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mercoledì 6 giugno 2018

Recensione: CATERINA di Vincenzo Zonno



Un'adolescente orfana, che conduce un'esistenza triste e sempre uguale, in compagnia di gente che la maltratta, si ritrova al centro di vicende inquietanti, a metà strada tra sogno e realtà.



CATERINA
di Vincenzo Zonno



Watson Edizioni
147 pp
14 euro
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"Cat aveva 17 anni, stava lì da qualche parte e come al solito temeva ogni cosa..."


Cat è una ragazza che, in seguito alla morte prematura della madre, è rimasta sola al mondo, se non fosse che a un certo punto il patrigno, chiamato il Bulgaro, ha deciso di prenderla con sè e "mantenerla"; l'uomo, che è un essere sgradevole, nell'aspetto come nei modi, brusco e meschino, viscido e senza cuore, la costringe a lavorare nel proprio circo itinerante per "guadagnarsi la pagnotta", ed infatti la ragazza vive con tutta la combriccola circense, formata dal patrigno e dagli altri artisti che lavorano e si esibiscono nei vari spettacoli tenuti di città in città.

L'esistenza di Cat è quindi in continuo movimento, all'insegna del nomadismo e della scomodità che una vita di questo tipo porta inevitabilmente con sè; ma la cosa più spiacevole non è neppure tanto il dover andare qua e là ogni tot giorni, quanto le persone che le sono vicine: Cat è circondata da persone ostili, che siano donne o uomini: le prime la trattano con invidia o indifferenza, i secondi con aperta malevolenza, rivolgendole parole offensive, sguardi e sghignazzi carichi di scherno, disprezzo, trattandola come se fosse una povera stupida, un essere insignificante e, allo stesso tempo, un elemento disturbante.

Sì, perchè, nonostante tutti la guardino e la trattino con aria da sufficienza, in realtà non riescono ad ignorarla e anzi, la presenza - seppur discreta e dimessa della ragazza -, li irrita e fa sì che la trattino in modo molto sgarbato.

Eppure, per quanto certi atteggiamenti pieni di astio incomprensibile e ingiustificato, di rimproveri e strattoni che questa gente le rivolge (come se lei fosse un oggetto e non un essere umano) la amareggino, Cat vi è abituata e non trova nè la forza nè la ragione per ribellarvisi.

"Cat aveva una vita che mal le si cuciva addosso, ma la tratteneva a sè come fosse indispensabile. una vita che la consumava invecchiandola più del dovuto. Tutto ciò non era visibile sul suo corpo fresco e delicato da ragazzina, ma la sua anima era già stanca e sopraffatta. Bastava guardarle gli occhi per rendersene conto."

Man mano che le righe ci scorrono sotto gli occhi, comprendiamo alcune spiacevoli verità circa il rapporto tra Cat e il compagno della sua defunta madre, l'unica persona al mondo che l'abbia amata; il Bulgaro, infatti, è un uomo perverso e di lui Cat ha bruttissimi ricordi legati all'infanzia...

Ma intanto sta nel suo circo e deve fare la propria parte (che alternativa ha, del resto?), così si impegna a fare numeri per riempire il "vuoto" tra un'esibizione e l'altra degli altri membri della compagnia; in particolare, lei danza e coltiva il sogno segreto di diventare una funambola, tant'è che si esercita di nascosto con la corda.

Le giornate della giovanissima Cat sono intrise di tristezza e amarezza; magra per la scarsità di cibo a disposizione, il corpo gracile sempre avvolto da un vecchio cappotto da cui non si separa mai, carina ma poco consapevole della propria involontaria sensualità, c'è una inevitabile cupezza in lei, una nota di mestizia e malinconia, che fa tenerezza: Cat è un anatroccolo in attesa di diventare un cigno, un cigno bellissimo, e nonostante lo squallore che la circonda, nella sua anima c'è qualcosa di puro e innocente.
Cat è anche una ragazza che spesso prova paura, è sempre sul punto di trattenere il respiro per cogliere ogni rumore, col timore (irrazionale?) che ci sia un pericolo dietro di lei.

Paure che emergono in modo evidente quando la compagnia si stabilisce in una foresta un po' isolata, circondata da boschi fitti e da una natura che sembra nascondere un che di misterioso, di sinistro e, allo stesso tempo, di indefinibile.
Quando, per varie ragioni, Cat attraversa la radura caratterizzata da una fitta vegetazione, prova inspiegabilmente una vaga sensazione di terrore, come se da quelle macchie boschive, dai rigogliosi cespugli attorno a lei, da un momento all'altro dovesse sbucare qualcosa o qualcuno a spaventarla, a farle del male.

Inizialmente si dà della sciocca e si convince che nessuno la sta osservando di nascosto e nessuno vuol aggredirla, se non fosse che in alcune circostanze comincia ad accorgersi di non essere sola nella foresta, ma che ci sono altre persone...

Chi sono? Ma soprattutto... sono reali o frutto delle sue stupide paure?


Il racconto di ciò che Cat vive con gli altri "artisti", i suoi pensieri, i ricordi, gli stati d'animo..., insomma tutto ciò che è reale, gradualmente diventa sempre più evanescente, illusorio, e il lettore viene trascinato in una serie di eventi che è difficile distinguere come "reali" o fantasiosi.

Cat conosce un uomo, che vive solo in una villa su un'altura, Edgar, un tipo solitario e molto strano, e da quel momento in poi alcuni avvenimenti particolari spaventeranno Cat, che si trova a vivere una sorta di incubo, un viaggio onirico in cui la realtà si mescola con l'allucinazione, e gli spettri di un passato neanche troppo lontano si affacciano con prepotenza, confondendo la mente della protagonista e rendendola spettatrice di eventi tanto surreali quanto spaventosi e macabri.

Quella di Caterina è una storia di solitudine, di dolore, di indifferenza, di cattiverie subite passivamente; Cat è la protagonista particolare di un libro altrettanto particolare, che volutamente coinvolge il lettore in un vortice onirico che non ha nulla di incantevole e di lieto, ma al contrario assume contorni "dark", oscuri, "da film horror"; come Cat, anche il lettore vive come sotto ipnosi questa sorta di sogno in cui scene orrorifiche e tetre non fanno che riflettere l'angoscia e la miseria che circondano la ragazza e, allo stesso tempo, avvolgono la sua anima e la sua mente.

Cat è una ragazza che sta crescendo e si sta trasformando in una donna e non c'è nessuna persona dolce e attenta a prendersi cura di lei; nessun amore, nessun abbraccio, nessuna tenerezza, e...



"Quando è il buio a comandare
chiunque può essere il mostro
chiunque la vittima".


Un romanzo psicologico breve ma che imprigiona il lettore per il suo contenuto magnetico, per questo filo sottile di follia e di dolce tristezza che pervade Cat e il suo universo.
Ringrazio l'autore (di cui avevo già letto e apprezzato il romanzo storico "Non è un vento amico") per avermi dato l'opportunità di leggere il suo terzo libro.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz