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domenica 12 maggio 2019

Dietro le pagine di... “Lascia dire alle ombre” (Himself)



Non molti giorni or sono ho recensito il romanzo “Lascia dire alle ombre” (Himself) di Jess Kidd, una storia misteriosa, dalle tinte dark e con elementi fantastici, che ruota attorno a una fitta maglia di misteri che una piccola cittadina irlandese custodisce gelosamente per anni, fino a quando uno straniero - personalmente coinvolto in quei segreti - giunge per svelarli e comprendere finalmente la verità su se stesso e la sua povera mamma.

Come sempre, mi son chiesta cosa o chi potesse aver offerto alla Kidd gli spunti giusti per creare la trama e l’ambientazione del suo libro.

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La scrittrice ha dichiarato di lasciarsi ispirare dalle persone con cui le capita di avere a che fare, compresi estranei con cui iniziare casualmente una conversazione; la gente possiede, in maniera differente, una ricchezza di storie incredibili, e alcune persone non aspettano altro che poterle raccontare. Le piace viaggiare da sola per questo motivo, perché trova che le persone siano spesso più disposte a chiacchierare con un singolo individuo, che con più d’uno!

Diverse fonti influenzano la sua scrittura; ad es. la poesia, che l’aiuta a rimanere concentrata sul ritmo e le immagini e a scegliere parole “forti”, cosa per lei molto importante.

È stata anche enormemente influenzata dal lavoro di Angela Carter, Charles Dickens, George Saunders, Flann O'Brien, Toni Morrison e William Kennedy; altre fonti di ispirazione sono stati Under Milk Wood di Dylan Thomas e The Playboy of the Western World di JM Synge.


Tornando al romanzo, le vicende fondamentali sono per lo più inserite nel 1976 (con “incursioni” nel

passato, attorno al 1950), che poi sono anche gli anni ai quali risalgono i personali ricordi sull’Irlanda dell’Autrice.

La storia di Orla (la madre di Mahony, il protagonista) si svolge tra la metà degli anni '40 e il 1950; la ricerca per questa prima fase narrativa era basata su resoconti personali e orali di persone che all'epoca vivevano a Mayo (la cittadina in cui viveva la sua famiglia prima di trasferirsi a Londra), insieme a fotografie e letture del periodo in generale.

Per quanto riguarda la scelta del paesino (immaginario) in cui ambientare le vicende - Mulderrig -, esso è frutto di diverse “influenze”, dei tanti posti in cui Jess è stata, in particolare pare si ispiri principalmente a Mayo; il suo intento era che chiunque provenisse da una piccola comunità potesse sentirsi parte del luogo fittizio da lei creato, reso quasi “ultraterreno” in virtù della presenza dell’elemento magico.

L’hanno molto aiutata le storie sentite nell’infanzia, quando visitò Mayo per la prima volta, trascorrendovi del tempo. La sua mamma è sempre stata una grande narratrice e amava condividere storie sulla città in cui era cresciuta, sulla gente del posto.

Jess precisa di essere stata molto attenta a non basare nessun personaggio su una persona realmente conosciuta o di cui aveva sentito parlare, non in maniera evidente, quanto meno, desiderando più che altro che le persone si identificassero con i personaggi e i loro caratteri, le loro scelte.
jess kidd

Ciò non toglie che alcuni personaggi prendano spunto da qualcuno che lei ha davvero avuto modo di conoscere; è il caso della vivace signora Cauley, vagamente basata su una signora incontrata da piccola (la cui madre a volte si prendeva cura di lei) e che era piuttosto eccentrica. È un personaggio che s’è fatto spazio spontaneamente nella mente, è così vivida da sembrare vera e la Kidd non nega che le piacerebbe scrivere un romanzo basato sul suo passato, in quanto sembra una persona molto complicata e potrebbe essere bello ed interessante costruire una storia dell'Abbey Theatre (Dublino) intorno a lei. 

Spero di aver solleticato un pochino il vostro interesse per questo romanzo, che a me è piaciuto davvero tanto!!

2 commenti:

  1. Mi sa che toccherà inserire il romanzo in lista, sì!
    Da lettrice attenta ai romanzi candidati allo Strega, ti aspetto sul blog con Marina Mander. :)

    RispondiElimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz