e neanche alla bella ed intelligente figlia Magdalena,  innamorata del giovane dottore di paese, Simon Fronwieser, piccoletto ma astuto, acuto osservatore e desideroso di far bene il proprio mestiere acquisendo conoscenze mediche che gli siano davvero utili (e chi meglio del boia può insegnargliele? Lui, che è circondato di libri interessanti e di gran lunga migliori delle sciocchezze propinategli all'università o, peggio ancora, dal vecchio padre?).

Anche Simon si mette in testa di svelare l'arcano che avvolge Martha, i bambini e tutti gli strani e inquietanti avvenimenti, così insieme al boia e a Magdalena - tre individui disprezzati, reietti, su cui pesa il giudizio negativo e intransigente dei cittadini, che li scansano come se avessero la peste - farà di tutto per scagionare l'innocente levatrice.

E intanto i bimbi muoiono...e sono tutti accomunati da alcuni fondamentali aspetti: sono orfani e tutti frequentavano assiduamente casa Stechlin, compreso il giorno prima che iniziasse il primo omicidio.
Non solo: ma tutti hanno uno strano simbolo (immagine a destra) che, come dicevo, è immediatamente associato all'esoterismo, alla magia nera, a satana.

Per Martha sembra che ci sia poco da fare: le torture - ad opera di un reticente boia - giungono e il consiglio e il cancelliere sono determinati a farla bruciare, senza troppe cerimonie e senza indagare ulteriormente.

I giorni in cui agire per salvarla sono davvero pochi, contati.
Cosa si inventeranno, dove cercheranno, a chi faranno le domande giuste, Jakob, Magdalena e Kuisl per salvare la pelle alla levatrice?

Sarà una corsa contro il tempo, la loro, che dovrà fronteggiare il muro dell'indifferenza, dei pregiudizi, dell'ignoranza, del sostrato culturale e sociale di un tempo in cui, purtroppo, la caccia alle streghe è ancora ben presente nell'immaginario collettivo; dovranno vedersela inoltre con gente lucida, fredda e calcolatrice che pensa solo ai propri interessi (economici, sociali, politici) e che è pronta a raggiungere i propri iniqui scopi senza guardare in faccia nessuno.

E' un romanzo storico ben fatto, ben contestualizzato, denso di particolari non solo relativi al luogo, alle abitudini, al modo di vivere e di pensare di allora, ma anche relativamente al macabro sistema delle torture e delle esecuzioni; del resto, l'autore ha, tra i suoi antenati (come spiega nella postfazione) proprio dei boia...

Tutta la storia è pervasa da un'atmosfera inquietante ("dark", se volete passarmi il termine), oscura (come oscuri sono i pregiudizi e le follie collettive quando mettono in moto una macchina di esecuzioni ingiuste e irrazionali), descritta in modo dettagliato e quindi per questo vivida, capace di immergere totalmente il lettore nel contesto, facendogli vivere, con un pizzico di ansia e tensione, gomito a gomito con i personaggi principali, le loro avventure.
Molti sono i colpi di scena che si avvicendano, fino ad arrivare - quasi come un giallo tradizionale - alla soluzione dell'enigma, che forse - potrebbe pensare il lettore - è la più "semplice", la più "vicina", ma che in realtà non toglie all'autore tutta l'inventiva di cui ha dato prova in tutto il libro.

Mi è piaciuto davvero moltissimo, per il periodo storico, i personaggi, il retroterra culturale e l'intreccio in sè!
Lo consiglio e spero di poter presto leggere il seguito, "La figlia del boia e il monaco nero".

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz