Un romanzo dall'atmosfera mystery, con un tocco thriller, che ci regala una storia nera e "magicamente surreale", sovrannaturale, fantastica ma più che mai umana, che porta allo scoperto ciò che si nasconde nel cuore dell'uomo.
LASCIA DIRE ALLE OMBRE
di Jess Kidd
Bompiani Ed. tras. S.C. Perroni 400 pp |
Quel bambino è cresciuto, si chiama Mahony, ha ventisei anni, viene da Dublino, città in cui vive, ed è appena giunto in quella in cui è nato: Mulderrig, un paesotto di quattro strade e un pub sulla costa occidentale dell’Irlanda.
"Oggi Mulderrig è solo un benigno corpuscolo geografico, srotolato alla rinfusa e steso al sole. Fingendosi innocuo. Se Mahony si ricordasse di questa piccola città, cosa che ovviamente non può fare, non noterebbe molti cambiamenti da quando l’ha lasciata. Mulderrig non cambia, né in fretta né adagio. Ventisei anni non fanno la minima differenza. Perché Mulderrig è un posto come nessun altro. Qui i colori sono un po’ più brillanti e il cielo è un po’ più vasto. Qui gli alberi sono vecchi come le montagne e un fiume limpido sfocia nel mare. La gente nasce per vivere, restare e morire qui. Non vogliono andarsene. Perché mai dovrebbero, se tutte le strade che portano a Mulderrig sono in discesa e quindi per andarsene è tutta salita?"
Nello zainetto che porta con sè ha la foto sbiadita di Orla Sweeney, la madre che non ha mai conosciuto e che l'ha abbandonato, quand'era piccolissimo, in un orfanotrofio.
Sicuro di sè e sufficientemente ostinato, Mahony è deciso a scavare nel proprio passato, a dissipare la cortina di bugie e le fitte ombre che avvolgono il villaggio e i suoi sconosciuti abitanti, perchè la domanda che l'ha condotto lì è principalmente una: cosa è accaduto davvero a sua madre? Che ne è stato di lei?
In Mahony l'urgenza di far chiarezza urla prepotentemente e chiede di essere ascoltata e di trovare una risposta.
Ma non è facile perchè Mulderrig è come avvolta da un muro di silenzio e omertà, e ancora superstizione, paura, voglia di dimenticare..., e trovare qualcuno disposto a dire la verità si rivela da subito un'impresa ardua.
Tutti guardano con prudenza e diffidenza lo straniero venuto da Dublino, vestito in modo semplice, con la sigaretta sempre pronta, il sorriso ironico appena abbozzato e quello sguardo che sa essere gentile e affabile ma anche gelido, indagatore, che inchioda l'interlocutore e sembra non lasciargli scampo.
Dalle prime pagine comprendiamo che l'atmosfera del romanzo è magica, fantastica, infatti, tanto per cominciare, ci vien fatto capire che Mahony ha una facoltà sovrannaturale: vede i morti.
Eh sì, il ragazzo è perennemente accompagnato, ovunque vada, dagli spettri di gente morta, che gli gironzolano intorno tranquilli, apparentemente indifferenti a ciò che accade nel mondo dei vivi, ma in realtà ancora drammaticamente legati a ciò che è terreno; come se non trovassero pace, avendo lasciato "qualcosa in sospeso" in questa vita e che impedisce loro di "godersi l'aldilà".
Mi ha fatto sorridere constatare come il ragazzo sia così abituato alle presenze spettrali attorno a lui (che ovviamente gli altri non vedono) da non esserne minimamente turbato, anzi ci appare divertito e non di rado intenerito dai comportamenti bizzarri da esse tenuti, quasi volte a intrattenere il loro insolito spettatore.
Eppure, nonostante questa capacità straordinaria, c'è una persona morta che non riesce a "sentire" né vedere: sua madre Orla, appunto, e questa cosa lo rattrista, gli provoca sensi di colpa e soprattutto gli fa sorgere la domanda: perchè??
"È da sempre convinto di due cose: che sua madre sia morta e che lui l’abbia conosciuta. Per sentire la sua perdita deve aver conosciuto la sua presenza. E la sua perdita la sente, l’ha sempre sentita. Il che spiega perché l’abbia cercata per tutta la vita: perché l’ha amata e perché l’ha perduta. L’ha cercata ma lei non ha mai risposto."
A Mulderrig, quindi, Mahony incontra persone che, pur mantenendosi gentili e sorridenti, restano sulle loro, indispettiti dal suo ritorno, infastiditi e irritati al pensiero che questo straniero di città sia venuto a impicciarsi di fatti vecchi di più di vent'anni, che nessuno ha voglia di ricordare perchè solo nominare quella ragazzina selvaggia e poco di buono - Orla Sweeney - ancora suscita ghigni di disprezzo ed espressioni oscene in più di un uomo, e parole dure e ingiuriose da parte delle donne.
Questi atteggiamenti accendono molte lampadine nella mente intelligente di Mahony, che si convince ancora di più che qualcosa dev'essere necessariamente accaduto alla sua mamma - che al tempo della gravidanza (e della successiva scomparsa) era poco più che una ragazzina.
Possibile che la sua giovanissima mamma abbia deciso di portare a termine una gravidanza di un figlio probabilmente avuto "per sbaglio" (e chissà da chi!) per poi abbandonarlo dopo averlo dato alla luce?
Per il giovanotto questo non ha alcun senso ed è certo che sono in molti a conoscere la verità.
Fortunatamente, nonostante le immediate ostilità (prima velate, poi più esplicite), trova in alcune donne delle valide alleate, in particolare nelle due arzille anziane, la signora Cauley e Bridget Doosey, che accolgono con entusiasmo il figlio di Orla e si dimostrano ben felici ed elettrizzate all'idea di aiutarlo a dissotterrare verità nascoste da troppi anni.
I personaggi che compaiono via via tra queste pagine sono tutti particolari e hanno caratteristiche ben precise e adatte alla loro personalità: c'è padre Quinn, il prete di Mulderrig, un omuncolo che assomiglia a una donnola, il cui atteggiamento solenne e l'attaccamento alle regole morali della comunità lo rendono ridicolo; c'è l’arcigna infermiera del villaggio - la vedova Farrelly -, la cui durezza traspare nettamente dalla linea dura della sua bocca che non conosce sorriso; i due son decisi a opporsi a Mahony, "cortesemente" invitato a sloggiare e a non turbare la quiete di Mulderrig andando in giro facendo domande su quel "demonio" di sua madre che, secondo la versione ufficiale, è semplicemente andata via volontariamente su un autobus, dopo averlo lasciato in un istituto.
Cosa c'è da scoprire?
A furia di aprire armadi, qualche scheletro deve venir fuori per forza, e alcuni degli abitanti di Mulderrig lo sanno, altrimenti non si affannerebbero tanto per convincere - con le buone ma, se necessario, pure con le cattive - Mahony a sparire...!
Ma Mahony, alto, bello, dal fisico asciutto, capace di ammaliare le donne del paese, è terribilmente testardo e intenzionato ad ottenere le risposte di cui ha bisogno, e nulla potrebbe mai distoglierlo dal suo scopo, nonostante la foresta che circonda il villaggio gli metta i brividi e gli faccia avvertire un peso sul cuore che non sa spiegarsi.
La verità è che ad opprimerlo e tormentarlo, più che i fantasmi che non riesce ad ignorare, è il pensiero per quella mamma di cui conserva soltanto una foto sbiadita, che non ha avuto modo di conoscere e amare perchè forse qualcuno gliel'ha strappata via, e se è così, Mahony ha tutte le ragioni per restare e indagare.
La sua ricerca della verità lo vede al fianco della pungente e vivace signora Cauley - una caustica attrice imparruccata ammalata e verso il tramonto della propria esistenza, una sorta di Miss Marple irriverente, sfacciata, che ama bere whiskey e giocare a carte -, di quello della signora Doosey -esuberante, pratica, coraggiosa - e ancora al fianco di Shauna, una ragazza dolce e buona, che sogna il grande amore.
La storia è ambientata nell'aprile 1976 ma ci sono alcuni capitoli collocati nel 1950, che ci fanno conoscere Orla, il suo difficile rapporto coi compaesani, la sua vita allo sbando e la brutta fine cui è andata incontro.
"Di giorno, Mulderrig sembra rispettabile, una solida mammina dalle caviglie grosse, vestita di campi variegati. Ma di notte, quando è distesa sotto a luna, è agghindata come una zingara, con i cerchi dei fortini primitivi a farle da anelli e braccialetti."
L'ambientazione l'ho trovata formidabile; la natura è descritta in modo meticoloso, vivido, e i suoi elementi (il vento che soffia impetuoso, gli alberi frondosi che sembrano chinarsi per afferrarti con i loro rami, gli animali che fanno sentire la loro presenza, la pioggia insistente, l'umida terra scura ..) prendono vita, come fossero un personaggio vero e proprio, che osserva in un silenzio vigile tutto ciò che accade e, al momento opportuno, interviene, anch'esso interessato alla missione di disseppellire verità sepolte e pronto a insorgere per giudicare quegli individui malvagi che hanno commesso azioni turpi, convinti di farla franca per sempre.
Questo paesino irlandese, a un occhio esterno ed estraneo, appare un'isola felice ma in realtà cova piccoli semi del male: il bigottismo e il falso moralismo, che celano solo ipocrisia, egoismo e tendenza a condannare gli altri (in particolare chi si comporta in modo differente dalla massa), la crudeltà e l'indifferenza che aleggiano tra le persone.
Tra topi negli scantinati, rane che saltellano nelle biblioteche, morti che gironzolano tra i vivi come se niente fosse, e bislacchi personaggi, "Lascia dire alle ombre" ci regala una storia nera e stravagante, fantastica, sovrannaturale eppure non potrebbe essere più umana, in quanto porta allo scoperto ciò che si nasconde nel cuore dell'uomo, e lo fa attraverso una scrittura magnetica, affascinante, intensa nelle sue descrizioni di ambienti, fatti e personaggi, nell'alternare momenti ironici ad altri malinconici, e nel rendere la presenza costante della morte come qualcosa non di cupo e spaventoso ma di "normale", che attiene alla vita stessa.
Una crime fiction con elementi fantasy che mi ha avvinta dalla prima all’ultima pagina, ricca di malìa, aspra e tenera insieme, con uno sviluppo delle vicende ben strutturato e reso interessante ed accattivante dal tocco giallo (scoprire l'assassino), l'ambientazione misteriosa e una narrazione piena di sorprese, che sa come intrattenere il lettore.
Promosso a pieni voti!
"Paura, senso di colpa e superstizione sono un ottimo sistema per manovrare il branco".
"Le persone che abbiamo perso, tornano da noi al momento opportuno (...).
L'hai cercata per tutta la vita, lo so. Ma lei verrà da te quando sarà pronta".
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz