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venerdì 10 marzo 2017

Dietro le pagine di: LA FELICITA' E' UN BATTITO D'ALI (The painted bridge) di Wendy Wallace



Uno degli ultimissimi libri letti e recensiti qui sul blog è il bel romanzo LA FELICITA' E' UN BATTITO D'ALI (The painted bridge) di Wendy Wallace che catapulta il lettore nell'Inghilterra vittoriana.
In sintesi, il libro narra di una giovane donna che viene rinchiusa dal prepotente marito in un istituto che si fregia di aiutare donne "stressate" e un po' fragili, ricoverandole per breve tempo, ma in realtà è un manicomio a tutti gli effetti, in cui si praticano "terapie" davvero poco umane...

La protagonista cercherà di riconquistare la libertà.



Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.
La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerchine che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? 
Qual è stata la fonte di ispirazione?".



La storia è ambientata nella Londra del 1859, anche se la maggior parte di essa avviene tra le mura di questo istituto psichiatrico.


Da cosa la nostra Autrice ha preso l'ispirazione per la storia? 

Le fonti cui ha attinto sono state diverse.
Tempo prima aveva trascorso un Natale a Caernarvon, sulla costa nord del Galles e letto qualcosa sui naufragi purtroppo registratisi al largo di quelle spiagge, su cui passeggiò nelle giornate invernali in cui si trovò lì. 

Più o meno nello stesso tempo, si è imbattuta anche nel lavoro del dottor Hugh Diamond (1809 - 1886), uno psichiatra dell'età vittoriana convinto che l'allora innovativa scienza della fotografia potesse essere utilizzata per "leggere" ed interpretare la malattia mentale basandosi sulle caratteristiche del viso. 

Dal 1848 al 1858 il Dr. Hugh Welch Diamond ha scattato delle fotografie per documentare le espressioni facciali di pazienti affetti da disturbi mentali presso il Surrey County Asylum in Inghilterra, dove è stato sovrintendente del dipartimento femminile. 

Egli credeva che lo stato mentale del paziente si manifestasse nella sua fisionomia e affermava di usare queste fotografie per aiutare a diagnosticare i disturbi psichiatrici. 
Sebbene egli avesse pubblicato un documento su questo argomento, i risultati pratici di questa "fototerapia" sono rimasti sconosciuti. 
Da dilettante appassionato di fotografia, Diamond ha fatto il suo primo scatto appena tre mesi dopo che William Henry Fox Talbot introdusse la sua invenzione della fotografia nel 1839. 
Nel 1853, la Photographic Society di Londra è nata da questo gruppo; Diamond è stato uno dei membri fondatori.

Il dottore ha ispirato il personaggio di Lucas St Clair.

Ma riprendiamo il percorso che ha portato alla nascita del romanzo.
Leggendo tutte queste informazioni, un'immagine persistente le è balzata nella mente, cioè quella di una donna che aveva delle visioni. 

Questi elementi sono stati le fondamenta di quello che poi è diventata la storia di Anna. 

La scelta del titolo originale, molto distante da quello scelto dalla Piemme, prende a sua volta ispirazione da un ponte vero (e "falso" insieme!), nel parco di Kenwood House, nel nord di Londra, dove lei era solita passeggiare regolarmente. 
Si tratta di un ponte che.... non è quello che sembra! Ed infatti questo aspetto è presente nel libro, ma non vi svelo di certo in che senso perchè sarebbe uno spoiler bello e buono ^__-


fonte 
ponte a Kenwood House


Il ponte del titolo, ad ogni modo, simboleggia la ricerca della via di fuga da parte di Anna per poter abbandonare il posto infernale in cui è stata rinchiusa e che la sta uccidendo dentro e fuori.

La metafora di 'trovare un modo per...' attraversa tutto il romanzo. 

La fotografia gioca un ruolo importante nella storia e la Wallace ha fatto delle ricerche in merito.

Ha visitato l'archivio del Bethlem Royal Hospital per vedere le fotografie di pazienti donne del 19° secolo; ha partecipato anche ad un workshop sul collodio umido (insieme di procedimenti fotografici storici che utilizzavano il collodio come legante per emulsioni fotosensibili) e questo le ha permesso di imparare delle cose sulle sostanze chimiche, a cominciare dall'odore e dal saperle distinguere sulla base di esso; non solo, ma ha provato la sensazione della lastra di vetro nella mano, e il fatto che il fotografo, nello scattare le sue foto, vedesse l'oggetto del proprio lavoro a testa in giù, le ha suggerito delle scene non irrilevanti della storia.


bethlem royal hospital


Accanto ad Anna Palmer, la protagonista, altri personaggi si sono via via sviluppati, crescendo durante la fase di scrittura e ad ognuno, come tessere di un mosaico, alla fine l'Autrice da il proprio giusto posto, anche in vista del finale, che in un certo senso "ricompone" e mette a posto tutto.

A "The Painted Bridge" è seguito un altro libro con al centro una storia ad esso collegata, "The Sacred River" che racconta della sorella di Anna Palmer, Louisa Heron, e di sua figlia Harriet. 

Di seguito il trailer ispirato al romanzo.




info prese traendo spunto da:

http://www.getty.edu/
http://wendywallace.co.uk
http://jayneferst.blogspot.it

Per chi volesse dare un'occhiata alle foto scattate da Diamond:

https://www.tumblr.com/tagged/hugh-welch-diamond

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz