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domenica 7 aprile 2019

Recensione: CANTO DELLA PIANURA di Kent Haruf



In una piccola realtà rurale vicino Denver si intrecciano le vite di alcune persone comuni, alcune oneste e buone, altre meno; ne viene fuori il ritratto genuino e realistico di un'umanità varia e indimenticabile proprio per la sua "normalità".



CANTO DELLA PIANURA
di Kent Haruf

NN Edizioni
Fabio Cremonesi
Numero Pagine : 304
Prezzo : 18 €
Questo primo libro della Trilogia della pianura (gli altri due sono Crepuscolo e Benedizione) è un romanzo corale, a più voci; è scritto sempre in terza persona ma le vicende narrate hanno di volta in volta come protagonisti specifici personaggi.

Siamo a Holt, città immaginaria vicina a Denver, in Colorado, in cui vive Tom Guthrie, insegnante di storia al liceo, che da solo si occupa dei due figli piccoli, mentre la moglie passa le sue giornate al buio, chiusa in una stanza.
Tom è un brav'uomo, deluso e amareggiato da questo matrimonio naufragato che ha lasciato in lui sensi di colpa e rimpianti; ha un debole in particolare per la collega Maggie Jones ma è insicuro se sia un bene impelagarsi in una vera e propria relazione...

Una sua alunna, la sedicenne Victoria Roubideaux, ha una situazione famigliare piuttosto precaria e, quando scopre di aspettare un bambino, sua madre la caccia di casa.
Sola e impaurita, lasciata anche dal ragazzo che l'ha messa incinta, Victoria chiede aiuto all'unica persona che pensa possa accoglierla: la sua comprensiva insegnante Maggie, che dopo averle offerto un'iniziale ospitalità, si trova costretta a trovarle un'altra sistemazione.

E qui entrano in campo i vecchi fratelli Raymond e Harold McPheron, che da sempre vivono in solitudine nella loro fattoria, dedicandosi all’allevamento di mucche e giumente.
A loro, Maggie propone di prendere in casa Victoria, dandole un tetto e un luogo sicuro e tranquillo in cui trascorrere i mesi della gravidanza.
Inizialmente i due uomini sono perplessi e manifestano tutta la loro incertezza al pensiero di prendersi cura di una ragazza...: proprio loro, che le uniche femmine che conoscono sono le vacche in loro possesso, che allevano, mungono e aiutano a figliare?
Però, sotto la scorza ruvida e l'aria impolverata e scorbutica, si nascondono due cuori buoni e generosi, che decidono di provare questa singolare esperienza, accogliendo la ragazza in casa.

I capitoli in cui si racconta del rapporto tra Victoria e i McPheron sono simpatici e teneri al contempo, perchè si percepisce tutto l'imbarazzo che passa tra questi tre individui: la ragazza è timida, impaurita, a disagio, non sa come comportarsi con questi due estranei taciturni, per quanto apprezzi il gesto di averla accolta pur non conoscendola.
Dal canto loro, i due fratelli cercano in tutti i modi di far sentire l'ospite a proprio agio e, col passare dei giorni e delle settimane, si impegnano davvero come meglio possono per far capire a Victoria che loro sono davvero felici di averle dato una casa in cui stare.

Ma a un certo punto, il ragazzo con cui stava Victoria, torna e pretende di portarla con sè a Denver...
La giovane seguirà il suo giovane amore o preferirà rimanere nella placida campagna con i due anziani fattori?

Seguiamo inoltre anche le vicende dei figli di Tom, due bimbi di nove e dieci anni, che si ritrovano ad accettare l'assenza della mamma, a fare i conti con il bello e il brutto della vita e con la cattiveria e il desiderio di vendetta di alcune persone prepotenti, una in particolare, che proprio non ha gradito i rimproveri che il suo professore (Guthrie) gli ha rivolto e col quale nasceranno aspri malintesi.

In queste pagine, che ci passano davanti con un ritmo pacato, che mi ha ricordato un placido fiume che scorre sonnacchioso in una valle rassicurante, conosciamo dunque varie persone di diversa età, ognuna con un proprio vissuto: c'è l'uomo di mezza età che si sente ancora forte, desideroso di vivere nonostante le batoste della vita; c'è l'adolescente con una realtà famigliare desolante, che deve affrontare una prova più grande di lei, e necessita di aiuto; c'è il ragazzo strafottente, viziato, prepotente, vigliacco, che non sa cosa voglia dire il rispetto per il prossimo; ci sono due fratelli avanti negli anni che il duro lavoro pare aver reso ruvidi e solitari ma che, alla prima occasione, non mancano di mostrare una grande generosità; ci sono altri due fratelli, molto più giovani, che stanno crescendo e vanno protetti dalle insidie di un mondo non sempre giusto e buono.

Un'umanità ricca, variegata, contraddistinta da problemi comuni a tanti uomini, di ogni generazione e luogo, da rimpianti, paure, desideri, speranze, rabbia, impotenza, senso d'abbandono..., e tutto questo arriva a noi con un linguaggio semplice, delicato, rispettoso, che sa come farci sentire tutta la gamma dei sentimenti provati dai protagonisti, e all'interno di una location "rustica", di per sè fin troppo semplice, comune, fatta di animali al pascolo, storie di esistenze come ce ne sono tante, ma che l'autore ha saputo rendere speciali.

"Canto della pianura" l'ho ascoltato dalla voce di Marco Baliani e devo dire di aver apprezzato moltissimo la sua narrazione: intensa, coinvolgente, assolutamente adeguata ai personaggi cui dà voce e colore e ai vari momenti narrati; la scrittura onesta e precisa di Haruf, con le sue descrizioni dirette e prive di fronzoli, è stata valorizzata da una lettura ben interpretata e scorrevole che dà la giusta enfasi alle singole "scene", tanto più a quelle ad alto contenuto emotivo, dove mi sembrava di vivere tutto in prima persona, di immaginare con precisione quello che stavo ascoltando.

Si tratta di un romanzo tranquillo, che trasporta il lettore in una località rurale, campagnola, dove la vita sembra scorrere monotona, ma non è così se puntiamo i riflettori sulle singole persone e sulle loro vicissitudini.
E' stato come soggiornare in un posticino che, nella sua straordinaria ordinarietà, ti ha fatto sentire a casa.
E ovviamente al più presto tornerò a Holt!


Il termine inglese Plainsong, che dà il titolo a questo romanzo significa “canto piano” (forma di canto a cappella monodico – ossia privo di accompagnamento musicale ed eseguito all’unisono – diffuso nel Medioevo in ambito ecclesiastico; il canto gregoriano per esempio è un tipo di canto piano)…

6 commenti:

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz