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lunedì 22 maggio 2017

Recensione: LA VENTIQUATTRORE (Delitto in albergo) di Maurizio Castellani



Una ventiquattrore dal contenuto misterioso, un uomo dalla professione decisamente particolare trovato morto in un albergo tranquillo e poco affollato, e tre amici pronti a investigare sul delitto... tra una mangiata e l'altra!


LA VENTIQUATTRORE (Delitto in albergo)
di Maurizio Castellani


Marco Vincenti è un 50enne che per più di vent’anni ha svolto la professione di geometra; avendo ricevuto in eredità da una vecchia zia un albergo a Casciano Terme, un paesino in provincia di Pisa, decide di cambiare vita e di abbandonare il lavoro di geometra per abbracciare quello di albergatore.
Si trasferisce quindi in questo modesto e un tantino vetusto alberghetto in stile anni ’50, decisamente poco moderno (a cominciare dal nome: da zia Maria) ma tranquillo, e inizia da subito a prenderne in mano la gestione in maniera convinta.

Ad aiutarlo ci sono l’amico Piero e la bella Grazia, la nipote della signora Luisa che lavora all’albergo da tempo; la donna sostituisce temporaneamente l’anziana parente e, nonostante gli iniziali timori di Marco, si rivela molto attenta ed efficiente e nel tenere in ordine la struttura e nel prendere le prenotazioni degli ospiti.

Tra questi ultimi, un giorno, sopraggiunge un certo signor Corrado Fantozzi, rappresentante di “prodotti non meglio specificati”  destinati al pubblico femminile: un uomo distinto, riservato, di poche parole un po’ brusco e sempre con una valigetta ventiquattrore in mano, da cui non si separa praticamente mai.
Questo signore - dal simpatico Marco soprannominato l’asciutto – viene però trovato morto nella propria stanza: a scoprirne il cadavere è proprio Marco, che entra in camera dopo averlo chiamato parecchie volte e non avendone ricevuto risposta. Sul comodino accanto al letto c’è un flacone di sonniferi: forse c’entra qualcosa con la morte dell’uomo?

Immediatamente Marco inizia ad indagare, insieme agli amici Piero e Andrea; i tre spesso e volentieri si incontrano per aggiornarsi su ciò che di volta in volta scoprono intorno alla figura del defunto rappresentante e, tra un ragionamento e l’altro, si concedono gustosi pranzi e cene, accompagnati da buon vino.
A “vegliare” sulle loro indagini di improvvisati Sherlock Holmes, ci pensa il maresciallo Bevacqua, col quale i tre condividono dubbi, ipotesi e congetture.

Il mistero dell’uomo con la ventiquattrore troverà la propria conclusione e soluzione, com’è giusto che sia in un romanzo giallo, e ci si arriva attraverso i vivaci ragionamenti dei tre amici e grazie a tanti piccoli indizi importanti: uno sconosciuto dal taglio di capelli singolare con cui l’asciutto è stato visto la sera prima di morire; il nome di una donna e un numero di cellulare; il lavoro particolare dello stesso Fantozzi…
Ma Marco non si dedicherà soltanto alla soluzione del caso: sarà impegnato anche ad interagire con il gentil sesso, che sia un’amica d’infanzia o la bella e procace Grazia, che non manca di girargli attorno mostrandogli le proprie grazie…!


La narrazione dei fatti è scandita in giorni e ore e comprende un arco di tempo che va dal 23 marzo al 13 aprile; anche se è in terza persona, il racconto delle vicende ha comunque un tono molto colloquiale, informale, diretto, intervallato molto spesso dai pensieri di Marco, un uomo intelligente, ironico, amicone, amante della buona cucina e delle belle donne; i suoi due amici sono “toscanacci” come lui, sempre allegri e buontemponi e “l’aria” che si respira in questo breve romanzo è decisamente gioviale, “casereccia” (nel senso di genuina, verace), cameratesca; un linguaggio immediato, colorito,  arricchito di pittoresche espressioni toscane,  uno stile molto fluido, un ritmo pimpante rendono “La ventiquattrore” un giallo spensierato, divertente, con una gradevole dose di umorismo che ne fa una lettura senza dubbio piacevole.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz